La guerra del 1914-1918 non fu il frutto di circostanze fortuite,
né soltanto la conseguenza di intrighi internazionali.
Fu un episodio, violento e sanguinoso,
del grande processo rivoluzionario che, ormai da cinque secoli,
stava distruggendo la Cristianità.
Nel suo libro «Rivoluzione e Contro Rivoluzione», descrivendo la crisi dell’Occidente cristiano, il Dott. Plinio spiega:
“Il processo critico di cui ci stiamo occupando è, come abbiamo detto, una rivoluzione. Usiamo questo vocabolo per indicare un movimento che mira alla distruzione di un potere o di un ordine legittimo e all’instaurazione al suo posto di uno stato di cose (intenzionalmente non vogliamo dire ‘ordine di cose’) o di un potere illegittimo. In questo senso, a rigore, una rivoluzione può essere incruenta. Quella di cui ci occupiamo, si è svolta e continua a svolgersi con ogni genere di mezzi, alcuni dei quali cruenti e altri no. Le due guerre mondiali di questo secolo, per esempio, considerate nelle loro conseguenze più profonde, sono suoi capitoli, e dei più sanguinosi; mentre la legislazione sempre più socialista di tutti o quasi tutti i popoli odierni costituisce un progresso importantissimo e incruento della Rivoluzione” (1).