giovedì 15 ottobre 2009

Il gallo, il papero e la decadenza dell’occidente

Per capire il processo di decadenza per cui  passa l'Occidente nei nostri giorni - un processo di spregio che va di pari passo con un percorso causato dalla Rivoluzione multisecolare, tendente a rendere tutte le cose "bigie" - userò due metafore, entrambe ispirate ai colori: l'oro e il grigio.


Devo sistemare bene le metafore, per farmi capire.

Una cosa è rimuovere l'oro; un'altra è dare un colore grigio alle cose. Il colore aureo sta al grigio più o meno come  il gallo sta al papero. Il gallo è aureo. Il papero è simile al gallo ma in color grigio, privo di eleganza, di signorilità e di nobiltà. Il papero sarebbe il borghese dell'aia, mentre il gallo è il nobile, il gentiluomo. Il papero è, nella sua insipidità ma anche nell'integrità delle sue forme, un pennuto amico dell'uomo: passeggia inoffensivo negli spazi che gli sono concessi, non importuna nessuno, non irradia un minimo di poesia o di eleganza, ma è utile ad essere mangiato.

Ed ora potremmo immaginare un gallo ‘pensante’ che si lasciasse prendere di ammirazione per il papero e che desse  ascolto a ciò che questi gli direbbe: "Io sono un animale utile, tu sei appena decorativo. A me gli uomini mi mangiano, tu non servi ad essere mangiato; quindi non sei produttivo. Sei soltanto uno che passeggia di qua e di la, e che serve unicamente a popolare il pollaio. Ma quello saporito, il volatile da banchetto sono io. Nel pollaio tu sei re, ma il mio cadavere è considerato di alta categoria nella mensa degli uomini per i quali siamo stati creati e nella quale non sei ammesso. Tu vai nella spazzatura, io invece vado nello stomaco degli uomini, sono digerito da loro e mi trasformo nella loro carne. E tu?...".

Immaginiamoci che il gallo, in un attimo di debolezza - così frequente nelle persone situate al vertice della gerarchia sociale - cominciasse a dubitare del proprio splendore e si facesse questa domanda: "Ma allora non sarebbe meglio che mi trasformassi in un papero?  Non sarebbe per me una scalata? Non mi introdurrei di più nel mondo reale? Non dovrei dunque ‘paperizzarmi’?".

Ammettiamo che un gallo si convincesse di questo. È quasi inimmaginabile che ipso facto non cercasse di rinunciare a qualcosa della propria eleganza, della sua distinzione e, in fondo, qualcosa della sua morfologia. La testa gli peserebbe e di conseguenza tenderebbe a rasarsi la cresta, perché ormai inutile. Il collo perderebbe la sua mossa e la coda si abbasserebbe, trasformandolo in una specie di papero di seconda classe. Insomma, diverrebbe inutile come tante cose decorative e, da un altro canto, senza bellezza come tante cose utili: dunque, sommerebbe l'inutile allo sgradevole. Sarebbe ridotto assolutamente a niente.


Tale processo sarebbe paragonabile a quello che subirono le elite dirigenti, dal Medio Evo ai nostri giorni. È un processo di disdoro nel vero senso della parola, per il quale le elite si presentano sempre meno auree, perché persero sempre più lo splendore che le caratterizzava. Tutta la gala, tutto il protocollo, tutta la pompa del Medio Evo erano molto più grandi della gala, della pompa  e del protocollo dell’Ancien Régime. Se paragonassimo poi l'Ancien Régime con la società posteriore alla Rivoluzione Francese, vedremmo che lungo il secolo XIX tutto decadde sino alla Belle Époque. Il secolo XIX infatti termina con la Prima Guerra Mondiale nel 1914 -  ed è un'altro capitombolo. Infine, con la Seconda Guerra Mondiale - ultima grande caduta - finisce l'era dei galli!

Alla fine, il gallo si convinse che era meglio trasformarsi in papero…

(Plinio Corrêa de Oliveira – “Catolicismo”, Gennaio 2002)

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