sabato 26 dicembre 2009

La lotta della Chiesa nell'Impero romano. Dalle catacombe a Costantino. Le prime eresie. (Parte II)

Commissione di studio ispirata al pensiero di Plinio Corrêa de Oliveira
La storia e i suoi grandi personaggi - Capitolo III



L'era delle grandi persecuzioni

Per conquistare il mondo romano era necessario strapparlo all'idolatria, ma l'Impero Romano era la personificazione estrema e universale dell'idolatria, il difensore e il regolamentatore ufficiale della religione pagana; tanto più geloso della sua funzione quanto più stretto era il laccio che legava il potere dei Cesari al culto pagano. L'assolutismo degli imperatori regnava come un maestro sulle coscienze e disponeva a suo piacimento delle vite umane.

Davanti ad una moltitudine sempre più numerosa di sudditi cristiani che, sebbene fossero interamente fedeli alle leggi dello Stato, rivendicavano con energia invincibile il diritto di pensare, di volere, di essere virtuosi e di servire Dio mantenendo una coscienza pura, Cesare giurò di schiacciarli nel sangue.

Fu così che l'Impero Romano, con tutto il suo immenso potere, si armò per schiacciare il cristianesimo sotto una pressione inesorabile. A questa prima causa si somma l'odio violentissimo originato dalle passioni disordinate, che nella società romana fermentavano in modo brutale. A ciò occorre aggiungere l'azione svolta particolarmente dai giudei contro la religione di Cristo. Oltre alle cause umane indicate occorre tenere presente le cause della Provvidenza. Iddio volle permettere che la sua Chiesa passasse per un cammino di dolore, e che solo dopo una lunga prova di immolazione e sacrificio, giungesse alla conquista della libertà.

In primo luogo Dio lo volle per far brillare da ogni parte la divina origine della Chiesa. Se la Chiesa si fosse innalzata, sotto lo sguardo compiaciuto dei pubblici poteri, senza contraddizioni e favorita dalla simpatia dell'opinione pubblica, il mondo avrebbe potuto dire che il cristianesimo era un semplice progresso dello spirito umano.

Ma le violente persecuzioni che la assalirono fin dalla culla, e che si prolungarono durante 300 anni, contrastano con questa pseudo spiegazione (tentata molto di frequente anche dai nemici del cristianesimo anche della nostra epoca) in modo schiacciante.

In secondo luogo, tali persecuzioni dovevano risultare utili alla stessa Chiesa. Nata e formata nel mondo pagano essa correva il rischio di ricevere nel suo seno dei fattori di depravazione che avrebbero potuto corromperne i fedeli.

La lotta sanguinosa operò in questo modo una necessaria depurazione separando la zizzania dal buon grano, mantenendo e stimolando il fervore, imprimendo nelle anime e persino nella carne dei cristiani il sigillo del Vangelo che é quello della rinuncia e della Croce.

In terzo luogo lo stesso mondo pagano aveva bisogno di questa lezione straordinariamente utile alla sua conversione.

La fortezza, il coraggio invincibile nelle torture e la santità dei martiri, dovevano impressionare il mondo pagano più di tutti gli insegnamenti e preghiere; esso infatti viveva immerso in un abietto materialismo, cercava esclusivamente il godimento, il piacere e concentrava tutte le sue speranze nella vita presente senza nulla desiderare della vita futura.

In questo modo l'esempio dei martiri abbagliò molti pagani tanto profondamente, che essi aprirono i loro occhi alla fede e a volte giunsero ad imitarli consegnandosi agli stessi supplizi. Il sangue dei martiri, secondo una frase molto celebre di Tertulliano, divenne seme di nuovi cristiani.

Ai primordi del cristianesimo la "mafia" era già al lavoro

Oltre alle tremende torture che i cristiani dovettero affrontare, essi subirono anche un'immensa campagna di calunnie. Furono accusati di essere dei sovvertitori dell'ordine pubblico, autori di malefici, uomini la cui cattiveria era la causa di tutte le disgrazie che si abbattevano sull'Impero Romano.

Se il Tevere straripava, se vi era siccità, se le incursioni dei barbari sconvolgevano qualche parte dell'Impero, ovunque veniva attribuita la colpa ai cristiani ed essi ne rispondevano con la vita.

Ma quando, dopo un certo tempo, si vide che questi cristiani erano i sudditi più fedeli dell'Impero e fu provato che la loro vita era pacifica, fu necessario inventare altre calunnie. L'accusa più frequente divenne quella di ateismo. Il fatto di non prostrarsi davanti alle loro divinità personificate in mille modi grossolani, la resistenza dei cristiani nell'offrire ad esse l'incenso e i sacrifici, significava agli occhi dei pagani il rifiutare ogni religione.

Un Dio esclusivamente spirituale e invisibile, era, per essi, una fantasiosa bugia.

Contemporaneamente, i costumi dei cristiani ridiventavano oggetto delle più abominevoli calunnie: le voci più assurde ed infamanti circolavano contro loro in tutta la società romana. Siccome erano costretti a nascondere agli occhi degli infedeli le loro riunioni e i loro sacri misteri, i cristiani mantenevano la legge del segreto allo scopo di proteggere le sante cerimonie liturgiche dalle calunnie degli empi. Ma, nonostante queste precauzioni alcune parole riguardanti il dogma eucaristico erano loro sfuggite, dando la possibilità, ai nemici della fede cattolica, di inventare che le agapi cristiane nascondevano orge in cui venivano commesse ogni specie di immoralità e in cui l'eucaristia era una festa di cannibali nella quale i cristiani mangiavano la carne sanguinante di un bambino.

Nonostante tutto, l'evidenza venne alla luce e, quando queste calunnie furono smascherate dagli apologisti cristiani, si comprese che l'innocenza dei fedeli era la causa a tutti gli attacchi.

Non avendo presa la calunnia inizia la violenza

Non disponendo più di calunnie per giustificare le persecuzioni, la ragione di Stato divenne il motivo che sostituì tutti gli altri. I cristiani vennero allora proscritti in quanto membri di una società che era in opposizione alle leggi dell'Impero, ed era dalle stesse leggi proibita.


Martirio di San Sebastiano

La legislazione avversa ai cristiani conobbe due fasi differenti, ma fu sempre e solo per il fatto di essere cristiani che essi furono perseguitati e non per qualsiasi tipo di reato comune (come quello di lesa maestà o altri). Così si adempì la parola di Gesù Cristo ai suoi Apostoli: "sarete odiati da tutti a causa del Mio nome".

La forma del processo fu tuttavia diversa. Dal tempo di Nerone (che aveva ufficialmente denunciato i cristiani, esponendoli all'odio generale, fin dal II secolo) il processo contro un cristiano esigeva un'accusa fatta in forma legale, cioè la presenza di un accusatore che si addossava la responsabilità dell'accusa.

Le passioni cieche, l'odio sparso per ogni dove, gli appetiti depravati e i calcoli ambiziosi dominanti, fecero sorgere da ogni parte un tal genere di accusatori; tuttavia fino al termine del II secolo, i magistrati non ricercavano gli adoratori di Cristo per esplicito dovere d'ufficio.

A partire dal III secolo, questa formalità legale, che era conforme alle regole generali del diritto romano, fu soppressa, e cominciò ovunque la "caccia al cristiano". Tutti i magistrati dell'Impero coi relativi apparati furono messi in movimento. Così fu istituito un nuovo tipo di processo che era applicabile solo ai nemici pubblici dell'Impero (come, a partire da allora, cominciarono ad essere considerati i cristiani). Gli imperatori lanciarono contro di essi editti successivi, proibendo tutta la propaganda cristiana e incaricando i magistrati, i prefetti di Roma e i governatori delle province, di perseguitare i cristiani, proibire le loro riunioni e costringere gli adepti della nuova religione a sacrificare agli dei, pena la morte. Immediatamente furono uccisi vescovi, padri di famiglia e ministri sacri.
Tanto nella prima fase che nella seconda una cosa restò immutata, e fu la scelta lasciata ai cristiani fra l'apostasia e il supplizio. Perseguitati per il solo fatto di essere cristiani, se essi avessero rinunciato alla loro fede davanti al tribunale o davanti al boia, sarebbero sfuggiti ad ogni pena, bastando loro una sola parola per riacquistare la libertà e sfuggire ai terribili tormenti. Ed è proprio questo che dà alla loro morte il carattere di testimonianza volontaria, e questo é anche il significato etimologico della parola "martirio", la quale dà al suo soggetto una grandezza e una nobiltà senza eguali.

Quali erano i tormenti dei martiri

È impossibile fare una statistica del numero dei martiri che sparsero il loro sangue in questi primi tre secoli, ma tutti i documenti storici attestano che fu incalcolabile. Fin dai tempi di Nerone, lo storico pagano Tacito scrive che un gran numero di cristiani fu ucciso per ordine dell'Imperatore. Il loro sangue corse in onde immense per tutto l'Impero nel corso di trecento anni e, frequentemente, in svariate circostanze nell'ambito di terribili ecatombi.


Martirio di San Lorenzo

Tuttavia, ci restano i dettagli delle pene che erano inflitte a questi testimoni di Cristo, essendovene abbondanti racconti negli scritti del tempo. La moltitudine di coloro che soffrirono e morirono per Cristo, la crudeltà e violenza dei tormenti che dovettero sopportare, provano a sufficienza che solo per una forza soprannaturale fu possibile questa grande meraviglia che apre la storia della Chiesa. Per i martiri, le sofferenze fisiche avevano inizio con la carcerazione preventiva.

Erano rinchiusi in prigioni buie, malsane, infette, in una terribile promiscuità. Pativano poi il freddo, la fame, la sete, la brutalità dei soldati, la stupidità dei carcerieri, il peso delle catene e di frequente la terribile scomodità dell'immobilità per le gambe rinchiuse in armature di legno o di ferro, in posizioni molto dolorose.

Gli interrogatori dei cristiani erano frequentemente accompagnati da torture le quali non avevano come fine di obbligare un colpevole a confessare il suo reato, bensì di costringere un innocente a rinnegare la propria fede.

I quattro gradi della tortura, la flagellazione, il cavalletto, gli artigli di ferro e di fuoco, erano applicati a piacere del giudice, spesso uno dopo l'altro. I martiri restavano silenziosi in mezzo a questi terribili tormenti, e, se parlavano, era per confessare intrepidamente Cristo, per chiedere il suo aiuto con ardenti preghiere.

Una volta condannati, la successione delle pene comportava, al grado meno rigoroso, l'esilio, subito dopo vi era la deportazione. La deportazione era generalmente patita in un luogo malsano e spesso i condannati soccombevano sotto i colpi o i maltrattamenti. La condanna ai lavori forzati in miniera causò il trasferimento di un gran numero di cristiani nelle miniere della Grecia, Sardegna, Egitto ed altre. In questo caso erano marchiati sulla fronte, la testa veniva rasata a metà e i piedi racchiusi in catene.

La pena di morte fra i romani era applicata in modo diverso a seconda della gravità dei reati commessi e della dignità della persona, ma presto, a riguardo dei cristiani, non fu più osservata alcuna distinzione. Erano applicate la decapitazione, la crocifissione, il fuoco, l'esposizione alle fiere negli anfiteatri e i tormenti di ogni tipo che venivano inventati dal boia.

La pena del fuoco fu applicata ai cristiani in modi diversi. Si fece di essa un vero spettacolo: con il rogo nell'anfiteatro il condannato veniva legato o piantato sul posto, oppure, per fare contemporaneamente più vittime, si mettevano vari cristiani uno vicino all'altro o anche sepolti fino alle ginocchia e circondati dalle fiamme.

Altri venivano appesi a testa in giù sopra un fuoco lento il cui fumo li asfissiava. San Lorenzo fu arso sopra una graticola. Altri martiri furono immersi nell'acqua bollente oppure bruciati a fuoco lento durante tutto un giorno.

Un supplizio che più di qualunque altro era un vero spettacolo era l'esposizione dei cristiani alle fiere. O legati alla gogna, o liberi nell'arena, i condannati erano lasciati agli attacchi delle bestie feroci. Molte feste pubbliche erano solennizzate con questi giochi sanguinosi. "I cristiani alle fiere!" era il grido frequente delle masse. Nell'ultima persecuzione vi furono affogamenti atroci: cristiani portati su barche o precipitati nel mare. Martiri lanciati nei fiumi, a volte prigionieri in un sacco o con una pietra al collo. Infine l'immaginazione dei persecutori inventò altri orrori: gambe rotte, orecchie e mani mozzate, viscere lacerate, piombo fuso sparso sul dorso o colato in bocca, uomini legati per la gambe ai rami tesi di un albero che slegandosi li squarciava a metà. Davanti a tali atrocità vi furono fedeli che soccombettero, vi furono anche, in certi momenti, apostasie abbastanza numerose. In generale al passare momentaneo della crudeltà e della violenza della persecuzione, tali apostati chiedevano perdono alla Chiesa e cercavano di riconciliarvisi. La grande maggioranza dei cristiani mostrava però un eroismo senza pari al momento di patire la morte.

continua...

Come per il cristiano non esiste una filosofia a sé stante,
così non esiste per lui neppure una Storia puramente umana...
la Storia rappresenta il grande palcoscenico sul quale si dispiega nella sua interezza
l'importanza dell'elemento soprannaturale,
sia quando la docilità dei popoli alla fede consente a tale elemento di prevalere
sulle tendenze basse e perverse presenti nelle nazioni come negli individui,
sia quando esso si indebolisce e sembra sparire a causa del cattivo uso della libertà umana
che porterebbe al suicidio degli imperi...

(Dom Prosper Gueranger O.S.B., Abate di Solesmes)

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