lunedì 17 gennaio 2011

I nemici non dormono.

Ecco il prezzo dell’imprevidenza...


L’icona di Gesù cosparsa di sangue in Alessandria

La mappa del terrore

Festività sotto assedio per molti cristiani nel mondo. Dagli attacchi in Nigeria, che hanno causato la morte di 38 persone, all’attentato contro una chiesa cattolica nelle Filippine, all’ultima strage nella chiesa di Alessandria in Egitto, l’allarme resta alto in moltissime zone a rischio.


Pakistan

Natale all’insegna delle proteste in Pakistan, dove la comunità cristiana è ancora scossa dalla condanna a morte di Asia Bibi, la madre di 5 figli accusata di blasfemia contro il profeta Maometto. Il 24 dicembre i musulmani hanno indetto una provocatoria manifestazione di protesta contro l’appello dei cristiani per abolire la controversa legge sulla blasfemia. Il 25, invece, i cristiani sono scesi nelle strade per invocare il ritiro del provvedimento. In occasione del Natale, il presidente pachistano, Asif Ali Zardari, ha inviato i suoi auguri ai fedeli, ricordando il messaggio di "Gesù Cristo di amore, perdono e fratellanza".


Cristiani assassinati in una chiesa cattolica a Bahawalpur, Pakistan
Ma il clima è tutt’altro che tranquillo, come dimostra l’ultimo attacco contro il sito del Pakistan Christian Post sferrato da un gruppo di hacker islamici che si chiamano ‘Dragonì’. Il sito è stato oscurato e al suo posto campeggia l’immagine di un angelo insanguinato.


India

Dalla cattedrale del Sacro Cuore di Nuova Delhi alla cattedrale di San Paolo a Kolkata, sono stati migliaia i fedeli che hanno partecipato alla messa di mezzanotte. La situazione dei cristiani, tuttavia, rimane fortemente a rischio: a Mumbai è stata diramata un allerta contro possibili attacchi terroristici, mentre nell’Orissa i cristiani hanno festeggiato in un clima di terrore e minacce.

I fondamentalisti indù avevano infatti annunciato per il giorno di Natale un raduno nel distretto di Kandhamal in memoria di un membro della loro tribù, Khageswar Mallick, che nel 2007 rimase ucciso mentre tentava di assalire una chiesa. Un omicidio per cui vennero accusati, senza prove, dei cattolici del posto. Allora, la morte dell’indù provocò l’esplosione di pogrom anti-cristiani con 3 fedeli uccisi, migliaia di chiese e case messe a ferro e fuoco e più di 50mila sfollati. Ma quest’anno i fedeli hanno sfidato la paura e celebrato lo stesso il Natale, guardati a vista da un forte schieramento di poliziotti. Nonostante la Costituzione indiana garantisca il diritto alla libertà religiosa, a livello locale rimangono vigenti leggi anti-conversione contro i cristiani.


Egitto

Situazione ad alto rischio in Egitto, dove vive una forte comunità cristiana (circa il 10% della popolazione). Nella notte di capodanno un autobomba è esplosa davanti lal chiesa copta di Alessandria di Egitto, probabilmente opera di un kamikaze: 21 il bilancio dei morti. Il mese scorso due copti sono rimasti uccisi e 150 sono stati arrestati in seguito ai pesanti scontri con la polizia avvenuti davanti alla sede del governatorato di Giza. All’origine della protesta, il blocco imposto dalle autorità locali alla costruzione di una chiesa a Talbiya, nella zona delle Piramidi. Violenti attacchi contro case e chiese cristiane, inoltre, sono stati sferrati da gruppi di musulmani nel sud del Paese dopo la scoperta di una storia da amore tra un ragazzo copto e una giovane musulmana. I cristiani egiziani lamentano forti discriminazioni e affermano di essere considerati cittadini di serie B. Ancora fresca nella memoria, inoltre, è la strage avvenuta vicino Luxor il 7 gennaio scorso, in occasione della Natività copta, quando i fedeli che uscivano dalla messa di mezzanotte furono aggrediti da un islamista armato, che uccise sei persone.


Nigeria

Misure di sicurezza rafforzate in Nigeria dopo i sanguinosi attacchi ai cristiani. Nella città di Jos, capitale dello stato centrale nigeriano di Plateau, le violenze sono costate la vita ad almeno 80 le persone, sono stati inviate squadre di poliziotti in assetto anti-sommossa per sedare la tensione, tre persone sono state arrestate.

L’Onu ha dato il suo sostegno al governo di Goodluck Jonathan per gli sforzi compiuti mentre il segretario generale, Ban Ki-moon, ha fatto sapere che è "costernato" per le violenze contro i cristiani che hanno causato "tante vittime innocenti". La nazione ha una popolazione stimata di oltre 150 milioni di abitanti, equamente suddivisi tra cristiani (Nigeria meridionale) e musulmani (al nord). Il teatro di maggior criticità è appunto Jos, confine ideale tra il nord musulmano e il sud cristiano.


Filippine

Durante la messa di Natale, una bomba è esplosa sul tetto di una chiesa cattolica dell’isola di Jolo, ferendo il sacerdote e cinque fedeli.

L’isola è una roccaforte di Abu Sayyaf, un gruppo legato ad Al Qaeda, responsabile dell’attacco.

Un memo dell’intelligence aveva avvisato la polizia di Sulu e i marine filippini che i terroristi volevano attaccare le chiese locali. La Costituzione delle Filippine del 1986 sancisce la libertà religiosa ma i fedeli sono stati sovente vittime di attentati e rapimenti.


Iraq

Il piano di sicurezza del governo iracheno ha funzionato ma per le comunità cristiane è stato un Natale all’insegna del lutto e della paura. Sono stati in tutto quattordici gli attacchi dinamitardi contro le abitazioni di iracheni di fede cristiana che, a partire dalla tarda serata di ieri, hanno interessato diverse zone di Baghdad. L’unico attentato letale si è registrato nel quartiere centrale di al-Ghadir, dove è stata fatta esplodere a distanza una bomba di fabbricazione artigianale. Solo dieci degli ordigni, peraltro, si sono effettivamente azionati, mentre i restanti quattro sono stati localizzati prima che scoppiassero; gli artificieri hanno poi provveduto a farli brillare in maniera controllata.

Sacerdote ucciso: Pe. Athir, Chiesa Nostra Signora del Perpetuo Soccorso, Bagdad

Gli attacchi sono stati rivendicati dal sedicente "Stato Islamico dell’Iraq", organizzazione che costituisce la principale branca locale di al Qaeda: si tratta dello stesso gruppo ultra-radicale che sempre nella capitale del Paese arabo due mesi fa, il 31 ottobre, perpetrò il massacro nella Basilica siro-cattolica di "Nostra Signora della Salvezza": persero la vita 44 fedeli, due sacerdoti e sette guardie delle forze di sicurezza. Dieci giorni più tardi la campagna anti-cristiana colpì diverse case private in città, con un totale di sei persone uccise e 33 ferite. Il 21 dicembre scorso l’arcivescovo caldeo di Baghdad, monsignor Louis Sarko, denunciò minacce di morte rivolte a lui stesso e ad "altre dieci personalità cristiane", sempre da parte dello "Stato Islamico dell’Iraq".

(Il Giornale, 01 gennaio 2011)

Per non dimenticare…

Impossibile dimenticare, a quasi 8 anni dall'attentato, le immagini dell'11 settembre 2001.

È mattina, nel centro finanziario di New York, quando due aerei di linea vengono dirottati da alcuni terroristi di Al Qaeda e trafiggono le torri sud e nord del World Trade Center. I palazzi bruciano.

Migliaia di persone riescono ad abbandonare l'edificio, altri, circa 3mila, trovano la morte tra le lamiere delle Twin Towers. C'è chi, preso dalla disperazione, decide di gettarsi nel vuoto. Le torri bruciano, poi collassano.

[…] Il tutto, raccontato da video e immagini con un impatto che resterà a lungo nella memoria.

(Il Sole 24Ore – 17/04/2009)


Una stazione a Madrid e due negli immediati dintorni sono state investite giovedì alle 7,39 da dieci violente esplosioni che hanno causato una strage. Il ministero dell'Interno spagnolo fornisce le cifre: 192 morti e 1427 feriti. […] Negli attentati sono stati utilizzati in tutto tredici ordigni che hanno colpito quattro convogli di pendolari e che sono esplosi nel giro di pochi minuti l'uno dall'altro.

[…] Gli attentati sono stati organizzati in modo da causare il maggior numero di morti e solo un caso ha fatto sì che il bilancio non fosse ancora più grave, ha detto il ministro Acebes. Secondo fonti investigative, gli attentatori volevano «radere al suolo» la stazione di Atocha. Per questo avevano piazzato ordigni in ognuno dei vagoni di tre treni in arrivo e dentro la stazione.

(Corriere della Sera – 11/03/2004)

Cinquantadue vittime e quattro kamikaze fra i morti. Circa settecento feriti. È il 7 luglio del 2005 quando Londra scopre l’incubo degli attentati islamici in casa propria. […] In quattro punti strategici e centralissimi della metropoli inglese, tre stazioni di metropolitana e un bus a due piani, quattro uomini-bomba si fanno esplodere in una serie di attacchi sincronizzati. Sono le 8.50, ora di punta nella capitale inglese. […] Poco dopo gli inglesi scopriranno che a colpire la culla del multiculturalismo europeo sono stati proprio dei cittadini britannici, immigrati di seconda generazione.

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