lunedì 27 agosto 2012

L'uomo del millennio: si consoli, non è certo Monti!

Le lettere del grande Imperatore e l’idea di una sacra alleanza fra Trono e Altare (e non fra banche e finanza)



Carlo Magno espone al Papa San Leone III i principi che secondo lui dovrebbero regolare l’alleanza fra trono e altare

[Nota di Dag Tessore: San Leone III fu papa dal 795 all’816. La sua elezione fu aspramente contestata da un partito di nobili romani parenti del defunto papa Adriano I. Essi organizzarono un attentato contro Leone: fu maltrattato e imprigionato. Liberato da alcuni suoi fedeli, egli si appellò a Carlo perché lo aiutasse anche contro le gravi accuse che i suoi avversari gli muovevano. Tutto si risolse quando Carlo, venuto a Roma nel dicembre dell’anno 800, dichiarò innocente Leone III e fece condannare i suoi attentatori e accusatori. Il giorno dopo, il 24 di dicembre, durante la Messa della Vigilia di Natale in San Pietro, il Papa incoronò Carlo Magno consacrandolo Imperatore.
[Nella seguente lettera Carlo scrive a Leone per esprimergli il suo dolore per la morte di Adriano I e la sua gioia per l’appena avvenuta elezione del nuovo Papa. Gli espone anche, in modo molto sintetico ma assai efficace, i principi che secondo Carlo dovrebbero regolare l’alleanza fra trono e altare (…)]


Carlo, per grazia di Dio Re dei Franchi e dei Longobardi e Patrizio dei Romani, a Leone Papa, salute di perpetua beatitudine in Cristo.

Dopo aver letto con attenzione la lettera della vostra Eccellenza e aver ascoltato il decreto di elezione, siamo stati molto contenti – lo confesso –, sia per l’unanimità della vostra elezione, sia per l’obbedienza della vostra umiltà e per la fedeltà che avete dimostrato nei nostri confronti con la vostra promessa solenne (…). Per tutte queste cose ringraziamo dal profondo del cuore la divina misericordia, poiché, dopo la lacrimevole piaga di dolore che aveva inflitto all’anima nostra la morte del dilettissimo nostro padre e fedelissimo amico [papa Adriano I], Egli si è degnato, secondo la consueta previdenza della Sua bontà, di concederci un tale conforto quale voi siete. Perciò noi affidiamo alla Santità vostra la prosperità nostra e di tutti i nostri sudditi, demandando – per così dire – a voi il compito di ottenere per noi la felicità; ve la affidiamo nel nome della misericordia del Dio e Signore nostro Gesù Cristo, il quale ha avuto cura della sua santa Chiesa innalzando al suo vertice la vostra Beatitudine. (…)
Abbiamo comandato [ad Angilberto di parlare] di tutte quelle cose che ci parevano sia per noi opzionali sia per voi necessarie, affinché vi confrontaste e discuteste tutto ciò che vi sembrasse opportuno per l’esaltazione della santa Chiesa di Dio, per la stabilità del vostro onore e per la solidità del nostro patriziato.

Infatti, come avevo stretto un patto con il beatissimo predecessore della santa Paternità vostra, così ora desidero stabilire con la vostra Beatitudine un’alleanza inviolabile di uguale fede e carità, in modo che, per la grazia che Dio ha donato alla vostra apostolica Santità, mi raggiunga ovunque la benedizione apostolica invocata per mezzo delle preghiere dei santi, e la santissima Sede della Chiesa Romana, per concessione di Dio, sia sempre difesa dalla nostra Devozione.


A noi spetta, secondo l’aiuto della divina misericordia, difendere con le armi ovunque, all’esterno, la santa Chiesa di Cristo dall’incursione dei pagani e dalla devastazione degli infedeli, e all’interno fortificarla con il riconoscimento della fede cattolica. A voi invece, padre santissimo, spetta alzare – come Mosè (cf. Es. 17, 8-13) – le mani a Dio per aiutare la nostra milizia, cosicché, con la vostra intercessione e grazie alla guida e alla concessione di Dio, il popolo cristiano riporti sempre ed ovunque vittoria sui nemici del Suo santo nome, e il nome del Signore nostro Gesù Cristo sia glorificato nel mondo intero.

Epperò la prudenza dell’autorità vostra segua in tutto le leggi canoniche, affinché l’esempio della piena santità rifulga agli occhi di tutti manifestamente nel vostro comportamento, e tutti odano dalla vostra bocca parole di santa esortazione; cosicché "la vostra luce splenda davanti agli uomini talmente, che vedendo le vostre opere buone glorifichino il Padre vostro che è nei cieli" (Mt 5, 16). Dio onnipotente si degni di conservare incolume per molti anni la vostra autorevole Beatitudine, per l’esaltazione della Sua santa Chiesa" (cfr. op. cit., pp. 57-61)

(Carlo Magno, Le lettere, Città Nuova, Pagine 110)

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