Tutta la lotta della Chiesa contro i liberali nel secolo scorso [sec. XIX,
ndr] può, almeno da un punto di vista, essere sintetizzata in poche righe.
Diffidenti nei confronti degli eccessi del potere pubblico, i liberali
diminuivano gli attributi dell’autorità fino a renderla impotente non solo per
contrastare l’illegalità, ma anche per mantenere l’ordine pubblico. Secondo il
Magistero della Chiesa, questo è un male. Nessuno ha il diritto di praticare il
male. Una concezione politica che sottragga allo Stato il potere di reprimere
il male in modo efficace e veloce è sbagliata alla radice.
I fatti hanno confermato con tragica eloquenza l’ammonimento della Chiesa.
Basta leggere le Costituzioni politiche della maggior parte delle nazioni
occidentali nel secolo scorso e nei primi decenni di questo secolo: tutte
restringevano il potere pubblico al punto da renderlo incapace di arginare la
crescente ondata di anarchia e di socialismo, non lasciando ai cittadini altra
scelta che assistere, inermi, al lento ma inesorabile affondamento dell’ordine
sociale.
Al centro della concezione liberale vi è l’idea che non sia possibile
organizzare lo Stato in modo da poter reprimere efficacemente il male, senza pari
passu sacrificare la libertà di fare il bene. Consoni a tale premessa, i
liberali scelgono l’anarchia al dispotismo, e lasciano quindi il paese
scivolare giù sulla rampa della dissoluzione della vita sociale.
Penso che non si sia mai preso nella dovuta considerazione questo punto,
che è il vero nervo delle polemiche fra cattolici e liberali. In molti hanno
pensato che, poiché è inevitabile dover scegliere fra l’eccesso di libertà e
l’abuso dell’autorità, i liberali preferivano il primo, mentre la Chiesa
abbracciava il secondo.
In realtà, l’insegnamento della Chiesa è tutt’altro. La Chiesa nega il
valore scientifico dell’alternativa anarchia-dispotismo.
Poiché Dio ha creato con ammirevole sapienza l’ordine naturale per tutto
ciò che riguarda gli esseri inanimati e irrazionali, sarebbe mostruoso pensare
che Egli abbia agito diversamente con l’uomo, creandolo in modo imperfetto. Ci
devono essere nell’uomo qualità, in stato di potenza, che gli permettano di
costruire una società umana più perfetta da quanto si osserva tra le bestie,
tra le api e le formiche, per esempio. In caso contrario, l’uomo non sarebbe il
capolavoro di Dio.
Detto questo, non è possibile che la condizione normale della società umana
sia il dover scegliere fra una di queste tragiche possibilità: sprofondare
nell’anarchia oppure sottostare al peso del dispotismo. Deve esistere, per
forza, la possibilità di organizzare la società, in modo stabile e durevole, in
un equilibrio che non tenda verso uno di questi due estremi.
Proprio per questo la Chiesa condanna i liberali che scelgono la strada
dell’anarchia. La Chiesa rifiuta di scegliere tra due vie di perdizione, tra
voragini che si aprono da un lato e dall’altro. La Chiesa indica all’umanità la
strada giusta, che non tende né all’anarchia né al dispotismo. Questa strada è
l’Ordine cristiano.
Per molti decenni il liberalismo ha cercato di ingannare la Chiesa. Il
mostro liberale aveva mille volti per tutti i gusti. Mentre un volto sorrideva
alla Chiesa, cercando di attirare e di affascinare i suoi figli ingenui, un
altro ringhiava, cercando di paralizzare i cattolici timorosi. Un altro ancora
fissava la Chiesa con aria di noia e di malumore, un po’ come il figliol
prodigo al momento di lasciare la casa paterna: mera manovra scaltra per
scoraggiare la reazione degli autentici cattolici, che temevano una apostasia
massiccia dei cattolici liberali, loro fratelli.
L’idra liberale aveva anche altri volti: il libero pensiero,
l’anticlericalismo militante che assaliva le chiese, violava i tabernacoli,
profanava le immagini, ammazzava preti e suore. C’era poi il liberalismo
anarchico, quella caterva di nichilisti, carbonari e bombaroli che uccideva re
e capi di Stato.
Naturalmente, a una tale varietà di volti liberali corrispondeva, nella Chiesa,
una grande varietà di opinioni sul modo di contrapporsi all’idra e di
combatterla.
Pochi quelli che avvertivano tutti i volti dell’idra. Fra questi, ancor più
rari quelli in grado di capire che questa pluralità di volti non era l’immagine
esterna di una divisione interna nell’idra, bensì una strategia per confondere
i cattolici. Ogni sorriso era una bugia. Ogni bestemmia era, invece, autentica.
Dietro le apparenti varietà e le apparenti vacillazioni, il liberalismo era
logico, inflessibile, invariabile nella sua marcia verso l’anarchia e verso
l’ateismo.
Ai tanti volti corrispondevano, naturalmente, altrettante lingue diverse.
Non tutto ciò che il liberalismo proponeva era necessariamente condannato, in
sé, nel campo della pura dottrina. Era quindi possibile concordare con alcune
affermazioni liberali, senza perciò professare la dottrina condannata dalla
Chiesa. Cosa fare? Concordare con ciò che era possibile, sperando di poter
domare la bestia dopo? O attaccare subito, istantaneamente, a fondo, senza esitazione?
I cattolici dell’Ottocento hanno provato un po’ di tutto. E alla fine,
considerando l’evoluzione dell’Europa in quel periodo, un fatto salta agli
occhi: nonostante tutti i tentativi cattolici di domare la bestia, il
liberalismo conquistò l’Europa, scristianizzandola, laicizzandola, sciogliendo
la famiglia e lo Stato, e trascinando il mondo lungo un percorso arrivato a due
dita dall’anarchia.
L’improvviso orrore di questa anarchia suscitò un sentimento di rigetto dal
quale, come contraccolpo, nacquero il fascismo e il nazismo.
Di fronte alla falsa alternativa dispotismo-anarchia, i totalitari di ogni
colore scelsero il dispotismo per reagire contro l’anarchia.
Avevano ragione? Evidentemente no. Perché, ancora una volta, non sono
riusciti a liberarsi dalla falsa alternativa. Volendo fuggire dal liberalismo,
sono scivolati nell’abisso contrario. Non hanno compreso che non si trattava di
scegliere tra due abissi, ma di cercare la Via che conduce al Cielo. Perciò,
lungi dal condurci verso la civiltà cristiana, la reazione contro l’anarchia ci
portò verso un nuovo abisso: lo Stato Moloch.
Dico questo per mostrare come vi sia una radice comune tra il liberalismo e
il dispotismo. Quale dispotismo? La varietà di colorazione politica non
interessa. Che si tratti del marrone, del rosso o del nero, è sempre
dispotismo. Non interessa nemmeno se questo dispotismo sia mite, benigno,
morbido, come quello che il governo laburista vuole introdurre in Inghilterra.
Sarà sempre dispotismo.
Il socialismo oggi, come il nazismo ieri, come il liberalismo l’altro ieri,
vanta mille volti. Mentre uno sorride alla Chiesa, un altro la minaccia, e un
altro ancora la attacca. Di fronte a questo nuovo socialismo, come già prima
col liberalismo, la reazione dei cattolici di tutto il mondo, ma soprattutto in
Europa, può essere una sola: combatterlo in modo deciso, franco, risoluto,
senza paura.
Il socialismo non è un animale selvaggio che si possa addomesticare. È un
mostro apocalittico che riunisce in sé la furbizia della volpe e la violenza
della tigre. Non dimentichiamo questo, perché altrimenti i fatti finiranno per
insegnarcelo in modo molto doloroso.
Plinio Corrêa de
Oliveira
(“O Legionário”, Giugno 1946)
Nessun commento:
Posta un commento