Da quando ne venne a
conoscenza, nel Catechismo,
Plinio Corrêa de
Oliveira è diventato un entusiasta difensore
del dogma
dell’infallibilità pontificia.
Riportiamo la
trascrizione di due conversazioni in cui il celebre leader cattolico brasiliano racconta come è nato in lui tale entusiasmo.
Il mio entusiasmo per l’infallibilità pontificia
Dall’età di 4-5 anni, io possedevo già una
certa idea che la Chiesa avesse un’autorità docente. Ma non avevo ancora una
nozione precisa della sua infallibilità. Avevo, questo sì, una sorta di
esperienza viva, molto forte, di cosa fosse la coerenza e di cosa fosse
l’incoerenza. Le coerenze mi piacevano molto, come una bella canzone. Così come
un individuo con spirito musicale si compiace nell’ascoltare una bella canzone,
io assaporavo la musicalità della logica quando sentivo un buon raziocinio. Non
c’è musicalità più bella di quella della logica! È una sorta di orecchio
interiore che si diletta con la musicalità della logica.
Nonostante questo gusto innato per la
logica, mi assaliva una certa insicurezza quando cercavo di formare un’opinione
personale. A volte mi rendevo conto di aver sbagliato. Altre volte ero nel
dubbio se non stessi sbagliando già mentre pensavo. In altre occasioni credevo
di essere arrivato a una certezza trionfante, salvo poi scoprire che non era
così. Quindi, provavo insicurezza.
Quando ho sentito parlare
dell’infallibilità pontificia nelle lezioni di Catechismo, ne sono rimasto
folgorato. Pensai: “È proprio questo di
cui avevo bisogno! Io sono nato per ammirare l’infallibilità! Se non fosse per
l’infallibilità, io diventerei pazzo, anzi non vorrei nemmeno vivere!”.
Se io mi orientassi esclusivamente con i
miei pensieri, sono sicuro che mi sfracellerei sugli scogli. Nessuno mi toglie
dalla testa questa convinzione. Dico di più. Credo che possano possedere
fermezza di principi soltanto coloro che ancorano il proprio pensiero a un
principio infallibile, insegnato dal rappresentante infallibile del Dio
infallibile.
La miseria della condizione umana è tale
che, in molti casi, posso perfino non comprendere le ragioni di un certo
insegnamento della Chiesa. A causa di un mio difetto morale o intellettuale a
volte non sono capace di capire le ragioni di una certa dottrina insegnata
dalla Chiesa.
Qualcuno potrà dire,
semplicisticamente: “È la Chiesa di Dio,
quindi ha ragione. Punto e basta!”. Va bene, ubbidisco,
ma io vorrei capirci meglio. Qual è il fondamento criteriologico per cui io
dovrei sottomettermi alla Chiesa? Secondo me è questo:
Non è possibile che un insieme di uomini,
tutti fallibili, durante duemila anni pieni di vicissitudini, siano riusciti a
insegnare la stessa dottrina, traendone nuove conclusioni e costruendo un
castello di certezze, senza un vero miracolo. Io stesso ho esaminato questo
castello con somma attenzione, in ogni suo aspetto, arrivando sempre alla
conclusione che fosse una meraviglia, chiara, limpida, sempre giusta. Il genio
umano non produce questo. Ora, se questo è un miracolo, c’è Dio.
È impossibile sfuggire a questa
conclusione. (9 luglio 1974)
Infallibilità pontificia: la più alta espressione dell’autorità
Io mi pregio di essere il più clericale
degli uomini, e sono onorato di essere stato qualificato dagli studenti di Yale
“alla destra di Carlo Magno”.
Carlo Magno è stato un grande imperatore.
Ciò che io ammiro di più in lui, però, non è il magnifico lavoro imperiale
compiuto quanto un certo stato di spirito di altissima sacralità, frutto di una
comunione con la grazia divina, che conferiva un carattere trascendentale ad
ogni suo atto, senza paragone con quanto sia stato pensato o fatto in questa
materia. Questa impregnazione del soprannaturale gli conferiva una visione
delle cose che nessun genio poteva dargli.
Questa trascendenza nella visione di Carlo
Magno conferiva anche una grande efficacia alle sue azioni. Tutte le sue
imprese hanno avuto successo, ovviamente con molta sofferenza, con molto dolore
e anche con qualche battuta d’arresto. La sua vita è stata colma di sacrifici e
di sofferenze, ma egli ha portato la sua opera fino all’inimmaginabile. Egli
pose le fondamenta del Sacro Impero e del feudalesimo, cioè della Civiltà
cristiana medievale.
Da dove proveniva tutto ciò? Ovviamente
dall’azione della grazia, che ha come matrice la Santa Chiesa Cattolica.
L’espressione non è corretta ma, per gli uomini, la Chiesa è una sorta di cellula mater della grazia, è il Corpo mistico di
Cristo. Coloro che ne fanno parte ricevono la grazia divina finché restino
attaccati al corpo. Lo sfondo dello spirito di Carlo Magno, il fondamento di
tutta la sua epopea è lo spirito della Chiesa, è la Chiesa stessa.
Io vedo in Carlo Magno una sorta di
ultra-quintessenza dello spirito della Chiesa, così come è dato ai laici. Carlo
Magno è il laico cattolico per eccellenza, è l’esempio per eccellenza del laico
cattolico. Vedo nella sua anima una sorta di sorgente da dove tutto procede,
questa sorgente è lo spirito della Chiesa. Se non fosse per la Chiesa, Carlo
Magno non avrebbe nulla di tutto ciò.
E nella Chiesa, il cuore è il clero. Se la
Chiesa perdesse tutti i laici, ma continuasse ad avere clero, sarebbe ancora
viva. Se, per assurdo, si estinguesse il corpo sacerdotale, la Chiesa
morirebbe. Nostro Signore Gesù Cristo ha contratto con il corpo sacerdotale una
tale unione, che se questo cessasse di esistere, la Chiesa morirebbe. Finirebbe
la successione apostolica, i sacramenti, il magistero. Finirebbe
l’infallibilità pontificia, e con essa la stessa possibilità di un ordine
sociale.
Non c’è ordine possibile fra gli uomini se
non c’è ordine nei rapporti fra loro, di anima ad anima. E questo presuppone un
ordine interno nelle anime. Se non c’è ordine nelle anime, lo stesso ordine
sociale diventa impossibile. Ora, l’ordine nelle anime può esistere solo se esiste
un’autorità sulle anime. Questa autorità dev’essere per forza universale,
perché il campo delle anime è universale. Questa autorità dev’essere poi
infallibile, altrimenti non sarebbe autorità. Dunque, perché esista vero ordine
fra gli uomini, è necessario che vi sia l’infallibilità pontificia.
La più alta autorità fra gli uomini, da
cui tutto dipende, sia nel campo spirituale sia in quello temporale, è quindi
l’infallibilità pontificia. Dotando la sua Chiesa di tale autorità, Nostro
Signore Gesù Cristo fece l’opera più perfetta che poteva fare in materia di
autorità. In un certo senso – capite cosa voglio dire – l’infallibilità
pontificia è più bella della visione beatifica. Nel cielo, gli angeli
ubbidiscono a Dio perché Lo vedono direttamente. Non hanno bisogno di un angelo
infallibile che insegni loro la verità.
In certo senso è più bello che, per gli
uomini, esista un uomo infallibile. È qualcosa che porta l’idea di autorità ad
una tale auge che dignifica tutto il genere umano.
Io mi domando se, senza il peccato originale, l’infallibilità pontificia
sarebbe necessaria. Se non lo fosse, potremmo dire: O felix culpa! La misericordia divina avrebbe dato
all’umanità qualcosa di molto più eccelso. Perché è un onore senza precedenti
per l’umanità che un uomo riceva il carisma dell’infallibilità. (17 maggio 1980)
Plinio Corrêa de Oliveira
(da Tradizione, Famiglia, Proprietà - Brani scelti)
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