lunedì 23 novembre 2009

La lotta della Chiesa nell'Impero romano. Dalle catacombe a Costantino. Le prime eresie. (Parte I)

Commissione di studio ispirata al pensiero di Plinio Corrêa de Oliveira
La storia e i suoi grandi personaggi - Capitolo III



I primordi dell’espansione del cristianesimo

Dopo l'ascensione di Nostro Signore, gli apostoli, fedeli alla sua raccomandazione, si tennero appartati nel Cenacolo con i primi discepoli e questa fu la vera culla della Chiesa. Per prepararsi alla venuta dello Spirito Santo, che era loro stato promesso, tutti perseverarono nell'orazione in compagnia delle pie donne e soprattutto di Maria, Madre di Dio, che era l'anima di questa Santa assemblea.

Durante l'attesa dello Spirito Santo, Pietro si alzò in mezzo ai suoi fratelli: erano in circa 120. Pietro li convinse a designare uno di quelli che avevano seguito gli insegnamenti del Salvatore affinché prendesse posto fra i 12, per sostituire l'infame Giuda, in modo che si compisse la profezia del Salmo il quale, mentre prediceva il tradimento di Giuda, annunciava anche la sua sostituzione. Due fra di loro furono proposti: Giuseppe, chiamato il giusto, e Mattia. Dopo che tutti ebbero pregato lo Spirito Santo di guidare la scelta i due nomi furono tirati a sorte e Mattia entrò nel collegio apostolico.

Dopo pochi giorni era Pentecoste e lo Spirito di Verità, il Consolatore che Gesù aveva promesso di inviare ai suoi per confermarli in tutta la sua dottrina e assisterli fino alla fine dei secoli, discese visibilmente sopra di loro nel Cenacolo: Egli manifestò la sua presenza con un vento impetuoso che fece tremare tutta la sala e con l'apparizione di lingua di fuoco sul capo di ciascuno, simbolizzando così la luce divina, la luce dello zelo ardente e dell'amore di cui lo Spirito Santo riempì loro le anime in quello stesso istante.

Gli Apostoli, fino ad allora ignoranti, si sentirono improvvisamente illuminati con le più vive luci della scienza e della fede. Fino ad allora fiacchi e timidi, si trovarono animati da un coraggio invincibile, da una intrepidezza a tutta prova, per dare testimonianza di Gesù Cristo che li inviava a predicare il Suo insegnamento.

La predicazione miracolosa

Le feste di Pentecoste attiravano ogni anno a Gerusalemme non solamente un gran numero di Giudei dalla Palestina, ma anche una moltitudine di coloro che erano chiamati Giudei della diaspora. Questi Giudei vivevano mescolati ai Gentili e abitavano le più differenti regioni della terra, di cui avevano adottato il linguaggio.

Attratta dal rumore di quello che avveniva nel Cenacolo, una moltitudine si riunì intorno, e gli apostoli che fino ad allora erano rimasti nascosti per paura, uscirono e cominciarono a parlare loro dando luogo ad un immenso prodigio. Gli Apostoli, che fino ad allora erano stati degli oscuri galilei, apparvero rivestiti del dono delle lingue che parlavano i pellegrini venuti da tutti i paesi a Gerusalemme, in modo tale che tutti furono presi da grande timore. Ciò diede vita ad un grande accorrere di gente e il fatto veniva commentato e discusso per ogni dove.

Pietro levò intanto la voce in nome dei suoi fratelli e, fondando ogni sua parola sulle profezie scritturali, dimostrò alla moltitudine che quell'avvenimento tanto miracoloso era la realizzazione di quanto avevano detto i profeti e i sacri oracoli. Descrisse la missione divina che Gesù Cristo aveva ricevuto dal Padre e le sue opere. Rimproverò alla Sinagoga la morte infame che aveva fatto soffrire a Gesù e proclamò ad alta voce la resurrezione del Signore, della quale gli Apostoli si dichiaravano i testimoni. Lo Spirito Santo che infiammava il suo discorso agiva nello stesso tempo sui suoi ascoltatori attraverso la Grazia, di modo che i presenti esclamarono con pentimento: “Che dobbiamo dunque fare?". "Fate penitenza", rispose Pietro, "e ricevete il battesimo in nome di Gesù Cristo per la remissione dei vostri peccati".

Poi Pietro esortò fortemente le anime sincere a separarsi da quella generazione perversa: circa tremila uomini accolsero questo appello e ricevettero il battesimo.
Così si formò il primo nucleo della Chiesa.

Più di cinquemila convertiti

Dopo la discesa dello Spirito Santo, gli Apostoli non temevano più di mostrarsi in pubblico, e dopo pochi giorni Pietro e Giovanni si diressero addirittura nel tempio.

Ora, sotto uno dei portici del tempio, c'era un mendico paralitico alle gambe dalla nascita, il quale si faceva trasportare fino lì ogni giorno per chiedere l'elemosina. Avendola chiesta anche ai due Apostoli, Pietro gli rispose: "Io non ho né oro né denaro. Quello che posso fare per te ora lo farò. In nome di Gesù Cristo di Nazaret, alzati e va!", e lo prese per mano. Il paralitico si alzò e lo seguì agilmente dentro al Tempio benedicendo Dio. Tutti conoscevano questo paralitico. La moltitudine che riempiva in quel momento il Tempio accorse allora intorno al miracolato e ai dodici Apostoli, e questo fornì a Pietro l'occasione per un nuovo discorso di salvezza. "Perché ci guardate, chiese Pietro alla moltitudine, come se questo prodigio che abbiamo operato venisse dal nostro potere? Il Dio di Abramo, di Isacco, di Giacobbe e dei nostri Padri, vuole glorificare attraverso questo prodigio Suo Figlio che voi avete crocifisso, mentre Pilato lo aveva giudicato innocente, e al quale voi avete preferito un bandito omicida. Voi uccideste l'autore della vita, ma Dio lo ha risuscitato e noi ne siamo i testimoni".

L'azione divina della Grazia non fu meno efficace in questa circostanza di quanto lo era stata nel giorno della Pentecoste. Come conseguenza di questa seconda predicazione, circa cinquemila uomini si convertirono ed andarono ad unirsi alla Chiesa.

Ma i nemici di Cristo, che lo avevano perseguitato, non potevano vedere che tutta Gerusalemme si turbasse all'annuncio della Sua Resurrezione confermata da miracoli, senza provare un odio violento.

Pietro e Giovanni parlavano ancora al popolo nel Tempio, quando i principi dei sacerdoti, i ministri del Tempio e i Sadducei vennero a prenderli per farli comparire il giorno seguente davanti all'assemblea dei loro capi, degli anziani e degli scribi. Ma, di fronte alla profonda sapienza che dimostravano ora gli Apostoli, alla loro fortezza nelle risposte che davano, alla grande pubblicità del miracolo e all'entusiasmo che suscitava nella moltitudine, i loro nemici non avevano in quel momento alcuna possibilità di confonderli. Così la Chiesa iniziò la sua azione guidata da un meraviglioso incendio d'amore di Dio, e fin da allora perseguitata dall'odio violentissimo dei suoi nemici.

Appartengono a questa prima fase della lotta della Chiesa il martirio di Santo Stefano e la conversione di San Paolo, fino ad allora nemico mortale del cristianesimo.

Il cristianesimo supera le frontiere giudaiche

L'espansione del cristianesimo e la Sua meravigliosa azione cominciarono nel seno del giudaismo, ma Gesù Cristo aveva annunciato di avere altre pecore oltre a quelle di Israele, e che avrebbe tratto pure quelle al suo ovile. La conversione dei gentili era pertanto stata profetizzata dallo stesso Gesù e toccò proprio a S. Pietro, assistere per primo e in maniera del tutto miracolosa alla conversione di un pagano: si tratta della ammissione nella Chiesa di un centurione della coorte chiamata italica, il cui nome era Cornelio e che viveva in Cesarea di Palestina.

Questi, sebbene pagano, viveva nel timore di Dio e reggeva così tutta la sua casa. Dio lo ricompensò chiamandolo ad essere il primo pagano ad entrare nella Sua Chiesa. Così la Chiesa iniziò la sua espansione fra coloro che non erano Giudei.

In poco tempo S. Paolo divenne l'apostolo dei Gentili, e, in questo modo, sin dal tempo degli Apostoli, il cristianesimo venne ad impiantarsi nella maggior parte dell'Impero Romano. Altre regioni non tardarono a ricevere il seme della fede dopo la morte degli Apostoli.

Le parole di sfida di Tertulliano

Il cristianesimo si espanse così straordinariamente in tutto l'Impero Romano che Tertulliano poté pronunciare le seguenti famose parole indirizzate a mo' di una sfida: "Se noi volessimo prendere le armi e dichiararvi guerra, senza necessità di cospirare nell'ombra, non sarebbero le risorse di forza e di numero che ci mancherebbero. Noi siamo di ieri e riempiamo tutti i vostri domini, città, isole, fortezze, municipi, assemblee, eserciti, tribù, decurie; il palazzo, il senato e il foro. Noi possiamo contare sulle vostre forze militari e riusciremmo nell'intento senza armi e senza rivolta: col solo separarci da voi. Ma no. Se oggi voi non ci tenete ad essere nostri nemici é perché la moltitudine dei cristiani forma la grande maggioranza in quasi tutte le vostre città".

I fatti attestati dalla Storia, così come altri documenti dell'epoca, confermano la veracità delle parole di Tertulliano. La Chiesa, fin dal tempo degli Apostoli e nella stessa capitale dell'Impero, aveva fatto brillanti e numerose conquiste fra l'alta aristocrazia mentre nello stesso tempo ne moltiplicava altre fra le classi inferiori.

Nel seno della famiglia imperiale dei Flavi, che prenderà possesso del trono con la persona di Vespasiano, di fianco ad un ramo che perseguita il cristianesimo, un altro, conquistato dal Vangelo, darà dei martiri alla Chiesa sotto il regno di Domiziano.

S. Flavia Domitilla, che aveva sposato Flavius Clemens, cristiano come lei, e che fece ricche donazioni ai cristiani, era nipote di Vespasiano.

 Una tale propagazione, svoltasi in un mondo tanto malpreparato a ricevere la Verità e la morale evangelica, poté realizzarsi solo per mezzo di un miracolo; ma tale miracolo diventa ancor più notevole se si prendono in considerazione le numerose difficoltà con cui si scontravano non soltanto tale propagazione, ma l'esistenza stessa della Chiesa.

 Gesù Cristo predisse tre cose per i suoi discepoli: le persecuzioni da parte dei nemici, lo scandalo dato dai cattivi cristiani, il disprezzo da parte dei sapienti del mondo.

Queste parole annunciavano tre generi di guerre che la Chiesa avrebbe dovuto sostenere congiuntamente durante i primi tre secoli della sua esistenza.

I primi tre secoli sono infatti chiamati "l'era delle grandi persecuzioni".

continua...


Come per il cristiano non esiste una filosofia a sé stante,
così non esiste per lui neppure una Storia puramente umana...
la Storia rappresenta il grande palcoscenico sul quale si dispiega nella sua interezza
l'importanza dell'elemento soprannaturale,
sia quando la docilità dei popoli alla fede consente a tale elemento di prevalere
sulle tendenze basse e perverse presenti nelle nazioni come negli individui,
sia quando esso si indebolisce e sembra sparire a causa del cattivo uso della libertà umana
che porterebbe al suicidio degli imperi...

(Dom Prosper Gueranger O.S.B., Abate di Solesmes)

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