mercoledì 30 maggio 2012

Strauss-Khan e Plinio Corrêa de Oliveira


Scrive un ammiratore del capolavoro di Plinio Corrêa de Oliveira

I quotidiani di mezza Europa riprendono da «Le Monde» - che, giacché la Francia non è l'Italia, dovrà rispondere in tribunale per aver pubblicato i verbali riservati di un'inchiesta giudiziaria - i testi dell'interrogatorio dell'ex direttore generale del Fondo Monetario Internazionale Dominique Strauss-Kahn da parte del giudice d'istruzione Stéphanie Ausbart a Lilla il 26 marzo scorso.
Molti scrivono che Strauss-Kahn ha cercato di passare dai reati penali che gli sono contestati a questioni di principio nell'ambito di una strategia difensiva, cercando di fuorviare e anche di mettere in imbarazzo il giovane magistrato, una donna di trent'anni. E può darsi che sia così.

Suggerisco però anche un'altra chiave di lettura, ispirata a idee del pensatore cattolico brasiliano Plinio Corrêa de Oliveira (1908-1995). Questo profondo osservatore della crisi dell'Occidente nella sua opera principale, «Rivoluzione e Contro-Rivoluzione», del 1959, aveva descritto la decadenza dell'Europa come un processo di tre Rivoluzioni, che avevano fatto venire meno rispettivamente i tradizionali legami religiosi (la Riforma protestante), politici (la Rivoluzione francese) ed economici (la Rivoluzione russa e il comunismo). Successivamente aveva aggiunto una nuova categoria, la Quarta Rivoluzione, esplosa in Europa con il 1968 e che si presentava come rivoluzione culturale, attaccando i legami microsociali, le famiglie, il legame tra madre e figlio con l'aborto e perfino i legami che ogni persona stabilisce con se stessa con la droga, l'eutanasia, l'ideologia di genere.

In «Rivoluzione e Contro-Rivoluzione» Corrêa de Oliveira menzionava anche una «marcia di eccesso in eccesso» del processo rivoluzionario, qualche cosa che corrisponde alla saggezza popolare depositata in Italia nel proverbio secondo cui «peggio non è morto mai». Sì, non c'è limite al peggio. Dopo il divorzio e l'aborto, dopo l'eutanasia e il matrimonio omosessuale dove può ancora arrivare la Quarta Rivoluzione? Ce lo mostra, con parole a suo modo esemplari, Strauss-Kahn: la prossima frontiera è il «libertinismo intelligente» - sembra di capire, tipicamente francese e da non confondersi con un libertinismo poco intelligente alla Silvio Berlusconi -, che teorizza «cene libertine» - in tempi meno illuminati forse chiamate diversamente - dove «non esiste più l'oggetto, ma solo soggetti», che manifestano il loro «desiderio» non solo in tutti i modi possibili ma in pubblico, perché l'essenza del libertinismo consiste nel guardare e nell'essere guardati.

Non si potrebbe dir meglio, e non hanno torto i commentatori che hanno notato come a tratti sembra che sia Strauss-Kahn a processare la giudice ragazzina, la quale - poveretta - appartiene a un mondo ormai superato e travolto, quello dove esiste ancora il reale, l'oggetto, e - come le spiega con pazienza l'economista socialista - non può capire il «libertinismo intelligente» perché non l'ha mai praticato. Naturalmente, come in tutte le battaglie, ci sono dei caduti: nella stessa tornata d'interrogatori le prostitute ingaggiate per le «cene libertine» hanno affermato di esser state afferrate per i polsi da alcuni degli «intelligenti» commensali per permettere a Strauss-Kahn di praticare a forza forme di libertinismo a loro non gradite. Ma che cos'è il corpo di una prostituta di fronte alla prospettiva di entrare nel glorioso mondo nuovo del «libertinismo intelligente»?

Ecco dunque la risposta a che cosa la Quarta Rivoluzione può offrirci ancora dopo l'aborto e l'eutanasia: il «libertinismo intelligente», cioè l'elogio dell'orgia e della violenza carnale, da parte di qualcuno considerato fino ai recenti guai giudiziari l'uomo più potente del mondo. Molti anni fa - scrivendo in tema di Quarta Rivoluzione su «Cristianità», la rivista di Alleanza Cattolica -, attiravo l'attenzione sul marchese Donatien-Alphone-François de Sade (1740-1814), il quale durante la Rivoluzione francese verificava un'altra tesi di Corrêa de Oliveira, quella secondo la quale in ogni Rivoluzione appaiono «rivoluzionari di marcia veloce», che non hanno successo perché sono in anticipo sui tempi ma annunciano Rivoluzioni successive. Il pensatore brasiliano citava Gracchus Babeuf (1760-1797), che durante la Seconda Rivoluzione anticipò la Terza, il comunismo. Nello stesso modo, de Sade anticipò la Quarta.

Solo che il marchese libertino - anche lui cantore della violenza carnale - finì in manicomio. Mentre sappiamo che oggi de Sade può diventare il primo burocrate del mondo, dirigere il Fondo Monetario Internazionale e decidere il destino d'intere nazioni. Non è questa la perfezione della Quarta Rivoluzione?

Massimo Introvigne - Facebook pubblicata il 25 maggio 2012
(I grassetti sono nostri)



Chiavi di lettura

La magistrale opera del Prof. Plinio Corrêa de Oliveira, “Rivoluzione e Contro-Rivoluzione” fornisce oculate chiavi di lettura per capire i diversi aspetti del processo rivoluzionario in corso, nonché le indicazioni per una sapiente reazione controrivoluzionaria. Applichiamo quindi un brano di RCR a una realtà attuale.


LA FORZA PROPULSIVA DELLA RIVOLUZIONE

A. La Rivoluzione e le tendenze disordinate
La più potente forza propulsiva della Rivoluzione consiste nelle tendenze disordinate. E per questo la Rivoluzione è stata paragonata a un tifone, a un terremoto, a un ciclone; infatti le forze naturali scatenate sono immagini materiali delle passioni sfrenate dell’uomo.

B. I parossismi della Rivoluzione sono interamente contenuti nei suoi germi
Come i cataclismi, le cattive passioni hanno una forza immensa, ma volta alla distruzione. Questa forza ha già in potenza, fin dal primo momento delle sue grandi esplosioni, tutta la virulenza che si manifesterà più tardi nei suoi peggiori eccessi. Nelle prime negazioni del protestantesimo, per esempio, erano già impliciti gli aneliti anarchici del comunismo. Se, dal punto di vista della formulazione esplicita, Lutero era soltanto Lutero, tutte le tendenze, tutto lo stato d’animo, tutti gli elementi imponderabili dell’esplosione luterana portavano già in sé, in modo autentico e pieno, sebbene implicito, lo spirito di Voltaire e di Robespierre, di Marx e di Lenin.

C. La Rivoluzione esaspera le sue stesse cause
Queste tendenze disordinate si sviluppano come i pruriti e i vizi, cioè, nella stessa misura in cui vengono soddisfatte, crescono d’intensità. Le tendenze producono crisi morali, dottrine erronee, e quindi rivoluzioni. Le une e le altre, a loro volta, esacerbano le tendenze. Queste ultime portano in seguito, e con un movimento analogo, a nuove crisi, nuovi errori, nuove rivoluzioni. Questo spiega perché ci troviamo oggi in un simile parossismo di empietà e d’immoralità, e anche in un tale abisso di disordini e di discordie. […]

3. LA MARCIA DI ECCESSO IN ECCESSO

Con quanto abbiamo visto, si spiega come ogni tappa della Rivoluzione, se paragonata a quella precedente, ne sia soltanto il compimento o l’esasperazione fino alle estreme conseguenze. L’Umanesimo naturalista e il protestantesimo si sono compiuti e sono giunti alle loro estreme conseguenze nella Rivoluzione francese e questa, a sua volta, si è compiuta ed è giunta alle sue estreme conseguenze nel grande processo rivoluzionario di bolscevizzazione del mondo contemporaneo. 

Infatti le passioni disordinate hanno un crescendo analogo a quello prodotto dall’accelerazione per la legge di gravità, si nutrono delle loro stesse opere e quindi producono conseguenze che, a loro volta, si sviluppano secondo un’intensità proporzionale. E nella stessa progressione gli errori generano errori e le rivoluzioni aprono la strada le une alle altre. (Rivoluzione e Contro-Rivoluzione, Parte I, Cap. VI, 1 A, B, C3)

Nessun commento:

Posta un commento