di Samuele Maniscalco
Ci risiamo. L’ennesima fuga in avanti, nel processo di disgregazione etico-morale, con la Puglia capofila di quella rivoluzione sessuale tanta cara al suo Governatore Nichi Vendola. Questa volta, a dire il vero, il pretesto è stato fornito dall’ennesima falla nella Legge 40 sulla fecondazione assistita.
Dal transessualismo alla genitorialità
A Bari, un donna ha deciso di cambiare sesso, ma non volendo rinunciare alla sua maternità, ha chiesto di poter congelare i propri ovuli e un pezzo di ovaie presso il Policlinico di Bari.
Il prof. Luigi Selvaggi, direttore della prima clinica di ostetricia e ginecologia, ha detto che sottoporrà il caso al Comitato etico del Policlinico e ha aggiunto – tanto per sottolineare la sua “imparzialità” – che “Tenendo ben presente i paletti legati alla legge 40 che vieta la fecondazione eterologa, eliminando le questioni etiche e religiose, trovo che sia una cosa giustissima: se ammettiamo il transessualismo, dobbiamo dare loro la possibilità di riprodursi” (Repubblica, 01/08/12). Ed ecco che, in un sol colpo, il divieto di fecondazione eterologa potrebbe essere parzialmente superato, qualora il Comitato etico del Policlinico dovesse dare parere positivo a procedere. Il passo successivo? Molto semplice “L’ovaio – prosegue il ginecologo – servirà per produrre gli ovociti che, dopo essere fertilizzati in vitro, saranno introdotti in cavità uterina: potrebbe essere quella della sua futura moglie”.
La falla della Legge 40
Ma poiché la legge 40 vieta l’utilizzo di spermatozoi e ovociti al di fuori della coppia, al momento, l’ostacolo potrebbe essere raggirato seguendo il “suggerimento” della dottoressa Raffaella De Palo, direttrice del centro di fecondazione assistita del Policlinico, che ha affermato “La normativa italiana però non vieta di conservare i suoi gameti (della donna, ndr), per poi prenderli e portarli in Paesi in cui è consentito”.
A evidenziare la falla nella legge 40 è stata la ginecologa torinese Francesca Bongioanni che, alla domanda del giornalista di Repubblica sul “perchè l’uso del “social freezing” si stia diffondendo in Italia prima che nel resto di Europa”, ha risposto “È paradossale, ma si tratta dell’unico effetto positivo della legge 40 sulla fecondazione. All’inizio, la legge obbligava a trasferire a ogni paziente tutti gli ovuli fecondati, costringendo noi medici a usare tecniche alternative, come il congelamento degli ovuli. Così siamo diventati un paese all’avanguardia per questa tecnica”. Il social freezing – ribattezzata “la seconda rivoluzione sessuale” – è nato negli Stati Uniti e sostanzialmente consiste nella possibilità, per le donne, di congelare i propri ovociti in giovane età, per avere poi la possibilità di “scongelarli” nel momento del bisogno. Le motivazioni di una tale scelta risiederebbero nel fatto che oggi l’età media in cui si concepisce un figlio è sempre più alta a causa delle difficoltà lavorative/economiche che non permetterebbero ad una famiglia di avere bambini prima.
Perché allora non lottare per esigere politiche a sostegno della maternità e della famiglia senza dover sottostare ai diktat della società contemporanea? Dove sono finite le femministe?
Il grande rischio per i politici cattolici
E qui una breve riflessione. Cosa accadrebbe se, in nome dell’uguaglianza, la donna di Bari volesse invece effettuare la fecondazione eterologa in Italia ma, non potendo, si rivolgesse a un qualsiasi tribunale italiano? Se è lecito cambiare sesso e congelare i propri ovuli, perché opporsi al suo istinto materno? Non sarebbe un caso di discriminazione? Il partito radicale non ha ancora iniziato a cavalcare questa tematica ma un ulteriore falla nella diga, già abbondantemente decrepita, della Legge 40 potrebbe creare una voragine etica di proporzioni impensabili. Che cosa faranno, allora, quanti fra i politici si dicono cattolici? Continueranno a votare leggi di compromesso o faranno come Pannella&Co che sono stati radicali nel rivendicare le proprie posizioni senza indietreggiare di un millimetro? I cattolici in politica dovrebbero fare lo stesso per diametrum opposto e non battaglie di retroguardia che ci hanno portato dentro questo baratro.
La Puglia è una regione cattolica e non merita questi tristi primati: ai cattolici pugliesi vogliamo solo dire di tenere bene a mente quanto sta accadendo nella loro regione sotto l’operato di Nichi Vendola e di ricordarsene quando andranno nuovamente a votare alle urne.
La sovversione fra Vendola e Rosy Bindi
Il leader di Sel, Nichi Vendola, ha recentemente detto: “Se potessi fare quello che voglio farei un figlio. (…) La società è matura per i matrimoni e per le adozioni gay”. Qualche giorno prima aveva affermato che tra i diritti insopprimibili delle persone per le quali lottare metteva “Matrimoni gay, fecondazione assistita, testamento biologico”.
Se l’Italia legalizzerà l’unione tra due persone dello stesso sesso, gioco forza riconoscerà prima o poi l’adozione e la possibilità degli uteri in affitto (infatti, si potrebbe sempre dire che un bambino adottato non è certamente come fosse proprio). Nel frattempo, le coppie lesbiche potrebbero sempre congelare i propri ovociti nell’attesa che qualche tribunale riconosca loro i “diritti” così a lungo negati.
Se il governatore della Puglia rappresenta la punta di lancia in Italia di una rivoluzione a marcia veloce, allora Rosy Bindi, esponente di spicco del Partito Democratico (PD), è senz’altro più propensa a una rivoluzione di marcia lenta (ma sempre verso l’abisso). Riferendosi alle parole di Vendola ha affermato: “Non capisco perché nel momento in cui si fa un passo avanti si debbano creare delle contestazioni che magari rischiano di far fare un passo indietro non a me, non al partito, ma all’opinione pubblica del Paese”. In altre parole: gli obiettivi sono gli stessi, cambiano solo tempi e modi.
Radici Cristiane - Novembre 2012
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