martedì 11 marzo 2014

La paura di dire no.


Il giudice che ha commesso il crimine professionale più mostruoso di tutta la storia non vi fu spinto dal tumultuare di nessuna passione ardente. Non lo accecò l'odio ideologico, né l'ambizione di nuove ricchezze, né il desiderio di compiacere qualche Salomé. A condannare il Giusto lo mosse
il timore di perdere la carica sembrando poco zelante per le prerogative di Cesare; la paura di crearsi complicazioni politiche, dispiacendo alla plebaglia ebraica; la paura istintiva di dire "no", di fare il contrario di quanto si chiede, di affrontare l'ambiente con atteggiamenti e con opinioni diverse da quelle in esso dominanti.




 Tu, Signore, lo guardasti per lungo tempo con quello sguardo che in un attimo operò la salvezza di Pietro. Era uno sguardo in cui traspariva la tua somma perfezione morale, la tua infinita innocenza, e, ciononostante, egli ti condannò.

Signore, quante volte ho imitato Pilato! Quante volte, per amore della mia carriera, ho lasciato che in mia presenza l'ortodossia fosse perseguitata, e ho taciuto. Quante volte ho assistito a braccia incrociate alla lotta e al martirio di quanti difendono la tua Chiesa! E non ho avuto il coraggio di dire loro neppure una parola di sostegno, per la detestabile pigrizia di affrontare quanti mi circondano, di dire "no" a quelli che costituiscono il mio ambiente, per la paura di essere "diverso dagli altri". Come se fossi stato creato, Signore, non per imitarti, ma per imitare servilmente i miei compagni.



Nel momento doloroso della condanna, hai sofferto per tutti i codardi, per tutti i deboli, per tutti i tiepidi... per me, Signore.

Gesù mio, perdono e misericordia. Per la fortezza di cui mi hai dato esempio sopportando l'impopolarità e affrontando la sentenza del magistrato romano, cura nella mia anima la piaga della debolezza!

Plinio Corrêa de Oliveira

(Via Crucis - Iª stazione - Gesù è condannato a morte)

Con approvazione ecclesiastica

Nessun commento:

Posta un commento