sabato 3 ottobre 2015

Un pastore che dà la vita... per il lupo

Un punto importante per capire la situazione a Cuba:
l’appoggio che, sin dall’inizio, un certo catto-comunismo
ha dato alla dittatura dei fratelli Castro.

Ne parla Armando Valladares, saggista e poeta,
prigioniero politico a Cuba per ben 22 anni,
già ambasciatore degli Stati Uniti presso la Commissione Diritti Umani delle Nazione Unite, Medaglia presidenziale del Dipartimento di Stato.
Valladares è autore di numerosi libri, tra i quali il best-seller mondiale
«Contro ogni speranza: 22 anni nel Gulag delle Americhe»

È triste, ma i fatti lo dimostrano: alla guida dell’arcidiocesi de L’Avana da oltre 34 anni, il cardinale Jaime Lucas Ortega y Alamino è diventato uno dei più grandi e indispensabili sostenitori del regime comunista a Cuba.


Lo scorso 5 giugno, Sua Eminenza ha concesso un’intervista alla radio spagnola “Cadena Ser”, nella quale affermava che “a Cuba non ci sono prigionieri politici”, e che quelli graziati in occasione della visita di Benedetto XVI, nel 2012, erano “criminali comuni” (“Diario de Cuba”, 7 giugno 2015).

Le dichiarazioni cardinalizie hanno causato costernazione. L’ex prigioniero politico Ciro Casanova Alexis Pérez ha affermato, con mal celata rabbia, che le parole del cardinale Ortega circa la presunta mancanza di prigionieri politici a Cuba “è una bugia totale” atta a “puntellare la dittatura dei fratelli Castro” (“Diario de Cuba”, 11 giugno 2015).

Da Cuba, il giornalista indipendente Mario Félix Lleonart ha sottolineato: “È al limite della pazzia. Come è possibile che questo uomo possa affermare una cosa che tutti a Cuba sanno di essere falsa? Questo non favorisce né la Chiesa né se stesso. D’altronde, la folle dichiarazione butta per terra tutta la dottrina sociale della Chiesa, che Ortega dovrebbe, invece, difendere” (“14 y Medio”, 12 giugno 2015).

Pure l’ex prigioniero politico Daniel Ferrer ha deplorato: “Negare che ci siano prigionieri politici a Cuba mi sembra un tradimento a Colui che è morto sulla croce per salvare l’umanità e per difendere i poveri, i discriminati e i perseguitati. (…) Il cardinale Ortega non mostra di essere un buon samaritano quando nega l’esistenza di prigionieri politici, invece di condannare apertamente le flagranti violazioni dei diritti fondamentali dei cubani, compresi i diritti dei cattolici, e quando minimizza consapevolmente l’importante lavoro di coloro che lottano con amore per la libertà, la giustizia e il benessere della nazione” (“Religión en Revolución”, giugno 2015).

Ada María López Canino, membro del movimento Damas de Blanco, che domenica 7 giugno è stata assalita e ferita da militanti castristi a L’Avana, ha detto: “Se non ci sono prigionieri politici, chiedo allora al Cardinale cosa ci fanno in carcere Ángel Santiesteban e Danilo Maldonado, per citare appena due nomi? (…) Che mi perdoni, ma quello che ha detto è una palese bugia. Noi Damas de Blanco ci battiamo pacificamente per liberare ogni prigioniere politico a Cuba. Ecco alcune fotografie. Sua Eminenza vuole dire che sono false? Che stiamo mentendo?” (“Cubanet”, 10 giugno 2015).

Da parte sua, la Commissione cubana per i diritti umani ha affermato che le dichiarazioni del Cardinale non hanno niente a che fare con la realtà del paese: “In questo momento, a Cuba ci sono più di 50 prigionieri politici” (“Radio Martí”, 8 giugno 2015). In realtà è difficile conoscere il numero dei detenuti politici a Cuba, perché molto spesso il regime condanna gli avversari politici incriminandoli per reati comuni, in modo da nascondere che si tratti di persecuzione politica. Secondo la filosofia totalitaria del regime, e in conformità con la Costituzione e il Codice penale, esiste libertà di religione fintanto che non ci si opponga all’ideologia comunista. Il che, per un cattolico, è cosa impossibile sotto pena di tradire il Vangelo.

Cuba è un’immensa isola-prigione, con 12 milioni di persone ridotte a “prigionieri di coscienza”, controllati da un implacabile sistema politico, poliziesco e giudiziario. I recenti “rilasci” di prigionieri sono stati amplificati dai mass media, e dai vari leader politici e religiosi. Tuttavia, gli oppositori hanno sottolineato che si tratta di misure cosmetiche che servono a facilitare i negoziati con il presidente Obama.

Alcuni prigionieri recentemente “rilasciati” sono stati minacciati dalle forze di sicurezza, che hanno loro proibito qualsiasi dichiarazione, pena il ritorno al carcere. Ad altri “rilasciati” sono stati trattenuti i documenti, costringendoli a vivere in una sorta di limbo giuridico, come relitti all’interno della società comunista. (“La Vanguardia-Europa Press”, 9 gennaio 2015).

Queste manovre sono perfettamente note alle ambasciate straniere e alle cancellerie di tutto il mondo. Perché si sceglie di non sollevare il problema?
I cubani conoscono benissimo questa tattica. L’operazione cosmetica oggi fatta per facilitare i negoziati con gli Stati Uniti, e per preparare la visita di Papa Francesco a Cuba a settembre, era già stata realizzata alla vigilia delle visite di Giovanni Paolo II e di Benedetto XVI. Poi tutto è tornato, in sostanza, come prima.

Tuttavia, permane un misterioso silenzio su queste farse del regime cubano. Forse, mai prima d’ora nella storia tanti leader mondiali hanno unito i loro sforzi per salvare una dittatura, come oggi nel caso del regime dei Castro.

I cubani che, dentro e fuori dell’isola, dedicano la vita per combattere sul piano delle idee, in difesa della libertà e della dignità di Cuba, sono disposti a continuare a esporre le manovre della dittatura castrista, sperando contro ogni speranza.

Il caso del cardinale Jaime Ortega merita un commento. Siamo dinanzi a una persona che, alla guida della Chiesa cubana da oltre tre decenni, ha dimostrato di essere un pastore pronto a dare la propria vita non per le pecore a lui affidate, bensì per il lupo che vuole mangiarle.

L’appoggio cattolico al comunismo castrista, però, non è l’unico mistero del dramma cubano. Questo mezzo secolo di ingiustizie inimmaginabili, di miseria e di sangue si è svolto sotto l’Indifferenza – con la I maiuscola – di gran parte dell’opinione pubblica mondiale. Perché una tale indifferenza quando di fronte ad altre dittature – quella nazista per esempio – dimostra, invece, una reattività al limite dell’isterismo?

Un ultimo commento, con una nota di biasimo, sulla collaborazione, testarda ed enigmatica, che un macro-capitalismo, legato a una certa élite politica e finanziaria mondiale, ha sempre dato al regime comunista cubano.
Che Dio, a Cui a questo punto mi appello chiedendo giustizia, aiuti gli indifesi, gli orfani, gli indigenti, le vittime di tanti abusi, rimuova l’indifferenza del mondo e risollevi la nazione cubana.

Armando Valladares





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