L'apatia o la timidezza dei buoni
"Ci sorregge tuttavia la buona speranza che
l’annuale festa di Cristo Re, che verrà in seguito celebrata, spinga la
società, com’è nel desiderio di tutti, a far ritorno all’amatissimo nostro
Salvatore. Accelerare e affrettare questo ritorno con l’azione e con l’opera
loro sarebbe dovere dei Cattolici, dei quali, invero, molti sembra non abbiano
nella civile convivenza quel posto né quell’autorità, che s’addice a coloro che
portano innanzi a sé la fiaccola della verità.
"Tale stato di cose va forse attribuito all’apatia
o alla timidezza dei buoni, i quali si astengono dalla lotta o
resistono fiaccamente; da ciò i nemici della Chiesa traggono maggiore temerità
e audacia. Ma quando i fedeli tutti comprendano che debbono militare con
coraggio e sempre sotto le insegne di Cristo Re, con ardore apostolico si
studieranno di ricondurre a Dio i ribelli e gl’ignoranti, e si sforzeranno di
mantenere inviolati i diritti di Dio stesso. (...)
"La celebrazione di questa festa, che si rinnova
ogni anno, sarà anche d’ammonimento per le nazioni che il dovere di venerare
pubblicamente Cristo e di prestargli obbedienza riguarda non solo i privati, ma
anche i magistrati e i governanti: li richiamerà al pensiero del giudizio
finale, nel quale Cristo, scacciato dalla società o anche solo ignorato e
disprezzato, vendicherà acerbamente le tante ingiurie ricevute, richiedendo la
sua regale dignità che la società intera si uniformi ai divini comandamenti
e ai principî cristiani, sia nello stabilire le leggi, sia nell'amministrare
la giustizia, sia finalmente nell'informare l'animo dei giovani alla
santa dottrina e alla santità dei costumi.
"Inoltre non è a dire quanta forza e virtù potranno
i fedeli attingere dalla meditazione di codeste cose, allo scopo di modellare
il loro animo alla vera regola della vita cristiana.
"Poiché se a Cristo Signore è stata data ogni
potestà in cielo e in terra; se tutti gli uomini redenti con il Sangue suo
prezioso sono soggetti per un nuovo titolo alla sua autorità; se, infine,
questa potestà abbraccia tutta l'umana natura, chiaramente si comprende, che nessuna
delle nostre facoltà si sottrae a tanto impero".
Lettera Enciclica Quas Primas sulla Regalità di Cristo,
Pio PP. XI (11 dicembre
1925)
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