Nel nome della libertà di espressione,
oggi si pretende sciogliere le briglie ad ogni tipo di spettacolo
immorale e persino blasfemo.
Il Vicario di Cristo, Pio XII tratta
di questo argomento
in questi termini:
"Parimenti non può essere accettata la teoria di coloro che,
nonostante le evidenti rovine morali e materiali causate da simili dottrine nel
passato, sostengono la più assoluta
libertà di espressione e di diffusione: non sarebbe, questa, la giusta
libertà, da noi sopra indicata, ma una sfrenata licenza di comunicare ad altri,
senza alcun controllo, tutto ciò che si vuole, anche se immorale e gravemente
pericoloso per le anime.
"Ma la Chiesa, che
protegge ed appoggia quanto influisce a sviluppare i veri valori spirituali - tanto
le scienze quanto le arti - l'hanno sempre avuta come Patrona e Madre, non può permettere che si attenti ai valori
che ordinano l'uomo verso Dio, suo ultimo fine. Nessuno si deve, quindi,
meravigliare se anche in una materia così delicata essa si muova con vigilante
prudenza, in conformità alla raccomandazione dell'apostolo: "Tutto esaminate, ritenete il bene, da ogni
specie di male astenetevi" (1 Ts 5, 2122).
"Sono, pertanto, certamente da condannarsi quanti
affermano che devono essere favorite ed esaltate certe forme di diffusione,
purché abbiano pregi artistici e tecnici, anche se offendono gravemente l'ordine morale.
"E vero che all'arte - come abbiamo ricordato in occasione del V
centenario della morte dell'Angelico - per esser tale, non è richiesta una
esplicita missione etica o religiosa". Ma "se il linguaggio artistico si adeguasse, con le sue parole e
cadenze, a spiriti falsi, vuoti e torbidi, cioè non conformi al disegno
del Creatore, se, anziché elevare la mente e il cuore a nobili sentimenti, eccitasse le più volgari passioni,
troverebbe spesso eco e accoglienza, anche solo in virtù della novità, che non è sempre un valore, e della esigua parte di reale che ogni
linguaggio contiene; ma una tale arte degraderebbe sé stessa, rinnegando il primordiale ed essenziale suo
aspetto, né sarebbe universale-perenne, come lo spirito umano, a cui si
rivolge".
Dalla Lettera Enciclica Miranda
prorsus
(I grassetti sono nostri)
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