La potenza della
preghiera
del Santo Rosario, la cui festa di celebra il 7 ottobre,
si è manifestata
in tante, tantissime occasioni nella Storia.
Questa festa fu istituita con il nome di "Madonna
della Vittoria"
da San Pio V Papa per ricordare la battaglia di Lepanto,
svoltasi appunto
il 7 ottobre del 1571,
nella quale la
flotta della Lega Santa (formata da Spagna, Repubblica di Venezia e Stato della
Chiesa) sconfisse quella dell'Impero ottomano.
Un altro avvenimento, assolutamente
straordinario, storico, quello che ha salvato l’Austria dal dominio sovietico dopo la seconda guerra mondiale.
Chi visita la Franziskanerkirche
a Vienna si accorge subito della presenza di una statua della Madonna di Fatima situata in un
altare laterale. Ai suoi piedi una lapide la proclama “Simbolo della libertà della nostra Patria”. Di quale libertà si tratta? E qui
siamo alla nostra storia.
Correva l’anno 1945, subito dopo la
seconda guerra, e l’Austria, come la Germania, fu suddivisa in quattro zone,
rispettivamente sotto il controllo degli Stati Uniti, Francia, Inghilterra ed
Unione Sovietica. Quest’ultima ricevette la Niederösterreich, la parte più ricca
del Paese che comprendeva anche e soprattutto la capitale Vienna.
Era evidente che nel clima creatosi a seguito della “guerra fredda”, i sovietici
non volevano assolutamente abbandonare la zona occupata, considerandola ormai
parte del mondo comunista. Questa parte dell’Austria rischiava
davvero di diventare parte della Cortina di Ferro.
Fu in questa drammatica situazione che
la Provvidenza, tramite la preghiera del Rosario, è intervenuta.
Infatti, il 2 febbraio 1946, dopo aver
celebrato la Santa Messa in un convento di suore a Graz, un sacerdote
cappuccino di nome Petrus Pavlicek si avviò verso il Santuario nazionale di
Mariazell, al fine di pregare intensamente ai piedi della Madonna, chiedendoLe
lumi per venire incontro ai bisogni spirituali del popolo austriaco.
Mentre pregava, assorto come in estasi,
sentì chiaramente una voce interiore che gli diceva: “Fate
tutto quello che vi dirò e avrete la pace”. Solo dopo egli si accorgerà che
queste erano le stesse
parole con le quali la Madre di Dio si era rivolta ai pastorelli di Fatima.
E così, nel febbraio 1947 egli decise
di fondare un movimento di preghiera con persone che si impegnassero a
recitare il Rosario in orari diversi, per fare in modo che la Madonna fosse
onorata 24 ore su 24 in tutto il territorio nazionale.
Padre Pavlicek OFM
E così, senza nessun sostegno economico
visto che la guerra aveva lasciato l’Ordine cappuccino nella miseria, Padre
Pavlicek cominciò a percorrere il Paese predicando missioni popolari e fondando
gruppi locali del suo movimento, che venne conosciuto come Rosenkranzsühnenkreuzzug,
cioè Crociata riparatrice del
Santo Rosario.
Per evitare di provocare la repressione
dei sovietici, i partecipanti alla crociata pregavano per due intenzioni: la conversione dei peccatori e la pace nel mondo. A tutti però era ovvio che quest’ultima comprendesse la
liberazione dell’Austria dal giogo comunista.
Il fine primario della crociata era
l’adempimento della richiesta della Madonna nel 1917: preghiera, penitenza,
conversione. Padre Pavlicek insisteva particolarmente sul sacramento della
confessione, per il quale aveva un carisma
speciale.
Dopo aver conquistato il cuore delle
province, la Crociata riparatrice del Santo Rosario
approdò a Vienna. Nel settembre 1948, Padre Pavlicek iniziò gli Atti di
devozione riparatrice (Sühnenandacht), consistenti in Messe, omelie,
confessioni, benedizione degli ammalati e recita del Rosario.
Chiamate Sturmgebete (Assalti di
preghiera), queste cerimonie potevano durare anche cinque giorni. “La pace
è un dono di Dio — spiegava il missionario — e non
un’opera dei politici. E i doni di Dio si ottengono con la preghiera”.
Nel frattempo, la crociata di Padre
Pavlicek si allargava, raggiungendo perfino la Germania e la Svizzera. Il
numero degli iscritti superava ormai il mezzo milione.
E il miracolo avvenne!
Per tutto questo tempo una delegazione
austriaca aveva mantenuto contatti diplomatici a Londra con rappresentanti
degli alleati in vista della liberazione del Paese.
Ma la situazione non si era sbloccata, i
sovietici si rifiutavano di lasciare l’Austria. Sembrava che Dio volesse
mettere alla prova la fiducia dei cattolici. Più essi pregavano, più Stalin si
ostinava!
A sorpresa, il 24 marzo 1955 i
dirigenti del Cremlino convocarono il presidente Raab a Mosca per uno “scambio
di vedute”.
Presentendo che qualcosa di importante
stava per accadere, prima di partire questi si rivolse a Padre Pavlicek: “Per
favore, dica ai fedeli che preghino con più insistenza!” Dopo
appena un paio di giorni di conversazioni al più alto livello, l’impossibile
accadde: senza nessuna motivazione apparente, i sovietici annunciarono che, nel
giro di tre mesi, avrebbero ritirato tutte le loro truppe!
Il 15 maggio, i rappresentanti delle
quattro potenze occupanti firmarono a Vienna il Trattato che restituiva al
Paese la sua totale indipendenza. Il fatto si impose prepotentemente
all’attenzione del mondo: per la prima volta i comunisti si ritiravano
unilateralmente da un Paese.
L’ultimo soldato sovietico lasciò il
suolo austriaco il 26 ottobre 1955, mentre la Germania avrebbe dovuto aspettare
fino al 1995.
E così, senza nessun sostegno economico
visto che la guerra aveva lasciato l’Ordine cappuccino nella miseria, Padre
Pavlicek cominciò a percorrere il Paese predicando missioni popolari e fondando
gruppi locali del suo movimento, che venne conosciuto come Rosenkranzsühnenkreuzzug,
cioè Crociata riparatrice del
Santo Rosario.
Per evitare di provocare la repressione
dei sovietici, i partecipanti alla crociata pregavano per due intenzioni: la conversione dei peccatori e la pace nel mondo. A tutti però era ovvio che quest’ultima comprendesse la
liberazione dell’Austria dal giogo comunista.
Il fine primario della crociata era
l’adempimento della richiesta della Madonna nel 1917: preghiera, penitenza,
conversione. Padre Pavlicek insisteva particolarmente sul sacramento della
confessione, per il quale aveva un carisma
speciale.
Dopo aver conquistato il cuore delle
province, la Crociata riparatrice del Santo Rosario
approdò a Vienna. Nel settembre 1948, Padre Pavlicek iniziò gli Atti di
devozione riparatrice (Sühnenandacht), consistenti in Messe, omelie,
confessioni, benedizione degli ammalati e recita del Rosario.
Chiamate Sturmgebete (Assalti di
preghiera), queste cerimonie potevano durare anche cinque giorni. “La pace
è un dono di Dio — spiegava il missionario — e non
un’opera dei politici. E i doni di Dio si ottengono con la preghiera”.
Nel frattempo, la crociata di Padre
Pavlicek si allargava, raggiungendo perfino la Germania e la Svizzera. Il
numero degli iscritti superava ormai il mezzo milione.
E il miracolo avvenne!
Per tutto questo tempo una delegazione
austriaca aveva mantenuto contatti diplomatici a Londra con rappresentanti
degli alleati in vista della liberazione del Paese.
Ma la situazione non si era sbloccata, i
sovietici si rifiutavano di lasciare l’Austria. Sembrava che Dio volesse
mettere alla prova la fiducia dei cattolici. Più essi pregavano, più Stalin si
ostinava!
A sorpresa, il 24 marzo 1955 i
dirigenti del Cremlino convocarono il presidente Raab a Mosca per uno “scambio
di vedute”.
Presentendo che qualcosa di importante
stava per accadere, prima di partire questi si rivolse a Padre Pavlicek: “Per
favore, dica ai fedeli che preghino con più insistenza!” Dopo
appena un paio di giorni di conversazioni al più alto livello, l’impossibile
accadde: senza nessuna motivazione apparente, i sovietici annunciarono che, nel
giro di tre mesi, avrebbero ritirato tutte le loro truppe!
Il 15 maggio, i rappresentanti delle
quattro potenze occupanti firmarono a Vienna il Trattato che restituiva al
Paese la sua totale indipendenza. Il fatto si impose prepotentemente
all’attenzione del mondo: per la prima volta i comunisti si ritiravano
unilateralmente da un Paese.
L’ultimo soldato sovietico lasciò il
suolo austriaco il 26 ottobre 1955, mentre la Germania avrebbe dovuto aspettare
fino al 1995.
Per commemorare un tale trionfo, fu
convocata a Vienna una fiaccolata con
la Madonna di Fatima, alla quale prese parte quasi un
milione di persone con le più alte autorità ecclesiastiche e civili.
Il Presidente pronunciò un discorso nel
quale, dopo aver riconosciuto il ruolo del movimento di Padre Petrus Pavlicek,
concluse: “Col cuore pieno di Fede vogliamo oggi rivolgere al Cielo una preghiera
gioiosa: Siamo liberi grazie a Te. Grazie Maria!”
Nelson Fragelli
Associazione Luci sull'Est
(I grassetti
sono nostri)
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