LA CAPPA
DELLA TFP
Tradizione,
Famiglia, Proprietà
Settembre 2018
Campagna pubblica in Estonia,
in difesa della famiglia
tradizionale
Nel 1969, i soci e cooperatori della
TFP brasiliana
si presentarono in pubblico
indossando una caratteristica cappa rossa,
ideata da Plinio Corrêa de Oliveira.
Con lo stendardo, diventò un
simbolo distintivo delle TFP in tutto il mondo.
Mi hanno informato che la nostra cappa fra poco compirà quindici anni.
Nella vita di un uomo, quindici anni ne fanno un giovanotto. Nella vita di un
simbolo, ne fanno un veterano. La cappa sta diventando veterana al calore delle
campagne, delle polemiche, degli applausi, delle ammirazioni che possono
giungere fino alla venerazione.
L’idea della cappa
Il motivo che mi portò a inventare la cappa era per evitare che le nostre
campagne si perdessero nel trambusto delle grandi città. Per un gruppo piccolo,
come quello nostro di allora, ciò sarebbe stato una tragedia. Infatti, un
piccolo gruppo che scende nelle piazze senza che nessuno se ne accorga, può
chiudere bottega perché ha fallito. Dal punto di vista pubblicitario è morto e
sepolto, perché si stabilisce un circolo vizioso: proprio perché è piccolo, non
attira nessuno, non attirando nessuno non cresce...
L’unico modo, pensavo io, era scendere nelle piazze e far saltare in aria
l’indifferenza generale, segnando la nostra presenza in modo talmente
strepitoso che fosse impossibile ignorarlo: ecco come è nata l’idea della
cappa.
All’inizio temevo di dover inventare un nuovo simbolo a ogni campagna, per
richiamare ancora l’attenzione del pubblico. Mi lanciai comunque nell’avventura
con totale fiducia nella Madonna. Dopo il primo giorno di campagna con la
cappa, mi sono subito accorto che il problema era risolto: con la grazia di
Maria Santissima, la cappa sarebbe durata per sempre!
Ed eccoci pronti a celebrare il quindicesimo anniversario della cappa,
senza che sia mai sembrata banale, usurata; senza che mai abbia smesso di
suscitare un enorme entusiasmo nel pubblico. Ogni volta che sfoggiamo la cappa
in campagne pubbliche, pare sempre una novità. Eppure è il simbolo della
Tradizione!
Immaginate che qualcuno percorresse le vie del centro storico di San Paolo
facendo propaganda di libri vecchi: “Eccellenti libri vecchi a basso costo,
dall’antiquario tale!”. Attirerebbe appena l’attenzione di pochissimi
bibliofili.
Novità e Tradizione
La nostra cappa rifulge di Tradizione, eppure riesce a essere sempre una
novità. Sembra un paradosso. Come si spiega?
Nella nostra cappa, la Tradizione rifulge in un tal modo che attira
l’attenzione. Mentre tante altre tradizioni non rifulgono più – dappertutto
l’interesse per le tradizioni sta calando – con la nostra cappa si dà il
contrario. La Tradizione rifulge con tanta forza di futuro, con tanta
freschezza, che molte persone si domandano: “Su questo non contavo! Vorrebbe
dire che la Storia sta compiendo una rotazione sulla quale non tenevo conto?”
Questa permanente novità della cappa è il fulgore constante di qualcosa che
tutti pensavano fosse già morto e invece si mostra pieno di vita!
La cappa resiste alla prova del ridicolo
C’è un fatto sulla cappa che solo ora riesco a esplicitare.
Vi ricordate la battaglia di Lepanto nel 1571? La flotta della Santa
Alleanza, organizzata da papa s. Pio V e comandata da don Giovanni d’Austria,
sconfisse definitivamente il potere navale dei turchi nel golfo di Lepanto.
Questa vittoria suscitò un tal entusiasmo in Europa, che lo spirito di crociata
cominciò di nuovo a soffiare, specie fra i giovani.
Fu in quella situazione che lo scrittore spagnolo Miguel de Cervantes,
forse su commissione, scrisse il suo celebre «Don Chisciotte», schernendo la
cavalleria. Il libro è scritto così bene che riesce a ridicolizzare la
cavalleria; in modo tale che, da quel giorno in poi, sempre che qualcuno prende
la difesa eroica di qualche ideale, c’è sempre un mentecatto che salta fuori
accusandolo di “chisciottesco”.
Di fronte ai grattacieli di São Paulo, Brasile
Ebbene, lungo questi quindici anni la nostra cappa percorre le piazze
dell’Occidente e mai, proprio mai, qualcuno ha avuto il coraggio di chiamarla
di “chisciottesca”. Una volta una pubblicazione tradizionalista francese la
timbrò “spagnoleggiante”. Veniva insinuato implicitamente che, per taluni,
tutto quanto sia spagnolo è esagerato. Tuttavia, non osarono definirla
“chisciottesca”.
Un simbolo che parla di crociata
Ho detto che la nostra cappa è un simbolo. Di che cosa?
Perché questo simbolo parla di crociata? È un fatto innegabile: non vi è
persona al mondo che, di fronte alla cappa, non abbia pensato a una crociata.
Dalla Bolivia alla Spagna alla Francia, la cappa suscita istintivamente l’idea
di crociata. È curioso, poiché la cappa non ostenta una croce, bensì un leone.
È vero che il leone ha sul petto una croce minuscola, ma questa non attira
l’attenzione, talmente è piccola. Perché, dunque, suscita l’idea di crociata?
Per quale motivo la cappa suscita la memoria di un evento storico, o meglio di
una sequenza di eventi storici, ai quali, tuttavia, non fa esplicito
riferimento?
La cappa della TFP posata sul Santo Sepolcro, Gerusalemme
Un rosso che parla di vita e di futuro
La prima cosa che richiama l’attenzione nella cappa è il color rosso. La
cappa è una grande superficie rossa sul petto di chi la indossa. Questo rosso
ha una caratteristica: abbina con qualsiasi colore di abito. Quando pensai alla
cappa, la maggior parte delle persone usava abiti scuri. Non pensai che la
cappa potesse apparire bella anche sul tipo di giacca che, soprattutto i
giovani, usano oggi. Non lo avrei mai immaginato. Questo rosso non stona per
niente con quasi nessun colore.
Il colore della cappa è il colore della vita e del futuro! È un rosso che
incanta per la vita che trasmette, è un rosso che scoppia di promesse di
futuro!
La cappa forma una sorta di busto che distingue la testa dal corpo. Si
direbbe che tutto il resto non è che un piedestallo per reggere la testa, che rappresenta
la parte più nobile del corpo.
Un elemento per il quale la cappa dà l’idea di crociata sono i tagli netti
che ha, sia quella “V” di davanti, sia quella punta che cade all’indietro. C’è
una parola francese che rende l’idea: tranchant,
tagliente. Le linee sono di una tale audacia che sembrano proclamare: io andrò
avanti!
Nobiltà
Non tutto, però, è audacia. C’è anche la discrezione. È il ruolo delle
pieghe. Se la cappa fosse liscia, sarebbe un disastro. Sembrerebbe una carta da
regalo. Qual è il ruolo delle pieghe? Ogni qualvolta un oggetto sta per cadere
e qualcosa lo trattiene, assume un’aria di nobiltà. La nobiltà si esprime in
due movimenti: vi è la nobile arte dell’avanzare con bellezza, ma vi è anche la
nobile arte del sapersi trattenere. La cappa, dunque, dà l’impressione di
un’audacia nobile. Essa è allo stesso tempo audace e discreta. È la propria
definizione di nobiltà.
Negli Stati Uniti d'America
Vi sono, dunque, un’audacia nobile e una discrezione nobile. L’audacia
insieme alla discrezione danno l’idea di nobiltà. La cappa ha elementi che
sembrano ordinare la carica, l'avanzare, ma poi ha delle ritirate grandiose. La
cappa ha un’alta idea di sé stessa. Vi sono momenti per caricare, e vi sono
momenti per ripiegare nobilmente. È il senso dell’onore. In tal modo la cappa
evita anche la volgarità. Immaginate quanto sembrerebbe volgare se mancassero
le pieghe.
La cappa parla di onore. È un monumento all’onore. È la vitalità e
l’audacia a servizio dell’onore. È l’antica cavalleria ispirata dalla Fede.
Aspetto inquisitorio
C’è un ultimo punto che vorrei commentare: l’aspetto della cappa che potrei
chiamare inquisitorio.
È proprio del senso inquisitorio sentire le cose, percepirle con estrema
finezza e sapere separarle: ciò che è buono è buono, ciò che è cattivo è
cattivo; ciò che è vero è vero, ciò che è falso è falso. Questo proviene dal
senso dell’onore.
È proprio dell’onore sentire tutto quanto gli è contrario. Una persona con
un alto senso dell’onore sente, con molta vivacità e precisione, tutto quanto
ferisce il suo onore. Per esempio, un uomo con un alto senso dell’onore si
sente molto più ferito quando qualcuno gli dà del bugiardo, che una persona con
un senso dell’onore affievolito. Perché? Perché egli sente istintivamente il
contrasto fra il suo onore e l’insulto. E reagisce con forza.
Nel campo morale il pudore ne è un esempio. È proprio del pudore cattolico
percepire con molta finezza tutto quanto è impuro, salvo poi rifiutarlo con
forza. Il percepire e il rifiutare sono i tratti inerenti al pudore.
L’onore ha qualcosa di punitivo e di vendicativo. L’onore è combattivo.
Quando è oltraggiato, lotta fino all’ultimo! L’onore può anche perdonare,
purché il cattivo riconosca che ha calunniato. Un uomo può perdonare
un’ingiuria. Egli, però, non può tollerare che l’ingiuria circoli liberamente
senza essere smentita. Se c’è stata una calunnia, bisogna rettificarla. Il
senso della rivendicazione e della polemica è inerente all’onore.
Una persona “bonaria”, che lascia un’ingiuria o una calunnia circolare
senza ritrattazione, è uno svergognato. Potrà semmai essere uno svergognato
molto cordiale, ma è uno svergognato.
L’onore ha, dunque, qualcosa di inquisitorio. Ciò che io chiamo spirito
inquisitorio è la difesa dell’integrità e dell’onore della Fede. Il cattolico
che comprende quanto vale l’integrità della Fede e il suo onore, avrà una
vivacità speciale nel percepire tutto quanto può minacciarla. E vorrà che
qualsiasi deviazione o eresia sia subito rettificata o cancellata. Ecco l’aspetto
combattivo e inquisitorio della nostra cappa.
Plinio Corrêa de Oliveira - 1984
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