Plinio Corrêa de Oliveira analizzò con
attenzione
la rivoluzione del Sessantotto, spiegando il suo substrato
dottrinale,
descrivendo la sua incidenza sulla Chiesa e sulla società e,
specialmente, proponendo linee di azione per contrastarla.
Trascriviamo alcuni brani sciolti,
pronunciati dal leader cattolico in
riunioni dell’epoca.
Non
un mero ritorno all’ideale borghese
Il cammino alla Sorbonne è stato preparato dal fatto
che crescenti minoranze cominciarono a desiderare qualcosa di opposto al
progresso moderno. Sia nei suoi aspetti socio-politici sia in quelli culturali,
la Sorbonne voleva distruggere la società borghese, proclamando invece
l’anarchia.
Per definizione, la borghesia vuole mantenere lo
status quo. I rivoluzionari del ‘68 volevano andare all’inferno, i borghesi
volevano restare sulla terra, noi vogliamo andare in Cielo. Anche noi
abominiamo lo spirito borghese, ma da una prospettiva opposta.
Prendete, per esempio, lo slogan dei sessantottini: Le
rêve est realité – il sogno è realtà. È uno slogan
antiborghese. Per il borghese il sogno è l’opposto della realtà. Noi non
possiamo reagire semplicemente difendendo la realtà. Dobbiamo proporre un sogno
opposto. Io avrei risposto: Oui, le rêve est
realité, le Royaume de Marie est proche!
Sì, il sogno è realtà, il Regno di Maria sta
arrivando! Proclamare l’ideale borghese come reazione al Sessantotto potrà
attrarre alcune persone mondane, ma mai le convertirà alla grazia del Regno di
Maria. Le persone si convertono solo di
fronte all’assoluto.
Qualcosa di simile possiamo dire sullo slogan
sessantottino L’immagination prend le pouvoir –
l’immaginazione al potere. Il borghese rigetta l’immaginazione perché gli piace
essere razionalista, terra terra. L’immaginazione che vuole prendere il potere
alla Sorbonne è quella hippie. Un giorno, però, quando i nostri ideali avranno
vinto, anche noi potremo proclamare: Davvero, l’immaginazione ha preso il
potere! Il Regno di Maria, che voi
ritenevate utopico, è arrivato!
Contrastare
il brutto con la bellezza
La Rivoluzione della Sorbonne è un impressionante
dispiegamento di abilità teatrale. È una
messa in scena colossale. Infatti, io ritengo che sia il miglior teatro mai
rappresentato nel secolo XX.
Io prenderei in giro questa Rivoluzione. Gli
organizzatori della fantasmagoria del Sessantotto hanno voluto conferirgli
un’aria di dramma, e allo stesso tempo di grandezza diabolica. Io proverei a puntare il dito contro il
ridicolo di questo pseudo dramma, svegliando il senso critico delle persone
non ancora intossicate dall’ambiente rivoluzionario.
Se il governo di De Gaulle avesse capito questo,
avrebbe reagito in maniera diversa.
Per esempio, anziché caricare i manifestanti con
truppe d’assalto, qualcosa di profondamente antipatico, la Polizia avrebbe
dovuto avanzare cantando, in un modo
molto tradizionalmente francese, qualcosa del genere: “Gioventù coraggiosa
di Francia, noi siamo i soldati della Legge, siamo i soldati dell’Ordine. Noi
vi capiamo e vi amiamo con tutto il nostro cuore...”.
Io credo che questo avrebbe smorzato la frenesia
rivoluzionaria. Quando si deve rispondere con le armi, la battaglia è già mezza
perduta. Contro la commedia
rivoluzionaria, io avrei risposto con una canzone.
Come mi piacerebbe che ogni campagna della TFP avesse
una canzone. Dicono che cantare equivalga a pregare due volte. Io dico: “Lottare cantando è come lottare
due volte”. Ciò è particolarmente importante nell’odierna guerra psicologica. Come mi piacerebbe
che le nostre campagne avessero slogan, canti, bande musicali.
Nelle nostre campagne noi dobbiamo proclamare gli
slogan, anzi dobbiamo cantarli. Tutto nella TFP ha una grandezza intrinseca. In una campagna della TFP la bellezza si
incontra con la verità. Ecco lo charme grandioso della TFP! Quali sono gli
elementi di tale grandezza? Prima di tutto, la grandezza delle dottrine della
Santa Chiesa Cattolica. Poi la grandezza di un atteggiamento che, parlando all’intelletto, attinge anche ai sensi
tramite la bellezza. Tutto questo, contro il mondo rivoluzionario.
Una
risposta angelica
La Rivoluzione della Sorbonne ha mostrato il gusto
francese per la cavalleria, però con un
lato nero, diabolico. Per esempio, quando hanno innalzato la bandiera del
Vietcong sulla torre di Notre Dame.
Ciò fu un atto di cavalleria nera, alla quale dobbiamo
opporre un atto di cavalleria cattolica. Non
si affronta la cavalleria nera semplicemente con dottrine, ma con una
cavalleria opposta e superiore, una cavalleria
angelica.
Credo che l’ora di parlare sugli angeli sia arrivata. Più la situazione contemporanea diventa
insolubile, misteriosa e terribile, più sono convinto che la soluzione sia
un’apertura all’universo angelico. I cattolici fedeli sono sempre più
isolati. O noi facciamo ricorso agli angeli, oppure non vedo una via di uscita
a questa situazione di crescente isolamento.
Se vogliamo essere preparati per affrontare la
situazione, se vogliamo comunicare forza e animo ai fedeli in mezzo alla crisi
contemporanea, dobbiamo studiare gli angeli. Dobbiamo chiedere agli angeli di
intervenire presso gli uomini, affinché siano preparati per le grandi battaglie
che si avvicinano. Poiché l’azione del
demonio si fa sempre più incalzante, solo un ricorso agli angeli ci potrà
permettere di affrontarla con successo. Dobbiamo studiare a fondo questo tema.
È chiaro che, in questa battaglia, dobbiamo chiedere
l’aiuto di tutta la corte celeste. Ritengo, però, che gli angeli abbiano un
ruolo speciale. Fare oggi la lotta
contro-rivoluzionaria senza un ricorso agli angeli è come combattere
cinquecento dinosauri con una spada.
Plinio Corrêa de Oliveira
(Rivista Tradizione, Famiglia, Proprietà -
Ott. 2018)
(I grassetti sono nostri)
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