Il popolo sarebbe caratterizzato da un continuo ribollire di odi, invidia e crudeltà, pronti a traboccare e a travolgere tutta la struttura sociale. "Popolo" sarebbe sinonimo di Rivoluzione e, quindi, antonimo di gerarchia e di tradizione.

Rivolgiamo il nostro sguardo alla città di Rio de Janeiro. Secondo quanto la Rivoluzione ringhia dalle nostre parti e proclama sfacciatamente all'estero, le masse urbane di Guanabara sognerebbero soltanto il socialismo. Esse bramerebbero - mosse da un’insopprimibile avversione - di distruggere a Rio tutte le strutture, tutti i simboli, tutte le note tipiche della nostra attuale società borghese e, a fortiori, del nostro passato aristocratico e monarchico, per sostituirli con la società proletaria. In altre parole, la nostra tradizione risulterebbe loro odiosa.
Carro allegorico con corona imperiale del Brasile
La verità, invece, è tutt’altra. Le nostre foto mostrano aspetti pittoreschi del carnevale di Rio de Janeiro.

Una conosciuta rivista carioca ha pubblicato un servizio sull'evento dal titolo quanto mai significativo: "Modesti operai e donne di servizio si trasformano, per una notte, in re, principi, conti, regine e marchesi".
È ovvio che in questi indumenti non si deve cercare una fedeltà rigorosa e accademica ai modelli effettivamente usati nell'epoca che si vuole evocare. La fervida immaginazione popolare, aperta al meraviglioso, presenta qui l'aristocrazia come se la immagina. E lo charme caratteristico del nero anima l'insieme con un tocco aggraziato e incantevole.

(Plinio Corrêa de Oliveira, Catolicismo, Luglio 1967 - Tradizione, Famiglia, Proprietà - anno 2000, n°3)
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