domenica 4 aprile 2010

Sant’Isidoro di Siviglia

Vescovo e dottore della Chiesa, Sant’Isidoro di Siviglia (560-636) illumina la Spagna con la sua dottrina e la sua santità.


Considerato l’uomo più colto del suo tempo, lotta contro gli ariani ed è anche uno scrittore molto prolifico. Leggiamo un brano di un suo testo, il “Lamento di un peccatore”.

“In tutti i tuoi atti, in tutte le tue opere imita i buoni; competi con i santi, guarda all’eroismo dei martiri, segui l’esempio dei giusti. Desidero che la vita e gl’insegnamenti dei santi siano per te un incoraggiamento alla virtù. Sii di buono spirito, mantieni la tua buona reputazione e non comprometterla con alcuna cattiva azione, né lascia che cada nel disonore. Fai vedere come la pensi con il portamento e il modo di camminare. Sii semplice nel modo di presentarti, puro nel cammino, grave nei gesti, onesto nei passi. Non ti sfuggano gesti lascivi, arroganti o superficiali. La postura del corpo è un segno che rivela l’anima. Pertanto il tuo modo di camminare non mostri superficialità; il tuo passo non sia un insulto per te stesso o per il tuo prossimo. Non diventare occasione di pettegolezzo per gli altri; non lasciare che il tuo onore si degradi. Non passare il tuo tempo con dei perdigiorno. Evita il cattivo; ammonisci il pigro. Fuggi la compagnia di chi perde tempo, tanto più se si mostra incline al vizio. Cerca i buoni, desidera la loro compagnia. Cerca soprattutto l’amicizia dei santi. Se imiti il loro comportamento alla fine acquisterai le loro virtù. Se cammini con i saggi diventerai un saggio; ma se cammini con gli idioti diventerai anche tu un’idiota, perché il simile cerca il simile. È pericoloso passare il tempo con i cattivi, è dannoso stare insieme ai perversi. Se sei amico di persone indegne ti nutrirai della loro infamia. È meglio sopportare l’odio dei malvagi che la loro compagnia. Così come dalla vita dei santi s’imparano molte cose buone, così molte cose cattive vengono dalla vita dei malvagi, perché chi tocca la sporcizia si sporca anche lui”.

Per meditare su questo bellissimo brano di Sant’Isidoro consideriamo due punti.

In primo luogo il santo stabilisce un profondo legame fra la condotta morale di un uomo e il suo comportamento esterno, cioè come l’uomo si presenta e come appare agli altri. L’idea di fondo è che un buon cattolico deve far trasparire all’esterno la sua coerenza con gl’ideali della morale cattolica. Non è vero che si deve essere sempre spontanei e seguire i propri istinti non controllati. Questa è un’idea tipica della Rivoluzione. Al contrario controllando il proprio modo di stare in piedi o seduto, di camminare, di guardare, di comportarsi ogni uomo manifesta il suo ideale morale.

Sant’Isidoro sa bene che siamo feriti dal peccato originale, e pertanto quando entriamo in contatto con gli altri non mostriamo necessariamente la virtù. Spesso quello che lasciamo vedere è il nostro lato peggiore. Pertanto dobbiamo fare attenzione al nostro comportamento e chiederci sempre se davvero esprime quello che è buono e reprime quello che è cattivo. Abbiamo l’obbligo morale di reprimere il nostro lato cattivo e non lasciarlo vedere nel nostro comportamento. Ipocrisia? Vanità? Niente affatto. Se ci comportiamo così mostriamo rispetto per gli altri e, cosa ancora più importante, per Dio. Affermiamo implicitamente che in noi, a causa del peccato originale e dei peccati attuali, c’è il male ma gli neghiamo il diritto di presentarsi alla luce del giorno.

Dunque dobbiamo essere disciplinati e comportarci in pubblico in un modo che rifletta quanto di meglio vive nel nostro cuore. Se fossimo stati preservati dal peccato originale non sarebbe necessario controllarsi. Ma siccome il peccato originale c’è, dobbiamo controllarci e reprimere gl’impulsi cattivi.

Per questo, in ogni civiltà che ha raggiunto un certo grado di perfezione i genitori insegnano ai figli e alle figlie un portamento adeguato e la buona educazione, perché anche così si manifesta un ideale morale.
 In secondo luogo, quando Sant’Isidoro ci dice di passare il tempo con i buoni ed evitare i cattivi ci dà anche una lezione per l’apostolato. Contesta – implicitamente, certo – tanto progressismo cattolico contemporaneo il quale ritiene che l’apostolato per dare frutti debba essere fatto passando molto tempo con i cattivi. Penso sia un errore. In genere – e l’opera di alcuni santi rappresenta l’eccezione che conferma la regola – se passiamo molto tempo con i cattivi è più probabile che diventiamo noi stessi cattivi.

Qualche tempo fa era di moda in un certo cattolicesimo progressista parlare di un “apostolato di conquista” che avrebbe dovuto “portare Cristo nel mondo”. Ho conosciuto questi slogan nel movimento cattolico studentesco e operaio degli anni 1930. I cattolici andavano a cercare i non cattolici nei loro ambienti iniziando a frequentare circoli sportivi e night club. Ho conosciuto anche alcuni preti che sono diventati operai per andare a cercare, dicevano, gli operai nelle fabbriche. Purtroppo molti preti operai furono convertiti dai sindacalisti al comunismo, anziché convertire gli operai comunisti al cattolicesimo. Così, in un modo non sorprendente, molti di quelli che andavano a cercare i peccatori nei night club finirono per acquisire essi stessi un certo rilassamento morale e spirito di compromesso. Nella Chiesa si diffuse una mentalità permissiva.

Dopo il Concilio Vaticano II si parla molto di un “aggiornamento” che sarebbe conforme allo “spirito del Concilio”: adattare la Chiesa al mondo moderno. Se si tratta di cambiare il mondo moderno e convertirlo al cattolicesimo non c’è nulla da obiettare. Ma mi sembra che spesso succeda precisamente il contrario: è il mondo moderno che “converte” uomini di Chiesa. Vediamo alcuni sacerdoti e vescovi abbandonare i loro santi abiti per vestirsi come laici, e neppure tanto eleganti. Vediamo chiese costruire in uno stile più adatto a un teatro. Vediamo Messe che sembrano piuttosto spettacoli, musica sacra che ricorda le canzonette popolari, abitudini e abbigliamento sovversivi che penetrano nei gruppi giovanili cattolici.

Sant’Isidoro di Siviglia la pensava diversamente. Invitava a comportarsi sempre in modo decoroso. Le sue parole sono profetiche e spiegano in anticipo perché un certo “aggiornamento” non poteva avere successo. Preghiamo dunque il grande Sant’Isidoro di Siviglia perché ci conceda sia l’auto-disciplina per mostrare nel nostro comportamento esteriore solo gli aspetti nobili della nostra anima sia la capacità di discernere il bene dal male. Potremo così rafforzare in noi stessi l’ammirazione per i buoni e il desiderio di seguirli, e il rifiuto dei malvagi e la determinazione di resistere alle loro lusinghe.

(Plinio Corrêa de Oliveira)

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