venerdì 27 luglio 2012

L'incanto della banalità

Talvolta vi è una certa attrazione dello spirito umano per le cose banali. Questo perché la realtà creata da Dio è così vasta, che i nostri occhi non si interesserebbero per certe cose troppo piccole se non avessero, appunto, l’incanto della banalità.



Le parabole di Nostro Signore Gesù Cristo nei Vangeli sono l’una più bella dell’altra. A confronto, qualsiasi forma di letteratura umana non è altro che polvere e cenere. Ebbene, Egli spesso tratta banali episodi della vita quotidiana di quel tempo. Un esempio è quando Egli commenta i gigli del campo: “Perché vi affannate per il vestito? Osservate come crescono i gigli del campo: non lavorano e non filano. Eppure io vi dico che neanche Salomone, con tutta la sua gloria, vestiva come uno di loro. Ora se Dio veste così l’erba del campo, che oggi c’è e domani verrà gettata nel forno, non farà assai più per voi, gente di poca fede?” (Mt. 6, 28 29).

Nella Palestina di allora non c’erano industrie tessili. La gente indossava i vestiti che le donne filavano. In questa parabola, Nostro Signore paragona i gigli del campo allo splendore di Salomone, re famoso per la sua saggezza, nota in tutto il mondo. Tuttavia, neanche Salomone, con tutta la sua gloria, vestiva con la bellezza di un banale giglio del campo. Il giglio del campo offre umilmente la sua bellezza a chi lo contempla. La gloria di Salomone ha raggiunto una celebrità storica. Nostro Signore collega questi due elementi e, accostandoli, li trasforma in raggi di sole. La parabola è di una bellezza solare!


Potremmo esaminare in dettaglio le tante parabole dei Vangeli. Cosa notiamo? Molte trattano di cose banali della vita quotidiana. Tuttavia, da quest’apparente banalità, Nostro Signore tira fuori meraviglie che poi risuoneranno per tutta l’eternità! Egli tocca la polvere col Suo dito divino, ed essa si trasforma in polvere d’oro!

Con questo, la divina sapienza ci dà una lezione: dobbiamo iniziare a prestare attenzione alla realtà creata, anche nei suoi aspetti apparentemente più banali. Se lo facciamo con occhi di Fede, il nostro spirito si eleverà a considerazioni così eccelse che non riusciremo nemmeno a trovare le parole adatte per descriverle.

Mi viene in mente un termine molto bello, purtroppo oggi poco utilizzato: ineffabile. È un vocabolo bellissimo, che indica certe verità che lo spirito umano riesce a cogliere, ma poi non è capace di esprimere in parole. È bene che la mente umana concepisca qualcosa, salvo poi trovare le parole appropriate per esprimerlo. Tuttavia, è anche bello ideare qualcosa e non riuscire a trovare le parole adeguate.

Sono principi bellissimi che possiamo imparare leggendo le parabole del Nostro Divino Salvatore.

(Plinio Corrêa de Oliveira, 26 gennaio 1980. Senza revisione dell’autore)

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