La festa di Santa Margherita Maria [Alacoque], che la Chiesa universale celebra oggi, mi ha riportato alla memoria un fatto molto antico, che non è privo interesse al giorno d’oggi. Quando viveva in Francia l’umile visitandina alla quale il Sacro Cuore di Gesù fece le sue più dolci confidenze, regnava Luigi XIV, che l'ammirazione universale aveva consacrato con il titolo di Re Sole.
Questa definizione rispecchiava la realtà. Riferisce Mazzarino, che lo aveva conosciuto anche nella sua vita privata, che aveva in se la “stoffa” per cinque re. Sia dal punto di vista fisico che morale, Luigi XIV rappresentava il prototipo classico dei re di fantasia, come certe storie che spesso colpiscono l'immaginazione dei bambini.
Di una prestanza virile e maestosa, accentuata da una
perfetta nobiltà nel portamento e nel tratto, caratterizzato da un’ammirabile
ricercatezza nel vestire, era il modello supremo dei signori del suo tempo. Le
qualità della sua intelligenza e del suo carattere erano all'altezza del fisico
magnifico. Godeva di un’intelligenza chiara, completa, metodica e perfettamente
equilibrata. La sua volontà era talmente incrollabile da piegare qualsiasi
ostacolo. Con un dominio di sé così eminente, da non permettersi alcuna
manifestazione esteriore, né di rabbia, di piacere o di dolore. Al contrario,
in ogni circostanza era sempre ugualmente sereno, ugualmente grande, nel pieno
dominio di sé stesso. La sua indole era talmente conformata a quelli che sono
gli obblighi del "mestiere" di Re, che il protocollo era per lui come
qualcosa di connaturale, nel quale anche le azioni più banali denotavano l’alta
nozione che aveva della sua dignità e dei suoi doveri.
Quando Dio dà a
qualcuno delle qualità naturali così singolari, di qualsiasi
natura esse siano, impone implicitamente
delle responsabilità onerose. Si dice che i PP. Gesuiti, che furono insegnanti di
Voltaire, impressionati dall'intelligenza del ragazzo, erano soliti dire che
sarebbe stato o un Santo o un demonio. Luigi XIV era una di quelle anime privilegiate che Dio
chiama a grandi cose, e che, per questo stesso motivo, corrono il rischio di degenerare negli abissi più profondi, se non
corrispondono alla loro vocazione. Se egli avesse voluto diventare un
novello San Luigi IX, è probabile che la Rivoluzione Francese non sarebbe
esplosa, che la pseudo-riforma protestante avrebbe sofferto disastri
irreparabili, e che il corso della storia, invece di scendere a precipizio per
dove è andato, avrebbe assunto una direzione completamente diversa.
Ma Luigi XIV non volle essere un'altro San Luigi. Sensuale,
avido di piaceri, estremamente ambizioso e vanitoso, sacrificò alla sua
lussuria e a ciò che egli supponeva essere la sua gloria, tempo, risorse e
prestigio che Dio gli aveva dato per uno scopo completamente diverso.
Corrompendo il Regno con il suo cattivo esempio, provocando guerre al solo
scopo di espandere i propri territori, creando disunione tra quelle potenze
cattoliche che sarebbero poi state minacciate dalla diffusione del
protestantesimo, e alleandosi con i musulmani stessi contro il Sacro Impero,
tradì i suoi più elementari doveri di Re, e meritò la disapprovazione, a suo
tempo, di tutti i francesi anche profondamente cattolici, compresi quelli che
gli erano più fedelmente devoti.
Per giustizia bisogna
però aggiungere che la vita del grande Re ebbe alti e bassi, e che, se in
un certo senso egli mancò gravemente ai suoi doveri verso la Chiesa, per altro
verso, le ha reso degli evidenti servigi, tra i quali figura con distacco l’opportunissima revoca dell'editto di
Nantes (...). Nonostante tutto questo, è certo che il re non ha svolto quella missione
provvidenziale a cui, evidentemente, era stato chiamato da Dio.
Santa Margherita Maria Alacoque
Interviene qui l’umile Visitandina. Nella rivelazione, il Divino Redentore
mandò a dire al Re di consacrarsi, insieme al Regno, al Sacro Cuore. La
comunicazione aveva un carattere imperativo, e mostrava chiaramente che il
rifiuto del monarca avrebbe comportato per lui e per la Francia le più dure
sofferenze. Certamente, il Sacro Cuore di Gesù non voleva da Luigi XIV solo una
consacrazione "pro forma", ma una vera e propria consacrazione,
che implicasse la rinuncia a tutti i peccati e a tutti gli errori del Re.
Attraverso una persona nobile, con la quale ebbe
rapporti, Santa Margherita Maria fece arrivare la comunicazione a Luigi XIV, il
quale, però, non le diede importanza, e la consacrazione non fu eseguita. Rifiutata
quindi questa provvidenziale fonte di grazia, il Regno proseguì scivolando
sempre più nell’abisso dell’empietà e della dissolutezza, finché tutto questo
male traboccò nella Rivoluzione francese, venuta ad abbattere il trono dei
Borboni, per accendere nel mondo intero la fiaccola diabolica e incendiaria
dello spirito di ribellione.
Tuttavia, non è chiaro se la memoria del messaggio di
Santa Margherita Maria si mantenne nella famiglia di Borbone, o se il fatto che
stiamo per raccontare fu dovuto ad un semplice movimento di pietà spontanea di Luigi XVI. Ciò che è certo comunque è
che tra le carte del re, ritrovate nella sua miserabile prigione del Tempio, si
trovò un biglietto in cui lo sfortunato
sovrano prometteva a Dio di consacrare sé stesso e tutta la Francia,
solennemente, al Cuore di Gesù, che lo avrebbe fatto subito, in forma privata,
stando in prigione. Così, diceva lui, ci si sarebbe potuti attendere che il Cuore di Gesù avrebbe strappato la Francia dagli
orrori della Rivoluzione. Il pio e sfortunato monarca compì, poi, dal carcere,
l'atto di pietà che il suo potente predecessore si era rifiutato di fare tra
gli splendori di Versailles. Ma pare che l’ora della misericordia fosse passata,
ed era ormai troppo tardi per fermare il corso della giustizia divina.
Luigi XVI, personalmente, ebbe la sua ricompensa con
la grazia di morire in modo edificante, al punto da spingere alcuni a
dichiararlo martire. Si narra che, salendo sul patibolo, il boia volesse
legargli le mani con una corda, al che il re si rifiutò energicamente, dando
origine ad una leggera colluttazione tra i due. Il re si volse quindi al suo
confessore, chiedendogli consiglio. La risposta del sacerdote fu immediata:
"Se Vostra Maestà si lascia legare,
la sua morte avrà un tratto di maggiore analogia con quella del Salvatore."
Immediatamente, la vittima cessò la sua resistenza. Di lì a poco, la sua testa
cadeva sotto la lama della ghigliottina, e il sacerdote che lo accompagnava
esclamava: "un Figlio di San Luigi,
è salito in Cielo."
È possibile, infatti, che l'ora della misericordia
fosse passata. Ma non per sempre. La Francia
ha avuto troppi santi, da quell’epoca, per affermare che l'ora della
misericordia di Dio fosse passata. Oggi, che la Francia è immersa in un
dolore profondo, e una metà dei suoi figli non riconosce più l'altra, nella
desolazione del panorama contemporaneo, possiamo dire tuttavia che esistono
Santi. Veri Santi. Santi autentici, che vivono nella penombra sul territorio
francese, e che preparano con le loro penitenze, con le loro preghiere, con il
loro lavoro, la grande Francia del domani, che non sarà né la Francia liberale
di ieri, né quella totalitaria di Vichy, ma la Francia Cattolica, di Nostro
Signore Gesù Cristo.
Mentre in Europa i legislatori riformano (?) le
Istituzioni, i militari riformano (?) le frontiere, i banchieri progettano (?)
un’economia condita dalle eresie moderne, nella penombra i Santi riformano le anime e, per mezzo di un’autentica riforma
d’anime, distruggeranno la falsa riforma
delle istituzioni e dell'economia.
C'è un altro significato nell’opera della grande e
santa Teresa Neumann, che la Provvidenza ha piantato come un fiore di speranza
e di consolazione, nel dolore travolgente che copre con il suo manto terreo la
Germania di oggi. Sono anime come quella di Teresa Neumann, le grandi vincitrici di uomini come Hitler.
Certo, Teresa Neumann non è l'unica nella stessa Germania, e non mancano in
Francia anime come quella…
Santa Teresa Neumann
Plinio Corrêa de Oliveira - Legionario, 20 ottobre 1940 (i grassetti sono nostri)
Come per il cristiano non esiste una filosofia a sé stante,
così non esiste per lui neppure una Storia puramente umana...
la Storia rappresenta il grande palcoscenico sul quale si dispiega nella sua interezza
l'importanza dell'elemento soprannaturale,
sia quando la docilità dei popoli alla fede consente a tale elemento di prevalere
sulle tendenze basse e perverse presenti nelle nazioni come negli individui,
sia quando esso si indebolisce e sembra sparire a causa del cattivo uso della libertà umana
che porterebbe al suicidio degli imperi...
(Dom Prosper Gueranger O.S.B., Abate di Solesmes)
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