Accademia Estiva delle TFP, edizione 2016
Il blog Messa in Latino ne pubblica il discorso inaugurale:
"Dagli amici della TFP in Italia. Con la
partecipazione di 130 persone, provenienti da 17 Paesi dell’Unione Europea,
Stati Uniti e Filippine,
si è tenuta in Polonia l’Università
estiva 2016 delle TFP.
Offriamo il testo dell'intervento tenuto
dall'avv. Caio Xavier da Silveira,
direttore della Fédération pro Europa
Christiana".
La crescente polarizzazione
dell’opinione pubblica, europea e mondiale, segna la fine dei settori
"moderati" e consensuali, aprendo una “finestra di opportunità” per
la Contro-Rivoluzione, purché essa sappia mostrare la sua fisionomia totale.
Diamo oggi inizio alla nostra
tradizionale Università Estiva, edizione 2016. Vorrei prima di tutto
ringraziare l’Associazione Padre Piotr
Skarga per l’ospitalità in questo bellissimo castello di Niepolomice.
Vorrei anche ringraziare la presenzia dei due sacerdoti.
È degno di nota che l’Università abbia
luogo mentre ci prepariamo a celebrare il Centenario
delle apparizioni della Madonna di Fatima. Coincide anche con i cinquecento
anni della rivolta di Lutero, una ricorrenza che - ahimè! - papa Francesco
festeggerà in Svezia.
Una tale coincidenza di centenari getta
una luce speciale sulla nostra settimana di studi. Il nostro tema sarà: “Una
nuova militanza cattolica per affrontare le nuove sfide”.
Un panorama
profondamente cambiato
Non bisogna fare un grande sforzo per
rendersi conto che il panorama politico e sociale sta cambiando in tutto il
mondo, e specialmente nell’Occidente cristiano. Ecco alcuni esempi
caratteristici:
- Una nuova ondata migratoria rischia
di cancellare ciò che resta di civiltà cristiana in Europa;
- Il Brexit, nonché la vittoria della
destra in alcune recenti elezioni, mostrano un crescente sgretolamento
dell’Unione Europea;
- Gli attacchi terroristici a casa
nostra hanno evidenziato l’enorme vulnerabilità dell’Europa.
Questi eventi, profondi e impattanti,
sono il risultato finale di un lungo processo rivoluzionario, iniziato
precisamente cinquecento anni fa con la rivolta di Martin Lutero.
Nel suo capolavoro “Rivoluzione
e Contro-Rivoluzione”, il prof.
Plinio Corrêa de Oliveira mostra che, già al suo inizio, la Rivoluzione
possedeva le energie necessarie per tradurre in atto tutte le sue potenzialità.
Le successive tappe hanno solo reso queste potenzialità sempre più evidenti,
verso il tragico sbocco:
«L’Umanesimo naturalista e il protestantesimo si sono compiuti e sono
giunti alle loro estreme conseguenze nella Rivoluzione francese, e questa, a
sua volta, si è compiuta ed è giunta alle sue estreme conseguenze nel grande
processo rivoluzionario di bolscevizzazione nel mondo contemporaneo».
Oggi siamo nella tappa del processo
rivoluzionario chiamata genericamente Quarta Rivoluzione. Gli intellettuali la
chiamano post-modernismo, eco-comunismo, oppure marxismo culturale. Che cosa
hanno in comune queste ideologie? Lo spiega Plinio Corrêa de Oliveira:
«La rivoluzione ha spesso abbattuto autorità legittime, sostituendole
con altre prive di qualsiasi titolo di legittimità. Ma sarebbe un errore
pensare che essa consista soltanto in questo. Il suo obiettivo principale non è
la distruzione di questi o di quei diritti di persone o famiglie. Più di
questo, essa vuole distruggere tutto un ordine di cose legittimo, e sosti’uirlo
con una situazione illegittima. E ‘ordine di cose’ non dice ancora tutto. La
Rivoluzione vuole abolire una visione del mondo e un modo di essere dell'uomo,
con l’intenzione di sostituirli con altri radicalmente opposti».
I nostri contemporanei, almeno
nell’Occidente, hanno davanti due scelte: capitolare e lasciarsi trascinare da
questo processo, oppure ritornare alla Civiltà cristiana dei nostri antenati.
Il titolo di un recente libro del cardinale Robert Sarah è molto significativo:
“Dio o niente”.
Dio o niente
Settori sempre più numerosi della
nostra società si trovano a dover affrontare questo bivio. Una “terza via” non
è più possibile, perché la distanza tra Dio e il niente è infinita. Si accetta
l’uno o l’altro. Ogni scelta intermedia è di per sé transitoria: tende a
scivolare verso uno degli estremi. Ecco perché vediamo tali settori
approssimarsi sempre di più agli estremi dello spettro culturale, ideologico e
politico.
Gli analisti stanno parlando di
“polarizzazione”, che si manifesta in ogni sfera della vita collettiva delle
nazioni. Aggravandosi, questa polarizzazione potrebbe provocare un crescente
confronto politico, culturale e perfino religioso.
Questa polarizzazione è evidente, per
esempio, nelle varie elezioni e referendum che hanno portato alla sconfitta
delle correnti centriste e consensuali. Le società sembrano sempre più tendenti
a spaccarsi in due metà contrapposte, senza nessun spiraglio di compromesso fra
loro. Aggrava la situazione il fatto che spesso la differenza è di pochi voti,
aizzando quindi il fervore revanscista della metà sconfitta.
Con piccole differenze, ecco quello che
è successo nelle recenti elezioni in Austria, Francia e Perù, nonché nel
referendum sul Brexit. È ciò che, con ogni probabilità, succederà anche nelle
prossime elezioni americane. Non diversamente sono andate le recenti elezioni
regionali nel Mecklenburg-Vorpommern, in Germania.
Come ho detto sopra, la Rivoluzione
vuole la totale distruzione dell’ordine nella società temporale, la completa
sovversione dell’ordine morale, in fondo la negazione di Dio. Il grande
bersaglio della Rivoluzione è la Chiesa cattolica - il Corpo Mistico di Nostro
Signore Gesù Cristo - maestra infallibile della verità, guardiana dell’ordine
naturale e, dunque, fondamento ultimo dello stesso ordine temporale.
Uno scisma
latente?
Anche nella Chiesa vediamo una
crescente polarizzazione, per esempio in occasione dei due recenti Sinodi sulla
famiglia.
Nel corso dei dibattiti sinodali,
abbiamo assistito a un durissimo scontro fra due partiti all’interno della
Chiesa: l’uno capeggiato dai cardinali Walter Kasper e Lorenzo Baldisseri, da
mons. Reinhard Marx, mons. Bruno Forte e altri; l’altro dai cardinali Burke,
Pell, Caffarra, Müller, Sarah, de Paolis, Brandmüller e alcuni vescovi polacchi
e africani.
Tale scontro era prevedibile. Con il
pretesto di introdurre pratiche pastorali più “inclusive” e “non
discriminanti”, figure di spicco della Chiesa stanno cercando di mettere la
scure alle fondamenta stesse della famiglia, come il concetto di
“indissolubilità”, la “natura intrinsecamente disordinata” dei rapporti
omosessuali, la definizione di “adulterio” per i rapporti fra persone
conviventi prima sposate e via dicendo. Si parla anche di “rivalutare” le
unioni fra persone dello stesso sesso.
L’Amoris
laetitia
Lungi
dal chiarire la situazione e rasserenare gli animi, la pubblicazione dell’Esortazione
apostolica Amoris laetitia ha ulteriormente inasprito lo scontro, specialmente
fra teologi e prelati.
Il documento ha provocato una
sensazione penosa nei fedeli che, con sincero amore per la Chiesa, avevano
seguito con attenzione lo svolgersi dei Sinodi. Speravano, infatti, che
l’Esortazione post-sinodale potesse mettere fine alla polemica, raffermando la
millenaria dottrina della Chiesa sulla famiglia.
Mi riferisco, in particolare, al quasi milione di fedeli di tutto il mondo,
compresi 211 cardinali, arcivescovi e vescovi, che inviarono al Papa una “Supplica Filiale” chiedendogli con
il massimo rispetto di non permettere “la
relativizzazione degli insegnamenti di Nostro Signore Gesù Cristo” sulla
famiglia. Con la pubblicazione dell’Amoris laetitia, questa élite del
cattolicesimo mondiale non poteva non provare una profonda delusione.
Commentando l’Esortazione apostolica,
il celebre filosofo tedesco Robert Spaemann – amico personale di Giovanni Paolo
II e di Benedetto XVI, figura di spicco del cattolicesimo conservatore non
tradizionalista – dichiarò:
«Il caos è stato eretto a principio con un tratto di penna. Il Papa
avrebbe dovuto sapere che un tale passo spacca la Chiesa e la porta verso uno
scisma. Questo scisma non risiederebbe alla periferia, ma nel cuore stesso
della Chiesa. Che Dio ce ne scampi».
È impossibile trovare una via di mezzo
in temi così delicati riguardanti i sacramenti del matrimonio, della
confessione e dell’Eucaristia. Stiamo, dunque, assistendo a un vero e proprio
scisma latente che rischia di squarciare la Chiesa da cima in fondo.
Da una parte vi sono i cardinali,
vescovi, sacerdoti e fedeli che restano fedeli agli insegnamenti di Nostro
Signore Gesù Cristo sull’indissolubilità del matrimonio e alla disciplina
sacramentale che ne risulta. D’altra parte vi sono i cardinali, vescovi,
sacerdoti e fedeli che sembrano quasi seguire una nuova religione.
La crisi nel
cattolicesimo conservatore
Questo scisma latente sta provocando
una “crisi nel cattolicesimo conservatore”, secondo quanto scrive il noto
editorialista del New York Times Ross Douthat. L’articolo descrive il dramma
esistenziale che sta colpendo tanti “cattolici conservatori”, compreso lui
stesso.
Molti cattolici credevano sinceramente
che Giovanni Paolo II e Benedetto XVI fossero riusciti ad arginare la crisi che
affliggeva la Chiesa dopo il Concilio Vaticano II. Secondo Douthat, tali
Pontefici sembravano aver trovato una formula provvidenziale, fondata su “una
felice sintesi – conservatrice tuttavia moderna, radicata nella tradizione
tuttavia non tradizionalista – fra cattolicesimo conciliare e pre-conciliare,
fra la Chiesa di sempre e la Chiesa del Vaticano II”.
La realtà, però, ha infranto queste attese.
Conclude Douthart con rammarico: “Le nostre vittorie non erano poi così
permanenti come supponevamo, i nostri argomenti non erano così persuasivi come
speravamo, il centro cattolico non stava dove noi immaginavamo che fosse, e i
nostri avversari non erano così sconfitti come credevamo”.
Egli, quindi, si domanda quanto tali
attese siano state realistiche, e quanto la delusione possa portare invece
molti cattolici verso posizioni più ferme.
Le nuove sfide
Lo sgretolamento del centro, nella
Chiesa e nella società, ci mette di fronte a nuove sfide. Avviandomi alla
conclusione, vorrei mettere a fuoco queste sfide.
L’accelerazione del processo
rivoluzionario sta provocando una forte polarizzazione, sia nella Chiesa sia
nella società, che sta svuotando il “religiosamente corretto” e il
“politicamente corretto”, fondamento delle posizioni “moderate”. Ciò offre
un’irrepetibile “finestra di opportunità” alla causa cattolica in generale e
alla causa contro-rivoluzionaria in particolare.
Oggi siamo messi di fronte
all’alternativa “Dio o niente”. La scelta è fra la Rivoluzione in tutta la sua
perversità, e la Contro-Rivoluzione in tutto il suo splendore. La vasta
famiglia dei “moderati” o “consensualisti” non può più illudersi di trovare una
terza via. Sono costretti a schierarsi.
Io sono convinto che, prima o poi, un
importante settore dei moderati in crisi avanzerà verso la Contro-Rivoluzione.
Lo shock provocato dagli eccessi della Rivoluzione aprirà loro gli occhi e li
incoraggerà a muoversi verso il polo del bene.
Per impedire che questi moderati
aggrediti dalla realtà restino a loro volta delusi dalla Contro-Rivoluzione,
noi dobbiamo offrire una “nuova militanza cattolica” che:
- sappia presentare le verità eterne con una luce nuova;
- le difenda con ardore;
- utilizzi, senza remore, strategie di propaganda e di azione pubblica
aggiornate;
- e, soprattutto, che abbia una certezza assoluta nella vittoria della
Causa cattolica nei giorni nostri.
Le TFP esistono
oggi in diciassette Paesi europei, e in un totale di
trenta Paesi in tutto il mondo
Sventolando lo stendardo della
Contro-Rivoluzione nella sua interezza e nella sua radicalità, creeremo le
condizioni per attirare verso di noi l’importante minoranza che si sta muovendo
verso il polo del bene. In questo modo potremo moltiplicare la forza della
Contro-Rivoluzione oltre qualsiasi attesa.
Vorrei chiudere le mie parole, tanto
speranzose per il futuro, con la pagina finale del capolavoro di Plinio Corrêa
de Oliveira.
Nel momento in cui la polarizzazione
dell’opinione pubblica sta cambiando in profondità il panorama mondiale,
proprio nel centenario delle apparizioni della Madonna di Fatima, questo testo
è veramente profetico:
«Ci troviamo alle estreme mosse di una
lotta tra la Chiesa e la Rivoluzione, che si potrebbe chiamare lotta mortale,
se uno dei contendenti non fosse immortale.
Figli della Chiesa, soldati nelle
battaglie della Contro-Rivoluzione, è naturale che, al termine di questo
studio, lo consacriamo filialmente alla Madonna.
Il serpente, il cui capo fu schiacciato
dalla Vergine Immacolata, è il primo, il grande, il perenne rivoluzionario,
ispiratore e fautore supremo di questa Rivoluzione, come di quelle che l’hanno
preceduta e di quelle che la seguiranno.
Maria è, dunque, la patrona di quanti
lottano contro la Rivoluzione. La mediazione universale e onnipotente della
Madre di Dio è la più grande ragione di speranza dei contro-rivoluzionari.
E a Fatima Ella ha già dato loro la
certezza della vittoria, quando annunciò che, anche dopo una eventuale
irruzione del comunismo nel mondo intero, ‘infine
il mio Cuore Immacolato trionferà’»
(Pubblicato da blog.messainlatino.it)
(Revisione e grassetti
nostri)
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