Mons. Giovanni Battista Montini è incoronato
Sommo Pontefice
dal cardinale Alfredo Ottaviani
Dalla
prefazione di mons. G. B. Montini
- salito
al trono pontificio nel 1963 come SS. Papa Paolo VI -
al libro
di J. Maritain "Tre
Riformatori. Lutero, Cartesio, Rousseau"
(Ed. Morcelliana)
«Il libro […] rintraccia le origini
del soggettivismo contemporaneo, in cui si vuole dai più ravvisare quel
peculiare carattere che costituisce la modernità del pensiero, e che una
esperienza altrettanto dolorosamente moderna denuncia come causa delle tre grandi rivoluzioni, eufemisticamente chiamate
riforme – religiosa con Lutero, filosofica con Cartesio, sociale con Rousseau
–, di cui soffre l’anima e il secolo nostro, e di cui, infatuata com’è di quei
dogmi riformatori, l’età nostra non riesce a scoprire né rimedio, né scampo.
Così che se coloro i quali della modernità si gloriano, come della propria ragione di vivere e di pensare, potessero persuadersi non essere tale modernità svincolata da una esorbitante influenza del passato, […] sarebbero indotti a riconoscere nel relativismo individualista, prodotto dal soggettivismo, non già una fonte ed una veste di libera personalità, ma un abbandono inavvertito e spesso servile all’opprimente gioco delle condizioni esteriori in cui essi hanno cominciato a studiare e a pensare.
[…] la triplice riforma, la quale voleva non solo mutare, ma addirittura
abbattere il principio della tradizione con il principio individualista, non
[ha] fatto altro che inaugurare un’altra
tradizione, a cui non il dogma del vero oggettivo è sostegno, ma il dogma arbitrario e asseverante del
riformatore.
[…] quando il seguace dei riformatori, ch’è il figlio del nostro mondo attuale, dopo d’essersi riconosciuto discepolo, passi a riconoscere il valore dei maestri suoi, e possa accorgersi che ad essi una sola cosa mancò – quella propria ch’è da tutti invece loro attribuita come eminentemente illustrata e vissuta, e per la quale divennero celebri -, da quale stupore, da quale disillusione e forse da quale umile e benefico desiderio di novità antica, non dovrà sentirsi sorpreso?
Poiché a Lutero mancò la religione,
a Cartesio la ragione, a Rousseau la moralità sociale [...] perché, riformatori volendo essere, e
radicali, in realtà o in genere, negarono
il principio delle cose prese a riformare; così che da Lutero ai nostri giorni, la religione piegò in religiosità,
rimanendo senza altro contenuto che l’emozione dell’uomo rifatto cieco sui
misteri di Dio; dopo Cartesio la filosofia si umiliò nel dubbio, fino a
disperare del vero, e restar paga delle proprie esperienze immanentistiche; e
la società, che in Rousseau vide il sistematore nuovo, tumultuò e perdette il
primitivo amore che l’unificava, e decadde così, lottando e soccombendo
travagliata da furori sovversivi e anarchici.
Perciò se la sapienza di queste limpide pagine potesse convincere qualche
giovane che s’ha da esser cauti a parlar
di riforme, cioè ad inventare sistemi nuovi e mai prima scoperti, e a procedere
nel pensiero e nella vita con la spavalda
e avventurosa libertà degli egoisti e dei rivoluzionari, credo che sarebbe
raggiunto scopo sufficiente e opportuno anche
per i nostri tempi e per il nostro paese».
Tratto da Il Timone, 28 Ottobre
2016.
(Titolo originale: "Lutero
falso riformatore; la sua è la religiosità dell'uomo cieco sui misteri di Dio")
(I grassetti sono nostri)
Nessun commento:
Posta un commento