25 Dicembre
Farò una meditazione sul Natale seguendo lo schema di
S. Ignazio di Loyola. Cercherò, comunque, di adattarla un po’ al gusto delle
nuove generazioni, aggiungendovi qualche adorno.
Egli dice che, col Natale, Nostro Signore Gesù Cristo
ha voluto dare agli uomini una lezione. Una lezione indirizzata, più
concretamente, a chi non vive per Dio ma per sé stesso, cioè una lezione per
gli egoisti, che sono la stragrande maggioranza degli uomini, soprattutto in
tempi di decadenza, come lo erano quando Nostro Signore è nato, e come lo sono
anche oggi.
L’egoismo umano, secondo S. Ignazio, può tendere verso
uno di questi tre obiettivi: le delizie, la ricchezza e gli onori.
Per “delizie” egli intende i piaceri dei sensi, a
cominciare da quelli sensuali, poi quelli della degustazione, della vista,
dell’olfatto, dell’udito. Insomma, tutto ciò che il mondo può offrire di
piacevole e di delizioso.
Per “ricchezza” egli intende il semplice possesso di
denaro. È l’avidità di chi cerca i soldi non per i piaceri che questo può
procurare, in questo caso il movente non sarebbe la sete di denaro, bensì
quella delle delizie, il denaro sarebbe un mezzo, non un fine. S. Ignazio si
riferisce a chi ha un debole per i soldi, cioè vuole essere ricco per il solo
fatto di esserlo. Tali persone spesso vivono in modo oscuro, banale, perfino
miserabile, pur di avere la gioia di sentirsi continuamente in possesso di una
grande fortuna.
Poi ci sono gli “onori”. Sono le persone che cercano
non i soldi o la bella vita, bensì la considerazione degli altri, cioè vogliono
essere oggetto di grandi attenzioni e di grande rispetto. In altre parole,
cercano il prestigio.
Questa classificazione è perfetta. L’egoismo degli
uomini ha sempre come oggetto una di queste tre cose. Voi stessi potete notare,
sia intorno a voi sia in voi stessi, quanto gli uomini possano essere attratti
da questi tre poli.
Qualcuno dirà: la classificazione è troppo schematica,
perché una persona potrebbe andare dietro ai tre poli allo stesso tempo. È
vero. Ma è insito nello spirito umano tendere verso uno dei tre poli in modo
preponderante. Dopo averli provati tutti, la persona si fissa su di uno,
facendolo diventare lo scopo della sua vita.
C’è nell’uomo una certa unità per la quale egli ha pure un’unità di intenti. Quando non cerca Dio come fine ultimo, finisce per
cercare uno di questi tre tipi di piacere come il suo fine ultimo.
Con la Sua nascita, Nostro Signore Gesù Cristo
dimostrò la vanità di questi piaceri. Egli venne al mondo per dimostrare agli
uomini come questi piaceri non valgano nulla.
Questa prova, naturalmente, si applica solo ai
cattolici. Essa assume come punto di partenza la convinzione che Nostro Signore
Gesù Cristo sia l’Uomo-Dio e, di conseguenza, che le Sue lezioni siano
infinitamente sagge e infinitamente vere. Un ateo, ovviamente, non può
accettare questa evidenza. Come potremmo fare una meditazione di Natale per un
ateo? È impossibile, poiché egli nega la stessa ipotesi del Natale. Queste
considerazioni sono, dunque, per un cattolico.
Di più. Questa non è una meditazione per un cattolico
qualunque, bensì per uno che abbia un certo fervore, al punto di essere in
grado, almeno in qualche misura, di lasciarsi impressionare dalle cose della
religione. Non è una meditazione per cattolici tiepidi, come se ne trovano
tanti oggidì.
Gli Esercizi Spirituali di Sant’Ignazio suppongono un
cattolico che si lasci impressionare e toccare con i temi religiosi, un
cattolico con la voglia di essere coerente con la propria fede, che deduca dai
principi religiosi alcune conseguenze per la sua condotta personale, ritenendo
intollerabile essere incoerente.
Sant’Ignazio propone quindi una meditazione sul
Natale, richiamando all’ordine quei cattolici che magari si possono sentire
attirati da uno di questi tre obiettivi idolatrici, dimenticando Dio a causa
del denaro, dei piaceri o degli onori.
Vanità delle ricchezze
Prendiamo il primo obiettivo – le ricchezze – e
domandiamoci: a cosa valgono le ricchezze di questo mondo?
Nostro Signore Gesù Cristo è il creatore del cielo e
della terra, è la seconda Persona della Santissima Trinità, è Dio. Egli ha
creato l’universo, perché le operazioni di Dio sono fatte congiuntamente dalle
tre Persone della Santissima Trinità. Le tre Persone hanno creato tutta la
ricchezza che esiste sulla terra. Insomma, tutto ciò che esiste di splendido,
di bello e di utile, in grado di sostenere la prosperità di un uomo, è stato
creato da Dio. Nessuno può avere una ricchezza paragonabile a quella di Dio.
Dio non solo ha creato tutte le ricchezze che
esistono, ma possiede la forza infinita di creare tutte quelle che vuole, senza
nessuno sforzo. Egli è onnipotente ed esercita la Sua onnipotenza con una
facilità perfetta. Basta guardare le stelle del cielo per capire quanto
facilmente Dio crea tutto. Con la stessa facilità con cui Egli crea un granello
di sabbia, avrebbe potuto creare mille universi. Inoltre, Dio è ricco nella Sua
essenza, molto di più che per quello che Egli ha creato.
Ora, questo Dio così infinitamente ricco ha voluto
venire sulla terra come un povero, nato da un padre falegname e da una madre
casalinga. Ha voluto nascere in una mangiatoia, cioè nel luogo più povero che
si possa immaginare, avendo per riscaldamento il respiro di alcuni animali e
come riparo non una residenza per uomini ma una stalla. È lì che il Verbo di
Dio è nato!
Con questo gesto, Nostro Signore Gesù Cristo ha voluto
insegnare che l’uomo deve essere indifferente nei confronti delle ricchezze,
quando si tratta di confrontarle col servizio di Dio. L’uomo deve vivere non
per essere ricco ma per amare, lodare e servire Dio su questa terra, salvo poi
goderLo in Cielo per tutta l’eternità.
Così, questi uomini che vediamo intorno a noi,
correndo scatenati dietro i soldi, avendo il possesso del denaro come unica
preoccupazione della loro vita e meta della loro felicità, a punto di parlare
soltanto di soldi, questi uomini sono dei veri sciocchi. Per quanto possano
possedere, tutte le loro ricchezze sono appena un atomo di ciò che esiste
nell’universo. Per Dio non sono altro che polvere e fango.
Immaginiamo l’uomo più ricco del mondo. Così ricco che
il semplice indice dei suoi beni è più lungo dell’elenco telefonico: immobili,
denaro contante, azioni, oggetti preziosi e via dicendo. Che cosa vale tutto
ciò in confronto con Nostro Signore Gesù Cristo? Assolutamente niente!
Queste persone che vivono solo, o principalmente, per
i soldi e fanno del loro possesso l’unico scopo della loro vita, sono dei veri
stupidi. Essi calpestano la lezione che Nostro Signore Gesù Cristo ci ha dato
nella mangiatoia di Betlemme. Qual è questa lezione?
A Betlemme Nostro Signore ci ha insegnato che l’uomo
può legittimamente ambire ricchezze, acquisirle e gestirle, purché non si
trasformino nel fine supremo della sua vita. Questo dovrebbe essere la gloria
di Dio e della Santa Chiesa cattolica, dunque la vittoria della
Contro-Rivoluzione. Le preoccupazioni finanziarie devono essere collaterali,
altrimenti il cattolico – da vero stolto – inverte l’ordine dei valori e passa
ad amare di più quello che dovrebbe amare di meno, e viceversa.
La vanità delle delizie
Per quanto riguarda le delizie, Nostro Signore Gesù
Cristo avrebbe potuto avere nella mangiatoia i tessuti più preziosi; avrebbe
potuto ordinare agli angeli di portarGli i profumi più piacevoli; avrebbe
potuto far venire i musicisti più squisiti; avrebbe potuto avere un
abbigliamento super-caldo; avrebbe potuto essere alimentato con i migliori
cibi. In una parola, essendo il Padrone di tutto, avrebbe potuto godere, sin
dal primo istante della Sua vita, di tutte le delizie della terra.
Che cosa fece, invece? L’esatto opposto! È nato sulla
paglia, un materiale il cui contatto non dà alcuna gioia al corpo; in una
stalla, dove gli odori non sempre sono piacevoli; tremando di freddo in piena
notte d’inverno; avendo per sola musica il muggito degli animali. Cioè, il
contrario di ogni delizia! Ha fatto tutto questo per mostrare agli uomini
quanto sia sbagliato fare delle delizie lo scopo principale della vita.
Qual è, dunque, la lezione? Se è per il bene
dell’anima e per la gloria di Dio, dobbiamo sbarazzarci da ogni piacere
terreno, cercando unicamente il bene di Dio, della Madonna e della Santa
Chiesa, anche a costa di molto sacrificio.
La vanità degli onori
In terzo luogo, gli “onori”, vale a dire la voglia smoderata di avere
prestigio, spinto dall’egoismo. Che cosa sono gli onori? Sono i gesti di omaggio
a una persona perché è più degli altri: più intelligente, più abile, più
divertente, più diplomatica, più interessante, più gentile e via dicendo. In
altre parole, sono gli atti di ossequio che una persona ritiene di dover
ricevere per reali o immaginarie qualità personali.
La miseria umana è tale che a volte una persona può
lusingarsi di una qualità che possiede davvero. Il famoso san Paolo Eremita,
che viveva isolato nel deserto, a un certo punto ebbe la tentazione di
lusingarsi per il fatto di essere l’uomo più vecchio sulla terra. Ora l’uomo
più vecchio è anche quello più vicino alla sepoltura. Non c’è da lusingarsene!
Evidentemente, egli vinse questa tentazione.
Nostro Signore Gesù Cristo ha voluto nascere spogliato
da tutto ciò di cui potrebbe lusingarsi. È vero che Egli era della Casa Reale
di Davide. Egli era principe di questo casato che, però, aveva ormai perso il
potere politico, la fortuna e anche il prestigio sociale. Nell’ordine umano,
Nostro Signore non era nessuno. Il Suo padre era un falegname e Sua madre una
casalinga, come ho già detto.
Egli è nato come un paria, fuori dalla città perché
nessuno ha voluto accogliere i suoi genitori. Essi avevano bussato di casa in
casa chiedendo ospitalità. Nessuno ha voluto riceverli. Così ha scelto di nascere
in una mangiatoia, per dimostrare fino a che punto sono sciocchi quelli che
hanno l’idea fissa di sembrare più degli altri. Invece di cercare di servire la
causa cattolica, fanno della presunzione lo scopo della loro vita.
Applicazione
pratica delle lezioni
Come possiamo trarre profitto da queste lezioni? Prima
applicandole a noi stessi, alla nostra vita concreta. E poi cercando di
convincere anche altre persone.
Quando vediamo qualcuno che non vive secondo la legge
di Dio, ma solo per sé stesso, dobbiamo avere il coraggio di dirgli: No! La tua condotta non è d’accordo con la
volontà di Nostro Signore nel Vangelo! Nostro Signore, che è il Re della
Sapienza, insegnava il contrario. Se continui a comportarti in modo
irrazionale, ti condannerai.
Dobbiamo invece proclamare: Beato chi rinuncia alla ricchezza, ai piaceri e agli onori. Oppure ha
ricchezze, piaceri e onori, ma è sempre pronto a rinunciarvi, da un momento
all’altro, per la causa cattolica. Io ammiro chi è pronto a qualsiasi rinuncia!
Gli altri, invece, io li disprezzo. Non posso ammirare una persona che vive
come non dovrebbe.
Applicando le lezioni a noi stessi, dobbiamo
domandarci: nei rapporti con gli altri, cosa cerco? Cerco di essere lusingato
per la mia ricchezza? Per la vita di piaceri che conduco? Per un qualche titolo
di superiorità? Se è così, allora non valgo niente! Io non dovrei desiderare le
lusinghe degli altri, bensì che questi amino Dio sempre di più. Se cerco di farmi
lusingare invece di fare amare Dio, allora sto rubando a Dio ciò che Gli è
dovuto. Dovrei preoccuparmi esclusivamente di dedicare tutta la mia anima a
Dio, alla Madonna e alla Santa Chiesa Cattolica.
Secondo la scuola di Sant’Ignazio, dovremmo giorno e
notte avere queste considerazioni davanti agli occhi, eliminando dalla nostra
anima, come uno che strappa le erbacce dal giardino, qualsiasi considerazione
banale che ci possa portare ad amare il denaro, i piaceri o gli onori.
Ciò presuppone, naturalmente, molta preghiera perché,
con le sole forze della propria volontà, l’uomo è incapace di non pensare alle
banalità. Queste sono considerazioni spesso molto ardue, che abbiamo difficoltà
nel mantenere sempre in vista. E anche se riusciamo a tenerle sempre in vista,
abbiamo difficoltà nel rinunciare ad alcune cose. Per raggiungere tale
obiettivo, serve preghiera e mortificazione.
Dobbiamo orientare tutta la nostra vita secondo questa
idea: distacco dal denaro, dai piaceri e dagli onori.
Ecco una meditazione sul Natale fatta secondo la
scuola di Sant’Ignazio di Loyola.
Plinio Corrêa de Oliveira - 29 dicembre
1973
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