mercoledì 14 novembre 2018

l "five o’clock tea" e l’anima del popolo inglese



Mi ricordo un five o’clock tea, a Londra [1950], nel salotto dell’albergo dove alloggiavo.


Stavo conversando con un ospite britannico. D’un tratto, tutto si è fermato, e le persone hanno cominciato ad affluire tranquillamente verso il salotto, sedendosi ai tavolini, con quella puntualità che presuppone un certo stato d'animo, una certa mentalità. Vedendo arrivare tutta quella gente, ho chiesto al mio anfitrione se stesse succedendo qualcosa. Forse un ricevimento. “No, professor, it’s the five o’clock tea!”, mi rispose flemmatico.

Erano persone comuni, che avevano interrotto ciò che stavano facendo per sedersi nel salotto. I camerieri ci servirono il tè, leggermente aspro e piuttosto forte, al quale andava aggiunto un goccio di latte. Nel five o’clock tea si mangia poco, appena il sufficiente perché il tè non faccia male. Non è assolutamente il momento di mangiare succulenti panini di pane nero con tacchino e senape. No! Si mangiano biscottini molto delicati e piuttosto secchi, che bisogna bagnare nella tazza.


Si potrebbe vedere in questo rituale una certa unilateralità, una certa esagerazione. Esso mostra, tuttavia, una qualità del popolo inglese, che sarebbe perfettamente organica se non fosse protestante.

Ad esempio, l’idea di sorseggiare una bevanda calda mangiando poco mostra un certo primato dello spirito. Io personalmente sono fatto in un altro modo, mi piace mangiare. Riconosco volentieri, però, che ciò rappresenta innegabilmente un primato dello spirito. A questo si aggiunge il fatto di essere una bevanda analcolica, innocente, nella quale preparazione si possono combinare sfumature di ogni tipo. Il saper cogliere queste sfumature mostra uno spirito fine e superiore: tale è la giusta quantità di tè, con un tale dosaggio di acqua a tale temperatura, con tanto di zucchero che si mescola in tale modo, e via dicendo. Poi vengono le preferenze personali: la Duchessa tale o Lord tale prende il tè esclusivamente in tale modo, ecc.

Il caffè è più povero, più diretto, più semplice. Il tè inglese va invece gustato in mille sfumature molto discrete, che solo uno spirito superiore riesce a cogliere pienamente.

Sono rimasto molto colpito anche dalle conversazioni. Sempre in toni molto discreti, con mezze parole, comunicando piuttosto sensazioni vellutate che non frasi, in un ambiente molto tranquillo, dove una risata sonora sarebbe assolutamente fuori posto.

Tutto questo mi dava l’impressione di un mondo di cristallo. Il cristallo è la dimora appropriata a questo spirito. Il five o’clock tea è un’occasione in cui l’intera nazione compie un rituale che mostra un tratto molto profondo della propria anima. È come se tutti mettessero i propri cristalli allineati in un certo ordine per far splendere un aspetto del lumen della nazione. In quell’occasione, il lumen della Gran Bretagna brillò ai miei occhi.

Queste considerazioni, che dicono rispetto a un ordine di cose molto elevato, hanno a che fare con la terra? Io dico che questo è il succo della realtà.


Per esempio, il popolo britannico è anche molto guerriero. Aveva, infatti, conquistato un impero di portata mondiale. Nelle sue guerre c’era lo scontro del suo lumen con altri popoli. A volte era lo scontro tra fratelli, con sfumature armoniche temporaneamente in lotta. Altre volte era, invece, lo scontro con qualcosa di disarmonico, di incompatibile, non mirando a nessuna possibile combinazione o soluzione, ma alla distruzione dell’avversario.

In quale misura la consapevolezza del proprio lumen determina la force de frappe in battaglia? In quale misura la contemplazione di queste realtà elevate determina il corso degli avvenimenti sulla terra?

Io credo che chi non capisce queste realtà non capisce la Storia.

In fondo, sono perfezioni divine che si rispecchiano negli uomini. Nella misura in cui gli uomini mettono in pratica queste perfezioni, attirano le grazie divine. Se tutti gli uomini mettessero in essere le perfezioni che sono chiamati a riflettere, il Cielo si rallegrerebbe.
Ecco perché il mondo angelico è così bello. Gli angeli sono puri e cristallini, hanno una densità di essere tale che irradiano luce. I vizi e le virtù degli uomini respingono o attirano l’azione angelica. E ciò ha delle conseguenze profonde sugli avvenimenti.

Plinio Corrêa de Oliveira - 1950





(I grassetti sono nostri)


Nessun commento:

Posta un commento