Riflessioni del Dottor
Plinio tratte da
“A Cavalaria não
morre”,
una squisita raccolta
a cura di Leo Daniele
La Storia è, nell’anima degli uomini, un movimento pendolare tra il
sogno e il sonno. Nella Storia dei popoli, ci sono momenti in cui il sonno anticipa
il sogno, ed altre in cui il sogno ha la precedenza. Quindi, i sogni e le
aspirazioni sono la forza motrice della Storia. Modificando l’ingranaggio delle
aspirazioni, si modifica il corso della Storia.
Infatti, tutte le nazioni camminano verso l’idea
di uno stato perfetto, di una società perfetta, di un ordine di cose perfetto:
è, nel dire degli antichi, la ‘Città perfetta’.
Il Paradiso che non c’è più
Il Paradiso terrestre era la partecipazione di
tutti alla somiglianza con Dio. Era il genere umano che, ad ogni passo, avrebbe
distillato più famiglie, più nazioni, più regioni, più bellezze, più
architetture, più splendori. Si trattava di andare avanti di ogiva in ogiva, di
organo in organo, sino a un punto che non si riesce ad immaginare. Un camminare
in consonanza, verso una santità sempre maggiore, sempre maggiore, sino alla
glorificazione finale.
L’uomo, trasferito in questa terra, perse tutto
ciò che perse, ma in un certo senso guadagnò qualcosa. È pur vero che la lotta
gli divenne più ardua e l’eventualità di dover combattere racchiude una molto
maggior sofferenza. Ma ecco che, nell’apice di questa lotta si pone il Verbo di
Dio, che morì per noi e ci ha riscattati: fu la lotta delle lotte, la tragedia
delle tragedie, la sublimità delle sublimità. Oh felix culpa! L’Umanità
ricevette da Lui l’esempio di come lottare, guerreggiare, opporsi e non
conformarsi.
La Terra deve ricordare il Paradiso
L’uomo, creato per il paradiso terrestre, e per
uno stato di integrità che perse a causa del peccato, avverte, nel più profondo
di sé stesso, una forte appetenza a quelle condizioni precedenti, dalle quali,
secondo il piano divino, non avrebbe dovuto mai allontanarsi.
La tendenza a ciò che genericamente potremmo
chiamare, in maniera impropria, il paradisiaco, palpita, quindi, in fondo ad
ogni uomo, come una forza ardente e che non può essere attutita. Questa forza
si fa sentire dentro di lui, in ogni momento, benché con gradi e forme diverse,
e si mescola, ora in modo cosciente ora inconsciamente , in tutto ciò che egli appetisce, pensa o vuole.
Orientata dalla Fede, elevata dalla grazia,
sviluppata secondo le norme della morale cattolica, questa appetenza del
paradisiaco costituisce una forza indispensabile e fondamentale per accrescere
la dignità dell’uomo in tutti i suoi aspetti. Questa appetenza lo invita ad
elevare e modellare la propria anima, nonché a migliorare quanto possibile le
condizioni della sua esistenza terrena, e soprattutto lo invita ad aspirare il
Cielo e a pensarvi con frequenza.
Il
sogno della Cristianità
[Osservando la Storia] All’improvviso sorge un
popolo che si definisce nei confronti dei suoi parenti più prossimi e (…). E da
quel momento inizia il cammino di maturità in maturità, di verità in verità, di
bene in bene, di bello in bello, verso l’eccellenza da esprimere e realizzare
nella Storia a cui era stato chiamato da Dio.
La vera Cristianità, nella misura del
possibile, è simile ad uno specchiarsi
folgorante dell’ordine paradisiaco e dell’ordine angelico fra gli uomini. La Cristianità non è in nessun modo soltanto
la società idealmente ben organizzata, nella quale tutto funziona bene. È molto
più di questo. Rappresenta quell’ordine di cose in cui lo spirito umano salì
sublimemente in alto e che si esprime in simboli nei quali l’uomo giudica
superata tutta la bellezza contenibile in questa terra e si ricorda del
Paradiso terrestre; non interamente sazio della bellezza del Paradiso terrestre
si ricorda del Cielo. Il codice perfetto della condotta umana è questa Legge,
tutti i problemi ideologici e morali dell’umanità si risolverebbero a fondo. Se,
invece, tutti gli uomini violassero questa Legge, l’umanità si
autodistruggerebbe in poco tempo.
Noi vogliamo un’epoca che sta al Medio Evo come
questo stava all’era di Costantino, che gli fu anteriore. Aspiriamo ad una
cultura in cui tutto sia concepito in funzione dei gradi di perfezione, il
tutto ordinato verso il sublime nel suo rispettivo genere. Più della gloria
delle anime, noi vogliamo la gloria di Dio. Non dobbiamo adoperarci per una
specie di mera filantropia soprannaturale.
Sogni
Imperiali
Il Sacro Impero fu un sogno. Colui che credette
al suo sogno e lo realizzò fu Carlo Magno. La Spagna e la Compagnia di Gesù
portarono la Contro-Riforma simultaneamente lontano e meno lontano di quanto
dovevano. Se avessero sognato di più sarebbero andati più lontano. Carlo V non
sognò. Egli diresse un impero da sogno con l’anima di un uomo che non sogna. Tutti
sognavano grandi cose per lui, ma lui non sognava affatto. Sventurato, era un
uomo che non credeva nel sogno che incarnava.
Sogni
orientali
Vi è qualcosa nel lusso orientale che impregna
l’anima di tutto un popolo. Non fu un nababbo che immaginò il tappeto persiano.
Ne i suoi disegni, ne i colori, ne l’arte della sua fabbricazione. Beati i
modesti artigiani che ai margini del Caspio fanno questi tappeti; loro sognano
tappeti e con ciò sono più felici del nababbo che usa il tappeto. Loro sono i
nababbi del sogno.
Francia
paese di sogno
Francia, questo sogno che pone il mondo a sognare
… Si può dire che la Francia è dotata di una forza elicoidale che la fa
elevare, elevare sempre più e che è il sogno. La Francia che non sogna è la periferia
di sé stessa.
Il
sogno delle navigazioni
Ogni popolo ha il suo sogno. È una percezione
suggerita dal più profondo della realtà che è presente in tutti in funzione di
una missione data a tutti, e che tutti hanno una tendenza profonda da
realizzare. Un esempio bellissimo del sogno furono le navigazioni portoghesi.
Ad un certo momento si installa nella mente degli abitanti di quella piccola
nazione la necessità di dover scoprire il mondo, devono conquistare il mondo. I
castelli precedono i loro passi.
Quando una nazione o un’anima è nel pieno
impulso, nel pieno slancio del sogno, tutto sorride, sono tutte benedizioni, sono
tutte grazie. Quando una nazione smette di sognare, tutto le si complica.
Don Sebastião fu generato dalla speranza e dalla
nostalgia. Camões geme ormai, perché il Portogallo non sognava più. “Os
lusíadas” fu un richiamo laico per vedere se risvegliava un popolo la cui
fede dormiva e solo poteva essere svegliato da una voce molto più altisonante di
quella di Camões.
Un
Brasile di sogno
Il Brasile è un grande libro bianco dove la mano
degli uomini deve scrivere una storia di eroismo. Qui tutto invoca un futuro di
eroismo e di gloria. Sono montagne fatte per la lotta in cui l’astuzia ha un
grande ruolo. Per facilitare la nostra bontà, la Provvidenza, nella sua
generosità enorme, ci ha dato dei sovrappiù colossali. Infatti, la nostra bontà
non è fatta di abilità, ma è vissuta con abilità. Questo fatto rende l’abilità,
che facilmente prende arie machiavelliche, simpatiche.
Un popolo è grande solo quando cambia i suoi
difetti nativi per il loro opposto. Per quanto riguarda ai nostri difetti
nativi, o sono messi sotto la frusta, o ci pongono sotto la frusta. La capacità
di conquista che caratterizza il Brasile è la bontà. Ma se questa bontà si stagna
nella dolcezza, marcisce.
Il nostro popolo agile, intuitivo, sommamente
abituato ad accompagnare i va e vieni politici, coglie in un solo sguardo tutta
una narrativa storica ingarbugliata, purché il filo conduttore dei fatti sia alla
sua portata. Infatti, la destrezza è la via di uscita che l’intuizione presenta
per le situazioni complicate.
Vogliamo un Brasile veramente brasiliano?
Facciamo di lui un Brasile veramente cattolico. Vogliamo uccidere la vera anima
del Brasile? Sradichiamo la sua Fede.
Un
mondo di sogno
La Storia è il Creato che cammina per realizzare
in sé la perfezione alla quale fu destinato. È cosa certa che nell’ordine
tendenziale dell’uomo, prima del peccato originale, c’era un universo di
tendenze rette; dopo la caduta, rimasero ancora molte di queste tendenze,
portando l’uomo ad aspirare a cose analoghe a quelle del Paradiso. Quindi,
rimase nell’uomo una nostalgia del paradisiaco, non solo del paradiso celeste,
ma pure di una vita terrena con un tocco paradisiaco.
Dicendo paradisiaco, non intendo solo ciò che è delizioso
e nemmeno principalmente il delizioso, bensì la cosa splendidamente ornata,
ordinata, vera, buona, bella, secondo le esigenze dell’ordine materiale delle
cose, create da Dio per la sua propria Gloria, e a causa di questo sommamente
simile a Dio all’interno della propria sfera.
…Prevedendo un futuro di sogno
Ci fu un tempo in cui la Storia del mondo potè
essere chiamata “Le gesta di Dio per
mezzo dei francesi” (pag.61 Nota 12)
Verranno giorni in cui si scriverà “L’epopea di Dio fatta dai brasiliani”. Il
Brasile è, per così dire, il principe ereditario del mondo contemporaneo. La
missione provvidenziale del Brasile consiste nel crescere all’interno delle sue
proprie frontiere, nello sdoppiare gli splendori di una civiltà genuinamente
cattolica, apostolica , romana ed illuminare amorevolmente tutto il mondo con
la fiaccola di questa grande luce che sarà in effetti il “Lumen Christi”
che la Chiesa irradia.
Se un giorno il Brasile sarà grande, lo sarà per
il bene di tutto il mondo. Il Brasile non sarà grande per la conquista, ma per
la Fede; non sarà ricco per i soldi tanto quanto per la generosità.
Il
sogno una forma elevata di discernimento
Tra gli uomini ci sono quelli che non sognano, mentre
esistono persone che ingurgitano falsi sogni; e, infine, ci sono coloro che
sognano il bene. Non si può dire che il sogno sia una mera immaginazione. Il
sogno è un elevato discernimento della verità per ciò che essa ha di più
ragionevole, di più santo e di più bello.
L’uomo che sogna senza fiducia o sogna cose che
la Provvidenza non desidera, questo è uno sciocco. Ma l’uomo che ha
presentimenti di ciò che la Provvidenza desidera, e sogna quello che, pregando,
spera ottenere, questo può essere un Uomo di Dio.
Sognare
è un’arte
Il Cielo è la piena realizzazione del sogno
dell’uomo. Esprimere in termini d’arte un sogno è una delle forme più elevate del
pensiero umano.
È necessario
saper sognare la realtà. L’apparente
impraticabilità dei più osati ed estremi sogni apostolici, non impedirà una
vera risurrezione, se Dio avrà pena del mondo e il mondo corrisponderà alle
grazie di Dio.
Sognare
è desiderare
O si sogna o non si vive. La grande atmosfera del
sogno prepara l’anima alla fede. Quindi l’anima con fede riceve questa
preparazione e dall’interno della fede vola verso la santità. Così si raggiunge
l’Assoluto. Così non si è ciechi di Dio.
La sana
opinione pubblica non è sognatrice nel senso di fabbricare delle utopie o delle chimere; ma perché aspira alle realtà più
elevate e subordina a queste le più basse, le vuole tutte eccellenti,
verissime, magnifiche e bellissime.
Gli
uomini che hanno desideri [il profeta Daniele è soprannominato “Desideriorum vir”, “L’uomo dei
desideri”] purché si incontrino tra loro, anche se per un breve tempo,
suscitano lungo la Storia un’opinione collettiva. Direi quasi che si capiscono a
vicenda persino quando non si conoscono.
Si può
e si deve sognare la battaglia, sognare il dolore, sognare la lotta, sognare
l’olocausto dando così un significato alla vita. È quel che dà il tonus alla vita.
Il
sogno è ciò che sistema le cogitazioni e le vie dell’uomo
Dio
dice, nella Sacra Scrittura: “I miei pensieri non sono i vostri pensieri,
nemmeno i vostri cammini sono i miei cammini”. Le aspirazioni profonde
degli uomini non erano quelle Sue. Dunque le vie e le cogitazioni non potevano
essere le stesse. Per l’anima retta, l’olocausto è un sogno, e il
sacrificio non ha il significato di un incubo.
L’uomo
abbandona il sogno
L’uomo
lascia il sogno, come il figlio abbandona la casa paterna. Nella Rivoluzione
Francese il mondo del sogno fu respinto come si spazza via l’acqua e si
realizzò l’attuale ordine di cose senza il sogno.
Plinio Corrêa de Oliveira
(Brani tratti da “A Cavalaria não morre”, senza revisione dell’autore)
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