Il bel gesto
(Carl Spitzweg, 1808-1885)
Il quarto potere
Poniamoci ora questa domanda: qual è il fattore che
oggi influenza di più le tendenze, i comportamenti e le mentalità, plasmando le
abitudini sociali e contribuendo a creare lo “spirito pubblico”?
Questo fattore è indubbiamente il cosiddetto quarto
potere, ossia il sistema dei mezzi di comunicazione di massa, che influenza
pesantemente e capillarmente soprattutto la gioventù. Strumenti di questo
sistema sono non solo la stampa, i fumetti, la televisione, il cinema e il
teatro, ma anche i video-clips, i video-games, la pubblicità e la
moda come propagandisti dei consumo e del costume di massa.
I mass-media svolgono non solo una funzione
informativa, ma anche “formativa”, nel senso tecnico del termine. Essi
esercitano soprattutto una influenza “culturale”, cioè diffondono non solo
notizie ma anche idee, valori, orientamenti. Lo fanno però indirettamente,
proponendo agli spettatori tendenze psicologiche, stili di vita e modelli di
comportamento che influenzano dapprima le abitudini, poi anche la mentalità e
il pensiero, particolarmente quei valori morali ed estetici che forniscono le
motivazioni (affettive e razionali) per le quali si vive e si agisce.
I mezzi di comunicazione elettronici, in particolare,
possono creare un proprio ambiente artificiale, che si propone allo
spettatore come un “mondo” alternativo a quello in cui vive e ad esso preferibile
in quanto più vasto, libero, interessante e gratificante.
Il video, ad esempio, immerge lo spettatore in
un “cosmo” d’immagini e di suoni che può impedirgli di discernere criticamente
il valore delle rappresentazioni e dei sentimenti suscitati da quel “cosmo”. In
tal caso la coscienza, priva della luce intellettuale, tenderà irrazionalmente
a prendere per buone le immagini ricevute, a considerarle reali o perlomeno
credibil (14). Alla fine, il video avrà imposto il suo ambiente artificiale
all’incauto spettatore, nutrendolo d'illusioni che vengono scambiate per
rappresentazioni della realtà, o inducendolo a desideri che vengono scambiati
per bisogni reali. Il risultato sarà quello che un sociologo ha definito «un
popolo d’informatissimi idioti, che possono discorrere di tutto ma senza
formulare un giudizio critico personale su nulla» (15).
I mass-media elettronici sono oggi un “divertimento”
nel senso più negativo dell'espressione: ossia essi catturano l'attenzione
dello spettatore per distrarlo dalla contemplazione e dalla meditazione,
impedendogli di riflettere su sé stesso, sulla propria origine e sul proprio
fine, sulla propria missione di uomo e di cristiano.
Non è un caso che i mass-media più popolari e
influenti – soprattutto la televisione – concentrino la loro azione nelle ore
serali. La sera è il momento in cui l’uomo, tornato a casa stanco per la fatica
del lavoro o dello studio, si trova nel momento più delicato della giornata,
nel quale ha bisogno non solo di riposare ma anche e soprattutto di meditare su
sé stesso, sulla propria famiglia, sulla propria vita. Dio ha disposto la fine
della giornata nella oscurità e nella quiete, appunto per ricordare all'uomo
che sta andando verso “la sera della vita”, ossia che è destinato a morire e a
passare ad una vita eterna. Circondato da un ambiente naturale che lo spinge a
rientrare in sé, l’uomo può fare il bilancio non solo della propria giornata ma
anche della propria vita, preparandosi ad una morte che potrebbe arrivare
improvvisamente.
Ebbene, è soprattutto in questa fase cruciale e
feconda della giornata che intervengono pesantemente i mass-media, circondando
l’uomo con un ambiente elettronico che gli occupa lo spazio vitale e gli rovina
quelle ore preziose. Essi spingono l'uomo a dissipare le ore serali occupandole
con divertimenti stupidi e immorali, che gl’impediscono di pensare, meditare,
pregare, pentirsi. Mentre sant’Agostino ammoniva il fedele dicendogli «ritorna
in te stesso, non volerne scappar fuori» (16), i mass-media invece lo spingono
a fuggire da sé stesso, a dissipare la propria interiorità perdendosi nei mondi
immaginari presentati sul video. Alle fine della serata, l’uomo andrà a dormire
con la testa confusa e l'anima vuota, senza rendersi conto di aver sprecato per
l'ennesima volta una occasione preziosa.
La manipolazione
dell'immaginazione
Come fanno i mass-media a “distrarre” il loro
fruitore?
Lo fanno influenzandone la sensibilità e
particolarmente l’immaginazione, che raggiungono passando soprattutto
attraverso il più importante e il più nobile dei cinque sensi: la vista.
L’immaginazione è la capacità di produrre o rievocare
percezioni delle cose sensibili in assenza dei loro oggetti; quando questa
capacità diventa autosufficiente, producendo immagini puramente fittizie, si
parla di “fantasia”.
Proprio su questa fantasia interviene pericolosamente
l’influenza dei mass-media, distogliendo le immagini dal loro fine conoscitivo
e inducendole a diventare mezzo di seduzione e stimolo di disordini. Le
immagini infatti esercitano sull'anima un potere molto superiore a quello
esercitato dalla parola. Ad esempio, una immagine o una rappresentazione
seducenti producono un impatto ben più profondo e duraturo di una predica o di
una lettura; una vicenda seguìta sulla televisione assume la valenza di un
esempio visivo, e sappiamo bene che l'esempio è molto più influente della
parola udita o letta.
È su questa strada che lo spettatore può essere
indotto a perdersi nei meandri della irrazionalità. «Le rappresentazioni
dell'immaginazione sono caratterizzate dalle loro forti cariche di affettività,
che ci privano del dominio di sé e della nostra libertà, rendendoci complici di
falsità, menzogne e illusioni. (...) Le nostre immagini, quindi, di solito non
saranno altro che l’espressione delle disposizioni incontrollate del nostro
corpo e l'amplificazione delle nostre passioni. (...) Posta al crocevia di
tutte le funzioni mentali, (l’immaginazione) ci mette a contatto con le forze
più oscure e distruttrici della nostra costituzione empirica, al punto di sospendere
l'esercizio adeguato dei sensi e del pensiero e di far cadere talvolta l'uomo
più in basso dell'animale. L’immaginazione è veramente la madre dei vizi, delle
passioni e delle chimere che distolgono l'uomo dalla verità e dalla saggezza»
(17).
Se lo spettatore non reagisce con spirito critico e
dominio di sé, le passioni sovraeccitate dall’immaginazione imporrano il loro
orientamento a tutto l'uomo, pervertendogli la sensibilità, incatenandogli la
volontà e offuscandogli la coscienza. L'interiore gerarchia dell'anima umana
verrà completamente rovesciata.
La odierna comunicazione mass-mediatica punta tutto
nel trasmettere stimoli, suscitare emozioni, produrre bisogni fittizii; in
questo modo, la persona viene ridotta al suo vissuto emotivo. E così l’ homo
sapiens viene sostituito dall’ homo sentiens, la società organica
viene sostituita dall’ambiente mass-mediatico, l’epoca della pietà viene
sostituita dall’epoca del piacere. Nel film del regista Pedro Almodòvar
intitolato Tutto su mia madre, il personaggio di un transessuale
proclama significativamente: «La mia profonda identità è quella del
desiderio, non quella della natura».
Pertanto, «la generazione formatasi nell’epoca dei
mass-media è la generazione dell’identità labile: (...) una identità non fissa,
ma legata a impressioni del momento, sensazioni effimere, stati d'animo per
definizione fuggevoli» (18). Una generazione spiritualmente debole e priva
di carattere, dunque incapace di affrontare i problemi e di compiere una
missione.
Insomma, i mass-media sono l’industria dell’immagine,
l’antro magico in cui si produce l’ “immaginario collettivo” e si cerca di
portare «l'immaginazione al potere», come voleva il movimento del Sessantotto.
Esprimendo questa speranza, la nota canzone programmatica di John Lennon
intitolata Imagine diceva appunto: immagina un mondo senza autorità,
stati, chiese, proprietà, eserciti, scuole...
L' homo communicans
A cosa mira la Rivoluzione nel manipolare la
coscienza individuale e la vita sociale mediante i mass-media?
Se Lenin diceva che «non esistono individui ma solo
masse», l'austriaco Norbert Wiener, il profeta della cibernetica, sosteneva che
non esistono propriamente individui ma solo ambienti comunicazionali. Non è
l'uomo che pensa, vuole, agisce e infine comunica con l'ambiente, ma è
l'ambiente stesso a pensare, volere, agire e infine a manifestarsi negli
uomini, che sono solo il risultato degl'impulsi e delle informazioni che
ricevono e rielaborano, mere molecole del flusso comunicazionale (19).
Ma, come sempre accade nelle teorie rivoluzionarie,
quello che ci presentano come un fatto da accettare senza discutere è in realtà
un programma da realizzare senza remore. Ecco quindi che la rivoluzione
progetta di dissolvere l’uomo tradizionale, che non si adegua alla sua utopia,
per sostituirlo con l’ “uomo nuovo”, l’ homo communicans, prodotto
dell’ambiente rivoluzionario e dell’eco-sistema globale. Emerge qui l'utopia
del cosiddetto comunicazionismo.
In questo contesto, l’unità e identità della persona
umana viene condannata come chiusura agli altri, come rifiuto del “dialogo”,
come un ostacolo alla realizzazione della “fratellanza” e della “pace”
universali. Bisogna abolire la sovranità dell’anima sul corpo,
dell’intelligenza sull’anima, dell’io sui propri atti, affinché l'uomo si
riduca alle proprie relazioni comunicazionali e si dissolva nell’ambiente che
lo circonda. Pertanto si vuole sottoporre la coscienza ad un processo di
disgregazione: «La comunicazione senza volto favorisce le identità molteplici,
le frammentazioni del soggetto» (20). Questo processo di dissoluzione
permetterà alle menti individuali d’identificarsi con la “mente planetaria”,
costituita dal sistema comunicazionale organizzato dall'informatica. Secondo il
cibernetico Pierre Lévy, la rete dell'internet costituisce la struttura tecnica
che favorirà il nascere di un “intelletto collettivo (21) e poi di una
“coscienza globale” che realizzerà finalmente la “fraternità universale” tanto
sognata dall'utopismo rivoluzionario.
Così l'uomo, “liberato” dalla propria identità e
individualità, scomposto nelle sue facoltà psicologiche, si ridurrebbe ad uno
spirito impersonale che agisce in un ambiente artificiale mediante protesi
cibernetiche. Un mostro, insomma, che fa pensare alla sinistra leggenda cabbalistica
del golèm: ossia alla creatura artificiale, materializzazione dell’anima
collettiva del popolo ebraico, che sarebbe stata prodotta da rabbì Loew nel XVI
secolo in un laboratorio alchemico di Praga, mediante la combinazione dei
numeri magic (22).
La società
"trasparente"
Per arrivare a creare l’ “uomo nuovo”, totalmente
annegato nell’ambiente globale, bisogna però che il sistema delle comunicazioni
favorisca l’instaurazione della “società aperta”, nella quale tutti potranno
partecipare a tutto e «nessuno dovrà sentirsi escluso», come suona uno
slogan dell’attuale governo italiano. Questa società dovrà essere del tutto
“trasparente”, in quanto tutto dovrà essere sottoposto allo sguardo, al
giudizio e al controllo sociale, tutto dovrà essere pubblicizzato, anche i
sentimenti più intimi, anche le faccende più private.
«La moltiplicazione dei mezzi di comunicazione procede
di pari passo con lo sviluppo sfrenato dello spazio pubblico e del voyeurismo
sociale» (23). I mass-media cercano
quotidianamente di abituare i cittadini ad “aprirsi” in pubblico, a mettere in
piazza la loro intimità, per realizzare il completo collettivismo delle
coscienze. Come esempi tipici di questa promozione della “trasparenza”,
ricordiamo i recenti esperimenti del Grande Fratello, trasmissioni
televisive in cui un gruppo di giovani vive sotto il continuo e assoluto
controllo dei microfoni e delle telecamere; oppure gli esperimenti delle “case
di vetro”, nelle quali gli abitanti vivono sotto gli occhi dei passanti
svolgendo in pubblico tutte le azioni, anche quelle più intime.
Le autorità sociali condanneranno e vieteranno, come
supremo peccato e crimine, tutto ciò che è “privato” in quanto comporta
privilegio, esclusione, chiusura, segreto, riservatezza, insomma tutte le forme
di “opacità” che – ostacolando la comunicazione delle conoscenze, la
condivisione dei sentimenti e la partecipazione delle esperienze – favoriscono
la conflittualità universale.
Cosa resterà di veramente umano a questo individuo
diventato “trasparente”? Egli avrà totalmente pubblicizzato la propria
dimensione privata, si sarà alienato nella comunicazione globale, avrà
rinunciato alla propria identità, avrà totalmente esteriorizzato la propria
interiorità; pertanto si sarà internamente svuotato, rimanendo senz'anima, per
così dire. «La soppressione dell’interiorità nelle manifestazioni dell’uomo
costituisce dunque una delle chiavi di volta della comunicazione moderna»
(24).
La IVª rivoluzione
Poniamoci ora un'ultima domanda: perché la “quarta
Rivoluzione” vorrebbe ridurre tutto a mere esperienze, anzi a mere relazioni
tra fenomeni? La risposta più profonda è questa: perché la Rivoluzione è mossa
da un odio metafisico per tutto ciò che ha stabilità, spessore e peso, insomma
per tutto ciò che è sostanza, ossia permanenza nell’essere.
Quest’odio per la sostanza si esprime particolarmente
nel tentativo di dissolvere quella forma sostanziale individuale che è
l’anima umana. La Rivoluzione odia l’anima in quanto questa costituisce
l’ultimo baluardo del principio d’identità, l’ultima forma di governo
gerarchico, l’ultima forma di sovranità; essa la odia anche come immagine di
Dio nell’uomo, suo “luogotenente” nella persona, principio ordinatore del composto
umano; per questo vorrebbe dissolverla nell' “intelletto collettivo”. Ma la
Rivoluzione odia anche il corpo umano, in quanto fattore d’individuazione della
persona, “luogo identitario” dell' anima; per questo vorrebbe dissolverlo nel
flusso di sensazioni ed esperienze ambientali.
Nella concezione tradizionale, l’uomo dev’essere
padrone di sé ma servo di Dio. Nel progetto rivoluzionario, all’opposto, l’uomo
deve diventare padrone di Dio ma schiavo di sé stesso e delle proprie passioni
disordinate; egli deve realizzare la «proletarizzazione dell'anima», eliminando
quell’ultima forma di proprietà che consiste nell’essere padrone di sé,
quell’ultima forma di dominio che consiste nell’essere compos sui,
quell’ultima forma di gerarchia che ordina le facoltà dell'anima.
Si vuole insomma sferrare l’estremo attacco alla
civiltà cristiana in quella che è l’ultima cittadella da assediare e
conquistare, l’ultima sovranità da abbattere, l’ultimo monarca da
ghigliottinare, l’ultima realtà da dissolvere: l’uomo rimasto cristiano o
almeno civile. Il fine specifico della “quarta Rivoluzione” consiste in «un
impegno a distruggere il soggetto, come pseudo-sovrano, mediante un assalto
culturale» (25), come auspicava Foucault.
Non ci solo parole adeguate per condannare questa
diabolica fase rivoluzionaria che, se fosse portata a compimento,
distruggerebbe l’ordine interiore dell’uomo, riducendone al minimo l’immagine e
la somiglianza con Dio. Bisognerebbe qui ripetere la celebre frase detta da
sant’ Alberto Magno contro i negatori della esistenza dell’anima umana: «Ci
sono errori ai quali bisognerebbe opporsi non tanto con la parola e con la
penna, quanto col ferro e col fuoco!»
Conclusione
Ecco come un sociologo italiano della famiglia
analizza l'attuale crisi giovanile prospettandone il superamento:
«Le identità giovanili “forti” erano il prodotto
riuscito di una socializzazione operata dalle agenzie educative tradizionali;
famiglia, scuola, Chiesa, operavano secondo una piattaforma comune di valori, e
il risultato era una personalità dotata di credenze certe. (...) Se la
video-socializzazione è l’esito non voluto di una società in crisi di
progettualità, di persone disorientate che non sanno esse stesse come educare
(e addirittura si chiedono se sia giusto farlo), certo tale processo potrà
essere corretto e ri-orientato da una nuova vitalità dei mondi familiari,
scolastici, religiosi. (...) Una risposta all’altezza di una sfida di tale
portata epocale non può farsi attendere; essa dovrà venire dalle agenzie
tradizionali: famiglia, scuola, Chiesa, le quali hanno il dovere di stringersi
in una collaborazione attiva e propositiva. (...) Ma è all’istituzione
religiosa che oggi si rivolgono le maggiori aspettative» (26).
La riscossa morale e civile presuppone quindi
un’autentica rinascita religiosa. Oggi molti lamentano l’eclissi della civiltà
tradizionale; ma, come ammoniva Augusto Del Noce, «la prima condizione
perché l’eclissi abbia termine, è che la Chiesa riprenda la sua funzione, che
non è quella di adeguarsi al mondo, ma di contestarlo» (27). (Fine seconda e ultima parte)
Guido Vignelli
Rivista Tradizione,
Famiglia, Proprietà - Ottobre 2006
14. F. Palmés S.J., Psicologia
sperimentale e filosofica, Ed. La Civiltà Cattolica, Roma 1952, §§ 380-381.
15. F. Ferrarotti, Homo sentiens, Liguori,
Napoli 1995, p. 108.
16. S. Agostino d'Ippona, Confessioni.
17. J. J. Wunenburger, L'imagination,
P.U.F., Paris 1995, pp. 72 e 121.
18. F. Ferrarotti, Homo sentiens, p. 44.
19. Cfr. ad es. N. Wiener, Cibernetica e
società (1951), p. 269.
20. P. Breton, Le culte de l'Internet,
La Découverte, Paris 2000, p. 70.
21. P. Lévy, World philosophie, O.
Jacob, Paris 1990, pp. 47 e 90.
22. Cfr. G. Scholèm, La rappresentazione
del golèm nei suoi rapporti tellurici e magici, in: Id., La Kabbalah e il suo
simbolismo, Einaudi, Torino 1980, cap. V, pp. 201-258.
23. P. Breton, L'utopia della
comunicazione, U.T.E.T., Torino 1995, p. 121.
24. P. Breton, L'utopia della
comunicazione, p. 49.
25. M. Foucault, Par de là le bien et le
mal, su "Actuel", n. 14, novembre 1971, p. 44.
26. S. Martelli, Famiglia e TV: solo
consumo?, su "La Famiglia", n. 180 (novembre-dicembre 1996), pp.
42-44.
27. A. Del Noce, Tramonto o eclissi dei
valori tradizionali?, Rusconi, Milano 1971, p. 266.
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