venerdì 28 dicembre 2012

L'Italia di oggi e di ieri, un ricco mosaico

Dicono che l’italiano reciti molto, che sia abbastanza teatrale; che esclami e pensi in modo esuberante e che parli con molta estroversione.

E proprio per questo si rende oltremodo interessante e brillante. A mio avviso, tutto ciò è un po’ esagerato, perché l’italiano del Nord è molto meno estroverso e più cauto di quello del Centro e del Sud.


Analizzando le figure dei Dogi veneziani, si nota che furono uomini intelligentissimi. Non oserei dire che certuni fossero propriamente buonissimi. Tuttavia erano delle personalità capaci di portare in sé il mistero, che contrassegna l’incanto di Venezia. Se Venezia non fosse così misteriosa, perderebbe  parte del suo fascino.

In contrasto con quella specie di laguna – un braccio di mare la cui acqua nei giorni normali è di color acqua-marina, una vera bellezza – si ha l’impressione che, da dietro le finestre ogivali, dai  tendaggi fastosi, ci sia un occhio che scruta, che conclude, che prende un appunto, che bisbiglia e che cospira…

Se questa politica in grande stile – forse il più alto volo che la politicaggine abbia apportato alla Storia del mondo –  venisse attribuita ai veneziani, la mentalità bancaria sarebbe propria dei piemontesi; niente chiacchiere, niente poesia: pane al pane, vino al vino. Sono molto asciutti, molto osservatori, mentre analizzano le cose con oggettività.

Ebbene, non si può dire la stessa cosa del napoletano o del calabrese. Lì c’è il Vesuvio, la pizza ecc.. In loro l’immaginazione fa da vera padrona! 

Dunque, esistono così tanti tipi italiani che li si potrebbe paragonare, messi tutti insieme, ad un prezioso mosaico.


Per quanto riguarda il passato, tocca dire ancora una parola sull'Italia.

Se osserviamo la collezione di acquerelli intitolata “Roma Sparita” – cioè la Roma per così dire scomparsa, perché anteriore all’unificazione italiana del XIX secolo – riscontriamo che la città viveva sopra i ruderi dell’antica Roma, celebrandoli. Ma consapevole che, presentando tali macerie incorporate in cose nuove, faceva un’opera che, genero suo (nel suo genere), era tanto grande quanto quella degli antichi romani. Non fu un impero, bensì una corrente intellettuale che diede origine alla diffusione dello spirito italiano nel mondo. Infatti, la propagazione decorrente dal Rinascimento e dall’Umanesimo ebbe un’importanza maggiore dell’espansione dell’Impero romano.

In questo senso, l’Italia sta al Rinascimento e all’Umanesimo come la Francia sta alla Rivoluzione Francese, come la Germania alle correnti filosofiche dei secoli XIX e XX; e come la Spagna e il Portogallo stanno alla Contro-Riforma.



N.B.: In questo testo l’Autore si riferisce all’espansione del Rinascimento e dell’Umanesimo, della Rivoluzione Francese  e delle scuole filosofiche tedesche, senza entrare nel merito di questi movimenti, che egli critica fortemente in diverse sue opere. Per altro egli si mostrò sempre entusiasto della Contro-Riforma. Qui però, tutti questi movimenti sono visti indistintamente dall’angolatura dell’espansione universale che ebbero e non dal loro contenuto.

Plinio Corrêa de Oliveira - 6 Maggio 1990




Che cosa è un Doge ?

Doge era il titolo del Capo eletto dalla Repubblica di Venezia o dalla Repubblica di Genova, regimi vigenti nel Nord d’Italia dal Medio Evo sino alla fine del XVIII secolo.

Inizialmente il Doge veniva eletto, a vita, dal popolo, in nome del quale esercitava un potere patriarcale e quasi assoluto sino al XII secolo. A partire da quei tempi, l’autorità del Doge a Venezia fu ridotta dall’aristocrazia, la quale affidò l’elezione a 40 elettori nobili appartenenti al Gran Consiglio (1172).

La funzione del Doge sparì nel 1797, dopo la caduta della Repubblica Veneta. A Genova, il titolo di Doge fu usato, dal 1339, dal primo magistrato della città. Fu abolito quando Genova fu elevata a Repubblica Ligure (1797).

Il ritratto è del Doge Andrea Gritti, dipinto da Tiziano (sec.XVI) e si trova nella National Gallery di Washington.

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