La Cristianità a Palermo e in Sicilia sotto i musulmani
Dopo secoli di incursioni
piratesche su imbarcazioni in transito e sui centri abitati per saccheggiare e
fare schiavi, le schiere armate saracene puntarono alla conquista della
Sicilia.
Nell'anno 827 sbarcarono a Mazara
arrivando ad Agrigento.
Con un'altra spedizione, nell'831, puntarono su Palermo
dove gli abitanti si difesero strenuamente, resistendo all'assedio per un anno.
Ma poi anche la fame e il colera seminano strage tra i combattenti. Quando la
valanga degli assalitori irruppe da varie parti dentro la città, di 70.000
difensori solo 3.000 restavano ancora come spettri a difesa disperata delle
mura, delle porte, delle case. Dovunque morti, feriti, squallore e rovina.
L'antico sogno degli arabi di
conquistare Palermo, col suo magnifico porto e le sue fertili pianure, si era
realizzato. Ne avrebbero fatto una solida base per ulteriori conquiste.
Solo il Papa Sergio II sollecitò
un intervento di forze cristiane per liberare Palermo. Si rivolse a Ludovico re
di Francia, al doge di Venezia Giustiniani e all'imperatore di Bisanzio Michele
Balbo affinché accorressero con forze unite per ricacciare gli arabi, ma i loro
deboli tentativi, condotti con mezzi inadeguati, non ebbero esito.
Nell'878 gli arabi presero e
rasero al suolo Siracusa nell'896, con la pace di Costantinopoli, tutta la
Sicilia era ceduta ai conquistatori. Nel 902 anche Taormina, ultimo baluardo
della Sicilia cristiana, dovette arrendersi ai musulmani.
Per fedeltà e coerenza con gli
insegnamenti del Corano
i jihadisti rasano Siracusa al suolo
Mi limiterò a parlare di Palermo, ma quello che avvenne nella nostra
città si ripetè in modo simile per tutte le popolazioni cristiane sottomesse
dagli arabi.
Dai vincitori arabi i cristiani
furono considerati una razza inferiore, a meno che non si convertissero
all'Islam. Ad essi fu proibito ogni contatto, commercio, matrimonio con gli islamizzati.
Non potevano vestire allo stesso modo, dovevano tagliarsi i capelli sulla
fronte. Non potevano mostrare la Croce, suonare le campane, fare le
processioni, piangere i morti, alzare le case più alte di quelle dei musulmani.
"Fu proibito oppure ai vinti di portare armi, montare cavalli, mettere
stelle ai muli e agli asini, parlare male del Corano e del profeta (Maometto),
bere vino in pubblico [...]. In strada dovevano cedere il passo ai musulmani e,
stando in brigata, levarsi in piedi quando entrava uno di loro; era proibito
alle cristiane entrare nel bagno quando vi erano musulmane; era vietato di costruire nuove chiese e
nuovi monasteri, suonare le campane, leggere
il Vangelo a alta voce, far mostra di croci in pubblico, ragionare del
Messia...".
(Michele Amari, Storia dei musulmani di Sicilia)
In teoria gli arabi, quando
conquistavano nuovi territori, lasciavano liberi i cristiani di praticare la
loro religione. Ma in realtà le restrizioni, le imposizioni, gli arbìtri erano
tagli che ne impedivano di fatto l'esercizio.
La cattedrale e le chiese di Palermo furono ridotte a moschee, i
conventi e i monasteri adibiti ad usi profani. "La cattedrale, imponente anche allora nella sua mole, era
sacra per tanti ricordi; su quel suolo infatti era stata la culla della
religione cristiana; lì si erano raccolti i primi cristiani, avevano predicato
e battezzato i primi vescovi; fu
adottata subito a moschea, e per varie generazioni, sotto le sue volte, a
folle, i musulmani di Palermo fecero echeggiare le loro invocazioni ad Allah.
"Molte furono le chiese che
seguirono le sorti della cattedrale, profanate e adottate a moschee; lo
stesso avvenne per molti monasteri maschili e femminili.
"Per quel poco che si sappia è certo che questa sorte toccò al monastero
di San Teodoro, con l'annesso Ospedale dei pellegrini, al monastero
di Sant'Adriano, a quello di San Giovanni degli Eremiti, a quello di
Santa Maria della Speranza e a
quello di San Martino delle Scale".
(I. Sucato, Palermo, tre millenni di storia)
Nonostante il principio di
tolleranza proclamato dagli arabi, sappiamo che nel 906, sopraggiunto il kadi dall'Africa, "cominciarono a togliere le chiese di Palermo
e dei vicini paesi e a mettere in
carcere i sacerdoti e distruggere i
libri santi".
L'Amari annota che, (...) "un ramo della polizia musulmana era
competente di inquisire e giudicare nelle liti per cose di religione, ed era
spietato tanto che i cristiani lo rifuggivano per non subirne le vessazioni e
le crudeltà, e non poche erano le apostasie".
L'anno dell'arrivo dei saraceni a
Palermo, nell'831, l'arcivescovo di Palermo Luca dovette fuggire per mare
insieme col governatore bizantino, "né
si conosce se e quando ebbe dei successori".
Sappiamo che un monaco di nome Agezio fu martirizzato a Palermo e che
la vergine palermitana Sant'Oliva fu
deportata e martirizzata in Africa. San
Filarete, palermitano, con altri monaci basiliani, e San Giovanni Teresti, anche lui nativo di Palermo (il padre gli era
stato ucciso dai saraceni e la madre condotta da in schiavitù), cercarono
rifugio in Calabria.
Nell'878 vennero condotti in catene a Palermo, da
Siracusa allora espugnata dai musulmani, il
vescovo Sofronio ed altri cristiani di quella città, tra i quali il monaco
Teodosio che in una sua lettera descrive l'episodio. I cristiani di Palermo si
affollarono al loro passaggio per le vie principali di quella città e li
salutarono con le lacrime agli occhi. "Sono",
commenta il Sucato, "i nipoti e i
figli di quelli che morirono sulle mura della città per la sua estrema
disperata difesa".
Perché Maometto li incita a dominare
il mondo,
anche Messina, a suo turno, viene assediata
e soggiogata
Insomma, i musulmani, in due
secoli e mezzo della loro permanenza, fecero di tutto per cancellare da Palermo
e dalla Sicilia la religione cristiana, tanto che più tardi il Papa Urbano II scriverà in una sua
bolla: "Capta a saracaenorum populis
Siciliae insula, et illic universae provinciae civitatis Episcopalis gloria
periit, et Christianae Fidei dignitas interiit", cioè, sotto la
dominazione musulmana, scomparve in Sicilia ogni gloria e ogni prestigio della
Chiesa locale e della religione cristiana.
A Palermo, al posto delle poche
chiese allora esistenti, sorsero come
funghi le moschee. Alcuni degli antichi visitatori ne contarono 300, altri 500, con una selva di minareti che si innalzavano dentro e fuori le mura.
Questa fu la Palermo musulmana al
culmine della dominazione araba. E tale sarebbe forse ancora oggi il panorama
urbano delle città d'Italia e d'Europa se
la Chiesa non avesse suscitato energie e di riscossa per bloccare prima ed
espellere poi il pesante dominio dell'invasione musulmana.
Per quanto riguarda la Sicilia
furono i normanni prima, e poi gli svevi, fatti venire ad opera del Papato, a
liberare la Sicilia dagli arabi.
Ruggero
I di Sicilia e Roberto il Guiscardo
ricevono
le chiavi della città di Palermo dagli Arabi
Lo stesso si dica per la Francia meridionale, per la Penisola iberica,
per i Luoghi Santi, per l'Europa centro-orientale.
Insomma, senza l'opera della Chiesa, la civiltà europea, e di tutti i territori
cristianizzatasi dal mondo, oggi sarebbe diversa.
Ma di queste cose i libri di
scuola e la pubblicistica storica non parlano quasi mai. Preferiscono dire che
la Sicilia, anzi tutta l'area mediterranea è stata civilizzata dagli arabi, che hanno lasciato tante opere, invenzioni
e monumenti della loro presenza, anche se, come ha rilevato in un suo recente,
vivace libro Oriana Fallaci, opere come
le mosche e di Cordova e di Granada sono stati costruiti dal lavoro dei cristiani fatti schiavi. (O. Fallaci - La forza della ragione, Rizzoli, aprile
2004)
Non metto qui in discussione il
contributo che gli arabi, come tutti i popoli del mondo, chi più chi meno,
hanno dato alla civiltà; ma gli arabi questi elementi di civiltà (quelli veri)
non li hanno tirato fuori esclusivamente dalle loro terre di origine o dal
Corano. Li hanno sviluppati, in Sicilia e altrove, a contatto con precedenti elementi di cultura e di civiltà pervenuti
anche da altri popoli, come quelli dei fenici,
dei greci, dei romani, delle popolazioni
locali e, per quanto riguarda la religione, l'hanno attinta dalla tradizione giudaico-cristiana che
Maometto e i suoi seguaci in parte hanno accettato, in parte hanno adattato alla loro mentalità e ai loro
interessi, facendone strumento di
conquista, di sopraffazione e di
dominio.
Maometto, in 40 anni, combatté 42
guerre. I suoi successori ne seguirono le orme anche i discendenti attuali, diffondono la loro fede con le armi…
2015: ubbidendo ai dettami di Allah,
l'Isis distrugge il patrimonio statuario
assiro-babilonico
Ma oggi i veri nemici del
cristianesimo
sono i cristiani senza fede
Ma non voglio continuare a parlare di Maometto e dei musulmani, perché
l'argomento, in un articolo come questo, diventerebbe troppo lungo.
Mi preme qui far presente che,
oggi come oggi, i veri nemici del cristianesimo non sono i musulmani, ma prima
di tutto i cristiani. Non parlo dei cristiani veri, quelli che credono
fermamente e mettono in pratica, con la vita, i precetti del Vangelo, ma dei cristiani
anagrafici che, pur essendo battezzati, vivono come se Dio non esistesse. Sono questi i cristiani senza
fede e senza opere, né caldi né freddi,
né buoni né cattivi, ignavi come li considera Dante, che li
definisce "a Dio spiacenti ed ai
nemici sui" (Inferno 3,63); sono questi i cristiani, dico, che hanno tradito lo spirito della loro
religione, che hanno reso vano
l'insegnamento di Gesù e il suo
sacrificio sulla Croce.
Vorrei tanto che ebrei,
cristiani, musulmani, credenti di altre fedi, o di nessuna, tenessero per fermo
che Gesù, figlio di Dio e Dio fattosi uomo, è venuto sulla terra per la salvezza di tutti. Ha
dimostrato, con segni inequivocabili, che
durano e continuano anche ai nostri giorni, che Lui (Gesù) è veramente
Dio.
Ora, se Gesù si è fatto mettere
in Croce per insegnarci l'amore e il perdono, perché tutti siamo fratelli,
figli dell'unico Dio Padre, l'ha fatto per tutti gli uomini, di ogni razza,
lingua, popolo e nazione, nessuno escluso. Ma siccome ha dato anche la libertà
di credere o non credere, di scegliere il bene o il male, la salvezza da Lui
data rimane solo per coloro che l'accettano. Se però scelgono di stare fuori
dall'amore di Dio, sono loro stessi a decidere il loro danno. (...) Anche tra i
cristiani ci sono gli osservanti veri, e riportano frutti. Ma i tiepidi, i non
credenti (anche se battezzati) non producono nulla. Producono solo dolore al
cuore di Dio.
Nel marasma delle lotte
fratricide che oggi insanguinano il mondo, brilla, fra le tenebre, una
speranza: la Madonna ha detto a Fatima "Infine il mio Cuore Immacolato
trionferà. Il Santo Padre mi
consacrerà la Russia, che si convertirà, e
sarà concesso al mondo qualche tempo di pace". Speriamo che ciò
avvenga presto. Tante cose, sicuramente, cambieranno in meglio, e per tutta
l'umanità. Rendiamo grazie a Dio.
Prof. Luigi Ricotta
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