La
Sacra Sindone è particolarmente emozionante perché ci offre una
"fotografia" di Nostro Signore Gesù Cristo. Ovviamente, è la
fotografia di un morto, di un cadavere che, del resto, subì tormenti inenarrabili
prima di morire, e ne rimase perciò sfigurato.
Non dobbiamo immaginare che, in
vita, Nostro Signore sia stato esattamente così. Egli somigliava molto a
quest'immagine, ma il suo venerabile corpo è stato in seguito deformato dal
lungo martirio e, soprattutto, dalla morte in croce. In una rivelazione mistica
ad un'anima pia, Egli spiegava che il suo viso subì uno stiramento, rimanendo
leggermente deformato, e che pure il naso fu contuso dai colpi. Ciononostante,
si tratta pur sempre di una fisionomia che causa una profonda impressione.
Quale significato riveste per noi la contemplazione della Sacra Sindone di
Nostro Signore Gesù Cristo?
Il
volto è simbolo dell'anima. Purtroppo, negli uomini, è un simbolo tante volte
mendace, non solo perché questi assumono spesso una fisionomia artificiale per
nascondere i propri difetti, ma anche perché per il peccato originale, per i
difetti personali e via dicendo, la fisionomia è, pur senza volerlo, spesso
ambigua e non esprime adeguatamente l'anima. Perciò, chi non fosse abbastanza
acuto, potrebbe non percepire nell'altro l'anima di cui è un simbolo la sua
fisionomia. Ma non era così per Nostro Signore Gesù Cristo che, in quanto vero
Dio e vero Uomo, era perfettissimo. Come Uomo, Egli era il più perfetto di quanti
mai ve ne furono o ve ne saranno. La sua fisionomia era espressione perfetta
della sua insondabile santità. Dunque, mi pare interessante fissare lo sguardo
sul Sacro Volto della Sindone per ravvivare nella nostra memoria sentimenti di
così alta pietà.
Ecco la Sacra Sindone con il Sacro Volto. Dalla proporzione tra le dimensioni del viso e quelle del corpo, possiamo immaginare la grande statura e il maestoso atteggiamento del nostro Divin Salvatore. Ovviamente la posizione delle braccia non è naturale. Esse furono sistemate così, in quanto un cadavere non assume una propria posizione. Però, anche in questa posizione si può avere un'idea del suo portamento. Guardando la fisionomia più da vicino osserviamo nel naso qualcosa di tumefatto, di rotto, che non permette di vederne la forma naturale. Inoltre, si nota che la fisionomia è alquanto distesa, allungata, il ché non corrisponde interamente alla sua posa normale. Ciononostante, vi si riscontra la straordinaria somiglianza con le immagini delle nostre chiese. Anzi, è curioso come le immagini di Nostro Signore che troviamo nelle chiese abbiano finito con l'essere tanto conformi alla Sacra Sindone. Perché le immagini dei primi secoli non presentano Nostro Signore in questo modo. È solo a partire da un dato momento che hanno cominciato a raffigurarLo così, fino a ricreare il viso di Nostro Signore Gesù Cristo facilmente riconoscibile da ognuno di noi.
Nella Sacra Sindone si nota poi un aspetto interessante: Nostro Signore aveva solo 33 anni quando fu crocifisso, eppure ai nostri occhi moderni sembrerebbe assai più maturo. Io Gli darei facilmente 45 anni. Quando Gesù morì aveva l'età perfetta dell'uomo. Egli visse sino alla piena maturità dell'uomo. Nella Sindone, Egli mostra una maturità assoluta, una capacità volitiva enorme. Si tratta di una persona che, da una parte, è pienamente cosciente di tutto ciò che pensa ed ha un giudizio sommamente maturo e, dall'altra parte, possiede una volontà assolutamente forte e determinata. Quindi, Egli è consapevole di tutto quel che vuole, e vuole tutto ciò che Gli conviene volere. Egli ci dà l'idea di ordine assoluto, di virilità, di assoluta padronanza di sé stesso.
Però, al di sopra di queste caratteristiche, contempliamo una sacralità straordinaria. Non vi è difficoltà nel percepire il supremo senso di responsabilità che promana da questa figura, nonché la sicurezza di sé. Guardando la Sacra Sindone, si pensa a quell'episodio del Vangelo in cui gli sbirri stavano per catturarLo e Gli chiesero se fosse Gesù il Nazzareno, ed Egli rispose: "Sono Io!". Caddero tutti con la faccia a terra, proprio coloro che dovevano arrestarLo. Tale era la sua maestà, la sua sicurezza! Quella risposta: "Sono Io!", ricorda la definizione che Dio diede di se stesso a Mosè quando gli apparve nel rovo ardente. Infatti, quando questi Gli domandò chi fosse, Egli rispose: "Io sono Colui che è". Se dicessimo che la figura della Sacra Sindone si definisce così: "Io sono Colui che è", sarebbe una definizione compiuta, poiché è la comunicazione di ogni assoluto, il possesso di ogni assoluto, una sicurezza di sé da cui si evince che Lui è il modello e la misura per ogni cosa, e che giudica tutto, da Re e da Dio, in funzione di se stesso. È un'autentica meraviglia! Nel contempo, pur attraverso gli occhi chiusi, intravediamo l'oceano di soavità e di dolcezza che scaturiva dal suo sguardo. Possiamo quasi sentire quanto di supremamente affabile aveva il timbro della sua voce e il suo linguaggio. In Lui coesistevano tutte le virtù, tutte le perfezioni in tutti i gradi compresi nella natura umana, come riflesso di quella divina unita a Lui dall'unione ipostatica.
Da un'altro canto è interessante notare la severità dell'espressione. Nostro Signore morì vittima di un crimine atroce, anzi, del peggiore di tutti i crimini, che è quello del Deicidio, che inflisse i maggiori tormenti di cui si abbia notizia nella storia. Ma Egli non è uno sconfitto. La sua fisionomia è quella del Giudice di fronte ai suoi aguzzini. Vi si riscontra un rifiuto, una censura, un disaccordo e una condanna contro coloro che Lo uccisero, che è qualcosa di veramente divino. La sua fisionomia sembra dire: "Io sono la Legge, Io sono il Giudice, ed Io sono la Vittima! A questi tre titoli sono Io a giudicare il crimine che è stato perpetrato contro di Me". È veramente maestoso! Dunque, ciò che risalta dalla Sacra Sindone come realtà suprema è la sintesi perfettamente armoniosa delle virtù più opposte. È una pienezza in cui si può ammirare la bontà e la mansuetudine e, nel contempo, la forza e la collera divina, la tranquillità ma anche un'indiscussa capacità di azione e di iniziativa. Ma tutto questo coesiste in Lui in tal forma che, nel riferirsi singolarmente ad ogni virtù, si ha quasi l'impressione di togliere o sminuire qualcosa. Infatti, Egli è molto più di ognuna di queste realtà, Egli le incarna tutte insieme. Ma, nella Sacra Sindone, resta comunque qualcosa di profondo e di misterioso. Per cercare di capirlo, dobbiamo immaginare Gesù mentre dice agli Apostoli: "I miei pensieri non sono i vostri e le mie vie non sono le vostre". Dinanzi all'Uomo della Sindone si ha l'impressione di quanto Egli sia ricolmo dei più alti pensieri, nei quali vive in modo stabile e permanente. D'altro canto, Egli è la via, cioè colui che concorda con Lui è giusto e colui che è in disaccordo si trova nell'errore. ImmaginiamoceLo pure mentre dice di se stesso: "Io sono la via, la verità e la vita". Viene voglia di esclamare: è proprio così, completamente e senza ombra di dubbio! Tuttavia, in questo c'è un mistero che è proprio il mistero dell'assoluto. ContemplandoLo, ho l'impressione che questa prodigiosa sicurezza di sé stesso provenga dalla sua natura divina, dalla sua vita nella Santissima Trinità. Ma Egli la comunica agli uomini in tutto il suo essere in modo indicibile. La sua attenzione è posta nei misteri di Dio, ma anche negli uomini in mezzo ai quali si trova. Egli è realmente il Mediatore tra Dio e gli uomini.
Come esprime sacralità la Sacra Sindone? La manifesta dall'enorme altezza da cui procedono tutti i suoi pensieri e le sue vie, che provengono propriamente dal Cielo. Il suo pensiero è talmente elevato, le ragioni per cui Egli traccia le vie sono così superlativamente alte e, d'altronde, la sua vita è in tal modo retta, santa e perfetta, che tutto in Lui è sacro. Quindi, se si dicesse di Lui che è, per esempio, un re, Lo si sminuirebbe; ugualmente se si affermasse che è un grande oratore. Tutti i titoli attribuibili a un uomo diventano piccoli al suo confronto. Benché Egli sia il Re dei Re e il Signore dei Signori, e nessuno sia mai stato un pensatore o un oratore come Lui, non esiste neanche qualcuno che, da qualsiasi punto di vista, possa sostenere un paragone con Lui.
Plinio Corrêa de Oliveira - 10 Marzo 1973
("Luci sull'Est", Roma, 2000)
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