Questo
dipinto in cui Nostro Signore pende dalla croce e la Madonna si trova lì, in piedi, è
il quadro più commovente di tutta la storia del mondo.
Non
vi fu in nessun tempo una situazione più penosa e più tragica di questa. Non ha paragoni. Ponderiamo un po' la situazione e consideriamo soltanto il
rapporto Figlio-Madre.
Qui
abbiamo Nostro Signore nella piena forza dell'età, inchiodato alla croce, cioè,
esposto ad un tormento indicibilmente acuto, con il Corpo tutto piagato da altri
tormenti avvenuti prima, con una corona di spine in testa e pronto ad esalare
la Sua Anima.
Egli
è al termine dell’ultima agonia. Passò da tutti i dolori. Di Lui si può dire
anticipatamente che non era già un uomo, ma un verme – factus tamquam leprosus – talmente sfigurato, piagato e ferito da
sembrare un lebbroso.
Nella
Sua carne - dice il profeta Isaia, se ricordo bene - dalla testa ai piedi non
c’era nessuna parte sana.
Ebbene,
la persona che si trova in questa situazione così compungente e che dovrebbe
risvegliare la compassione di tutti, questa persona è allo stesso tempo
l’Uomo-Dio.
Non
è soltanto l’Uomo-Dio e, pertanto, sommamente innocente, che soffre il martirio
più ingiusto da parte della plebaglia più infame. Inoltre, essendo Dio, tutto ciò che veniva fatto a Lui assumeva una gravità veramente infinita. Era, quindi, un
peccato enorme quello che in quel luogo veniva commesso e qualcosa che indignerebbe persino
le pietre.
Ai
piedi della croce stava Sua Madre. Nulla si rispetta di più al mondo di una
madre che piange suo figlio. È qualcosa che fa cessare tutte le ostilità, fa
smettere ogni scherno, qualsiasi spirito di vendetta e dischiude l’anima ad
ogni tipo di misericordia: è la debolezza femminile posta in quel che ha di più
sublime, che è la condizione di madre posta in ciò che ha di più doloroso, vale
dire, la madre che contempla la morte di suo figlio.
Infatti,
neanche la situazione di un figlio che ammira la morte di sua madre è afflittiva
come quella della madre che contempla la morte del proprio figlio.
Prendiamo,
per esempio, il peggiore dei criminali, un uomo degno della maggior esecrazione
e che sta per essere giustiziato il giorno dopo. Quando si annuncia che sua
madre verrà a visitarlo, tutto viene sospeso. Tutta l'irritazione provocata da
quel il criminale riceve come una parentesi e tutti ricevono quella madre con
rispetto e per consolarla la conducono presso a suo figlio.
E
questo figlio che verrà ucciso giustamente a causa dell'esecrazione generale,
questo figlio, finché sta con sua madre, assume, dovuto al contatto con lei e
per la condizione di figlio che vi è in lui, una rispettabilità che sembrerebbe
impossibile in un tale malfattore. Finché sta con sua madre, nessuno lo tortura,
nessuno gli dice niente; tutti come che sospendono il corso della giustizia
fino a quando sia smesso il contatto con sua madre.
Perché?
Perché il rapporto madre-figlio è sacra; è una relazione che ha delle
inimmaginabili risorse di tenerezza. Una relazione che, per questo e per quel
che ha in sé di sacrosanto, discioglie le collere e impone ogni forma di
rispetto.
Ebbene,
ecco qua la Madre che è la Vergine delle vergini, Colei che è il prototipo di
tutte le madri, la più perfetta delle madri e la più perfetta creatura. Ecco la
creatura che piange l’offesa fatta a Dio con una profondità di sentimento che non
siamo neanche in grado di immaginare.
Dunque,
dinanzi a questa scena, che è la più addolorante tra tutte - giacché nessuno
mai soffrì e giammai soffrirà tanto quanto Gesù dall’alto della croce e la
Madonna ai suoi piedi – sembrerebbe che la compassione umana naturalmente si impietosirebbe.
Immaginiamo
che avessimo una cagna con i suoi cuccioli e qualcuno la uccidesse lasciando i
cuccioli senza chi li nutrisse. Questo ci causerebbe una spiacevole
impressione. Di conseguenza, noi che ci impietosiamo persino della maternità di
un animale, che abbiamo pena di qualsiasi dolore e a volte ci impietosiamo
esageratamente con il dolore degli animali; noi dunque dovremmo, se avessimo
Fede e se credessimo che Nostro Signore Gesù Cristo è Dio e che morì in croce; e
se credessimo che la Madonna è esistita e che si trovava ai piedi della croce,
noi dovremmo avere l’anima lacerata dal dolore e nulla ci dovrebbe
sensibilizzare quanto questo.
Consideriamo
invece la miseria e il prodigio dell'insensibilità umana: si sente parlare di tutto ciò e, mentre ci si commuove di qualsiasi altra cosa, con questo si è glaciali! Quando ne si sente parlare, si sbadiglia...Basta entrare in una chiesa e osservare
le facce delle persone mentre seguono la Via Crucis. C’è uno o l'altro fedele
che sta pregando bene, ma l’ambiente è “inebetito”. È così per quanto riguarda
coloro che stanno seguendo la Via Crucis. Ma vi sono pure gli assenti, che dicono di avere “tante altre cose da fare” e che sono quelli molto più numerosi. Perché
avviene questa indifferenza all’uomo?
Infatti, questa indifferenza è talmente rilevante che, dopo aver presentato questo rimarchevole quadro del Calvario, lo Stabat Mater fornisce molto giudiziosamente quattro suppliche in
cui si chiede a Dio di darci un sentimento che dovrebbe scuotere sino in fondo la nostra anima: il sentimento di
pentimento, di compunzione, di gratitudine; il desiderio di approfittare per
noi i frutti di questa redenzione, di quelle lacrime, di quel sangue, affinché diveniamo
migliori.
Vedete
come lo Stabat Mater è composto bene.
Inizialmente colloca la scena:
Stava
la Madre addolorata piangendo presso la Croce cui era sospeso il Figlio.
Una
spada trapassava la sua anima in gemiti, in preda alla tristezza e al dolore.
Poi
comincia a chiedere che una così pietosa scena ci commuova davvero. Sono diverse
richieste affinché dall’alto del Calvario riversino su di noi le grazie che
ci facciano diventare buoni:
O
Madre, fonte di amore, fatemi sentire il peso del dolore affinché io pianga con
Voi.
Cioè
che io ti sia solidale. Date alla mia anima una partecipazione al vostro dolore.
Seconda
richiesta:
Fate
che la mia anima arda in maniera che io ami solo a Cristo e solo cerchi ciò che
Lo gradisce.
Quindi,
la prima cosa è la solidarietà. Ma adesso chiede qualcosa di più: una unione tale che io ami soltanto Lui.
Poi
viene un’altra supplica:
Santa
Madre, questo vi chiedo, fate che le piaghe del crocifisso siano impresse nel
mio cuore.
Vedete
come è ben graduato e ben pensato:
1°
la solidarietà;
2°
l'amore esclusivo;
3°
la partecipazione alla Sua sofferenza qui in terra: voglio avere in me le Sue
piaghe.
Infine:
Finché
avrò vita, fatemi dolere con il mio Gesù, con Voi piangere veramente.
È
una implorazione di perseveranza: che per tutta la mia vita ciò non smetta di
essere così. Amen.
Vedete
la meraviglia della logica, della Fede e la meraviglia della coerenza,
dell’umiltà contenuta in questa preghiera.
In
un altro punto ancora, questa preghiera ha una parte essenziale: dinanzi a Cristo
crocifisso non si dirige a Lui, ma si dirige alla Madonna, sapendo che l’unico
modo per arrivare a Cristo è per mezzo di Lei. Quindi, accettando la mediazione
universale, prega la Madonna affinché per mezzo di Lei arrivi a Nostro Signore
Gesù Cristo.
Plinio Corrêa de Oliveira
- 1 Aprile 1966
Nessun commento:
Posta un commento