Un settore molto importante dell’opinione pubblica
si è mantenuto in un atteggiamento di resistenza e di opposizione
dinanzi alle capitolazioni dello Stato nei confronti della guerriglia
marxista
Papa Francesco ha terminato la sua visita di cinque
giorni in Colombia e l’impatto di questo grande evento nel Paese è stato molto
importante. Sicuramente avrà notevoli ricadute sul futuro immediato. Nei
prossimi giorni verranno fatte analisi e considerazioni di ogni ordine su
ognuno dei discorsi pronunciati, degli eventi organizzati e pure
dell’accoglienza che questa nazione profondamente cattolica ha dato al Romano
Pontefice.
Fra le molte considerazioni che si potrebbero fare,
due mi sembrano maggiormente importanti. La prima è che il Papa non si è mai
riferito in forma diretta ai complessi Accordi di pace firmati fra il governo
del Presidente Santos e la guerriglia delle FARC, e l’altra è l’impressionante
manifestazione di cattolicità del popolo colombiano.
Nei confronti della prima considerazione, cioè sugli
Accordi con le FARC, va ricordato che il motivo iniziale della visita di
Francesco era quello di benedire detti Accordi giacché il governo aveva bisogno
dell’appoggio e del supporto di qualcuno con il potere e l’influenza del Papa.
Da quando è cominciato il “processo di pace”, un settore molto importante
dell’opinione pubblica si è rifiutato di accettare i vantaggi della supposta
pacificazione e si è mantenuto in un atteggiamento di resistenza e di
opposizione dinanzi alle capitolazioni dello Stato nei confronti della
guerriglia marxista.
Quando venne annunciata la visita del Papa in Colombia
un anno fa, l’obiettivo degli organizzatori era quello di approfittare della
sua presenza per benedire gli Accordi, dissipare i dubbi che molti nutrivano e
convincere la maggioranza del Paese ad accettare il “processo di pace”. E in
questa ottica hanno lavorato tutto l’anno sia il Governo che la diplomazia Vaticana,
affinché la visita papale rappresentasse il culmine aureo di questo processo.
Ciononostante, lungo tutto il tempo dei preparativi, qualcosa di fondamentale è
andato via via cambiando in lungo e in largo in tutta la nazione colombiana.
È emerso in modo inatteso una profonda e categorica
attitudine di rifiuto della maggioranza dei colombiani verso gli Accordi,
evidenziata con il risultato in favore del NO
al referendum dell’anno scorso, e
questo rifiuto non ha fatto altro che accrescersi. A ciò va sommata la
disastrosa gestione governativa del presidente Santos.
In tali circostanze, pretendere che Papa Francesco menzionasse gli Accordi nei suoi discorsi
e invitasse i fedeli cattolici ad accettarli, equivaleva pressappoco a
camminare in mezzo a un campo minato, esattamente come quelli che le FARC hanno
seminato in tutto il territorio della Colombia. Questo pericolo avrebbe
potuto convertire l’importante visita in un’autentica esplosione di
indignazione popolare, giacché di sicuro i milioni di fedeli devoti che hanno
accompagnato il Papa nei suoi spostamenti e nei suoi discorsi, non avrebbero
voluto ascoltare da Sua Santità nessuna parola di concessione alle FARC.
La prova di tutto ciò è che in ognuna delle
apparizioni del presidente Santos
durante la visita papale, egli è stato fischiato dalla folla in presenza di
Papa Francesco. Tanto che per evitare situazioni spiacevoli il Presidente
si è astenuto dal partecipare a tutte le Messe ed eventi di massa. Questo
termometro dell’opinione colombiana è stato ovviamente percepito in anticipo
dall’abile diplomazia vaticana, di gran lunga la più sottile ed efficace del
mondo, in maniera tale che l’argomento degli Accordi è stato ritirato da tutti
i pronunciamenti papali.
Niente si è detto su di essi e, davanti al cambio di
scenario nel Paese, i riferimenti al tema si sono limitati esclusivamente al
perdono e alla riconciliazione.
L’altra considerazione che ci lascia la visita è il
riconoscimento che in mezzo alla grande crisi di valori che vive tutto il mondo
occidentale e di cui la Colombia non è per nulla esente, tutt’ora il paese
conserva una meravigliosa e vitale fibra cattolica. Nonostante la crisi di
autodemolizione promossa da personalità della stessa Chiesa Cattolica, il
popolo colombiano mantiene vive nel suo sentire più profondo una grande
devozione e rispetto per la Santissima Vergine, per la Chiesa, per il Papato e
per i principi cattolici.
Paradossalmente, questo
disastroso governo che abbiamo che calpesta ogni giorno i principi cattolici, è
stato il grande artefice della venuta del Papa. Ma non si inganni nessuno nel credere che l’abbia fatto per restaurare con
la presenza del Pontefice questi principi, poiché è proprio il Ministero della
Sanità il grande propagatore dell’aborto, dell’eutanasia e delle politiche di
sterilizzazione e di contraccezione. Così come è il Ministero dell’Istruzione il grande propagatore dell’ideologia
del gender e della causa omosessuale.
Lungi da
questo Governo l’intenzione di mettere in pratica politiche pubbliche
d’ispirazione cristiana.
Tuttavia – sorpresa!
– la manifestazione cattolica della popolazione colombiana è stata tale che
coloro che credevano che la fede cattolica era avviata alla sua scomparsa, si
sono trovati davanti a una realtà totalmente opposta. Ciò che è apparso in tutti gli eventi e spostamenti di Papa Francesco è
stata una fede vigorosa, un’enorme devozione al papato e un profondo rispetto
per la Chiesa.
Lo stesso Papa Francesco ha dato l’interpretazione più
adeguata nella conferenza stampa nel volo di ritorno a Roma. Queste le sue
parole sulla Colombia: «Un popolo che non
teme di esprimere ciò che sente né di sentire o far vedere ciò che prova.
Questa è la terza o la quarta volta che vengo in Colombia, non lo ricordo bene,
ma non conoscevo la Colombia profonda, la Colombia che si vede nelle strade. E
ringrazio la testimonianza di gioia, di speranza e di pazienza nella sofferenza
di questo popolo che mi ha aiutato tanto» (El Tiempo, 11 settembre 2017).
Virgen de Chiquinquirá
Patrona della Colombia
Cioè la Colombia è una
nazione che si mantiene cattolica e mariana nonostante tutte le decadenze, le
crisi distruttive e le cattive influenze trasmesse dalla maggioranza dei suoi
leader politici e religiosi.
Ciò fa vedere che malgrado
la crisi nella quale viviamo, ancora potrebbero essere restaurati i valori più
profondi, così come si restaurarono i colori del dipinto della Virgen de Chiquinquirá, Patrona della
Colombia, che dopo che si erano cancellati quasi del tutto dalla tela,
miracolosamente recuperarono lo splendore perso e tornarono rilucenti grazie
alle preghiere e alle suppliche di una devota donna. Questo miracolo accaduto a
un dipinto può operarsi anche con un’intera nazione.
Eugenio Trujillo Villegas - 13 settembre 2017
Direttore della Sociedad Colombiana Tradición y Acción
(I
grassetti sono nostri)
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