Con
l’era digitale globalizzata, una rivoluzione culturale
sta
operando profondi cambiamenti di mentalità,
portando
alla ritribalizzazione dell’uomo
per
mezzo delle trasformazioni psicologiche, sociali e religiose
(seconda e ultima parte)
Sfida
ai metodi tradizionali di considerazione dell’identità
Riguardo ai nativi digitali (giovani utenti di
computer), questa “riconnessione” può essere ottenuta, secondo i suddetti autori,
facendoli passeggiare in modo aleatorio in mezzo alle loro molteplici
personalità virtuali. È come la pensa la Dottoressa Sherry Turkle,
professoressa di Studi Sociali della Scienza e Tecnologia nel Programma
Scienza, Tecnologia e Società dell’Istituto Tecnologico del Massachusetts
(MIT), fondatrice ed attuale direttrice del progetto Tecnologia e Personalità, un centro di ricerca e riflessione
sull’interazione tra le persone e le macchine.
È interessante notare come
lei si presenta nell’introduzione del suo più recente libro La vita nello Schermo: L’Identità nell’Era
di Internet, con un articolo eloquentemente intitolato "Who Am We" ("Chi sono noi";
si noti: "noi" e non "io" come sarebbe la forma corretta):
"Vi sono molte Sherry Turkle. C’è la ‘Sherry francese’, che ha studiato
il post -strutturalismo a Parigi negli anni '60. C’è la Prof.a Turkle scienziata
sociale, con specializzazione in antropologia, psicologia della personalità e
sociologia. C’è la Dott.ssa Turkle psicologa. C'è la Sherry Turkle scrittrice.
C'è la Sherry professoressa, che ha monitorato gli alunni del MIT da quasi 20
anni. E c’è l’esploratrice del cyberspazio, la donna che può connettersi come
se fosse un uomo, o un’altra donna, o semplicemente come S.T.". (10)
Non si pensi che, nel
presentarsi così al lettore e nel descrivere le sue diverse attività, la
suddetta professoressa stia cercando solo l’autopromozione. Infatti sta preparando il terreno per esporre la sua tesi - oggi correntemente
accolta - secondo cui l’identità in Internet è fluida. In realtà, lei si è specializzata
nell’intervistare persone sulle loro esperienze con i computer e l’Internet, ed
ha raccolto una serie di preziose osservazioni sull’effetto che producono sugli
adulti, gli adolescenti e i bambini.
Secondo la Prof.ssa
Turkle, "il Microsoft è una
compagnia la cui estetica, espressa nel suo sistema operativo, sta modellando lo
stile del nostro pensiero". E
questo perché, coloro che utilizzano Windows (letteralmente "finestre")
navigano tra diversi schermi dei distinti programmi aperti nel computer, come
qualcuno che guarda successivamente attraverso varie finestre. In una sua
intervista a “The New York Times”, lei spiega in che cosa consiste questo
rimodellamento del pensiero:
"Quando le persone sono online, tendono ad esprimere differenti aspetti
di sé stesse in situazioni diverse. Un uomo d'affari in una determinata comunità
virtuale può soprannominarsi ‘Armaniboy’ [insinuando un tipo umano classico
ed elegante], e in un’altra comunità
chiamarsi ‘Motorcycleman’ [profilando un giovane all’avanguardia, un
avventuriero]. Le persone iniziano a
muoversi fluidamente tra i propri diversi personaggi, ed hanno un’esperienza
che li incoraggia a mettere in questione le nozioni tradizionali sull’identità.
Trovano modi di concepire un ‘io’ sano, non come qualcosa di singolare e unico,
ma possedendo molti aspetti. Le persone finiscono col vedere sé stesse come la
somma delle loro diverse presenze nelle finestre che aprono negli schermi dei
loro monitor. E il computer serve da metafora per riflettere sulla propria
identità: la metafora tecnica di ruotare attraverso le finestre del computer è
diventata un modo di concepire le relazioni tra i diversi aspetti del proprio 'io'".
(11)
Successivamente, in una dichiarazione
alla rivista “Brainstorms” [Tempeste mentali], corrobora così il suo punto di
vista:
“Cresciamo
abituati a concepire le nostre menti in maniera unitaria. […] Credo che l’esperienza del cyberspace, l’esperienza di giocare a diversi
‘io’ in diversi contesti virtuali -
magari anche simultaneamente e in multiple finestre - sia la concretizzazione
di un altro concetto di identità, non come qualcosa di unitario, ma di multiplo.
Secondo questa visione, noi ci muoviamo tra vari stati, tra vari aspetti del
nostro ‘io’. Il nostro senso di identità è una specie di illusione […] che possiamo affermare, perché abbiamo
imparato a muoverci fluidamente tra gli svariati stati della nostra
personalità”. (12)
Il
ruolo delle comunità virtuali verso un governo universale
Alle persone che hanno obiettato
che questa fluidità tra personalità sarebbe una forma di schizofrenia
psicotica, la prof.ssa Turkle, in un'intervista alla “Technology Review”, ha
replicato che “le persone che soffrono di
disturbi della personalità multipla hanno delle identità frammentate, i cui i
differenti pezzi sono separati l'uno dall’altro da un muro” mentre “nel caso delle persone che assumono
personaggi online, esse hanno conoscenza delle vite che hanno creato nello
schermo. Stanno raffigurando diversi aspetti di sé stesse ed hanno consapevolezza
del modo come si muovono fluidamente tra loro […]. Esse finiscono col vedere sé stesse come la somma della loro presenza
distribuita in tutte le finestre che aprono sullo schermo. La metafora tecnica
di ruotare attraverso le finestre del computer è diventata una metafora per riflettere
sul rapporto tra i diversi aspetti della propria identità”. (13)
Secondo la Prof.ssa
Turkle, in questi diversi aspetti della propria identità, la persona reale nonché
la sua vita reale sono soltanto uno dei suoi molteplici ‘io’ virtuali. Nel suo libro, descrive un giovane, brillante
studente universitario, per il quale la vita reale (VR, come egli la chiama)
non gode di nessuno status speciale, È solo un’altra finestra, tra le tante in
cui egli rappresenta una parte in diverse comunità virtuali. Ed è arrivato persino
al punto di dire che la vita reale generalmente non è la sua finestra preferita…
Malgrado questo grave
sintomo di fuga psicotica dalla realtà, la Prof.ssa Turkle conclude che le
esperienze in Internet sfidano “i
concetti tradizionali di personalità sana come una cosa unitaria” e “ci incoraggiano a cercare e a scoprire una
maniera nuova di riferirci all’identità individuale come qualcosa di multiplo, ed
anche alla salute psicologica, non in termini di una costruzione di un unum, ma di negoziazione del multiplo”. (14)
Bisogna evidenziare
l’importanza di questa accademica messa in questione della personalità individuale. Di fatti, come
è stato detto all’inizio di questo articolo, l'insuccesso di tutte le
esperienze collettiviste del passato risiede nel fatto che, allo stesso tempo
in cui le strutture socio-economiche della società divennero collettive, i suoi
membri seguitarono individui “particolari”, malgrado la dittatura del
proletariato e il possesso collettivo della proprietà. Il cambiamento verso la
Quanta Rivoluzione consistette precisamente nel tentare in precedenza di
“collettivizzare” l'individuo stesso, affinché egli potesse accettare di buon
grado un modo di vivere collettivo in una struttura socio- economica comunista.
Affinché questa
rivoluzione abbia successo, la nuova bastiglia da demolire è la sovranità della persona su sé stessa, cioè, sull’unità
e sull’identità dell’ 'io', analogamente
alla sovranità nazionale che rappresenta il principale ostacolo per la
costruzione di un governo mondiale o Repubblica Universale. E il mezzo più
effettivo per soggiogare l’ 'io' è quello di frazionarlo nelle pseudo-identità
multiple e fluide delle finestre dei computer.
Con
la cibernetica, sorge una nuova struttura sociale
Si capisce allora l’enfasi
di Pierre Lévy, scienziato cibernetico e filosofo, quando afferma che “la persona individualizzata non è altro che
un'articolazione intermediaria e passeggera; è soltanto un'illusione”, (15)
e aggiunge che il Net è la struttura tecnica che favorisce il sorgere di un'intelligenza
collettiva. (16)
Già nel 1951, Norbert
Wiener, il matematico e fondatore della scienza della Cibernetica, nel suo
libro L’uso umano di esseri umani: la
cibernetica e la società, dichiarò che “l'essere
vivo significa partecipare a un continuo flusso di influenze venute dal mondo
esterno, e di azioni che incidono sul mondo esterno; un flusso nel quale noi
rappresentiamo solo un momento transitorio”. (17)
Perciò, Nicholas
Negroponte, che oltre ad essere il fondatore del Laboratorio dei Midia
nell’Istituto di Tecnologia di Massachusetts (MIT) e della rivista “Wired”,
come pure consigliere del presidente François Mitterrand, considera che “il vero valore di una rete ha meno da
vedere con l’informazione e più con la comunità. Le autostrade
dell’informazione […] stanno creando
un tessuto sociale globale totalmente nuovo”. (18) Cosa potrebbe essere
questo nuovo tessuto sociale globale, se non quello sognato da Marx, Engels e dagli
altri padri del comunismo?
Se questo fosse vero, allora
assumerebbe rilevanza il fatto che le interviste con gli usuari di Internet
mostrino in modo consistente che, sebbene molti lo usano ogni tanto per
ricerche, commercio elettronico, accesso a basi di dati online o per assistere a video online,
le applicazioni più comuni permangono gli IRC (Sale di Conversazione, via
Internet), nonché altre applicazioni su teleconferenze - i MUD (domini con
numerosi usuari), i gruppi di notizie Usenet
e le liste elettroniche di mailing - che
permettono agli usuari di socializzare con altri. Ciò che la maggioranza delle
persona prende da Internet è la “comunità”, “virtuale” o meno.
Vivere
in casa una vita simile a quella selvaggia
La Sig.ina Ayelet Noff, in
qualità di usuaria di Internet e veterana gerente del marketing di ICQ, lo riconosce:
“Le
comunità del Web 2.0 sono per noi oggi ciò che le comunità tribali o dei
villaggi erano per i nostri avi. Esse rappresentano un luogo dove possiamo fare
nuove connessioni, condividere dettagli delle nostre vite e discutere argomenti
che ci interessano”. (19)
Và osservato che non si
tratta di un'adolescente viziata in giochi con diversi competitori sul Net, ma di una donna di affari di successo,
con tanto di diploma e baccalaureato in Politica dell’Università di Tel Aviv.
E prosegue: “Oggi le connessioni si basano su elementi
personali più profondi, come certe peculiarità, abitudini, idee e hobbies. Date le nostre differenze in questi elementi,
non tutte le tribù avrebbero un buon rapporto tra loro come nel passato. Ognuno
di noi sceglierà la(le) tribù dove si sentirà più ‘a casa’, insieme a persone
con cui sintonizza di più, e si aggregherà a quella comunità”. (20)
Da qui si vede l’estensione
e la profondità di questo fenomeno. Infatti, esso non si limita ai giovani emarginati
che vivono stili di vita alternativi nella selva grigiastra dei blocchi
condominiali popolari delle grandi città, ma si caratterizza come un fenomeno
sociale su larga scala.
Il sociologo francese
Michel Maffesoli, professore all’Università della Sorbonne di Parigi ed editore
della rivista “Société”, analizza già da molto tempo il fenomeno (della
ritribalizzazione) ritorno al tribalismo. Il suo principale campo di ricerca
sono i legami sociali e la formazione della comunità e dell’immaginario
collettivo nel nostro mondo post-moderno. Nel 1988, pubblicò il libro Le temps des tribus (Il tempo delle
tribù), nel quale analizza la crisi dell’individualismo e l’apparire di
tendenze tribali, comunitarie e nomadi nelle più giovani generazioni. Secondo
il sociologo, “il tribalismo sarà, in
tutti i campi, il fenomeno predominante nelle prossime decadi". (21)
Avanzerà su due assi principali: negli aspetti “arcaici” e “giovanili” nonché
nella sua “dimensione comunitaria”, come conseguenza della saturazione
dell’identità come pure dell’individualismo, che ne è la manifestazione.
A proposito del nuovo
“arcaismo giovanile”, Maffesoli descrive l’attuale sovversione interna dell’anima
umana e prevede come risultato positivo la tirannia delle passioni più basse
sulla ragione e sulla volontà:
“Dopo
il predominio di una ragione meccanica e prevedibile, di una ragione
strumentale e strettamente utilitaria, stiamo assistendo al ritorno del ‘principio di Eros’, dell’emozione, della condivisione delle passioni. Possiamo
caratterizzare la post-modernità come il ritorno esacerbato dell’ 'arcaismo'. […]
Possiamo notare questo impulso vitale
nelle effervescenze musicali, […]
nella anomia [assenza di norme]
sessuale, nel ritorno alla natura, nell’ambiente dell’ecologismo,
nell’esacerbazione dei peli, della pelle; […] detto in una parola, tutto ciò che ricorda l’animale nell’umano. L'inselvaggirsi
della vita! Ecco il paradosso della post-modernità, che porta alla ribalta l’origine,
la fonte, il primitivo e il barbaro. […] L’ 'alito della selva' […] assume
forza e vigore nelle selve di pietra che sono le nostre città, ma anche nelle
radure delle foreste quando, in un modo parossistico nei festival rock, le 'tribù
techno' sguazzano, estasiate, nel fango di cui fummo formati. Qui si tocca il
midollo del post-tribalismo moderno: l’identificazione primaria, primordiale,
con quel che nell’uomo si avvicina all’humus”. (22)
I
totem delle società post-moderne
Quanto alla sua dimensione
“comunitaria”, il tribalismo, secondo Maffesoli, “è anche il passaggio dell’individuo dall'identità stabile che esercita
funzioni in gruppi organizzati, alla persona dalle identificazioni multiple, svolgendo
ruoli effimeri nelle tribù affettive. Ciò equivale a una partecipazione magica
in una realtà pre-individuale, ossia al fatto che si vive soltanto nel contesto
dell’incosciente collettivo”. (23)
In un'intervista concessa
a Modena nell’estate del 2008, durante il Festival Internazionale della
Filosofia, Michele Maffesoli ha manifestato il suo pensiero a proposito dell’impatto
delle nuove tecnologie su questo fenomeno:
“Il Google, i festival techno, la Second Life, o il YouTube: l’insieme di questi totem […] ci mostra dei cambiamenti apparentemente semplici nella nostra società
contemporanea, ma in realtà sono molto profonde. Una società non più modellata
dalla ragione, ma da un immaginario collettivo nutrito di miti. Tribù musicali,
sale di conversazione, reality shows,
codici estetici, tatuaggi, tutti quanti descrivono un profondo cambiamento. Nei
Tempi Moderni, il progresso e la razionalità hanno tentato di canalizzare la violenza,
ma oggidì stanno risorgendo nuovi sentimenti tribali, irrazionali, che potremmo
definire come barbari”.
Da un altro canto, per
Maffesoli, “nelle società post-moderne la
comunicazione diventa comunione”,
perché i midia digitali si sono
trasformati nell' “elemento sacro intorno
al quale le comunità si fondono e vibrano come una sola cosa. Insomma, i midia
digitali sono diventati l’elemento strutturale del vivere-insieme post-moderno“. (24)
L’interazione
del collettivismo tribale nel cyberspazio *
Per quanto radicali possano
sembrare queste teorie, esse non si restringono ai circoli interni di una
manciata di lunatici.
Il Prof. Federico
Casalegno, ricercatore nel Laboratorio di Midia del MIT, è uno tra i discepoli
di Maffesoli. Attualmente dirige il Laboratorio di Esperienza Mobile del MIT ed
è il direttore associato del Laboratorio di Design
del medesimo Istituto. Nell’articolo dal titolo Tra il tribalismo e le comunità; configurazioni sociali emergenti nel cyberspazio, Casalegno stabilisce
una distinzione tra le comunità cyber e
le tribù cyber: le comunità cyber sono formate da individui autonomi
che hanno doveri e oggettivi da raggiungere, mentre le tribù sono formate da
persone che indossano delle maschere e rappresentano diversi ruoli all'interno
di aggruppamenti eterogenei.
Parlando delle tribù cyber, Casalegno afferma che “nelle reti del cyberspazio assistitiamo alla manifestazione di forme di
sociabilità in cui predomina l’enfasi, […] molto distante da una logica meccanizzata
dello 'stare insieme' “. (25) Perciò,
le tribù urbane create dalle reti sociali di Internet o per mezzo dei siluri
dei telefoni cellulari sono “strutturate
più dai flussi permanenti di comunicazione che dalla stessa comunicazione”.
Casalegno dice: “Ci stiamo imbattendo nel
fenomeno della tribù-cast [trasmissione intra-tribù, per opposizione a
quella della radio, broadcast]: un denso flusso di scambio di informazioni
con il nostro piccolo circolo”. (26)
Come Maffesoli, il Prof,
Casalegno mette in risalto la natura ludica del passaggio dal paradigma della
comunità a quello di un modello tribale, dove il proprio interesse è lasciato da
parte e il possesso collettivo diventa regola. Questo condividere ludico e disinteressato che
accade nel Web è penetrato persino
nel settore commerciale dei beni e servizi.
Casalegno esemplifica con
la creazione di Linux del giovane
tecnico in computer Linus Torvalds, che ha scritto un sistema operazionale di
circa 20 mila righe e l'ha installato in Internet come un codice aperto a
tutti, per rendere possibile la comunicazione e i miglioramenti. Chi possiede
il know-how necessario può
partecipare al processo collettivo della creazione di questo software aperto e gratuito. (27) Secondo
il Prof. Casalegno ed altri studiosi, questa condivisione disinteressata,
opposta allo spirito di lucro, è il paradigma del tribalismo cibernetico.
Imprese
“tribali” in un’era di consumismo
Ciò non impedisce che certe
persone stiano già traendo vantaggi finanziari da questo fenomeno. Come, per
esempio, il guru nordamericano del marketing Seth Godin, ex vice presidente del
Yahoo, incaricato delle attività di
posta elettronica della ditta e autore best-seller
di libri commerciali. Il suo ultimo
libro - Le tribù: Noi abbiamo bisogno che
tu ci capeggi - include un capitolo scritto da Michel Maffesoli, e insiste
nell’idea che “un gruppo necessita di soltanto
due cose per essere una tribù: un interresse comune e un mezzo di comunicazione”. Inoltre, risalta che: “l’Internet
ha eliminato la geografia”. Secondo Godin, “ciò significa che le tribù esistenti sono più numerose, e che adesso vi
sono più tribù - piccole ed influenti, tribù orizzontali e verticali - ed altre
che non avrebbero mai potuto esistere anteriormente. […] Vi sono letteralmente mille modi di
coordinare e di connettere gruppi di persone, che non esistevano nelle
generazioni prededenti”. (28)
Elia
Morling
Altri uomini d'affari
commerciali stanno traendo vantaggi dalla popolarità di questo nuovo concetto
di marketing per stringere ancor più
i legami con i loro clienti. Lo svedese Elia Morling, proprietario della Tribaling (compagnia di consulenza e site di Internet), insegna alle imprese
come diventare tribali. Recentemente egli ha scritto nel suo sito che "le tribù sono l’ultima moda, grazie alla
popolarizzazione della teoria di Maffesoli fatta da Seth Godin", nella
quale mostra come le persone oggi, "invece
di eradicarsi, stanno ricreando radici attraverso le tribù; e, facendo così, si
appoggiano meno sulle strutture già esistenti, come le istituzioni le classi
sociali".(29)
I fautori di marketing non sono degli eruditi che
vivono racchiusi in torri di avorio e conducendo una ricerca bizzarra per dimostrare
qualche pazzia scientifica. Essi hanno i piedi per terra, come pure una
percezione acutamente oculata per riconoscere il più piccolo cambiamento nello
svolgersi delle mode dei consumatori; se il concetto di "ritribalizzazione"
è diventato moda persino nelle loro cerchie, vuol dire che hanno riscontrato un
forte movimento sociale in quella direzione.
Pertanto, quando si parla
dell'attuale ritribalizzazione della società attraverso reti sociali digitali come
parte di una rivoluzione culturale verso le ultime mete della Quarta Rivoluzione - magistralmente
descritte dal Prof. Plinio Corrêa de Oliveira in Rivoluzione e Contro-Rivoluzione -non stiamo alludendo a fantasmi,
ma a qualcosa di molto reale e seria, con profonde implicazioni psicologiche,
sociali e religiose.
La
funzione del Web nella formazione di una nuova mistica religiosa
Ho lasciato
intenzionalmente alla fine l’analisi dell’aspetto religioso di questa
rivoluzione. Infatti, nella Parte III di Rivoluzione
e Contro-Rivoluzione, questo aspetto è presentato come un tentativo di spaccare
la struttura gerarchica e rigida della Chiesa cattolica, mirando a trasformarla
in un tessuto cartilaginoso di piccole comunità “profetiche”, coinvolte nelle
esperienze intense e pseudo- mistiche del
pentecostalismo, simili al totemismo trans-psicologico e parapsicologico delle
tribù primitive.
Quindi, il Dott. Plinio si
domanda se dietro la Quarta Rivoluzione
- nella quale la magia è presentata come una forma di conoscenza - non si può individuare
l’ingannevole e sinistro canto delle sirene col quale Satana attrae coloro che hanno
rinnegato Gesù Cristo e la Santa Chiesa. E il presente articolo sarebbe
incompleto se omettesse questo aspetto pseudo-mistico del processo di depersonalizzazione
e della cosiddetta riconnessione con il cosmo, che il Web presumibilmente attingerebbe se il wishful thinking degli studiosi che ho menzionato diventasse una
realtà.
Ecco un brano eloquente di
un'intervista del già citato Marshall McLuhan, il guru dei midia:
“L’uomo tribale era profondamente immerso in una coscienza collettiva
integrale che trascendeva i limiti convenzionali del tempo e dello spazio. Allo
stesso modo, la nuova società sarà un'integrazione mitica, un mondo riverberante, simile alla vecchia camera di risonanza
tribale, nel quale la magia vivrà
nuovamente: un mondo di percezione extra-sensoriale. L’attuale interesse della
gioventù per l’astrologia, per la chiaroveggenza e per l'occulto non è una mera
coincidenza…
"In
questo modo, il computer detiene la
promessa di uno stato di comprensione universale e di unità, generato
tecnologicamente; uno stato di assorbimento nel logos, che potrebbe unire l’umanità in una sola famiglia e creare un'eternità
di armonia e di pace collettiva. Questa è la vera utilità del computer: non è per spedire prodotti o
risolvere problemi tecnici, ma per accelerare il processo di scoperta ed
orchestrare ambienti ed energie terrestri e, eventualmente, persino galattiche.
L’integrazione psichica comunitaria, che
finalmente è diventata possibile grazie ai midia elettronici, potrebbe creare
la conoscenza universale prevista da Dante, quando anticipò che gli uomini non
cesserebbero di essere cocci rotti finché non fossero unificati in una
conoscenza inclusiva. In termini
cristiani, questa è semplicemente una nuova interpretazione del corpo mistico
di Cristo; poiché Cristo, in fin dei conti, è l’estensione ultima dell’uomo”.
(30)
Malgrado l'allusione
finale si riferisca al Corpo Mistico di Cristo, coniata in termini che
ricordano “Il Cristo Totale” di Teilhard de Chardin, questo testo di Marshall
McLuhan non ha nulla di cristiano, ed ancor meno di cattolico. Dio Signor Nostro
non soffre di disturbi di personalità; quando Mosè Gli chiese che dicesse il
Suo Nome, Egli rispose: “Io sono Colui
che è", e non "Io sono Coloro che siamo".
E neppure noi, sue creature, siamo frammenti spezzati, in lotta per unirci
a una conoscenza inclusiva.
In qualità di membri del
Corpo Mistico di Cristo, i nostri io
non sono assorbiti nella divinità, ma anzi perfezionati dalla vita
soprannaturale della grazia santificante che, secondo la teologia cattolica, non
cambia la nostra sostanza, ma è un accidente accresciuto alla nostra natura.
Secondo la visione beatifica, contempleremo a Dio faccia a faccia eternamente.
Ma questa felicità senza fine presuppone due esseri che si guardano a vicenda e
la partecipazione della creatura alla felicità eterna del Creatore, e non la
sparizione della prima in una fusione finale in un unico essere.
Nella nostra vita terrena,
la Cristianità non modella dei nativi
digitali che vibrano come un solo uomo in una comunità amalgamata (nondimeno
i burocrati razionalisti, individualisti e freddi dell’era industriale), ma dei
caratteri forti e prorompenti di vitalità, bene inseriti nelle società
patriarcali strettamente congiunte, come nel sistema feudale e nelle
corporazioni di mestieri del Medio Evo.
Nell’era
digitale, Satana ripete la promessa fatta ad Adamo ed Eva
Gli estratti dei diversi
scienziati sopracitati vanno capiti, non nella prospettiva cristiana, ma nella
prospettiva monista, panteista, dell’antico gnosticismo e dell’esoterismo della
New Age [Nuova Era]. Il monismo è la
dottrina filosofica che afferma che, sotto la diversità delle apparenze,
l’insieme dell’universo è una sola sostanza, per cui tutto ciò che vediamo
attorno a noi è un mero aspetto o una parte di questa “realtà unica”. Il
monismo porta naturalmente al panteismo (in greco: pan, tutto) che è la credenza che identifica l’universo con Dio (in
greco: theos), affermando che Egli è
appena il principio ultimo del cosmo, denominandolo frequentemente “coscienza
universale” (si noti che è esattamente questa l'espressione usata dai diversi accademici
già citati, per riferirsi all’ultimo stadio della rivoluzione digitale).
Dietro agli errori del
monismo e del panteismo che impregnano questi testi, ciò che si rivela è la
forma più radicale di orgoglio umano e di egualitarismo metafisico, i quali, come
asserisce il Prof. Plinio Corrêa de Oliveira in Rivoluzione e Contro-Rivoluzione, culminano nel tentativo di mettere
allo stesso livello Dio e gli uomini, attribuendo all’uomo delle proprietà
divine.
Nel Paradiso Terrestre, il
Serpente tentò i nostri primi padri a mangiare il frutto proibito affinché
diventassero simili a Dio. Nei nostri giorni, lo stesso Serpente, attraverso la
Quarta Rivoluzione ed i suoi
promotori, presenta la stessa tentazione alla nostra generazione, con la
differenza che il frutto proibito è diventato digitale.
Nel frattempo, Satana
continua ad essere lo stesso assassino e padre della menzogna (Gio. 8:44).
Dietro alle conquiste tecniche dell’era dell’informazione, quel che sta proponendo
all’uomo contemporaneo è di cambiare la sua personalità e ritornare allo stato
tribale primitivo, nel quale spariscano la sua immagine e somiglianza con Dio.
Respingiamo questa suprema
tentazione, con le stesse parole di Dio al Serpente: Ipsa conteret caput tuum! Lei (la Donna, Maria Santissima)
schiaccerà la tua testa, ossia, tutti i trucchi diabolici e le “meraviglie”
dell’ingegneria sociale e tecnologica con le quali il demonio lotta per
distruggere il piano di Dio riguardante il creato.
José
Antonio Ureta
(Rivista "Catolicismo",
Febbraio 2018)
(*)
cyberspazio: L'insieme delle risorse informatiche
e dei siti web che possono essere visitati simultaneamente da milioni di
persone tramite reti di computer, e in cui avvengono scambi comunicativi di
varia natura.
_________________
Note:
10. http://www.wired.com/wired/archive/4.01/turkle.html
11. Cfr. In Kathie Hafner, “At Heart of a Cyberstudy, the
Human Essence”, New York Times, 18 de Junho de 1998,
http://web.mit.edu/sturkle/www/nytimes.html
12. http://www.well.com/~hlr/texts/mindtomind/turkleint1.html
13. http://www.pol-it.org/ital/turkleeng.htm
14.
http://www.well.com/~hlr/texts/mindtomind/turkleint1.html
15. Cfr. P. Lévy, World philosophie, p. 201.
16. Idem, ibidem, pp. 47 e 90.
17. N. Negroponte, Being Digital (1995), p.183.
18. N. Wiener, Cibernetica e società (1951), p. 269.
19.http://www.blonde2dot0.com.blog/2007/06/14/why-we-should-care-about-web-20/
20. Idem, ibidem.
21.
http://constructif.fr/Article_28_44_313/Le_tribalisme_postmoderne.html
22. Idem, ibidem.
23. Idem, ibidem.
24. http://e-south.blog.lemond.fr/category/webtech
25.
http://www.cea1-sorbonne.org/node.php?id=97&elementid=94
26. Atlas de communication orale – Une carte de la
communication et de ses flux, F. Casalegno, M. Susani, R. Tagliabue, http://www.cairn.info/revue-sicietes-2003-1-page-89.htm
27. Windows domina il mercato dei computer personali e
desktop (circa il 90%) e circa il 66% del totale dei servers venduti (non
necessariamente usati) nel 2007. Questo quadro può cambiare, con la crescente
penetrazione del Ubuntu (una variante del Linux) nel mercato dei computer
personali. Nel novembre del 2007, Linux operava l'85% dei più potenti computer
del mondo, comparabili ai solo 1,4% operati da Windows. Nel febbraio del 2008,
Linux operava 5 ad ogni 10 dei providers di Internet affidabili, paragone
ai 2,0% di Windows.
28. Seth Godin, Tribes: we need you to lead us, p. 2,6.
29.
http://tribaling.typepad.com/my_weblog/2009/02/tribes.html
30. Cfr. Marshall McLuhan, http://www.nextnature.net/?p=1025
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