Discorso di
chiusura
del II Incontro giovanile latino-americano
San Paolo,
15 gennaio 1970
È arrivato finalmente il momento della separazione. È arrivato il momento in cui, dopo alcuni giorni di convivio che si presentavano certamente intensi per i giovani che per la prima volta prendevano contatto con noi come giorni di una prima incognita, ardua da vincere, che però dopo si è andata illuminando con luci nuove. Si è andata illuminando con armonie nuove e con nuove verità e col fuoco di nuove decisioni nelle loro anime, al punto che si sono tuffati pienamente in questo convivio quotidiano, dopo ciò, ecco arrivato il momento della separazione.
Questo momento è crudele per tutti noi, non solo per voi che siete venuti da luoghi assai lontani del Brasile, ma anche da altri paesi dell’America Latina, è anche crudele per noi, che restiamo qui, nello stesso cuore della Contro-Rivoluzione. È un momento crudele di dilacerazione. Non a causa di un sentimentalismo stupido per le amicizie che si allontanano geograficamente, ma per causa della grande incognita che grava su ogni separazione come questa. Incognita per voi, incognita per noi. È l’incognita della perseveranza.
Voi ve ne andate, cari miei, come pecore in mezzo ai lupi. Voi ve ne andate per annunciare la Verità, ve ne andate per predicare il Bene, ve ne andate per il vostro esempio, per la vostra parola, per il vostro impegno, per combattere tutto un mondo che si è dato al male, che si è dato all’errore, che si è dato alla stravaganza, che si è dato alla depravazione! Lo scontro sarà immenso. La prova sarà dura, e vi assalirà non soltanto mentre sarete per strada, o con i vostri colleghi di studio o di lavoro, ma perfino, a volte – e quanto duole dirlo! – fra le sacre pareti del focolare.
Fosse solo quello! Perfino negli ambienti tre volte sacri del Tempio si faranno sentire voci che cercheranno di dissolvere nelle vostre orecchie e nelle vostre anime le lezioni qui ricevute, di cancellare gli ideali a voi presentati, di farvi rinunciare alle decisioni che qui avete preso. È epica la lotta che si staglia davanti a voi!
E perciò – e io ne sono certo – molti di voi sentite, già in questo momento, un’angoscia che vi costringe il cuore. Questa angoscia non è solo vostra, ma è anche nostra. Noi ci preoccupiamo per voi, e vedendo i vostri passi che già da domani si allontaneranno da noi in diverse direzioni, noi ci domandiamo: Madonna, persevereranno?
E la risposta che nascerà dal fondo di questa domanda suscitata dall’angoscia non sarà la risposta dell’angoscia, sarà invece la risposta della fiducia, sarà la risposta della preghiera, della preghiera già mille volte esaudita in occasione di altri congressi, di altre Settimane di studio. Noi, nel momento della separazione, siamo sempre assaliti dalla stessa preoccupazione.
Ma, di convegno in convegno, di Settimana di studio in Settimana di studio, ecco che tornano quelli che se ne erano andati, e tornano con le braccia piene di raccolti, di battaglie ingaggiate, di buoni esempi dati, tornano con nuovi amici al cuore della tradizione, la famiglia e la proprietà. Nostra Signora non abbandona coloro che si isolano e vanno per le vie del mondo senza la protezione vicina di coloro che abitano qui, coloro che vanno per le vie del mondo al Suo ordine, per la Sua missione, chiamati da Lei.
Più di quanto noi stessi potremmo fare, lo farà il Suo sguardo sapienziale e immacolato, posto su ognuno di voi in ogni momento della vostra esistenza, il Suo sorriso, la Sua grazia, la Sua forza proteggendovi, parlando nell’intimo dell’anima, parlandovi per la voce di un amico, per la voce di un collega, per la voce di un buon esempio che ricevete. In questo modo, andate! Andate animati! Andate risoluti! Andate pensando alla bellezza della vostra vocazione! Qual è la bellezza di questa vocazione?
Qual è questa vocazione?
Immaginatevi una città completamente in balìa del disordine e del caos. Una città la cui confusione produce cacofonie di tutti i tipi; una città nella quale, nel mezzo di queste cacofonie, si sentono urlare blasfemie e immoralità. Immaginate nel mezzo di questa città le campane di centinaia di chiese che suonano, chiedono a Dio misericordia, chiedono a Dio giustizia, Gli chiedono, attraverso il perdono o la forza, di far cessare subito tante abominazioni per salvare le anime che si perdono.
Immaginate il numero di queste campane aumentare, suonate da anime, da mani fedeli che tentano di sottomettere la cacofonia blasfema della città. È un frastuono di voci, un conflitto di suoni, è l’armonia sacrale delle campane che protesta e che cerca di attenuare dall’alto i fragori illegittimi che si innalzano dalla terra.
Nel mezzo di questa lotta i primi combattenti iniziano ad invecchiare, iniziano a morire qua e là. Altri non muoiono, non invecchiano, ma cominciano a suonare la campana con una mano sempre più stanca: lo scoraggiamento li prende. Altri infine, finiscono per essere sedotti dalla baraonda della terra, smettono di suonare la campana e abbandonano le sacri torri della fedeltà per i pantani, per le strade piene di blasfemia, abbandonano la loro missione. Poche campane suonano ancora, ma nel mezzo del frastuono esse perseverano. E perseverano sotto ogni aspetto, perseverano in tutti i modi, perseverano contro ogni speranza, continuando ostinatamente a suonare.
Nel più alto dei cieli c’è Maria Santissima, Regina di tutto l’universo, che ascolta, giudica e prega.
Onnipotenza supplicante, Lei accompagna gli avvenimenti passo dopo passo, perché Ella desidera che arrivi un determinato momento, un determinato istante in cui la Sua gloria rifulga. Questo istante avrà luogo quando le ultime campane ancora suoneranno, quando ancora esse persevereranno, ma il loro numero si sarà talmente ridotto, che quasi nessuno le sentirà più nel mezzo della confusione generale. Sarà in questo preciso istante che Maria Santissima interverrà. E nel mezzo del clamore generale, di queste grida di angoscia che salgono dal peccato, di queste grida di rivolta che si alzano dalla lussuria e dall’egoismo e dall’orgoglio, nel mezzo di tutto questo Maria Santissima donerà a queste campane una sonorità soprannaturale.
Esse cominciano a trovare eco. Nella città iniziano insurrezioni. Qua e là una o più voci impressionate cominciano a gridare: “Così non può continuare! C’è una campana che dice una cosa diversa; c’è una campana che mi invita a qualcosa di diverso rispetto a questa cacofonia; datemi la voce di quella campana. Or dunque io la procurerò, mi porrò vicina a lei e lì troverò la mia strada. Gente, venite, seguitemi!”.
E da tutte le parti iniziano a prendere forma, di qua e di là, piccoli nuclei che, nell’oscurità e nell’immane catastrofe, si raggruppano, prendono conoscenza l’uno dell’altro, si confortano a vicenda e giungono nella parte della città dove alcuni campanili ancora suonano. E lì riuniti iniziano la lotta della riconquista, iniziano a far cessare ogni tipo di disordine e impugnano la spada della parola che San Paolo affermò essere tanto tremenda, tanto ammirevole, tanto efficiente da ottenere molto più che la distruzione di milioni di corpi: una spada che colpisce quella regione misteriosa e profonda dell’anima umana, quella regione da dove tutto si governa, che decide i destini della Storia, quella regione che San Paolo chiama la congiunzione tra l’anima e lo spirito. Inizia a penetrare nelle anime, produce movimenti di indignazione, movimenti di cristallizzazione, conduce dietro di sé, in segno di protesta contro la confusione, contro il caos, contro la corruzione, conduce dietro di sé, moltitudini che prima non facevano nulla.
Alcuni dormivano, altri piangevano, pochi pregavano, nessuno faceva qualcosa. Ma uniti gli uni agli altri, eccoli che iniziano a lottare, che iniziano a reagire. Maria Santissima ha riunito il suo primo esercito.
È allora che il male tenta di soffocare questo esercito, tenta di eliminare il clamore, il suono di queste ultime campane. In questo istante, Maria Santissima, dal più alto dei cieli, discende insieme ai suoi Angeli. È in questo istante che Lei interviene disperdendo i malvagi, è in questo istante che Lei instaura la Sua gloria. Allorché la Sua gloria avrà inizio e il Suo Regno comincerà a risplendere tra gli uomini, la stessa campana starà suonando. È la stessa campana dell’inizio della reazione, che porta con sé il timbro delle campane suonate nelle epoche anteriori della gloria e della pace.
È la campana che rappresenta l’eco fedelissima delle voci anteriori, è la campana della Tradizione che nell’aurora del Regno di Maria fa risuonare il suono di tutti i tempi, il suono di tutti gli insegnamenti della Santa Chiesa Cattolica, Apostolica, Romana, non solo come continuazione del passato, ma come timbro più radioso, di più bei giorni futuri.
Per intervenire, Maria Santissima aspetta questo momento nel quale tutto sembrerà perso, e nel quale Lei vorrà che tutto si salvi. Ed è questo il momento preciso che abbiamo davanti a noi. Non lo si può comprendere altrimenti, se non da un punto di vista soprannaturale. Non si può comprendere altrimenti, signori miei, la crescita in America Latina [dell’ideale Tradizione, Famiglia e Proprietà]; abbiamo appena constatato questo nella quotidianità, non solo nel contatto con coloro che ci sono prossimi, ma anche nel contatto con quanti sono da noi distanti.
Qui e là, vediamo che nel mezzo del caos si avvicinano persone, che si formano dei gruppi che iniziano a lottare, si realizza l’impossibile, auditori come questo si riempiono e si riempiono di giovani che da secoli la Rivoluzione prepara per essere sue vittime. Si riempie di giovani che hanno il senso della tradizione, un senso della famiglia, un senso della proprietà, che è mancato tante volte a quelli più grandi di loro, tanto più prossimi al passato in cui brillò, invece, questa sacra triade di valori.
Come spiegare questo fatto se non da un punto di vista soprannaturale? Come spiegare questo fatto se non per mezzo di una grazia speciale di Maria Santissima? Come spiegare questo fatto se non come una missione? Nel mondo in rivolta di oggi, nelle vostre nazioni, nelle vostre città, nei vostri paesi, voi sarete altrettante campane della Tradizione che suonano. Intorno a voi, negli ambienti che frequentate, la forza galvanizzante di questa chiamata di Maria Santissima si farà sentire.
Il peso del demonio non mancherà. L’opposizione dello spirito delle tenebre che si è manifestato sottovoce, che si è manifestato con calunnie contro di voi, si moltiplicherà in tutti i modi. Verrà il giorno in cui ciò non basterà; il giorno in cui vorranno la vostra carne, vorranno il vostro sangue, vorranno la vostra vita.
Ma voi siete il campanile che risuona, che risuona nell’oscurità e nella cacofonia, che risuona nel mezzo della confusione diffondendo il suono della Tradizione, il suono del passato cattolico, prolungando questo suono fino alle prime albe del Regno di Maria.
In questa missione tanto bella, così bella che io credo che, fatta eccezione per quella degli Apostoli, non ve ne sia stata una più bella sulla terra, questa bella missione data a ciascuno di voi individualmente, al più piccolo tra voi, al più segnato tra voi, al più tentato tra voi, in questa missione che oggi batte alla porta delle vostre anime per convincervi e infiammarvi, anche se i cieli si dovessero aprire e gli Angeli dovessero discendere sotto forma sensibile per difendere la vostra fedeltà, in questa missione, la grazia non vi mancherà!
Siate fedeli! Siate valorosi! Siate eco fedeli della Tradizione e tornerete ancora in Brasile cantando allegri, le vittorie che, attraverso voi, Maria Santissima avrà conquistato.
Il Salmo 126 recita: “Euntes ibant et flebant, mittentes semina sua. Venientes autem venient cum exsultatione, portantes manipulos suos” Se ne sono andati nella tristezza, nella notte, nell’incertezza, nel buio, piangendo ma seminando, ecco che tornano nell’allegria, portando alla tranquillità del focolare, allo splendore del convivio con i loro parenti, gli strumenti di lavoro con cui hanno riempito il giorno compiendo il proprio dovere.
Voi adesso ve ne andate, e le vostre anime piangono, ma voi portate i semi ricevuti in questa Settimana di studi; voi ritornerete con la grazia di Dio, con gioia, portando gli strumenti del vostro lavoro, gli insegnamenti che avete ricevuto e gli amici che avrete conquistato per la prossima Settimana di studi.
Una parola su di voi è già stata spesa. È giusto che dica una parola su di me. Il mio nome è stato pronunziato questa notte innumerevoli volte. È stato menzionato così generosamente, che da parte mia sarebbe una mancanza di giustizia se su me stesso non vi dicessi nulla.
Voi avete letto i miei scritti, mi avete sentito parlare diverse volte, mi sentite parlare anche adesso. Voi non mi avete mai sentito dire, sia voi amici di sempre, che da più di trenta o quarant’anni lavorate con me, sia voi amici di oggi, che in questo momento cominciate a conoscermi, voi non mi avete mai sentito pronunziare questa frase: “Io ho elaborato una dottrina; ho costruito un modo di pensare, ho fondato una scuola, ho fatto questo, ho fatto quello”. Tutto quanto ho fatto nella mia vita, l’ho sempre presentato, per un dovere di giustizia, con animo allegro ed entusiasta, io l’ho presentato - nella riconoscenza e nella gratitudine – come dottrina della Santa Chiesa Cattolica, Apostolica, Romana.
Perché se in me c’è qualche cosa di buono, questo che c’è di buono non è altro che merito di Maria Santissima che mi ha dato la grazia – per la quale io non ho sufficienti parole di ringraziamento, e per cui spero un giorno di poter trascorrere insieme a Lei l’intera eternità per ringranziarLa di ciò – di essere stato battezzato, di essere divenuto figlio della Santa Chiesa Cattolica, Apostolica, Romana. La dottrina che io insegno è un’esposizione della Dottrina della Chiesa. Un’esposizione fatta talvolta con difficoltà perché raccolta da angoli reconditi, dove dormono tante meraviglie della Chiesa.
È vero che vi è stato, pertanto, una sorta di lavoro archeologico per scoprire, nel fondo di questo silenzio, ma che non avrebbe dovuto essere silenzioso, per scoprire nel fondo di questo silenzio, ciò che io presento come dottrina.
Potete leggere i miei libri, ascoltare le mie conferenze registrate, ma mai udrete altra cosa sul mio conto. Voi potreste dire che c’è molta osservazione della realtà, che c’è molta sagacità nel modo in cui la TFP vede le cose; che c’è originalità nel mondo in cui essa risolve i problemi. E io vi risponderei che è vero, ma voi udireste, ripetuto da me cento volte, che questo lo dobbiamo – io lo devo – al fatto che noi ci siamo imbevuti di dottrina cattolica su una serie di aspetti della vita umana che, cristallizzati in formule, cristallizzati in stili di vita, incarnati nelle tradizioni, hanno dato vita a quello che noi chiamiamo lo stile TFP.
Io non sono, io non pretendo altro che di essere una campana, anzi meno di una campana: un’eco della grande campana che è la Chiesa Cattolica, Apostolica, Romana. Io desidero prolungare, non come ministro, non come maestro, ma come discepolo fedele ripieno di allegria per la gloria di essere discepolo, io desidero prolungare questo insegnamento, taciuto da tante cattedre, taciuto da tanti pulpiti, taciuto in tanti confessionali. Noi siamo l’eco che nel mezzo della battaglia prolunga la voce della campana, porta fino agli estremi la voce della campana facendola sentire ovunque, fedele anche quando – o dolore! – essa è silente, perché l’eco continua anche quando la campana tace; fedele anche quando la campana inizia a rintoccare in modo folle, tradendo la sua propria vocazione.
Questa è la fedeltà dell’eco, l’eco che muore a partire dal momento in cui smetta di ripetere. Il mio desiderio nella vita non è altro che ripetere, ripetere quello che io ho ascoltato, quello che io ho ascoltato dalla Santa Chiesa Cattolica, Apostolica, Romana.
E questo, questa fedeltà che fino ad oggi io ho mantenuto e che Maria Santissima – lo spero – mi concederà fino alla fine dei miei giorni, questa fedeltà, a cosa la debbo? Permettetemi una confidenza.
C’era una volta, tra il 1918 e il 1920 – un tempo che appare così lontano, per tanti di voi qui presenti, come se fosse il tempo del faraone Tutankhamon – c’era a San Paolo un bambino, nato in una famiglia cattolica, che aveva nella sua stanza una statua di Maria Santissima verso la quale aveva un’inspiegabile attrazione. Questo bambino, in un determinato momento dovette passare per una prova molto dura. E in quell’istante si mise a pregare vicino a una statua di Maria Ausiliatrice.
Nel collegio che frequentava, c’era un’altra immagine della Madonna del Buon Consiglio, presso la quale egli pregava nei giorni di tentazione. La colpa della tentazione era in lui stesso. Poteva dirsi di questo bambino ciò che disse Sant’Agostino sulla sua infanzia: “Tantillus puer et tantus peccator – così piccolo fanciullo e così grande peccatore”. La colpa era in quel bambino.
Questo bambino, tuttavia, alzando lo sguardo verso la statua di Maria Santissima, senza che avesse alcuna visione, senza che avesse alcuna rivelazione, senza che ricevesse nulla che non passi attraverso la vita comune della grazia, questo bambino capì, comunque, che Lei era Madre di Misericordia, che con Lei sarebbe andato tutto bene. Lui ripose una tale fiducia in Lei che mai l’ha abbandonato per il resto della sua vita. Lei gli sorrise continuamente e questo bambino assunse come suo dovere quello di parlare di Lei e di servirLa fintanto che avesse vita.
Questo bambino che deve tutto a Lei, e che in questo momento Le rivolge pubblicamente un atto riconoscente di venerazione, mostrando che in lui non vi è nulla, ma che Lei è la Mediatrice di tutte le Grazie, e che a Lei noi dobbiamo attribuire tutto, questo bambino voi lo vedete in questo momento davanti a voi, che così termina il suo discorso.
Plinio Corrêa de Oliveira
(Rivista Tradizione, Famiglia, Proprietà - Dic. 2016)
(Rivista Tradizione, Famiglia, Proprietà - Dic. 2016)
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