A senso unico:
a Roma si innalza la
moschea...
...ma alla Mecca non è
permesso qualsiasi tempio di un'altra religione
Molto si discute sulla possibilità di
distinguere fra un islam “moderato” e uno “radicale”. Senza negare che vi sono
musulmani con i quali è possibile stabilire rapporti civili, è anche ovvio che,
sin dai primordi, l’islam ha avuto una fortissima componente guerrafondaia.
Questa risale allo stesso Maometto che, dopo aver sterminato gli oppositori a
Medina, intraprese non meno di ottanta battaglie di aggressione. Il suo ultimo
ordine, poco prima di morire, fu di invadere i confini meridionali dell’Impero
bizantino.
L’islam si è sempre diffuso con la forza delle armi.
Commentava il più grande teologo islamico Mohammad al-Ghazali (1058-1111): “Non
ho mai visto una discussione che finisse con la conversione di qualcuno [all’islam]. Le conversioni avvengono per
altri motivi, soprattutto in conseguenza di guerre con la spada”. In uno
hadith, il Profeta affermava: “Ho ricevuto l’ordine di combattere le genti
finché non riconoscano che non vi è un’altra divinità se non Allah”.
È questo l’islam che annientò la cristianità
nordafricana e distrusse l’Impero bizantino. È questo l’islam che nell’847
devastò il Vaticano. È questo l’islam che invase l’Europa arrivando fino al
cuore della Francia. È questo l’islam che risalì i Balcani, calpestò l’Ungheria
e strinse d’assedio Vienna. È questo l’islam che oggi si sta insediando nel
nostro Continente. Si moltiplicano, per esempio, le “no-go zones” (*), aree
urbane controllate dai musulmani e nelle quali un cristiano non può
avventurarsi. In Gran Bretagna si è già accettata la vigenza della legge
coranica a fianco di quella britannica.
I militanti musulmani sono molto agguerriti e non
fanno segreto delle proprie intenzioni: sottomettere l’Europa. E noi, cosa
abbiamo da opporre?
“Con le vostre leggi democratiche vi sommetteremo!”. Così dichiarava un alto esponente musulmano a mons. Giuseppe Bernardini,
allora vescovo di Smirne, Turchia. I musulmani conoscono benissimo il tallone
d’Achille dell’Europa: il liberalismo relativista. Anzi, proprio questo costituisce
uno dei principali motivi della loro aggressione: ci considerano apostati e
decadenti e, perciò, indegni di esistere.
All’epoca delle crociate, i musulmani combattevano i
cavalieri cristiani, ma li rispettavano. La storia è piena di episodi in questo
senso. S. Luigi IX prigioniero era invitato a giudicare discordie fra gli
stessi musulmani, tanto era il suo prestigio morale. Oggi, invece, i musulmani
disprezzano la nostra decadenza. Afferma mons. Bernardini: “Ogni volta che
noi diamo ai musulmani una chiesa sconsacrata per trasformarla in moschea, per
loro è la riprova della nostra apostasia”. E, secondo il Corano, gli
apostati vanno annientati.
L’unica soluzione alla prepotenza islamista è
riscoprire le nostre radici cristiane e la nostra fierezza di essere europei.
E, con essa, la voglia di difendere la nostra Fede e la nostra identità.
Non possiamo non ricordare le parole di Papa Giovanni
Paolo II a Santiago di Compostela: “Io, Giovanni Paolo (…) successore di
Pietro nella Sede di Roma, Sede che Cristo volle collocare in Europa e che
l’Europa ama per il suo sforzo nella diffusione del Cristianesimo in tutto il
mondo; io, Vescovo di Roma e Pastore della Chiesa universale, da Santiago,
grido con amore a te, antica Europa: ‘Ritrova te stessa. Sii te stessa’.
Riscopri le tue origini. Ravviva le tue radici. Torna a vivere dei valori
autentici che hanno reso gloriosa la tua storia e benefica la tua presenza
negli altri continenti”.
Riscoprendo le nostre radici, riscopriremo la sorgente
di tutto: la Santa Croce del nostro Divino Salvatore che celebriamo nella
liturgia della Settimana Santa. E con la Croce riscopriremo anche la forza di
tornare a essere militanti: “Abbiate fiducia, io ho vinto il mondo!”.
(Rivista Tradizione, Famiglia, Proprietà -
Marzo 2015. Titolo originale: Ego vici mundum)
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(*) Le “no-go zones”
Fece
scalpore, un paio di anni fa, la denuncia dell’esistenza in Europa di “no-go
zones”, cioè aree urbane controllate dai musulmani dove un
cristiano non può entrare se non a rischio della propria incolumità. Non mancò
chi, volendo salvare ad ogni costo il “dialogo”, contestò l’attendibilità della
notizia. Eppure, la denuncia proveniva da una fonte tutt’altro che sospetta: la
Gendarmerie
francese. Nel 2012 il corpo dei gendarmi pubblicò una mappa delle cosiddette Zones
Urbaines Sensibles, classificandole secondo il rischio per un
cittadino non musulmano. Ben il 15% di esse era a rischio così elevato che, in
pratica, costituivano “no-go zones”.
L’allerta delle Forze dell’Ordine transalpine veniva a
confermare i risultati di un rapporto di 2.200 pagine pubblicato nel 2011 dall’Institut
Montaigne. Intitolato «Banlieu de la République»,
lo studio rilevava che varie periferie parigine stavano diventando delle
“società islamiche separate”, tagliate fuori dallo Stato francese e dove la
Sharia, la legge islamica, stava rapidamente soppiantando il diritto civile
francese.
A gennaio di quest’anno, un altro studio, questa volta del Gatestone
Institute conferma pienamente la denuncia. Lo studio di 120 pagine
intitolato «No-Go Zones in the French Republic: Myth or Reality?»
documenta decine di quartieri francesi “dove la polizia e la gendarmeria
non riescono a far rispettare l’ordine repubblicano né possono accedere ad essi
senza il rischio di scontri, di essere feriti o anche di sparatorie letali”.
Stando così le cose, ecco che esplode una nuova notizia, questa
volta in Germania. Nella città di Wuppertal, vicino a Düsseldorf, i musulmani
hanno creato una propria Polizia. Si tratta di ronde di giovani islamici, con
tanto di gilet arancione rifrangente con la scritta Shariah
Police, in inglese. Il gruppo, di stretta osservanza salafita, ha
un obiettivo dichiarato: far rispettare la legge islamica, specialmente il
venerdì, giorno di preghiera. Fra “no-go zones” e Shariah Police, quale futuro
aspetta l’Europa?
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