venerdì 11 dicembre 2015

Ad alternanza, violenta o disarmata, procede comunque l'invasione dell'Europa

A  senso unico:
a Roma si innalza la moschea...
...ma alla Mecca non è permesso qualsiasi tempio di un'altra religione

Molto si discute sulla possibilità di distinguere fra un islam “moderato” e uno “radicale”. Senza negare che vi sono musulmani con i quali è possibile stabilire rapporti civili, è anche ovvio che, sin dai primordi, l’islam ha avuto una fortissima componente guerrafondaia. Questa risale allo stesso Maometto che, dopo aver sterminato gli oppositori a Medina, intraprese non meno di ottanta battaglie di aggressione. Il suo ultimo ordine, poco prima di morire, fu di invadere i confini meridionali dell’Impero bizantino.


L’islam si è sempre diffuso con la forza delle armi. Commentava il più grande teologo islamico Mohammad al-Ghazali (1058-1111): “Non ho mai visto una discussione che finisse con la conversione di qualcuno [all’islam]. Le conversioni avvengono per altri motivi, soprattutto in conseguenza di guerre con la spada”. In uno hadith, il Profeta affermava: “Ho ricevuto l’ordine di combattere le genti finché non riconoscano che non vi è un’altra divinità se non Allah.
È questo l’islam che annientò la cristianità nordafricana e distrusse l’Impero bizantino. È questo l’islam che nell’847 devastò il Vaticano. È questo l’islam che invase l’Europa arrivando fino al cuore della Francia. È questo l’islam che risalì i Balcani, calpestò l’Ungheria e strinse d’assedio Vienna. È questo l’islam che oggi si sta insediando nel nostro Continente. Si moltiplicano, per esempio, le “no-go zones” (*), aree urbane controllate dai musulmani e nelle quali un cristiano non può avventurarsi. In Gran Bretagna si è già accettata la vigenza della legge coranica a fianco di quella britannica.
I militanti musulmani sono molto agguerriti e non fanno segreto delle proprie intenzioni: sottomettere l’Europa. E noi, cosa abbiamo da opporre?
Con le vostre leggi democratiche vi sommetteremo!”. Così dichiarava un alto esponente musulmano a mons. Giuseppe Bernardini, allora vescovo di Smirne, Turchia. I musulmani conoscono benissimo il tallone d’Achille dell’Europa: il liberalismo relativista. Anzi, proprio questo costituisce uno dei principali motivi della loro aggressione: ci considerano apostati e decadenti e, perciò, indegni di esistere.
All’epoca delle crociate, i musulmani combattevano i cavalieri cristiani, ma li rispettavano. La storia è piena di episodi in questo senso. S. Luigi IX prigioniero era invitato a giudicare discordie fra gli stessi musulmani, tanto era il suo prestigio morale. Oggi, invece, i musulmani disprezzano la nostra decadenza. Afferma mons. Bernardini: “Ogni volta che noi diamo ai musulmani una chiesa sconsacrata per trasformarla in moschea, per loro è la riprova della nostra apostasia”. E, secondo il Corano, gli apostati vanno annientati.
L’unica soluzione alla prepotenza islamista è riscoprire le nostre radici cristiane e la nostra fierezza di essere europei. E, con essa, la voglia di difendere la nostra Fede e la nostra identità.
Non possiamo non ricordare le parole di Papa Giovanni Paolo II a Santiago di Compostela: “Io, Giovanni Paolo (…) successore di Pietro nella Sede di Roma, Sede che Cristo volle collocare in Europa e che l’Europa ama per il suo sforzo nella diffusione del Cristianesimo in tutto il mondo; io, Vescovo di Roma e Pastore della Chiesa universale, da Santiago, grido con amore a te, antica Europa: ‘Ritrova te stessa. Sii te stessa’. Riscopri le tue origini. Ravviva le tue radici. Torna a vivere dei valori autentici che hanno reso gloriosa la tua storia e benefica la tua presenza negli altri continenti”.
Riscoprendo le nostre radici, riscopriremo la sorgente di tutto: la Santa Croce del nostro Divino Salvatore che celebriamo nella liturgia della Settimana Santa. E con la Croce riscopriremo anche la forza di tornare a essere militanti: “Abbiate fiducia, io ho vinto il mondo!”.
(Rivista Tradizione, Famiglia, Proprietà - Marzo 2015. Titolo originale: Ego vici mundum)
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(*) Le “no-go zones”
Fece scalpore, un paio di anni fa, la denuncia dell’esistenza in Europa di “no-go zones”, cioè aree urbane controllate dai musulmani dove un cristiano non può entrare se non a rischio della propria incolumità. Non mancò chi, volendo salvare ad ogni costo il “dialogo”, contestò l’attendibilità della notizia. Eppure, la denuncia proveniva da una fonte tutt’altro che sospetta: la Gendarmerie francese. Nel 2012 il corpo dei gendarmi pubblicò una mappa delle cosiddette Zones Urbaines Sensibles, classificandole secondo il rischio per un cittadino non musulmano. Ben il 15% di esse era a rischio così elevato che, in pratica, costituivano “no-go zones”.
L’allerta delle Forze dell’Ordine transalpine veniva a confermare i risultati di un rapporto di 2.200 pagine pubblicato nel 2011 dall’Institut Montaigne. Intitolato «Banlieu de la République», lo studio rilevava che varie periferie parigine stavano diventando delle “società islamiche separate”, tagliate fuori dallo Stato francese e dove la Sharia, la legge islamica, stava rapidamente soppiantando il diritto civile francese.

A gennaio di quest’anno, un altro studio, questa volta del Gatestone Institute conferma pienamente la denuncia. Lo studio di 120 pagine intitolato «No-Go Zones in the French Republic: Myth or Reality?» documenta decine di quartieri francesi “dove la polizia e la gendarmeria non riescono a far rispettare l’ordine repubblicano né possono accedere ad essi senza il rischio di scontri, di essere feriti o anche di sparatorie letali”.

Stando così le cose, ecco che esplode una nuova notizia, questa volta in Germania. Nella città di Wuppertal, vicino a Düsseldorf, i musulmani hanno creato una propria Polizia. Si tratta di ronde di giovani islamici, con tanto di gilet arancione rifrangente con la scritta Shariah Police, in inglese. Il gruppo, di stretta osservanza salafita, ha un obiettivo dichiarato: far rispettare la legge islamica, specialmente il venerdì, giorno di preghiera. Fra “no-go zones” e Shariah Police, quale futuro aspetta l’Europa?

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