mercoledì 16 dicembre 2015

Perché questa pagina nel nostro sito?


Un apostolato specializzato:
la diffusione delle “virtù dimenticate”

È necessario mettere in risalto le massime che
il demonio, il mondo e la carne si adoperano ad ogni momento
a relegare in secondo piano

Un amico mi diceva che, tra le diverse sezioni di "Catolicismo" lo infastidiva specialmente quella intitolata “Verità dimenticate”.


Ecco la sua prima domanda: saranno proprio delle  verità? Il vostro giornale trascrive dei testi isolati. Con un testo isolato, si può dimostrare ogni cosa. Occorrerebbe leggere tutto il contesto, per conoscere il pensiero autentico del Santo menzionato. E per quest’opera di erudizione, quasi nessuno ha tempo. Si rimane, quindi, con una idea molto imprecisa del valore documentario dei testi pubblicati. Aggiungasi che se realmente il senso esatto e completo degli autori trascritti è quello che il giornale mette in evidenza, si è forzati a confessare che non si riesce a reprimere un sentimento di fastidio nei confronti di questi autori. Un cattolico, abituato a prendere i Santi come modello, a sentire una intera consonanza con il modo in cui pensano e agiscono, comincia a sentirsi messo da parte… Sarà questo un apostolato autentico o un operato contro la salvezza delle anime? Poiché, in ultima analisi, tutto ciò che le allontana non può essere considerato come apostolato. Semmai, nella confusione di linguaggio dei nostri giorni, la parola “apostolato” sta a significare che è l’opera destinata a distanziare le anime dalla Chiesa?

Credo che più di un lettore la pensi come questo amico. Perciò, pubblico la risposta che gli ho dato.

Periodico per una élite religiosa

Innanzi tutto, un’osservazione su "Catolicismo". In questo anno di esistenza, in un contatto permanente con un pubblico che si estende dalle sponde del fiume delle Amazzoni al meridione del Rio Grande do Sul; da Rio de Janeiro alle distese sperdute del sertão [boscaglia] goiano o paranaense, nel desiderio di servire interamente la causa della Chiesa, questo giornale ha definito passo per passo, e in modo molto speciale, la propria fisionomia. Siamo un paese cattolico. Tutti sommati, i protestanti, gli spiritisti ecc. costituiscono tra noi una minoranza insignificante. Così, il nostro problema di apostolato più essenziale non consiste nel convertire gli infedeli, ma nella salvezza eterna dei cattolici. Affinché il cattolico si salvi, si santifichi, non c’è un  altro mezzo che quello di conoscere e praticare la dottrina di Nostro Signore Gesù Cristo.

Orbene, in tutta la vastità del territorio nazionale non mancano persone, opere ed istituzioni che si dedicano a questo fine. Si tratta di una rete immensa di organizzazioni di apostolato, gerarchico o laico, che a costo di sforzi tante volte eroici, opera per difendere i cattolici brasiliani dal contagio multiforme del neopaganesimo odierno.

Prospettando questi dati il nostro giornale ha stabilito la propria missione. Ad un periodico mensile non sarebbe possibile fare con efficacia e in grande scala un apostolato esclusivamente popolare: soltanto la stampa quotidiana è lo strumento vero ed ideale per un'azione estesa alla massa. Inoltre, la causa cattolica dispone già di una vera miriade di mensili ed ebdomadari che le prestano con abnegazione ogni servizio auspicabile da organi di questa indole. Dunque, nel riconoscere il gran bene che già fa tra noi, perché vuole collaborare con questo bene nel modo più efficace, e siccome percepisce le limitazioni inerenti alle sue condizioni di esistenza, a "Catolicismo" è sembrato giusto assumere il carattere di un organo di informazione ed analisi al servizio della élite. Non propriamente della élite intellettuale o sociale, ma di quella che si  potrebbe chiamare élite religiosa.

Qual è l’interesse di questo apostolato? In tutto il Brasile,  costituendo una come che periferia attorno alla Sacra Gerarchia, si trovano le associazioni di laici, le Università Cattoliche ed atri organismi destinati a modellare e formare l’opinione dei fedeli. Il pensiero e le normative della Gerarchia raggiungono in pieno questi ceti, i quali, per il loro zelo, si mostrano più assetati di riceverli. E da questi ambienti, attraverso mille canali, impregnano tutto il laicato. Un mensile destinato specialmente ad informare ed orientare gli organismi cattolici avrebbe come scopo ciò per cui la sua indole di mensile sarebbe pienamente adeguata.

Informare ed orientare questo pubblico molto vasto e nel contempo molto definito e delimitato, come lo è la élite cattolica, ecco l’obbiettivo di "Catolicismo".

Missione specifica: una campana del carillon.

Informare su che cosa? Orientare in quale modo? Ovviamente, nel senso della migliore realizzazione di ciò che la causa cattolica  si aspetta dai laici.

E, così, i redattori e collaboratori di "Catolicismo" sono stati impercettibilmente richiamati a insistere sui problemi solitamente meno focalizzati, sulle notizie che la stampa quotidiana non diffondeva o non metteva in sufficiente risalto, sugli aspetti meno conosciuti della nostra realtà religiosa o sociale.

"Catolicismo"  non si è proposto di informare su tutto, né di orientare in tutti i sensi i suoi lettori. Sarebbe un compito troppo ambizioso per le sue forze.  Esso si limitò ad un obbiettivo più modesto: accentuare ciò che viene meno chiaramente accentuato, essere una nota complementare in un imponente insieme di sforzi e di insegnamenti; e, da questo ruolo, non desidera sottrarsi.

Una volta ho ascoltato in una predica una bella metafora. I cattolici di una città del nord Italia, avevano donato alla Chiesa Madre un complesso di campane e ad ognuna avevano dato il nome delle Encicliche del Papa Pio IX, allora regnante. Il rintocco dell’insieme del carillon simboleggiava l’insieme degli insegnamenti dell’illustre Pontefice.

Nel carillon delle attività cattoliche, questo giornale non pretende altro che essere una delle campane. Non si cerchi in essa l’intero accordo, ma soltanto una delle note. Questa nota, che è di timbro grave, non potrebbe d'altronde mancare per la perfetta armonia dell’insieme.

Una preoccupazione costante:
completare la bontà con la fortezza

In effetti, nessuno può chiudere gli occhi al grande fatto che la formazione religiosa in Brasile si risente - parliamo della massa – di evidenti sintomi di liberalismo. Di fronte ai nostri nemici, si preferisce non combattere. L’atteggiamento delle braccia incrociate è giustificato da una serie di false nozioni morali. Si intende che perdonare i peccati è lasciare in perfetta  impunità coloro che con il cattivo esempio o con l’insegnamento di false dottrine  corrompono le anime. Si intende che frustare il vizio trionfante, l’empietà insolente, è mancanza di carità. Si intende che la severità è sempre un male, la militanza è sempre un peccato, la franchezza è sempre una grossolanità, l’intransigenza è sempre una brutalità.  In un ambiente così, chi può sorprendersi vedendo che famiglie cattoliche tollerano la frequenza dei loro figli ai peggiori cinema, alle letture più pericolose, alle compagnie più riprovevoli? Chi può sorprendersi vedendo che una tolleranza criminosa beneficia nella vita sociale le coppie al margine della legge di Dio?  Chi si sorprende vedendo che non combattiamo il comunismo con la dovuta energia?

In senso contrario, se tutti i cattolici temprassero le loro altre virtù con un accentuato orientamento anti-liberale, se sapessero combattere nei loro figli i cattivi costumi e le occasioni di peccato, se mantenessero nel dovuto isolamento le coppie, per così dire, costituite seconda la legge messicana o uruguaiana [divorzi all'estero], se si opponessero al cinema nefasto, alla cattiva stampa e alle radio dannose; se tutti impegnassero le loro forze nella lotta contro il comunismo, cosa  sarebbe il Brasile!

Insomma, di tutto quel che ci manca, nulla ci è tanto necessario, così urgentemente necessario, quanto una combattività intrepida e temperante. Con essa ci salveremmo. Periamo per la sua mancanza.

L’insegnamento dei Santi

Si capisce dunque, che questo periodico voglia frantumare questi pregiudizi di un falso pacifismo. A questo scopo nessun mezzo sarebbe più adeguato della pubblicazione di brani attribuiti a Santi, cioè a persone che la Chiesa ha canonizzato con autorità infallibile, e che non sarebbero Santi se avessero in qualche modo – come persone già all’apice della vita spirituale – violato la carità. Ecco il perché di “Verità dimenticate”.

Se un cattolico – intendiamo una persona che crede nell’infallibilità della Chiesa – vede un pensiero di un Santo, approvato dalla Chiesa, e riscontra di essere in disaccordo con questo pensiero, deve evidentemente modificare la sua ottica. Dai cattolici di élite, non si può sperare altro.

Ha pienamente ragione il mio amico, nel dire che dobbiamo confidare nei Santi ed imitarli. Ma confidare in loro vuol dire seguirli ancor quando non li capiamo bene; prenderli come modelli è vederli come sono ed imitarli, e non immaginarli come non lo sono ed ammirarli per quello che non sono stati. In tutto questo, il nostro amico sembra lasciarsi  guidare da uno spirito di indipendenza in relazione al quale deve prendere precauzioni. E questo sarà già un insigne beneficio prestatogli dalla sezione “Virtù dimenticate

Ma, dirà qualcuno, non tutti capiscono queste cose chiaramente. È chiaro che non si può ristampare queste spiegazioni su ogni numero di Catolicismo. Ma da un lettore cattolico si spera che contatti - per lo meno quando è di élite, come presumiamo qui – dei Sacerdoti che lo possano orientare. Cercando un Sacerdote, avrà la possibilità di chiarire la frase che non aveva capito. E sarà sanato il presunto “male” che la sezione gli avrebbe causato.

Test di ortodossia

Che cos’è, dunque, questa sezione? È un vero test di cattolicità. Pensiamo abitualmente secondo tale dottrina? Allora siamo giusti. Pensiamo in un altro modo? Allora dobbiamo rettificare la nostra formazione. Non è ben vero che, in un epoca di confusione, questa sezione  può prestare grandi servizi?

Supponiamo che questa sezione fosse soppressa. In effetti, che cosa avremmo, fatto? Un vero servizio di “censura” ai testi dei Santi, distinguendo tra i “testi proibiti” per i nostri giorni e quelli autorizzati a circolare. Chi non vede che vi è in questo non solo un vero assurdo, ma un incontestabile ridicolo?

A proposito di tutto ciò, una domanda: i lettori che eventualmente desiderassero con tanta veemenza una censura nei testi dei Santi, sarebbero ugualmente veementi quando si trattasse della censura nei film?

Oh! Liberalismo, fin dove porti!

Una richiesta ineseguibile  

Per quanto riguarda il suddetto valore documentario della citazione, il mio amico chiede qualcosa di ineseguibile: vorrebbe il testo integrale. Eppure, se si esaudisse  la sua richiesta, dichiarerebbe di non avere il tempo di leggerlo; quindi suggerirebbe e chiederebbe che si mettesse in risalto i brani decisivi.

Il che ricorda un adagio dei nostri antenati quando dicevano che "un tizio fu arrestato per possedere un cane ed anche per non possederlo".

Plinio Corrêa de Oliveira





(I grassetti sono nostri)

                         

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