Un apostolato specializzato:
la diffusione delle “virtù
dimenticate”
È necessario mettere in risalto le
massime che
il demonio, il mondo e la carne si
adoperano ad ogni momento
a relegare in secondo piano
Un amico mi diceva che, tra le
diverse sezioni di "Catolicismo" lo
infastidiva specialmente quella intitolata “Verità
dimenticate”.
Ecco la sua prima domanda: saranno
proprio delle verità? Il vostro giornale
trascrive dei testi isolati. Con un testo isolato, si può dimostrare ogni cosa.
Occorrerebbe leggere tutto il contesto, per conoscere il pensiero autentico del
Santo menzionato. E per quest’opera di erudizione, quasi nessuno ha tempo. Si
rimane, quindi, con una idea molto imprecisa del valore documentario dei testi
pubblicati. Aggiungasi che se realmente il senso esatto e completo degli autori
trascritti è quello che il giornale mette in evidenza, si è forzati a confessare
che non si riesce a reprimere un sentimento di fastidio nei confronti di questi
autori. Un cattolico, abituato a prendere i Santi come modello, a sentire una
intera consonanza con il modo in cui pensano e agiscono, comincia a sentirsi messo
da parte… Sarà questo un apostolato autentico o un operato contro la salvezza
delle anime? Poiché, in ultima analisi, tutto ciò che le allontana non può
essere considerato come apostolato. Semmai, nella confusione di linguaggio dei
nostri giorni, la parola “apostolato” sta a significare che è l’opera destinata
a distanziare le anime dalla Chiesa?
Credo che più di un lettore la pensi
come questo amico. Perciò, pubblico la risposta che gli ho dato.
Periodico
per una élite religiosa
Innanzi tutto, un’osservazione su "Catolicismo". In questo anno di
esistenza, in un contatto permanente con un pubblico che si estende dalle
sponde del fiume delle Amazzoni al meridione del Rio Grande do Sul; da Rio de
Janeiro alle distese sperdute del sertão [boscaglia] goiano
o paranaense, nel desiderio di servire interamente la causa della Chiesa,
questo giornale ha definito passo per passo, e in modo molto speciale, la propria
fisionomia. Siamo un paese cattolico. Tutti sommati, i protestanti, gli
spiritisti ecc. costituiscono tra noi una minoranza insignificante. Così,
il nostro problema di apostolato più essenziale non consiste nel convertire gli
infedeli, ma nella salvezza eterna dei cattolici. Affinché il cattolico si
salvi, si santifichi, non c’è un altro
mezzo che quello di conoscere e praticare la dottrina di Nostro Signore Gesù
Cristo.
Orbene, in tutta la vastità del
territorio nazionale non mancano persone, opere ed istituzioni che si dedicano
a questo fine. Si tratta di una rete immensa di organizzazioni di apostolato,
gerarchico o laico, che a costo di sforzi tante volte eroici, opera per
difendere i cattolici brasiliani dal contagio multiforme del neopaganesimo odierno.
Prospettando questi dati il nostro
giornale ha stabilito la propria missione. Ad un periodico mensile non sarebbe possibile
fare con efficacia e in grande scala un apostolato esclusivamente popolare: soltanto
la stampa quotidiana è lo strumento vero ed ideale per un'azione estesa alla
massa. Inoltre, la causa cattolica dispone già di una vera miriade di mensili ed
ebdomadari che le prestano con abnegazione ogni servizio auspicabile da organi
di questa indole. Dunque, nel riconoscere il gran bene che già fa tra noi, perché
vuole collaborare con questo bene nel modo più efficace, e siccome percepisce
le limitazioni inerenti alle sue condizioni di esistenza, a "Catolicismo" è sembrato giusto assumere
il carattere di un organo di informazione ed analisi al servizio della élite.
Non propriamente della élite intellettuale o sociale, ma di quella che si potrebbe chiamare élite religiosa.
Qual è l’interesse di questo
apostolato? In tutto il Brasile,
costituendo una come che periferia attorno alla Sacra Gerarchia, si
trovano le associazioni di laici, le Università Cattoliche ed atri organismi
destinati a modellare e formare l’opinione dei fedeli. Il pensiero e le
normative della Gerarchia raggiungono in pieno questi ceti, i quali, per il
loro zelo, si mostrano più assetati di riceverli. E da questi ambienti,
attraverso mille canali, impregnano tutto il laicato. Un mensile destinato
specialmente ad informare ed orientare gli organismi cattolici avrebbe come
scopo ciò per cui la sua indole di mensile sarebbe pienamente adeguata.
Informare ed orientare questo pubblico
molto vasto e nel contempo molto definito e delimitato, come lo è la élite
cattolica, ecco l’obbiettivo di "Catolicismo".
Missione
specifica: una campana del carillon.
Informare su che cosa? Orientare in quale
modo? Ovviamente, nel senso della migliore realizzazione di ciò che la causa
cattolica si aspetta dai laici.
E, così, i redattori e collaboratori
di "Catolicismo" sono stati impercettibilmente
richiamati a insistere sui problemi
solitamente meno focalizzati, sulle notizie
che la stampa quotidiana non diffondeva o non metteva in sufficiente risalto,
sugli aspetti meno conosciuti della
nostra realtà religiosa o sociale.
"Catolicismo" non
si è proposto di informare su tutto, né di orientare in tutti i sensi i suoi
lettori. Sarebbe un compito troppo ambizioso per le sue forze. Esso si limitò ad un obbiettivo più modesto: accentuare
ciò che viene meno chiaramente accentuato, essere una nota complementare in un imponente insieme di sforzi e
di insegnamenti; e, da questo ruolo, non desidera sottrarsi.
Una volta ho ascoltato in una
predica una bella metafora. I cattolici di una città del nord Italia, avevano
donato alla Chiesa Madre un complesso di campane e ad ognuna avevano dato il
nome delle Encicliche del Papa Pio IX, allora regnante. Il rintocco
dell’insieme del carillon
simboleggiava l’insieme degli insegnamenti dell’illustre Pontefice.
Nel
carillon delle attività cattoliche, questo giornale non pretende altro
che essere una delle campane. Non si
cerchi in essa l’intero accordo, ma soltanto una delle note. Questa nota, che è di timbro grave, non potrebbe d'altronde mancare per la perfetta
armonia dell’insieme.
Una
preoccupazione costante:
completare
la bontà con la fortezza
In effetti, nessuno può chiudere gli
occhi al grande fatto che la formazione religiosa in Brasile si risente -
parliamo della massa – di evidenti sintomi di liberalismo. Di fronte ai nostri
nemici, si preferisce non combattere. L’atteggiamento delle braccia incrociate
è giustificato da una serie di false nozioni morali. Si intende che perdonare i peccati è lasciare in perfetta impunità coloro che con il cattivo esempio o
con l’insegnamento di false dottrine
corrompono le anime. Si intende che frustare il vizio trionfante, l’empietà insolente, è mancanza di carità.
Si intende che la severità è sempre un
male, la militanza è sempre un peccato, la franchezza è sempre una grossolanità,
l’intransigenza è sempre una brutalità. In un ambiente così, chi può sorprendersi
vedendo che famiglie cattoliche tollerano la frequenza dei loro figli ai
peggiori cinema, alle letture più pericolose, alle compagnie più riprovevoli? Chi può sorprendersi vedendo che una
tolleranza criminosa beneficia nella vita sociale le coppie al margine della
legge di Dio? Chi si sorprende
vedendo che non combattiamo il comunismo
con la dovuta energia?
In senso contrario, se tutti i
cattolici temprassero le loro altre virtù con un accentuato orientamento
anti-liberale, se sapessero combattere nei loro figli i cattivi costumi e le
occasioni di peccato, se mantenessero nel dovuto isolamento le coppie, per così
dire, costituite seconda la legge messicana o uruguaiana [divorzi all'estero],
se si opponessero al cinema nefasto, alla cattiva stampa e alle radio dannose;
se tutti impegnassero le loro forze nella lotta contro il comunismo, cosa sarebbe il Brasile!
Insomma, di tutto quel che ci manca,
nulla ci è tanto necessario, così urgentemente
necessario, quanto una combattività intrepida
e temperante. Con essa ci salveremmo. Periamo per la sua mancanza.
L’insegnamento
dei Santi
Si capisce dunque, che questo periodico voglia frantumare questi
pregiudizi di un falso pacifismo. A questo scopo nessun mezzo sarebbe più
adeguato della pubblicazione di brani attribuiti a Santi, cioè a persone che la
Chiesa ha canonizzato con autorità infallibile, e che non sarebbero Santi se
avessero in qualche modo – come persone già all’apice della vita spirituale –
violato la carità. Ecco il perché di “Verità dimenticate”.
Se un cattolico – intendiamo una
persona che crede nell’infallibilità della Chiesa – vede un pensiero di un
Santo, approvato dalla Chiesa, e riscontra di essere in disaccordo con questo
pensiero, deve evidentemente modificare la sua ottica. Dai cattolici di élite,
non si può sperare altro.
Ha pienamente ragione il mio amico, nel
dire che dobbiamo confidare nei Santi ed imitarli. Ma confidare in loro vuol
dire seguirli ancor quando non li capiamo bene; prenderli come modelli è vederli
come sono ed imitarli, e non immaginarli come non lo sono ed ammirarli per
quello che non sono stati. In tutto questo, il nostro amico sembra
lasciarsi guidare da uno spirito di
indipendenza in relazione al quale deve prendere precauzioni. E questo sarà già
un insigne beneficio prestatogli dalla sezione “Virtù dimenticate”
Ma, dirà qualcuno, non tutti capiscono
queste cose chiaramente. È chiaro che non si può ristampare queste spiegazioni su
ogni numero di Catolicismo. Ma da un
lettore cattolico si spera che contatti - per lo meno quando è di élite, come
presumiamo qui – dei Sacerdoti che lo possano orientare. Cercando un Sacerdote,
avrà la possibilità di chiarire la frase che non aveva capito. E sarà sanato il
presunto “male” che la sezione gli avrebbe causato.
Test
di ortodossia
Che cos’è, dunque, questa sezione? È un vero test di cattolicità. Pensiamo
abitualmente secondo tale dottrina? Allora siamo giusti. Pensiamo in un altro
modo? Allora dobbiamo rettificare la nostra formazione. Non è ben vero che,
in un epoca di confusione, questa sezione può prestare grandi servizi?
Supponiamo che questa sezione fosse
soppressa. In effetti, che cosa avremmo, fatto? Un vero servizio di “censura”
ai testi dei Santi, distinguendo tra i “testi proibiti” per i nostri giorni e
quelli autorizzati a circolare. Chi non vede che vi è in questo non solo un
vero assurdo, ma un incontestabile ridicolo?
A proposito di tutto ciò, una
domanda: i lettori che eventualmente desiderassero con tanta veemenza una
censura nei testi dei Santi, sarebbero ugualmente veementi quando si trattasse
della censura nei film?
Oh! Liberalismo, fin dove porti!
Una
richiesta ineseguibile
Per quanto riguarda il suddetto
valore documentario della citazione, il mio amico chiede qualcosa di ineseguibile:
vorrebbe il testo integrale. Eppure, se si esaudisse la sua richiesta, dichiarerebbe di non avere
il tempo di leggerlo; quindi suggerirebbe e chiederebbe che si mettesse in risalto
i brani decisivi.
Il che ricorda un adagio dei nostri
antenati quando dicevano che "un tizio fu arrestato per possedere un cane
ed anche per non possederlo".
Plinio Corrêa de Oliveira
(I grassetti sono nostri)
Nessun commento:
Posta un commento