Commemoriamo ancora una volta,
Signore, la festa del Vostro Santo Natale. Ancora una volta la Cristianità si
appresta a venerarvi nella mangiatoia di Betlemme, sotto il brillare della
stella o sotto la luce, ancora più luminosa e fulgente, degli occhi dolci e
materni di Maria.
Al Vostro lato sta san Giuseppe,
tanto assorto nel contemplarvi che sembra non accorgersi neppure degli animali
che Vi circondano, dei cori angelici che squarciano le nubi e cantano, ben
visibili, nel più alto dei Cieli.
Di qui a poco si udrà lo scalpitio
dei cavalli dei Maghi in arrivo, che portano su lunghe carovane i doni di
incenso, oro e mirra, sorvegliati da una innumerevole servitù. Nel corso dei
secoli, molti altri verranno a venerare il Vostro Presepio: dall'India, dalla
Nubia, dalla Macedonia, da Cartagine, dalla Spagna; galli, franchi, iberi,
germani, i loro discendenti, fra cui i pellegrini e i Crociati che verranno
dall'Occidente per baciare la terra della grotta in cui nasceste.
E fra tutti costoro, anche noi, qui,
stiamo inginocchiati e Vi contempliamo. Guardateci, Signore, e osservateci con
misericordia. Siamo qui e desideriamo parlarvi.
Noi, chi siamo?
Siamo quelli che non piegano le
ginocchia, e nemmeno un solo ginocchio, davanti a Baal.
Quelli che hanno la
Vostra legge scolpita sul bronzo dell'anima, non permettendo che le dottrine
del secolo attuale gravino coi loro errori su questo bronzo, reso sacro dalla
Vostra Redenzione.
Quelli che amano la purezza immacolata dell'ortodossia come
il tesoro più prezioso, ricusando qualsiasi patto con l'eresia, con le sue
opere e le sue infiltrazioni.
Quelli che hanno misericordia del peccatore
pentito, e che implorano la Vostra misericordia anche per se stessi, così
spesso indegni e infedeli, ma che non risparmiano l'empietà orgogliosa e
insolente che presume di sé, il vizio che si ostenta con arroganza schernendo
la virtù.
Quelli che hanno pietà per tutti gli uomini, ma particolarmente per i
beati che soffrono persecuzioni per amore della Vostra vera Chiesa, che sono
oppressi su tutta la Terra per la loro fame e sete di virtù, che sono
abbandonati, scherniti, traditi e calunniati per il fatto che si mantengono fedeli
alla Vostra legge.
Quelli che soffrono senza che la
letteratura contemporanea si ricordi di esaltare la bellezza delle loro
sofferenze: la madre cristiana che oggi prega solitaria davanti al suo
presepio, nel focolare domestico abbandonato dai figli che profanano con orgie
il giorno del Vostro Natale; lo sposo austero e forte che, per fedeltà al
Vostro Spirito, si è reso incompreso e antipatico ai suoi; la sposa che
sopporta le amarezze della solitudine di anima e di corpo, poiché la leggerezza
di costumi ha trascinato all’adulterio colui che avrebbe dovuto esserle colonna
della famiglia, metà della sua anima; il figlio o la figlia pii che, durante il
Natale, mentre le famiglie cristiane sono in festa, avvertono più che mai il
gelo con cui l'egoismo, la sete di piaceri, il mondanismo paralizzano e
uccidono nel loro focolare la vita familiare; l'alunno abbandonato e vilipeso
dai suoi compagni perché Vi resta fedele; il maestro detestato dai suoi alunni
perché non viene a patti con i loro errori; il sacerdote che sente intorno a sé
l'oscuro muro dell'incomprensione e dell'indifferenza, perché si rifiuta di
permettere la corruzione di quel deposito della Fede che gli è stato affidato;
il cattolico fedele, smarrito dalla crisi penetrata anche nel Tempio di Dio, che
viene trattato come un estraneo nella stessa Casa della sua Madre, la Chiesa;
l'uomo onesto ridotto all'indigenza per non aver rubato.
Questi sono Signore, quelli che
nell’ora presente dispersi, isolati, ignorandosi fra loro, ora tuttavia si
avvicinano a Voi per offrirvi i loro doni e presentarvi la loro preghiera.
Preghiera, prima di tutto, per
quello che più amano al mondo, che è la Vostra Chiesa, santa ed immacolata. Che
la Vostra Chiesa trionfi, alla fine di questo secolo di peccato, e plasmi per la
Vostra maggior gloria una nuova civiltà. Per i santi, perché siano più santi.
Per i buoni perché si santifichino. Per i peccatori, perché diventino buoni.
Per gli empi, perché si convertano. Che gli impenitenti, refrattari alla grazia
e nocivi alle anime siano dispersi, umiliati e annientati dalla Vostra
punizione.
Preghiera, poi, per loro stessi: che
li facciate più esigenti nell’ortodossia, più severi nella purezza, più fedeli
nelle avversità, più attivi nelle umiliazioni, più terribili verso gli empi,
più compassionevoli verso quelli che, vergognandosi dei loro peccati, lodano in
pubblico la virtù e si sforzano seriamente di conquistarla.
Preghiera, infine, perché la Vostra
grazia, senza la quale nessuna volontà persevera durevolmente nel bene, sia per
essi tanto più abbonante quanto più numerose sono state le loro miserie e
infedeltà.
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