Fu nel mensile "Catolicismo" che ho creato e
mantenuto, per diversi anni, la rubrica "Ambientes, Costumes, Civilizações", da molti indicata come l’espressione ricca e originale di una
scuola di elaborazione intellettuale. Questa rubrica constava dell’analisi
comparativa di aspetti del presente e del passato, avendo come oggetto
monumenti storici, fisionomie caratteristiche, opere d’arte o di artigianato,
presentati al lettore attraverso fotografie.
Tali analisi, fatte alla
luce dei princìpi che ho esplicitato in "Rivoluzione e Contro-Rivoluzione", mirava a mostrare che la vita di tutti i giorni, nei suoi
aspetti apicali o correnti, è
suscettibile di essere penetrata dai più elevati princìpi della filosofia e
della religione. E non solo penetrata, ma anche utilizzata come mezzo
adeguato per affermare oppure, talora, per negare tali princìpi, per certo in modo implicito, ma insinuante
ed efficace.
In modo tale che, spesso, le anime sono modellate molto di
più dai princìpi vivi che pervadono e imbevono gli ambienti, i costumi e le
civiltà, che dalle teorie, talora stereotipe e perfino mummificate,
prodotte trascurando la realtà in qualche isolato luogo di lavoro o messe in
letargo in qualche polverosa biblioteca.
Da ciò la tesi di "Ambientes, Costumes, Civilizações"
consistente nel fatto che l’autentico pensatore dev’essere anche, normalmente,
un osservatore che analizza la realtà concreta e palpabile di tutti i giorni. Se cattolico, questo pensatore deve inoltre cercare di modificare questa
stessa realtà nei punti in cui contraddica la dottrina cattolica.
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