Lenin
e il bastone:
"Non puoi fare una rivoluzione indossando guanti
bianchi...".
Terzo articolo di una lucida retrospettiva,
per riconoscere l'evoluzione del comunismo nella prospettiva
odierna:
mentre Mosca favorisce i progressisti, profeti della
Chiesa Nuova,
quali altre mosse i veri cattolici scorgono oggi?
I
problemi dinanzi ai quali si imbatterono i capi della Rivoluzione russa
trionfante erano – in materia di culto – gli stessi con cui il comunismo si fronteggia
in tutti i paesi che hanno una schiacciante maggioranza religiosa. Questo rende
particolarmente interessante presso al pubblico brasiliano lo studio delle
trame e delle manipolazioni del Cremlino.
Presenterò
lo “status quaestionis” che si delineava in Russia per i senza-Dio nel 1917,
anno del crollo del regime imperiale. E, in seguito, indicherò i metodi
adottati dai comunisti nella loro politica persecutoria. Spetterà quindi al
lettore chiarire quali diversità e quali analogie riscontrerà tra i problemi
russi e i nostri. Come pure se i metodi sovietici sono già in corso di applicazione
tra noi, e in quale misura…
Entro
subito nello “status quaestionis”.
All'inizio,
la soluzione ideale per i comunisti russi del 1917 sarebbe consistita
nell’eliminare sommariamente le diverse religioni esistenti nell’antico impero
degli zar. A questo risultato si sarebbe potuto arrivare, in tesi, con una
immensa propaganda atea, completata dalla mattanza massiccia di coloro che si
rifiutassero di rinnegare formalmente Dio.
Dico
“in tesi”… Nella pratica, questo piano semplicista si palesava - già a prima
vista - inapplicabile. Oltre alle minoranze cattoliche, protestanti e pagane,
la Russia contava su una immensa maggioranza greco-scismatica. La chiesa detta
“ortodossa”, a cui si affiliava questa maggioranza, aveva messo nel paese le radici
più profonde. Per le sue relazioni intime e millenarie con la monarchia, nonché
con tutte le istituzioni pubbliche e private del paese, per il loro immenso
ruolo storico, per la loro profonda influenza nella cultura, nella mentalità e
nei costumi della popolazione, le “Chiesa Ortodossa” non poteva essere
estirpata in un solo colpo, dall’anima tanto religiosa dei russi.
A
dire il vero, neanche in un intero secolo di propaganda atea, un tale risultato
sarebbe raggiungibile. Per quanto riguarda la politica di mattanze, non avrebbe, di per sé, un altro effetto che
il sollevamento del popolo a fianco dei “russi bianchi” (anticomunisti), che in
quel tempo combattevano nel paese con le armi in
pugno.
In
queste condizioni, si trattava, per i sovietici, di seguire una politica
diversa, cioè, di agire sulla maggioranza irriducibilmente religiosa del popolo
russo, infiltrandola, indebolendola, dividendola, degradandola, trascinandola verso
il caos, e in questo modo annichilendola. In altri termini, la situazione richiedeva
una colossale operazione di lavaggio del cervello.
Indebolita
in tal modo la religiosità del popolo, sarebbe meno difficile avviarlo passo
dopo passo, verso l’indifferentismo religioso, e infine all’ateismo.
D'altronde,
questo lavaggio del cervello apriva il cammino a una possibilità ancor più
ambiziosa, cioè, trasformare quel che restasse delle varie Chiese esistenti in
Russia, in strumenti della politica interna e esterna del Cremlino. È proprio
quel che comanda l'inesorabile principio marxista, secondo il quale tutto ciò
che il comunismo non può distruggere, deve essere posto senza riserve al suo
servizio. (*)
Passiamo
adesso al processo mediante il quale questo scopo fu raggiunto. Esso
consistette, fondamentalmente, nell’impiego simultaneo di due risorse:
1)
una politica di pressione e decompressione, destinata ad infondere nella massa
religiosa, ed ancor più particolarmente tra i gerarchi ecclesiastici, sentimenti alternativi di
panico e di simpatia;
2)
l’infiltrazione di elementi comunistizzanti nelle varie cariche della gerarchia
ecclesiastica: a questi agenti spetterebbe sfruttare ogni circostanza, dall'interno
degli stessi ambienti religiosi - sia nei momenti critici di compressione e
paura, che in quelli ameni ed anestetizzanti di decompressione e simpatia - per
a indurre alla capitolazione interi blocchi delle diverse strutture religiose.
Questa
capitolazione – insisto – non consisteva soltanto nell'affondare nello
scoraggiamento e nell’indifferentismo religioso, ma mirava a “fabbricare”
questa cosa mostruosa, cioè una chiesa ispirata da atei, governata da atei e messa
a servizio della propaganda dell’ateismo. Qualcosa di spropositato ed orrendo
come la scuola dei teologi occidentali moderni che predicano la “morte di Dio”.
Affinché
il lettore capisca tutto, adesso è sufficiente raccontargli come i fatti si
sono svolti. Metterò a fuoco
esclusivamente la chiesa greco-scismatica, detta “ortodossa”, non solo dovuto
al suo ruolo preponderante nella vita russa, come pure perché in essa il
processo che ho appena descritto fu applicato interamente, e con successi
spettacolari. Il che serve oltremodo alla comprensione teorica dei metodi di
persecuzione religiosa impiegati dai comunisti.
Per
maggiore brevità, mi riferirò alla “Chiesa Ortodossa” semplicemente con le
iniziali C.O.
Prima
fase: decompressione. - Kerenski, precursore e marionetta dei comunisti,
favorisce la C.O.:
a)
permette la riunione di un concilio;
b)
rifà l’unità della C.O., ristabilendo il patriarcato di Mosca, soppresso dalla
monarchia duecento anni prima. Incoraggiato da questi favori, il nuovo
patriarca, Thycon, induce il concilio ad approvare una vera scomunica contro i
comunisti, che nel frattempo erano saliti al potere.
Kerenski e la carota, secondo elemento del binomio
"paura-simpatia"
Seconda fase: compressione. - La
situazione si presenta ideale per Lenin, che può perseguitare la C.O., non con l'aria
di chi attacca, ma di chi si difende. E così, il governo sovietico controbatte
la scomunica separando le Chiesa dallo Stato e proibendo ogni qualsiasi
insegnamento religioso. Anche questa volta Thycon si mostra coraggioso. Ordina
preghiere, digiuni e processioni. Dappertutto nascono scontri tra i senza-Dio e
la popolazione. La minaccia di un'immensa persecuzione religiosa incombe come
una nuvola nera sulle immense estensioni del paese. In tutti gli ambienti
religiosi l’eroismo si infiamma, l’aspirazione alla lotta e al martirio si
propaga. La fase eroica della lotta della C.O. attinge il suo zenit.
In
questo momento, e in modo molto machiavellico, Lenin demotiva tutti quegli
ammirevoli slanci, ricorrendo a una politica di decompressione allettante.
Lo
stratagemma, impiegato con pieno esito, produsse i suoi frutti. La storia della
C.O., ad eccezione di un ridotto filone della “Chiesa del Silenzio”, diverrà,
d’ora in poi, una vergognaccia.
È
quel che vedremo, Deo volente, nel
prossimo articolo. [continua]
Plinio Corrêa
de Oliveira
(“Folha de S. Paulo” 19-9-1971 - Titolo originale "Na I.O.")
Traduzione a cura di Umberto Braccesi
(I
grassetti sono nostri)
(*) Sussidio
sull'infiltrazione catto-comunista, oggi 'evoluta'
Apogeo della
III Rivoluzione
Poiché la
Rivoluzione è un processo, la III Rivoluzione [comunista] ha ovviamente
continuato, dal 1917 a oggi, il suo cammino. In questo momento [1976] si trova
a un autentico apogeo. Prendendo in considerazione i territori e le popolazioni
soggette a regimi comunisti, essa dispone d’un impero mondiale senza precedenti
nella Storia. Questo impero costituisce un fattore di continua insicurezza e di
disunione fra le principali nazioni non comuniste.
Inoltre i capi
della III Rivoluzione tirano i fili che muovono, in tutto il mondo non
comunista, i partiti dichiaratamente comunisti e l’enorme rete di
cripto-comunisti, di para-comunisti e di utili idioti, infiltrati non soltanto
nei partiti non comunisti, socialisti e altri, ma anche nelle Chiese, nelle
organizzazioni professionali e culturali, nelle banche, nella stampa, nella
televisione, nella radio, nel cinema, e così via.
E come se tutto questo non
bastasse, la III Rivoluzione si serve in modo terribilmente efficace delle
tecniche di conquista psicologica di cui parleremo più avanti. Per mezzo di
queste il comunismo sta riuscendo a ridurre in una condizione di torpore, causa
di disimpegno e d’istupidimento, enormi settori dell’opinione pubblica non
comunista. Queste tecniche permettono alla III Rivoluzione d’aspettarsi, su
questo terreno, risultati per essa ancor più vantaggiosi e sconcertanti per gli
osservatori che analizzano i fatti dall’esterno.
L’inerzia,
quando non l’ostentata e sostanziale collaborazione con il comunismo — così
potente — di tanti governi borghesi dell’Occidente, configura un terribile
quadro d’insieme di fronte al quale vive il mondo attuale. (...)
Plinio Corrêa
de Oliveira
"Rivoluzione e Contro-Rivoluzione", Parte II, 1
(I grassetti
sono nostri)
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