Lenin:
decompressione per aggirare le convinzioni religiose
Autodemolizione, strumento
di lavaggio del cervello
La
preoccupazione di ogni uomo serio e sensato è quella di raggiungere i propri obiettivi
nel modo più completo, rapido e diretto possibile. Quindi i comunisti russi del
1917 - applicando la loro serietà ed avvedutezza operative a pieno servizio dei
loro obiettivi erronei ed iniqui - cercarono di estirpare la Religione usando i
metodi più violenti e diretti.
Alcuni passi fatti in questa direzione li persuasero
subito che in questo modo sarebbero pertanto arrivati a un risultato opposto. Infatti,
le convinzioni religiose della schiacciante maggioranza dei russi,
traumatizzate dalla violenza dei senza-Dio, si trasformarono subito in un
formidabile potenziale di scontentezza. E di questa scontentezza, i russi
bianchi – avversari del regime – sin dall’inizio della crisi religiosa si erano
avvalsi a proprio vantaggio.
Per
i sovietici, interessava al massimo grado evitare che ciò accadesse. E così, l’obiettivo
della politica da loro seguita assunse una
sfumatura peculiare. Questa sfumatura, d'altronde, si sarebbe accentuata
sempre di più nel corso degli avvenimenti, al punto di essere, nei nostri
giorni, la grande caratteristica della politica interna ed esterna del
Cremlino. L’obiettivo continuava quello della distruzione delle convinzioni
religiose del popolo. Ma il principale mezzo consistette, da quel momento in
poi, l'ingaggio delle diverse strutture
ecclesiastiche in un processo di autodemolizione.
Per
strappare la fede dall’anima della gente - come si pensava a ragione nel
Cremlino - la mano brutale e stupida dei senza-Dio è incomparabilmente meno efficace di quella unta, soffice, abile,
del cattivo vescovo, del cattivo sacerdote, della suora degradata.
Parallelamente,
nessuno è più efficace per la propaganda
del comunismo delle persone consacrate a Cristo, quando si danno alla
prevaricazione. Se la Pasionaria
o la Anna Pauker avessero avuto la
scaltrezza di farsi suore, sarebbero state incomparabilmente più utili al
comunismo che nel ruolo di virago rosse.
Una
volta stabilito che il futuro dell’ateismo sarebbe stato raggiunto con la autodemolizione delle Chiese, i supremi
signori del comunismo avevano dinanzi a sé un solo problema: come individuare o “fabbricare”, nelle varie
strutture ecclesiastiche della Russia di quel tempo (greco-scismatica,
cattolica-romana, protestante, ecc.) i
vescovi, i monaci e le suore, che si incaricassero del nefasto compito di
uccidere Gesù Cristo nelle anime. Abili investigazioni poliziesche,
contatti mascherati con poltroni od ambiziosi, prepararono subito gli agenti
dell’autodemolizione.
Un lavaggio del cervello oculatamente
eseguito per mezzo di compressioni e
decompressioni produrrebbe in
seguito risultati spettacolari nella Chiesa largamente maggioritaria, che era ed
è, in Russia, la greco-scismatica. Abbiamo studiato, nel mio ultimo articolo,
l’inizio di questo processo nella C.O. (così avevamo indicato per maggior
brevità la “Chiesa Ortodossa”) fatto di successive compressioni e
decompressioni.
Le compressioni
iniziarono con l’installarsi di un clima di gravi minacce, confermate ogni
tanto da ondate di un'effettiva persecuzione religiosa: un cielo plumbeo e
senza il più piccolo raggio di sole, nel quale rimbombavano continuamente tuoni,
e dal quale di quando in quando cadeva una carrellata di fulmini sulla gente atterrita.
Successivamente,
venivano fatte le decompressioni,
per mezzo di sorrisi, promesse rassicuranti e sostegni economici nonché persino
vantaggi polposi, tutto a favore degli ecclesiastici della C.O. che
acconsentissero di fare il gioco comunista. Questo gioco consisteva nel
predicare il comunismo all'interno della C.O., nell’attaccare, isolare e
demoralizzare gli ecclesiastici che continuassero fedeli alla posizione
anticomunista, nel dividere, così, l’infelice C.O. in diverse correnti antagoniste,
e nel diffondere in questo modo, tra i laici, la confusione, la stanchezza e la
disperazione. Con i laici portati al massimo scoraggiamento, il lavaggio del
cervello attingeva il suo scopo: essi comincerebbero a dubitare e
scivolerebbero dal dubbio alla ritrattazione.
Come vedremo, il lavaggio del cervello fatto così per
mezzo della autodemolizione, produsse risultati spettacolari. Nessuno si
illuda a questo riguardo. Senza la manipolazione della C.O. da parte del
comunismo, sarebbe stato vano il suo successo con la conquista dello Stato. In
effetti, il comunismo vinse perché aveva creato una crisi religiosa nelle
viscere della C.O.
Nell’articolo
precedente abbiamo visto come si svolsero i primi passi del processo per cui il
comunismo portò la C.O. all’autodemolizione.
Il
“patriarca” Thycon, per qualche tempo svolse un ruolo glorioso, simile a quello
che viene svolto nei nostri giorni, dal cardinale Mindszenty. Nella persona di
Thycon la C.O. si presentava risplendente, negli splendori del martirio molto
vicino. In tutti gli ambienti religiosi della Russia, le convinzioni si galvanizzavano
nuovamente, gli entusiasmi si infiammavano e il malcontento era sul punto di
trasformare tutto questo splendore in una guerra santa. Era dunque il momento ideale per Lenin: per mezzo
delle decompressioni, egli seppe trasformare tutto questo splendore in una vergognaccia!
Thycon
e le fazioni episcopali
Per
questo, nel 1919 il dittatore rosso
lanciò un'opportuna manovra di decompressione, annunciando che non voleva “ferire i sentimenti religiosi del popolo”.
Permise la ripresa dell’insegnamento religioso negli istituti teologici ed affrancò
le vie pubbliche alle processioni religiose. Il frutto che colse da queste così
magre concessioni fu immediato.
Thycon
dichiarò che se il comunismo cessasse gli attacchi alla C.O., questa
smetterebbe di osteggiare il regime. Ed emise un bando ufficiale, raccomandando
ai membri della C.O. di sospendere il sostegno ai russi bianchi. A partire da
quel momento, i nemici del comunismo si videro divisi.
A
sua volta la C.O. fu scissa da manovre comuniste. Tre vescovi laici del
Cremlino Sergio, Antonin e Leonid, accusarono Thycon di non aver fatto
sufficienti concessioni ai sovietici. Thycon
voleva mantenersi più o meno neutrale, tra gli anticomunisti e i comunisti.
Invece i tre vescovi-valletti pretendevano dalla C.O. un atteggiamento più estremo,
cioè, un risoluto sostegno del comunismo. Siccome non furono ascoltati da
Thycon, fondarono un'ala dissidente che verrebbe a costituire la futura “Chiesa
Viva”.
Dopo
aver diviso e suddiviso gli avversari, Lenin
passò a una nuova compressione. Questo accadde nel 1921. Col pretesto di accudire
gli affamati, il governo sovietico decretò il confisco di tutti gli oggetti
preziosi delle chiese della C.O. Thycon
cedette, salvando timidamente gli oggetti storici o dal carattere strettamente
sacro. I vescovi pro-comunisti, considerando senza dubbi che lo splendore del
culto era incompatibile con il regime, protestarono. E così si approfondì
ulteriormente la scissione nella C.O.
Lenin:
compressione per impaurire, dividere e debilitare
Lenin,
intanto, fece incarcerare Thycon e iniziare dei processi criminali contro gli
ecclesiastici che si rifiutavano di consegnare ai senza-Dio gli oggetti sacri.
La pena sollecitata era la condanna a morte. Al fine di denigrare la C.O., il
vescovo Antonin, per ordine dei sovietici, si presentò come testimone opposto
ai sacerdoti fedeli. In questo modo li spingeva verso la morte. L’infamia della
“Chiesa Viva” non si fermò a quel punto. Infatti, spedì una delegazione al Monastero
della Trinità, dove Thycon era prigioniero e incomunicabile. Sempre per ordine
del governo, tutte le barriere si aprirono davanti ai visitatori e la
delegazione chiese a Thycon di dare
le sue dimissioni. Questi, timido come
sempre, cedette ed egli stesso nominò un sostituto temporaneo, il
metropolita Agatangelo. Poco dopo – forse sotto tortura – Thycon firmò un documento di appoggio al comunismo e di condanna
all’anticomunismo. Questo non bastò. Il povero miserabile Thycon morì dopo
poco, in condizioni misteriose.
Nel
contempo, la pressione continuava; sotto il suo peso la C.O. si scisse in
due fazioni: la Chiesa “thyconiana”, che
continuò ad essere perseguitata, e la Chiesa non “thyconiana”, esplicitamente
pro-comunista. Quest’ultima si suddivise, a sua volta, in tre frammenti: la
“Chiesa Viva”, la “Chiesa Rinnovata” e la “Unione delle Comunità Apostoliche”.
Ma
non ci si immagini che queste spaccature
tra le chiese sinistrorse debilitassero il gioco del Cremlino. Anzi, al
contrario facevano parte del programma. La loro missione era di uccidersi
a vicenda, posto che l’autodemolizione delle chiese era proprio l'obiettivo del
Cremlino. E l’auto divisione è un
possente strumento dell’autodemolizione.
Per
le Chiese non thyconiane, la compressione cessò immediatamente.
La Chiesa thyconiana subì,
a sua volta, un processo interno, che sfociò in una completa capitolazione. Severamente perseguitata - nella
persona del metropolita Sergio,
successore di Agatangelo e sostituto temporaneo del defunto Thycon – finì con l'aderire ufficialmente al
comunismo e col fulminare una sua condanna all’anticomunismo. Tutto ciò
avvenne nel 1927, in occasione del decimo anniversario della salita del
comunismo al potere.
Così,
in dieci anni, la vergognaccia aveva vinto.
E gli ecclesiastici con l'autodemolizione avevano distrutto la Chiesa a cui
appartenevano. La politica antireligiosa del Cremlino splendeva con la luce di tutti
i trionfi. Poiché è meglio avere ai piedi un avversario agonizzante, che si
degradò e che si autodemolì, anziché un avversario che accettò nobilmente un
martirio eroico.
Nei nostri giorni, la C.O.
autodemolitrice continua a divorare ciò che resta della Religione tra gli “ortodossi”, come un cancro divora il
corpo.
A
capo di questa gerarchia-cancro si trova il “patriarca” Pimen, al quale, in
questo così triste momento, l’illustre successore di Santo Ignazio di Loyola ha
fatto una visita! [continua]
Plinio Corrêa de Oliveira
(“Folha
de S. Paulo”, 26-9-1971 - Titolo originale "Autodemolição, instrumento de
lavagem cerebral)
Traduzione a cura di Umberto Braccesi
Analogie e traguardo
Il comunismo vuole,
finalmente, l'autodemolizione della Chiesa Cattolica.
Complici
interni i progressisti,
profeti della Chiesa Nuova, dissacrata ed ugualitaria.
"Rivoluzione
e Contro-Rivoluzione"
(Appendice,
Commento 4)
“La Chiesa attraversa,
oggi, un momento di inquietudine. Taluni si esercitano nell’autocritica, si
direbbe perfino nell’autodemolizione.
È come un rivolgimento interiore acuto e complesso, che nessuno si sarebbe
atteso dopo il Concilio. (...)
Anche Sua Santità Giovanni
Paolo II ha tracciato un panorama cupo della situazione della Chiesa:
“Bisogna ammettere
realisticamente e con profonda e sofferta sensibilità che i cristiani oggi in
gran parte si sentono smarriti, confusi,
perplessi e perfino delusi. Si sono sparse a piene mani idee contrastanti
con la Verità rivelata e da sempre insegnata; si sono propalate vere e proprie
eresie, in campo dogmatico e morale, creando dubbi, confusioni, ribellioni, si
è manomessa anche la Liturgia; immersi nel ‘relativismo’
intellettuale e morale e perciò nel permissivismo,
i cristiani sono tentati dall’ateismo, dall’agnosticismo, dall’illuminismo
vagamente moralistico, da un cristianesimo
sociologico senza dogmi definiti e senza morale oggettiva”.
In senso simile si è
pronunciato posteriormente S. Em. il card. Joseph Ratzinger, prefetto della
Sacra Congregazione per la Dottrina della Fede:
“È incontestabile che gli
ultimi vent’anni sono stati decisamente sfavorevoli per la Chiesa cattolica. I
risultati che hanno seguito il Concilio sembrano crudelmente opposti alle
attese di tutti, a cominciare da quelle di papa Giovanni XXIII e poi di Paolo
VI. [...]
I Papi e i Padri conciliari si aspettavano una nuova unità cattolica
e si è invece andati incontro a un
dissenso che — per usare le parole di Paolo VI — è sembrato passare
dall’autocritica all’autodistruzione.
Ci si aspettava un nuovo entusiasmo e si è invece finiti troppo spesso nella noia
e nello scoraggiamento. Ci si
aspettava un balzo in avanti e ci si è invece trovati di fronte a un processo
progressivo di decadenza”. E conclude: “Va affermato a chiare lettere che una
reale riforma della Chiesa presuppone un inequivocabile abbandono delle vie sbagliate che hanno portato a conseguenze
indiscutibilmente negative”.
Plinio Corrêa de Oliveira
(I
grassetti sono nostri)
Nessun commento:
Posta un commento