Gli edifici che sono in fase di costruzione per la sua installazione dovrebbero quindi esprimere, con la maestà delle loro linee e proporzioni, l’alta funzione alla quale sono destinati.
La foto a fianco riproduce l’edificio della Segreteria, ormai nella sua fase finale di costruzione.
Malgrado le sue enormi dimensioni, esitiamo nel definirlo come palazzo nel senso che spiegheremo più avanti.
Certamente è immenso, costosissimo, opprimente; però le sue linee sono volgari come quelle di una scatola di cerini, monotone, uniformi e dure come quelle di un carcere, e la sua facciata è cupa.
In questa immensa gabbia di cemento, ferro e vetro, tutto sembra calcolato per fare sentire all’uomo che egli non è altro che una formica, un grano di sabbia, un atomo.
Quanto a grandezza, come potrebbe questo edificio essere paragonato a quello dell’ONU? Eppure non esitiamo nel chiamarlo palazzo: la nobiltà delle sue linee non permetterebbe un’altra designazione.
Semplice differenza di stili architettonici? "Lo stile rivela l’uomo", si suole dire. Lo stile è l’epoca, si potrebbe dire in architettura. Ogni stile risulta da un insieme di tendenze, idee, aspirazioni e attitudini mentali.
In questo caso, più scioccante del contrasto fra i due stili è quello fra due mentalità, due epoche, due culture: l’una cristiana e l’altra neopagana.
(Plinio Correa de Oliveira - trascritto da “Catolicismo”, n. 7, Luglio 1951, www.catolicismo.com.br)
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