Guerra psicologica rivoluzionaria: “rivoluzione culturale” e rivoluzione nelle tendenze
A partire dalla rivolta studentesca del 1968 alla Sorbona, numerosi autori socialisti e, in genere, marxisti, hanno cominciato a riconoscere la necessità, come una modalità di guerra psicologica rivoluzionaria, di una forma di rivoluzione previa alle trasformazioni politiche e socio-economiche, che operasse nella vita quotidiana, nei costumi, nelle mentalità, nei modi d’essere, di sentire e di vivere. Si tratta della cosiddetta rivoluzione culturale.
Pensano che questa rivoluzione, principalmente psicologica e nelle tendenze, sia una tappa indispensabile per giungere al cambiamento di mentalità, che renderebbe possibile l’instaurazione dell’utopia ugualitaria, perché, senza tale preparazione, questa trasformazione rivoluzionaria e i conseguenti “cambiamenti di struttura” si rivelerebbero effimeri. (Appendice, Commento 3)
Intervento al Congresso Internazionale del dicastero per i Laici.
Roma ha accolto da giovedì a sabato i partecipanti – di una cinquantina di Paesi dei cinque continenti – a un Congresso sul tema “Donna e uomo, l'humanum nella sua interezza”, organizzato per il XX anniversario della Lettera Apostolica Mulieris dignitatem, il primo documento pontificio dedicato interamente alla donna. (…)
La “Mulieris dignitatem” è più attuale che mai perché in questa Lettera il Papa esprime “la verità dell'uomo, che è uomo e donna, e getta le sue basi antropologiche”, ha sintetizzato il Cardinale.
“In questo momento una rivoluzione di genere sta mettendo in discussione questa verità dell'uomo”, ha osservato. Fondamentale nel testo pontificio è che “l'uomo è creato da Dio, è costituito con una verità: un'umanità unica differenziata uomo-donna”, ha aggiunto il porporato.Questa “differenza porta all'unità, alla comunione; non può esserci dominio dell'uno sull'altro, ma rispetto per la dignità di entrambi nella loro singolarità e irripetibilità”, ha sottolineato.
Gruppi di pressione, iniziative legislative e mezzi di comunicazione sono veicoli di questa ideologia di genere, “una rivoluzione culturale in ogni campo”, ha avvertito il Cardinale Cañizares nel suo intervento.
Nell'ideologia di genere la sessualità non si accetta “propriamente come costitutiva dell'uomo”, ha ricordato, ma “l'essere umano sarebbe il risultato del desiderio della scelta”, di modo che, “qualunque sia il suo sesso fisico”, la persona “potrebbe scegliere il proprio genere” e modificare la sua opzione quando vuole: omosessualità, eterosessualità, transessualità, eccetera.
Il porporato avverte che “il cambiamento culturale e sociale che il fenomeno comporta è di grande portata”, visto che per questa ideologia “non esiste natura, non esiste verità dell'uomo”.
In questa rivoluzione culturale, “il nesso individuo-famiglia-società si perde e la persona si riduce a individuo”, e si constata quindi “il fatto di mettere in discussione la famiglia e la sua verità – il matrimonio tra un uomo e una donna aperto alla vita – e tutta la società”, sottolinea.(…) “Non è che Dio abbia fatto 'incompleti'” l'uomo e la donna – ha spiegato il porporato spagnolo –, ma li ha creati “per una comunione di persone, in cui ciascuno può essere 'aiuto' per l'altro perché sono allo stesso tempo uguali in quanto persone e complementari in quanto maschile e femminile”.
L'amore, dunque, è ciò che definisce la verità della persona – uomo e donna –, l'essenza e il dovere della famiglia; “per questo la famiglia riceve la missione di vivere, custodire, rivelare e comunicare l'amore come riflesso vivo di Dio, che è amore”, ha ricordato il Cardinale Cañizares.
“Una famiglia basata su un attaccamento così fedele all'altro, in una tale comunione d'amore di persone, trasuda affetto e crea la possibilità di addentrarsi nel mondo con gioia”, ha riflettuto.
La conseguenza è estremamente importante, perché così nella famiglia “i figli trovano la base di una realtà solida e percepiscono che vivere è una possibilità gioiosa e una grazia, non una disgrazia o un destino casuale”.
BENEDETTO XVI: l’influsso dei media sui giovani “per il bene e per il male”
SIR 23-01-2008. - “Le idee, gli stili di vita, le leggi, gli orientamenti complessivi della società in cui viviamo, e l'immagine che essa dà di se stessa attraverso i mezzi di comunicazione, esercitano un grande influsso sulla formazione delle nuove generazioni, per il bene ma spesso anche per il male”.
L’ammonimento viene dal Papa, nella lettera sull’educazione diffusa oggi. “La società – ha puntualizzato però Benedetto XVI - non è un'astrazione; alla fine siamo noi stessi”: di qui la necessità “del contributo di ognuno di noi, di ogni persona, famiglia o gruppo sociale, perché la società, a cominciare da questa nostra città di Roma, diventi un ambiente più favorevole all'educazione”. Nella missiva, il Santo Padre segnala “alcune esigenze comuni di un’autentica educazione”, che non può ridursi “a dare delle nozioni e delle informazioni”, ma deve abbracciare “la grande domanda riguardo alla verità, soprattutto a quella verità che può essere di guida nella vita”. “Trovare un giusto equilibrio tra la libertà e la disciplina”: questo, per il Papa, è il punto “forse più delicato dell’opera educativa”. “Senza regole di comportamento e di vita, fatte valere giorno per giorno anche nelle piccole cose – ha affermato il Pontefice - non si forma il carattere e non si viene preparati ad affrontare le prove”; anche la sofferenza, infatti, “fa parte della verità della nostra vita”.
Secondo il Papa, “l'educazione ben riuscita è formazione al retto uso della libertà”. “Man mano che il bambino cresce, diventa un adolescente e poi un giovane”: secondo Benedetto XVI, “dobbiamo accettare il rischio della libertà, rimanendo sempre attenti ad aiutarlo a correggere idee e scelte sbagliate. Quello che invece non dobbiamo mai fare è assecondarlo negli errori, fingere di non vederli, o peggio condividerli, come se fossero le nuove frontiere del progresso umano”.
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