
Anche per questo, a suo tempo, il vescovo di Tarbes, da cui Lourdes dipendeva nell’Ottocento, si premurò di acquistare in denaro sonante tutta l’area su cui oggi sorge il santuario e di recintarla. Non fu facile, perché aveva di fronte il governo anticlericale della Terza Repubblica, che fece realmente di tutto per espropriare o almeno mettere i bastoni tra le ruote a quella «superstizione» che, secondo i fanatici laicisti al potere, metteva le folle alla mercè dei preti. Ma fu un atto di una lungimiranza sovrumana, visto che permise a Lourdes di essere quel che è oggi: il pellegrinaggio mariano più frequentato del mondo, con un afflusso che supera di gran lunga quello dei musulmani alla Mecca. (…)
Ebbene, proprio questo spazio sacro e consacrato vedrà l’ultimo dell’anno una cacofonia di canzonette rockettare sparate a tutti decibel. Con gioco di parole da centro sociale, l’«evento» è stato battezzato «rêve party» (rêve, sogno). Titolo ufficiale: «3 D», cioè Discothèque de Dieu. (…) «Per proporre un’alternativa cristiana ai giovani» che sennò andrebbero al veglione, dice l’organizzazione. (…) Magari si tratterà di «rock cristiano», cioè quella cosa bizzarra che consiste nell’accoppiare ritmi ossessivi a testi che parlano bene di Gesù. (…) Dunque, se proprio non si voleva dare retta a Marius Schneider (il maggior musicologo di tutti i tempi, contrarissimo all’uso della ritmica nel sacro), si poteva almeno farsi interpreti dei sentimenti di chi ha in Lourdes l’ultima speranza, e non solo di quei «giovani» francesi che vogliono risparmiare sul biglietto del veglione.
(Rino Cammilleri - Il Giornale 29-12-06)
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