mercoledì 17 dicembre 2008

Henri, il no all'eutanasia può costargli la corona

L'eutanasia è una forma di omicidio volontario.

È ben diversa da questa democrazia rivoluzionaria la democrazia descritta da Pio XII: "Per testimonianza della storia, là ove vige una vera democrazia, la vita del popolo è come impregnata di sane tradizioni, che non è lecito di abbattere. Rappresentanti di queste tradizioni sono anzitutto le classi dirigenti, (…) Di qui, in tutti i popoli civili, l'esistenza e l'influsso d'istituzioni, eminentemente aristocratiche nel senso più alto della parola, come sono talune accademie di vasta e ben meritata rinomanza. Anche la nobiltà è del numero" (Rivoluzione e ControRivoluzione, Parte I - cap.III, 5, E).


Henri, il no all'eutanasia può costargli la corona

Parigi - Il Lussemburgo, uno dei sei membri fondatori dell'Europa comunitaria, è vicino alla crisi istituzionale a causa della decisione del granduca Henri, 53 anni, di non controfirmare il testo della nuova legge sull' «accompagnamento alla morte», che prevede situazioni di sostanziale eutanasia. Il sovrano, che è al potere dal 2000, ha informato i leader parlamentari che la sua coscienza cristiana gli impedisce di compiere un gesto del genere […].

La situazione del granducato sembra più complessa perché il Parlamento ha colto la palla al balzo, decidendo di ridimensionare il ruolo politico del granduca […].

I suoi sostenitori pensano che il gioco valga la candela ed esaltano la coerenza morale di un uomo che non si è piegato neppure di fronte al voto parlamentare. Però il Lussemburgo è una monarchia costituzionale e alla fine sono i rappresentanti eletti dal popolo a determinare il contenuto delle leggi. Dunque Henri vedrà il proprio ruolo ulteriormente assottigliato.

Il primo ministro- il cristiano-sociale Jean-Claude Juncker, che ha anche un importante ruolo comunitario in quanto presidente dell'Eurogruppo - ha replicato al sovrano con parole molto ferme. «Io capisco - ha detto Juncker - i problemi di coscienza del granduca, che più o meno sono anche i miei. Ma io penso che se la Camera dei deputati vota una legge, questa debba poter entrare in vigore». […] Ora l'assemblea parlamentare è chiamata a votare in seconda lettura lo stesso documento, che - per avere effetto di legge - dovrà essere controfirmato e promulgato dal sovrano.

La decisione di quest'ultimo di ostacolare il cammino del provvedimento, con un atteggiamento che alcuni chiamano «sciopero del granduca», sta spingendo la maggioranza del Parlamento a studiare una riforma istituzionale destinata a ridurre sensibilmente il potere discrezionale della corona. Il granduca resterà al proprio posto, ma non sarà più nelle condizioni di «scioperare» contro il Parlamento: in pratica gli verrà tolto ogni potere di firma sui provvedimenti legislativi […].

(Alberto toscano - Il Giornale 04/012/2008)

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