domenica 13 settembre 2009

Breve storia degli Ebrei (Parte II)

Commissione di studio ispirata al pensiero di Plinio Corrêa de Oliveira
La storia e i suoi grandi personaggi - Capitolo II


Vocazione di Abramo.

Dio volle impedire i progressi dell'idolatria e della corruzione che si stavano di nuovo diffondendo. Perciò decise di formare un popolo nel cui seno, per speciale provvidenza, si sarebbe conservato il vero culto e preparato l'avvento del Messia.

Elesse Abramo ad essere il padre ed il capo di questo popolo privilegiato. Il popolo di Dio si chiamò da principio "popolo ebreo" dal nome di Eber, uno degli antenati di Abramo; in seguito prese il nome di "popolo di Israele", appellativo dato da un angelo al Patriarca Giacobbe; infine, dopo la deportazione babilonese, fu comunemente designato come "popolo giudeo", parola derivata da Giuda, uno dei figli di Giacobbe.

Abramo era un uomo giusto, discendente di Sem, figlio di Noè. Nato nella città di Ur, in Caldea, sebbene vivesse in mezzo a un popolo idolatra, non aveva mai abbandonato il culto del vero Dio. Apparve il Signore e gli disse: "Esci dal tuo paese, abbandona la tua famiglia e vieni nella terra che io ti mostrerò. Io ti farò padre di un grande popolo e in te saranno benedette tutte le nazioni della terra". Queste ultime parole si riferiscono al Redentore del mondo, che sarebbe nato dalla stirpe di Abramo: in Lui tutti i popoli possono trovare la fonte della salvezza e della benedizione.

Figlio di Abramo fu Isacco. Dopo la morte del padre anch'egli ricevette la promessa secondo cui: "tutte le nazioni della terra saranno benedette in Colui che discenderà da te; la tua stirpe sarà numerosa come le stelle del cielo e possederà il paese di Canaan".

Isacco ebbe due figli: Esaù e Giacobbe. Esaù vendette a Giacobbe il suo diritto di primogenitura, cioè il diritto alla benedizione paterna, con la quale il figlio maggiore veniva costituito capo della famiglia patriarcale ed erede delle promesse divine fatte ad Abramo.

Giacobbe ebbe dodici figli che furono i capi delle dodici tribù componenti il popolo d'Israele. I più celebri furono: Giuda, la cui tribù diede vari Re al popolo ebreo e il Salvatore del mondo; Levi, la cui discendenza fu consacrata al servizio degli altari; Giuseppe, una delle più mirabili prefigurazioni del Redentore per la sua vita piena di avvenimenti straordinari.

Giuseppe fu venduto come schiavo dai suoi fratelli, mossi da invidia contro di lui. Tuttavia Dio dispose gli avvenimenti in modo che egli diventasse ministro del potentissimo Faraone d'Egitto. In quel paese, anzi, Giuseppe accolse, in occasione di una terribile carestia, il padre Giacobbe, i suoi fratelli e i loro discendenti, per un totale di 63 persone.

In Egitto Dio compì la prima parte delle sue promesse: in due soli secoli i discendenti di Abramo formarono un vero popolo.

Mosè.

Oppressi poi brutalmente da un Faraone che "non conosceva Giuseppe", gli ebrei furono liberati da Mosè, una delle maggiori figure della Storia. Infatti, per costringere il Faraone a lasciarli partire, Dio colpì l'Egitto con 10 terribili piaghe. Ed ecco che, il Faraone, lasciatili andare, si pentì ed inviò ad inseguirli un esercito che li raggiunse sulle coste del Mar Rosso. Gli ebrei, colti dal panico per l'estremo pericolo, cominciarono a dubitare. Mosè allora li ammonì: "Abbiate fiducia e oggi stesso vedrete le meraviglie di Dio".

Distese quindi il braccio sul mare e subito sorse un forte vento a dividere le acque, che si alzarono a destra e a sinistra come alte muraglie, consentendo agli ebrei di passare a piede asciutto. Quando gli egiziani videro gli ebrei sfuggire alle loro mani, gli si precipitarono dietro. Improvvisamente però, si diffuse tra le loro file la più spaventosa confusione, tanto che tutti esclamavano: "Fuggiamo da Israele, perché il Signore combatte contro di noi!". Era troppo tardi: di nuovo Mosè stese la mano sul mare e l'abisso si richiuse, lasciando sommerso dalle acque l'esercito del Faraone (anno 1465 prima di Cristo).

Gli ebrei sul Sinai.

Tre mesi dopo la partenza dall'Egitto, gli ebrei piantarono le tende alle falde del monte Sinai, dal quale Dio avrebbe stretto alleanza col suo popolo e dato ad esso la sua Legge. Allo spuntare del terzo giorno, il monte apparve coperto di una fitta nebbia, folgorante di lampi e tuoni; la cima emetteva fumo e fiamme e tutta la montagna tremava fino alla base. Nel luogo echeggiava, sempre più forte, uno squillo di tromba. Tutto il popolo era annichilito dal terrore.

Mosè lo fece avanzare fino ai piedi del monte, proprio al cospetto di Dio. Il Signore parlò allora ad Israele dando ad esso il Decalogo, ovvero i 10 comandamenti. Già allora e durante il cammino verso la terra promessa, tuttavia, il popolo si rivoltava continuamente contro Dio e Mosè, nonostante i prodigi che il Signore operava in suo favore. Perciò fu necessario che compisse una lunga peregrinazione attraverso il deserto, prima di prendere possesso di Canaan.

Infine Mosè morì. Egli non deve essere considerato solo come il capo e la guida del popolo di Dio, ma anche come un grande profeta e come il più antico e notevole degli storici. Per le sue qualità di liberatore e legislatore di Israele, è anche una prefigurazione di Gesù Cristo, Salvatore degli uomini e autore divino della Nuova Legge.

Guidati da Giosuè, gli ebrei vinsero le genti idolatre che abitavano Canaan. Dunque, malgrado le colpe e i delitti commessi dal suo popolo, Dio compiva la seconda parte delle promesse che aveva fatto ad Abramo.

Governo degli israeliti.

Dalla morte di Giosuè fino alla fondazione della monarchia, il popolo di Dio non fu mai governato da un capo unico, ma ogni tribù si amministrava separatamente, mediante un consiglio composto dagli anziani o capifamiglia.

I Giudici.

Tuttavia, in certi periodi, varie tribù si sottoposero alla giurisdizione di uno stesso giudice. Da questo il nome di giudici, dato ad alcuni capi, generalmente designati da Dio. Ai loro ordini si sottomettevano alcune tribù, alleatesi per scuotere il giogo di qualche popolazione nemica, sotto il cui dominio erano cadute quale castigo delle loro infedeltà. Uno dei principali giudici fu Gedeone.

Gedeone.

Egli apparteneva alla tribù di Manasse pur senza esserne un notabile. Fu scelto da Dio per liberare il popolo d'Israele dal giogo dei madianiti. Mentre era intento a trebbiare e vagliare il grano nell'aia, gli apparve un angelo che lo salutò dicendo: "Il Signore ti ha scelto per salvare il popolo dalla persecuzione di Madian; abbi fede, Dio è con te".


Gedeone invoca più volte un segno

Gedeone obbedì alle parole dell'angelo e riuscì a formare un esercito di 32.000 uomini. Ma il Signore, perché Israele non si attribuisse il merito e la gloria della propria liberazione, ordinò a Gedeone di allontanare quanti avessero paura e, per questo motivo si ritirarono subito 22.000 uomini. Il Signore però aggiunse: "Hai ancora troppa gente per andare contro i madianiti: voglio che tu combatta solamente con quelli che, passando alla fonte di Jezrael, si limiteranno a curvarsi di passaggio e a prendere alcune gocce per mitigare la sete, rimanderai indietro tutti quelli che piegheranno le ginocchia e si coricheranno nei pressi della sorgente per bere più comodamente".
Vagliati attraverso questa prova, rimasero solamente 300 guerrieri a formare la truppa d'élite con la quale Gedeone doveva liberare Israele. Diede loro, come armi, una tromba in una mano e, nell'altra, un vaso d'argilla nel cui fondo ardeva una lanterna.

Verso la mezzanotte si avvicinarono nel massimo silenzio al campo dei madianiti e subito, al segnale del loro capo, gridarono insieme con tutte le forze: "La spada del Signore e la spada di Gedeone!". Contemporaneamente suonarono le trombe e ruppero i vasi d'argilla e sollevarono le lanterne, che apparvero all'improvviso, lanciando sinistri chiarori fra le tenebre della notte. I madianiti rimasero atterriti da quella inaspettata apparizione, si abbandonarono ad una fuga disordinata, ferendosi gli uni gli altri nel buio. Gedeone li inseguì con truppe di rinforzo e ne fece una grande strage (anno 1243 avanti Cristo).

continua...


Come per il cristiano non esiste una filosofia a sé stante,
così non esiste per lui neppure una Storia puramente umana...
la Storia rappresenta il grande palcoscenico sul quale si dispiega nella sua interezza
l'importanza dell'elemento soprannaturale,
sia quando la docilità dei popoli alla fede consente a tale elemento di prevalere
sulle tendenze basse e perverse presenti nelle nazioni come negli individui,
sia quando esso si indebolisce e sembra sparire a causa del cattivo uso della libertà umana
che porterebbe al suicidio degli imperi...

(Dom Prosper Gueranger O.S.B., Abate di Solesmes)

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