lunedì 19 ottobre 2009

Breve storia degli Ebrei (Parte III)

Commissione di studio ispirata al pensiero di Plinio Corrêa de Oliveira
La storia e i suoi grandi personaggi - Capitolo II



I profeti.

Uno fra i principali giudici fu Samuele, che fu anche uno dei grandi profeti del popolo di Dio. Samuele, anzi, apre la serie di questi uomini ispirati da Dio che, con le loro esortazioni, minacce e promesse, si adoperarono durante 600 anni per mantenere la fede nel popolo d'Israele.

Ma la missione principale dei profeti fu di annunciare la venuta di Colui nel quale, secondo le promesse fatte ai patriarchi, dovevano essere benedette tutte le nazioni della terra, cioè del Salvatore del mondo, ed indicare i segni che Lo avrebbero fatto riconoscere.

I Re.

Samuele fu obbedito, come giudice, da tutte le dodici tribù di Israele. In seguito, però, il popolo non volle più essere governato da giudici ma da un Re. Il primo Re, Saul, unto proprio dal profeta Samuele, finì con l'esser respinto da Dio a causa della sua ostinata ribellione a un ordine divino. Gli successe David, che in gioventù aveva compiuto la meravigliosa vittoria contro Golia.

Essendo gli ebrei in guerra contro i filistei, un giorno, mentre i due eserciti si fronteggiavano, un gigante filisteo di nome Golia. si fece avanti dalle sue file per sfidare, in combattimento singolo, chi fra gli israeliti si ritenesse il guerriero più valoroso. Nessuno si arrischiava ad accettare la lotta contro un così formidabile avversario, benché il Re Saul avesse promesso la propria figlia Micol a chi avesse vinto il gigante provocatore. Malgrado i suoi pochi anni, David fu l'unico a farsi avanti per combatterlo, senza altre armi che la sua fionda e il suo bastone da pastorello. Quando Golia se lo vide innanzi disse: "Sono forse un cane perché tu mi venga incontro col bastone?". E David: "No, ma sei peggio di un cane! Tu vieni a me armato di spada, lancia e giavellotto: io vengo a te nel nome del Signore degli eserciti, Dio delle schiere di Israele, che tu hai sfidato". Mentre proferiva queste ultime parole, David si lanciò a gran corsa verso il filisteo, e, facendo volteggiare rapidamente la fionda, scagliò un sasso: centrò l'avversario nella fronte colpendolo con tanta forza che la pietra penetrò il cranio; Golia stramazzò con la faccia a terra. Subito David si precipitò sul gigante, gli tolse la spada e con questa lo decapitò. Allora si alzò un immenso clamore da ambe le parti; in preda al panico i filistei fuggivano e gli israeliti, cantando vittoria, si lanciavano all'inseguimento dei fuggitivi e li sterminavano.

Il figlio e successore di David, Salomone, durante il suo regno si ricoprì di gloria, perché ricevette da Dio il dono della Sapienza. Ma alla fine della sua vita si unì a donne idolatre, abbandonò la legge divina, macchiò la sua gloria con empietà orribili ed oppresse il popolo con imposte esorbitanti. Irritato il Signore inviò a lui il profeta Abias: "Giacché non hai osservato i miei comandamenti, dividerò il tuo regno e lo darò ad uno dei tuoi sudditi; tuttavia ne conserverò una parte per tuo figlio per i meriti di David che fu mio servo e per Gerusalemme mia città eletta".

Avvenne così la rivolta di 10 tribù contro la discendenza di David: esse costituirono il regno di Israele, con capitale in Samaria. Soltanto le tribù di Beniamino e di Giuda restarono fedeli alla famiglia di David: esse formarono, insieme con i leviti, il regno di Giuda, la cui capitale era Gerusalemme, la città santa, dove era l'unico tempio del Dio vero, costruito da Salomone. Entrambi i regni, quasi sempre in lotta tra loro, abbandonavano frequentemente Dio per lasciarsi andare all'idolatria e alla corruzione, finché caddero sotto la dominazione dei loro potenti vicini: i Re assiri e babilonesi. Uno dei Re di Israele fu Acab.

Il profeta Elia e Re Acab.

Acab superò in iniquità tutti i suoi predecessori. Istigato dalla moglie Jezabel, figlia del Re di Sidone,  introdusse in Samaria il culto di Baal e perseguitò crudelmente i profeti del vero Dio.

Viveva allora in Israele il grande profeta Elia. Dio lo inviò al Re Acab: "E' certo come che il Signore è il  Dio vivo, che non cadrà dal cielo né pioggia, né rugiada finché io lo dica". Si compì la profezia e il popolo si vide ridotto alla più spaventosa miseria. Tre anni dopo il profeta Elia si ripresentò al Re Acab, ma questi lo accusò: "Non sei tu che causi il turbamento in Israele?"; "Non sono io - rispose il profeta con santo ardimento - ma siete voi, principe, e la casata di vostro padre". Elia aggiunse: "Fai riunire il popolo sul monte Carmelo e convoca i sacerdoti di Baal". Re Acab acconsentì, ed Elia, prendendo la parola, si rivolse così alla moltitudine: "Fino a quando sarete incostanti nella vostra religione? Se il Signore è il vero Dio adoratelo, se fosse Baal, seguitelo. Eccomi qua, unico profeta del Signore, mentre quelli di Baal sono 450. Offriremo le nostre vittime deponendole sull'altare e il Dio che farà scendere il fuoco dal cielo per consumare il sacrificio, sarà riconosciuto come il vero". Posero mano all'opera; prima i sacerdoti di Baal pregarono tutta la mattina il loro dio, ma invano; poi fu la volta di Elia. Egli eresse un altare, pose sulla legna la vittima sgozzata, levò le mani al cielo dicendo: "Dio di Abramo, di Isacco e di Giacobbe, mostrate che siete il solo vero Dio e che io sono vostro servo". In quel medesimo istante scese sull'altare il fuoco dal cielo, consumando non soltanto la legna, ma tutta la vittima e persino le pietre. Alla vista del prodigio, il popolo gridò con entusiasmo: "Il Signore è il vero Dio!", mentre Elia faceva uccidere tutti i sacerdoti di Baal.

Dopo molti crimini tremendi, seguiti da severi castighi di Dio, dal rinnovato perdono divino e da ulteriori delitti, il popolo ebreo finì sotto il dominio dei Re di Siria.

Persecuzione di Antioco.

Durante il regno di uno di costoro, Antioco Epifanio, si scatenò una violenta persecuzione contro i giudei. Animato da zelo fanatico per il culto dei falsi dei della Grecia, il Re decretò la morte di quanti rifiutassero di adorarli. Molti ebrei ebbero la codardia di apostatare, molti però preferirono morire piuttosto che rinnegare la fede. Fra questi ultimi vi fu un dottore della Legge, chiamato Eleazaro.

Mattatia.

Le persecuzioni di Antioco Epifanio suscitarono da tutte le parti insurrezioni contro l'oppressore per la loro intollerabile crudeltà. Il sacerdote Mattatia diede il segnale della sollevazione nazionale. Allontanatosi da Gerusalemme, si rifugiò nel villaggio di Modine, fra le montagne; quivi chiamò i suoi compatrioti alle armi. In poco tempo riunì un esercito di 5.000 uomini coraggiosi, con i quali percorse la Giudea distruggendo gli idoli, uccidendo i partigiani di Antioco e liberando la legge santa dall'oppressione dai pagani. Colto dalla morte al culmine delle sue vittorie gloriose, il valoroso lasciò a cinque eroi l'eredità della lotta: Giovanni, Simone, Giuda, Eleazaro e Gionata.

Giuda Maccabeo.

Giuda, che ricevette e trasmise alla sua famiglia il glorioso appellativo di Maccabeo, succeduto al padre Mattatia, fu uno dei più grandi eroi di cui può gloriarsi il popolo d'Israele.

Sbaragliati cinque grandi eserciti siriani con forze molto inferiori, riconquistò la città di Gerusalemme. Ivi ristabilì, con grande splendore il maestoso e solenne culto del vero Dio. La lotta continuò sotto il regno di Antioco Eupatore, successore di Antioco Epifanio. Giuda la sostenne sempre con lo stesso valore conseguendo risultati apprezzabili. Ma egli non ignorava che i giudei erano stanchi di una guerra senza tregua né misericordia. Perciò cercò l'appoggio di una nazione potente e scrisse coi romani un trattato di alleanza. Prevenendo ogni soccorso, però, un nuovo esercito siriano invase la Galilea.

Bacchide, generale dell'esercito nemico, venne a battaglia col valente Maccabeo che disponeva soltanto di 3.000 uomini. Allora, per la prima volta dall'inizio della guerra, vista l'esiguità delle proprie forze, i giudei, pervasi dal terrore, fuggirono ancora prima di entrare in battaglia. Soltanto 800 uomini rimasero fedeli al proprio generale; poiché, tuttavia, alcuni parlavano di ritirata, Giuda gridò: "Dio ci liberi dal fuggire! Se è giunta la nostra ora, si muoia generosamente per i nostri fratelli ma non si macchi la nostra gloria!". E subito comandò di attaccare. Da principio tutto cedette dinanzi al suo impeto. Ormai il fianco destro dei siriani ripiegava, quando i nemici, vincitori sull'altra ala, circondarono Giuda per averne ragione almeno con la superiorità numerica. Oppresso da tanti avversari, l'eroe ricevette un colpo mortale e morì come sepolto nel suo coraggio trionfante (160 A.C.).

Successori di Giuda Maccabeo.

Alla morte di Giuda Maccabeo, l'autorità suprema passò nelle mani dei suoi fratelli Gionata e Simone. Toccò a loro l'onore di liberare completamente i giudei dalla dominazione dei Re siriani.

Ancora una volta però, il popolo fu infedele e, tornato nella più grande decadenza e indurimento di spirito, finì sotto il dominio di Roma.

Ma allora, grazie alle preghiere della Santa Vergine, Gesù Cristo venne al mondo.

Si compiva così l'ultima parte delle promesse fatte da Dio ad Abramo. A dispetto di tutte le colpe di quello che era il popolo eletto, la vera religione era stata mantenuta grazie all'onnipotenza divina e alla fedeltà dei suoi grandi santi.

Giungeva il momento dell'inizio, con la Redenzione, della gloriosa storia della Chiesa.

continua...


Come per il cristiano non esiste una filosofia a sé stante,
così non esiste per lui neppure una Storia puramente umana...
la Storia rappresenta il grande palcoscenico sul quale si dispiega nella sua interezza
l'importanza dell'elemento soprannaturale,
sia quando la docilità dei popoli alla fede consente a tale elemento di prevalere
sulle tendenze basse e perverse presenti nelle nazioni come negli individui,
sia quando esso si indebolisce e sembra sparire a causa del cattivo uso della libertà umana
che porterebbe al suicidio degli imperi...

(Dom Prosper Gueranger O.S.B., Abate di Solesmes)

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