martedì 22 febbraio 2011

Palazzo della signoria a Firenze

Serietà e fierezza.




Per molto tempo il Palazzo signorile di Firenze fu la sede del governo di un piccolo Stato - il Gran Ducato di Toscana, in Italia - il quale occupò nella cultura e nel pensiero umano un posto di rilievo. Fu una grande potenza come scuola di pensiero.

Il palazzo è di tipico stile fiorentino. Il suo colore è  bello, il giallastro della pietra utilizzata nella costruzione ha un aspetto gradevole. Una torre quadrata con orologio, delle finestre, alcune dalla forma ogivale, altre invece sono dei semplici vani nelle mura, senza una particolare bellezza.

Secondo l’ottica moderna, ci siamo abituati all’idea che la torre debba stare nel bel mezzo dell’edificio. Ma in questo caso non è così. La torre viene posizionata un po’ più verso il lato destro della facciata. Inoltre, l’orologio è posto alla base della torre, quando normalmente si situerebbe nella parte superiore, per essere visto da un maggior numero di persone.

Si constata la semplicità di stile dell’edificio, tanto che cercando in esso una porta di ingresso monumentale, che dovrebbe essere proporzionata alla facciata principale, non ne troviamo alcuna.
Dinanzi a una delle finestre c’è un balcone. Verrebbe da dire che un palazzo così grandioso dovrebbe comportare un balcone più bello, più elegante. Ma anche questo dettaglio è assente. Lo stile fiorentino è asciutto, quasi spoglio. Riflette la psicologia degli abitanti di questa città.

È bello questo edificio? È stupendo! Per il mio gusto personale è straordinario! Serio e fiero. Il modo con cui la torre si innalza superba dal corpo del palazzo è straordinario.

Tuttavia, non si può negare che quest’edificio dovrebbe essere un po’ più coerente in certi suoi elementi. Ad esempio, non vedo la ragion d’essere delle finestrine e delle due porticine al pianterreno della facciata … a che cosa corrispondono?


Ma conviene dire anche una parola sulla sequenza degli archi che circondano la parte superiore di tutto l’edificio, coperti da una tettoia, e che danno un tocco di soavità, si direbbe quasi di dolcezza seria, ieratica e gradevole, che compensa un po’ quel che il palazzo ha di arido. In effetti, questi archi sono delle grandi caditoie ornamentali, utilizzate come elementi ornamentali nell’architettura di quell’epoca. Merita risaltare il buon gusto nel collocare all’interno di ognuno di questi – formati dall’unione di due caditoie – un vistoso stemma. Questi ornamenti costituiscono un fattore di decoro della Piazza del Palazzo della Signoria.


Immaginiamoci qualcuno che, ormai sera, esce dal suo ufficio e si dirige verso la sua piccola auto parcheggiata in qualche posto vicino al Palazzo. Piove, perciò si ripara col suo impermeabile mentre fuma una sigaretta – ne ha già fumate una ventina durante il giorno – ed è affaticato. Quindi si avvicina alla macchina. Quelle caditoie le vede ogni giorno: avrà l’elevazione d’animo di rallentare il passo e intrattenersi per analizzare il palazzo?

Qui possiamo immaginare due tipi di atteggiamenti diversi: uno è dell’uomo che si trova già impantanato nel mondo moderno e lo predilige; quando passa vicino al palazzo lo considera qualcosa di inopportuno. Quando lo sguardo cadrà sull’edificio, la mente oscillerà da ponderazioni sul proprio fabbisogno economico a considerazioni su aspetti che non lo riguardano. Il palazzo – e qui mi viene in mente un’espressione italiana che spesso ho ascoltato – “è una cosa con la quale o senza la quale, il mondo va tale e quale”. E così, quest’uomo si rende ancor più  insensibile al palazzo.

L’altro tipo, invece, è dotato di una mentalità superiore, prende un po’ di distanza visuale, nonostante la pioggia, e pensa: “Mi riposerò, guardando questa bellezza. Farò un’immersione spirituale riflettendoci su, contemplandola per qualche istante…”. Poi, entra in macchina, sterza, retrocede un po’ e, mentre finisce di fumare la  sigaretta, si mette ad osservare per l’ennesima volta nella sua vita il Palazzo della Signoria. E ammira, per esempio, le due file di piccole caditoie e merletti nella parte superiore della torre… Quelle cose gli penetrano a fondo nell’anima.  Il suo spirito si arricchisce, come un deposito di arte alquanto insondabile.

Gli uomini di quest’ultimo tipo sono incomparabilmente più rari del primo. Ecco una spiegazione al vivo sull’insensibilità, una delle tentazioni dell’uomo odierno…

(Plinio Corrêa de Oliveira – 23 Novembre 1988)

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