lunedì 9 luglio 2012

L'ora della misericordia tornerà



La festa di Santa Margherita Maria [Alacoque], che la Chiesa universale celebra oggi, mi ha riportato alla memoria un fatto molto antico, che non è privo interesse al giorno d’oggi. Quando viveva in Francia l’umile visitandina alla quale il Sacro Cuore di Gesù fece le sue più dolci confidenze, regnava Luigi XIV, che l'ammirazione universale aveva consacrato con il titolo di Re Sole.

Questa definizione rispecchiava la realtà. Riferisce Mazzarino, che lo aveva conosciuto anche nella sua vita privata, che aveva in se la “stoffa” per cinque re. Sia dal punto di vista fisico che morale, Luigi XIV rappresentava il prototipo classico dei re di fantasia, come certe storie che spesso colpiscono l'immaginazione dei bambini.

Di una prestanza virile e maestosa, accentuata da una perfetta nobiltà nel portamento e nel tratto, caratterizzato da un’ammirabile ricercatezza nel vestire, era il modello supremo dei signori del suo tempo. Le qualità della sua intelligenza e del suo carattere erano all'altezza del fisico magnifico. Godeva di un’intelligenza chiara, completa, metodica e perfettamente equilibrata. La sua volontà era talmente incrollabile da piegare qualsiasi ostacolo. Con un dominio di sé così eminente, da non permettersi alcuna manifestazione esteriore, né di rabbia, di piacere o di dolore. Al contrario, in ogni circostanza era sempre ugualmente sereno, ugualmente grande, nel pieno dominio di sé stesso. La sua indole era talmente conformata a quelli che sono gli obblighi del "mestiere" di Re, che il protocollo era per lui come qualcosa di connaturale, nel quale anche le azioni più banali denotavano l’alta nozione che aveva della sua dignità e dei suoi doveri.

Quando Dio dà a qualcuno delle qualità naturali così singolari, di qualsiasi natura esse siano, impone implicitamente delle responsabilità onerose. Si dice che i PP. Gesuiti, che furono insegnanti di Voltaire, impressionati dall'intelligenza del ragazzo, erano soliti dire che sarebbe stato o un Santo o un demonio. Luigi XIV era una di quelle anime privilegiate che Dio chiama a grandi cose, e che, per questo stesso motivo, corrono il rischio di degenerare negli abissi più profondi, se non corrispondono alla loro vocazione. Se egli avesse voluto diventare un novello San Luigi IX, è probabile che la Rivoluzione Francese non sarebbe esplosa, che la pseudo-riforma protestante avrebbe sofferto disastri irreparabili, e che il corso della storia, invece di scendere a precipizio per dove è andato, avrebbe assunto una direzione completamente diversa.

 

Ma Luigi XIV non volle essere un'altro San Luigi. Sensuale, avido di piaceri, estremamente ambizioso e vanitoso, sacrificò alla sua lussuria e a ciò che egli supponeva essere la sua gloria, tempo, risorse e prestigio che Dio gli aveva dato per uno scopo completamente diverso. Corrompendo il Regno con il suo cattivo esempio, provocando guerre al solo scopo di espandere i propri territori, creando disunione tra quelle potenze cattoliche che sarebbero poi state minacciate dalla diffusione del protestantesimo, e alleandosi con i musulmani stessi contro il Sacro Impero, tradì i suoi più elementari doveri di Re, e meritò la disapprovazione, a suo tempo, di tutti i francesi anche profondamente cattolici, compresi quelli che gli erano più fedelmente devoti.

Per giustizia bisogna però aggiungere che la vita del grande Re ebbe alti e bassi, e che, se in un certo senso egli mancò gravemente ai suoi doveri verso la Chiesa, per altro verso, le ha reso degli evidenti servigi, tra i quali figura con distacco l’opportunissima revoca dell'editto di Nantes (...). Nonostante tutto questo, è certo che il re non ha svolto quella missione provvidenziale a cui, evidentemente, era stato chiamato da Dio.


Santa Margherita Maria Alacoque

Interviene qui l’umile Visitandina. Nella rivelazione, il Divino Redentore mandò a dire al Re di consacrarsi, insieme al Regno, al Sacro Cuore. La comunicazione aveva un carattere imperativo, e mostrava chiaramente che il rifiuto del monarca avrebbe comportato per lui e per la Francia le più dure sofferenze. Certamente, il Sacro Cuore di Gesù non voleva da Luigi XIV solo una consacrazione "pro forma", ma una vera e propria consacrazione, che implicasse la rinuncia a tutti i peccati e a tutti gli errori del Re.

Attraverso una persona nobile, con la quale ebbe rapporti, Santa Margherita Maria fece arrivare la comunicazione a Luigi XIV, il quale, però, non le diede importanza, e la consacrazione non fu eseguita. Rifiutata quindi questa provvidenziale fonte di grazia, il Regno proseguì scivolando sempre più nell’abisso dell’empietà e della dissolutezza, finché tutto questo male traboccò nella Rivoluzione francese, venuta ad abbattere il trono dei Borboni, per accendere nel mondo intero la fiaccola diabolica e incendiaria dello spirito di ribellione.


Tuttavia, non è chiaro se la memoria del messaggio di Santa Margherita Maria si mantenne nella famiglia di Borbone, o se il fatto che stiamo per raccontare fu dovuto ad un semplice movimento di pietà spontanea di Luigi XVI. Ciò che è certo comunque è che tra le carte del re, ritrovate nella sua miserabile prigione del Tempio, si trovò un biglietto in cui lo sfortunato sovrano prometteva a Dio di consacrare sé stesso e tutta la Francia, solennemente, al Cuore di Gesù, che lo avrebbe fatto subito, in forma privata, stando in prigione. Così, diceva lui, ci si sarebbe potuti attendere che il Cuore di Gesù avrebbe strappato la Francia dagli orrori della Rivoluzione. Il pio e sfortunato monarca compì, poi, dal carcere, l'atto di pietà che il suo potente predecessore si era rifiutato di fare tra gli splendori di Versailles. Ma pare che l’ora della misericordia fosse passata, ed era ormai troppo tardi per fermare il corso della giustizia divina.

Luigi XVI, personalmente, ebbe la sua ricompensa con la grazia di morire in modo edificante, al punto da spingere alcuni a dichiararlo martire. Si narra che, salendo sul patibolo, il boia volesse legargli le mani con una corda, al che il re si rifiutò energicamente, dando origine ad una leggera colluttazione tra i due. Il re si volse quindi al suo confessore, chiedendogli consiglio. La risposta del sacerdote fu immediata: "Se Vostra Maestà si lascia legare, la sua morte avrà un tratto di maggiore analogia con quella del Salvatore." Immediatamente, la vittima cessò la sua resistenza. Di lì a poco, la sua testa cadeva sotto la lama della ghigliottina, e il sacerdote che lo accompagnava esclamava: "un Figlio di San Luigi, è salito in Cielo."

 

È possibile, infatti, che l'ora della misericordia fosse passata. Ma non per sempre. La Francia ha avuto troppi santi, da quell’epoca, per affermare che l'ora della misericordia di Dio fosse passata. Oggi, che la Francia è immersa in un dolore profondo, e una metà dei suoi figli non riconosce più l'altra, nella desolazione del panorama contemporaneo, possiamo dire tuttavia che esistono Santi. Veri Santi. Santi autentici, che vivono nella penombra sul territorio francese, e che preparano con le loro penitenze, con le loro preghiere, con il loro lavoro, la grande Francia del domani, che non sarà né la Francia liberale di ieri, né quella totalitaria di Vichy, ma la Francia Cattolica, di Nostro Signore Gesù Cristo.

 

Mentre in Europa i legislatori riformano (?) le Istituzioni, i militari riformano (?) le frontiere, i banchieri progettano (?) un’economia condita dalle eresie moderne, nella penombra i Santi riformano le anime e, per mezzo di un’autentica riforma d’anime, distruggeranno la falsa riforma delle istituzioni e dell'economia.

C'è un altro significato nell’opera della grande e santa Teresa Neumann, che la Provvidenza ha piantato come un fiore di speranza e di consolazione, nel dolore travolgente che copre con il suo manto terreo la Germania di oggi. Sono anime come quella di Teresa Neumann, le grandi vincitrici di uomini come Hitler. Certo, Teresa Neumann non è l'unica nella stessa Germania, e non mancano in Francia anime come quella…



Santa Teresa Neumann

Plinio Corrêa de Oliveira - Legionario, 20 ottobre 1940 (i grassetti sono nostri)







Come per il cristiano non esiste una filosofia a sé stante,
così non esiste per lui neppure una Storia puramente umana...
la Storia rappresenta il grande palcoscenico sul quale si dispiega nella sua interezza
l'importanza dell'elemento soprannaturale,
sia quando la docilità dei popoli alla fede consente a tale elemento di prevalere
sulle tendenze basse e perverse presenti nelle nazioni come negli individui,
sia quando esso si indebolisce e sembra sparire a causa del cattivo uso della libertà umana
che porterebbe al suicidio degli imperi...

(Dom Prosper Gueranger O.S.B., Abate di Solesmes)

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