martedì 22 gennaio 2013

La Rivoluzione omosessualista

di Plinio Corrêa de Oliveira


Se il movimento rivoluzionario in favore dell’omosessualità arriverà a contare un numero di aderenti tale da avere un peso effettivo sull'opinione pubblica; quando, soprattutto, crescerà oltre una certa misura la massa di coloro che, pur non schierandosi con gli omosessuali, tuttavia non si indignano per il favoreggiamento dell’omosessualità e, a causa di preconcetti liberali, non vogliono che essa sia repressa, i promotori della rivoluzione omosessualista potrebbero tentare di dare una sorta di scacco matto al Papa dicendo: 

Il blocco formato dagli omosessuali e dai tolleranti ha ormai assunto una forza enorme negli Stati Uniti. Lei, Santo Padre, avrebbe il coraggio di condannare l’omosessualità pur sapendo che questo blocco potrebbe non seguirla e, quindi, staccarsi dalla Chiesa? Quanti resterebbero fedeli in quest’eventualità? E poi, Santo Padre, Lei sa che ci sono ormai movimenti omosessualisti organizzati in tutto il mondo e che il numero dei tolleranti cresce ovunque. Quale sarebbe la ripercussione di questo scisma sui cattolici di altri Paesi?” 

Ma sorge un’altra domanda: fra quelli che sono contro l’omosessualità e contro la tolleranza, ossia fra quelli che hanno su questo punto una mentalità retta, quanti avranno il coraggio di affrontare l’assalto organizzato contro la Chiesa? Resisteranno? Oppure consiglieranno il silenzio e la “prudenza” in attesa di giorni migliori per assumere un atteggiamento più energico? 

Secondo me, coloro che sceglieranno la seconda via di fatto favoriranno l’omosessualità perché, paralizzando per tempo indefinito la reazione contro di essa, apriranno le porte della Chiesa al continuo dilagare di una mentalità non più contraria al vizio contro-natura, ma permissiva e tollerante. Se non una tolleranza dottrinale, almeno una tolleranza effettiva. Un bel giorno, scopriremo che l’omosessualità ha acquisito diritto di cittadinanza nella Santa Chiesa Cattolica Apostolica Romana. 

Ecco la strategia che intende eseguire la rivoluzione omosessualista. 

Evidentemente, ciò mira ad abituare la Chiesa a mantenere un silenzio così completo su temi così cruciali, che quasi si direbbe che essa non esiste più. La Chiesa non sparirà, data la promessa divina, ma sarà come se si fosse evaporata dal panorama moderno.

Ma c’è un’altro aspetto tremendo: l’introduzione del libero esame nella Chiesa. Apparirà chiaro che il Vicario di Cristo, il Papa, ha una certa posizione e che un numero incalcolabile di cattolici ha una posizione opposta. Cioè, nega l’autorità del Papa. 

Come siamo arrivati a questa situazione? 

C’è stata una preparazione graduale, intelligente per abituare un crescente numero di cattolici a considerare il problema dell’omosessualità come opinabile: “Il Papa la pensa così, certo. Ma tale arcivescovo, tale vescovo o tale Conferenza Episcopale la pensano diversamente”. I cattolici vedono che molti prelati, sacerdoti e teologi divergono apertamente dalla Santa Sede ma non vengono puniti. Vedono che la Chiesa non castiga chi si ribella contro di essa. Al contrario, permette che queste persone, che per il loro atteggiamento ribelle si sono infatti escluse dalla Chiesa, e quindi sono in stato di peccato mortale, continuano a celebrare la Santa Messa, a distribuire i sacramenti ed a svolgere il loro magistero. 

Se la situazione continuerà a svilupparsi in questo senso, avremo una Chiesa ridotta al silenzio. Un silenzio dovuto in parte alla mollezza in parte al panico di affrontare un avversario forte e scaltro. Ma soprattutto un silenzio dovuto all’assenza di santo furore contro il peccato, di quella santa indignazione per la quale un Papa affronta tutto e tutti affermando: il Magistero della Chiesa resta in piedi nonostante tutto! Veritas Domini manet in aeternum! Il mondo giri come vuole, la roccia di Pietro resta salda! 

Purtroppo dobbiamo registrare il fatto che, in molti ambienti cattolici c’è, non tanto una connivenza dottrinale con l’omosessualità, quanto una mancanza di indignazione nei confronti del peccato. Una mancanza frutto di un certo sentimentalismo pacifista che, davanti al pericolo, lungi dal dimostrare eroismo, si lascia impantanare dalla mollezza, dalla connivenza, dalla speranza (peraltro totalmente infondata) che il male si correggerà da sé. 

E così, l’offensiva omosessualista avanza audacemente perché sa che non le succederà niente. I promotori di questa rivoluzione sanno di poter contare sul clima di impunità, figlia della paura e della mollezza, che domina ormai troppi ambienti cattolici. Non dico che questi ambienti cattolici siano impegnati direttamente nella promozione dell’omosessualità. Io dico un’altra cosa. Conoscendo bene questa mentalità sentimentale e cedevole, i capi della congiura omosessualista elaborano i loro piani tenendo conto che, da questa parte, non avranno niente da temere. 

Abbiamo così, d’una parte, il peccato contro natura dilagante. E d’altra parte il peccato, secondo me più grave, di innumerevoli cattolici che, o perché concordano con l’omosessualità o perché hanno paura di affrontarla, vogliono costringere la Santa Sede a mantenere il silenzio su questo punto, ossia a retrocedere davanti al peccato, abbandonando la sua missione. 

Secondo me, questo secondo peccato partecipa del sacrilegio, è una connivenza col desiderio di distruggere la Chiesa. E questo è molto più grave. Se questa situazione si prolunga e, anzi, si accentua, è il caso di chiedersi se non siamo arrivati alla fine del processo rivoluzionario. È lo sbocco di un peccato durato cinquecento anni, è un tale cumulo di peccati che grida vendetta al cospetto di Dio. Allora noi non possiamo averne dubbi: è anche l’ora dell’intervento della Provvidenza, l’ora dell’intervento della Madonna!

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