sabato 11 dicembre 2010

L’invasione “non violenta”… ma tendenziale!

La musica ‘da Infedeli’

La musica maledetta può arrivare anche dalle note un po' stonate di un flauto dolce. L’unico rimedio è non ascoltare. La ragazzina ha i tappi alle orecchie. Lo vuole il padre, un imam di Reggello, a pochi chilometri da Firenze. I compagni di scuola suonano e solfeggiano, lei non può ascoltare. Silenzio. Suo padre è stato chiaro. Lo ha detto ai professori e al preside. Quei tappi, quella censura, salveranno l’anima e l’identità della figlia: «La musica è da infedeli, lei non può seguire le vostre lezioni».

Così lui, il padre padrone, ha chiuso la vicenda. O l’ora di musica la fa con le orecchie tappate o la figlia non andrà più a scuola. E allora il compromesso lo hanno dovuto trovare le insegnanti, lui ha dettato le regole […]: quando ci sarà lezione di musica la mamma o il papà andranno a scuola, entreranno in classe e le metteranno i tappi alle orecchie. […] Non importa se c’è una legge che parla di scuola dell’obbligo, non importa se alla bambina piace studiare, essere uguale ai compagni. L’imam continua a ripetere: «La mia religione vieta alle bambine di ascoltare la musica, tanto meno quella degli Infedeli». È per colpa di questa rigidità che l’anno scorso la bambina è stata bocciata. Troppe assenze. Gli insegnanti non hanno neppure potuto darle i voti, l’hanno vista troppe poche volte. La preside ha segnalato le assenze al sindaco, ai carabinieri. […] Intanto il giudice di pace alla notizia dei tappi ha commentato: «Una vittoria per la bambina». E così a Reggello ha vinto la rigidità di un imam che detta le sue regole. «È una sconfitta per la scuola» ha detto la dirigente scolastica. Ma Costantino Ciari, consigliere comunale a Pian di Scò, comune che confina con Reggello non ci sta: «Ma altro che sconfitta della scuola, è la sconfitta dello Stato. E nessuno, davanti a questa assurda scelta si è meravigliato. Hanno accettato in silenzio, per il quieto vivere. E che succede la prossima volta?». […] «Ma poi - continua Ciari - cosa succederà quando la ragazzina nell’ora di italiano dovrà leggere la Divina Commedia e troverà che Dante ha infilato Maometto all’inferno?».

(di Manila Alfano, 8 Dicembre 2010)


Due culture incompatibili. E la nostra si umilia

Per quanto possa sembrare paradossale, grottesco, al limite dell'inverosimile, l'episodio verificatosi a Reggello racchiude in sé, come in una sintesi essenziale, tutti gli elementi della incompatibilità della cultura occidentale, la nostra, con quella musulmana.

Perché cito prima la nostra e non, come si è soliti fare, quella musulmana? Perché sono i nostri politici che, nella loro ottusa ignoranza e superbia, si sono ostinati ad affermare che gli immigrati si «integrano»; che basta essere nati sul territorio italiano per essere «cittadini italiani»; soprattutto hanno imposto una classificazione delle religioni totalmente errata, ossia quella delle religioni come «religioni», mettendole tutte alla pari, incuranti di ciò che storici, etnologi, antropologi, hanno sempre affermato, ossia che ogni religione è una «cultura» e che la distinzione fra religione e cultura è un'acquisizione che riguarda soltanto noi.

Questo significa ovviamente che essere musulmani è vivere una cultura in ogni aspetto della vita e non soltanto nel momento della preghiera e che, di conseguenza, la nostra scuola è quasi del tutto in contrasto con i significati, i costumi, le regole, i precetti musulmani. Se analizziamo i particolari della vicenda di Reggello, ce ne accorgiamo subito. Figlia di un imam, ossia di un uomo particolarmente attento ai precetti, l'alunna cui è stato deciso di «tappare le orecchie» è prima di tutto di sesso femminile. È al sesso femminile che è vietato l'ascolto della musica, aggravato poi dal tipo di musica, quella degli infedeli. […] Ci rendiamo conto di quello che stiamo dicendo? A quale stato di regressione ci siamo ridotti? Un giudice di pace italiano che non ragiona più, che perde la testa di fronte a comportamenti che non è in grado di valutare e che abdica alla civiltà giuridica cui è chiamato per annullarsi di fronte a ciò che non è in grado di capire. Non facciamo orrore a noi stessi?


Adel Smith docet: fuori il Crocifisso dalle vostre scuole

Guardiamoci bene in faccia: non sono in gioco i musulmani, siamo in gioco noi. Se poi passiamo all'oggetto della disputa, dobbiamo sentirci davvero ridotti al nulla. Non abbiamo sempre affermato che la musica è un linguaggio universale? L'unico linguaggio che elimina le differenze, che può garantire la comprensione e la pace in tutto il mondo? Certo, l'abbiamo gridato con gioia, mandando ovunque le nostre orchestre, convinti che nessuno quanto Claudio Abbado, quanto Riccardo Muti possano testimoniare l'unione fra i popoli. Ma questo è vero per noi, ossia per una civiltà che ha camminato in continuazione verso la libertà […].

È in base a questo continuo cammino verso la libertà che fra il nostro mondo e quello musulmano c'è un abisso incolmabile. Il Corano è fondato sulle credenze di un popolo di pastori nomadi di circa ottomila anni a. C., quello mosaico (i primi cinque libri dell'Antico Testamento); ha mantenuto sempre le stesse norme, gli stessi precetti, gli stessi tabù, da quelli fra i sessi, a quelli del cibo, dello spazio, del tempo, del vestiario e ha mantenuto sempre anche le stesse norme etiche, la stessa legge penale, quella che punisce il corpo, che si serve del corpo. È questo insieme che forma una cultura. Togliamoci dalla mente - ma soprattutto se lo tolgano dalla mente i politici - che i musulmani si possano o si debbano «integrare». Per farlo dovrebbero abbandonare la loro cultura-religione, cosa che non vogliono e non possono fare. La coesistenza porterà, come sta già avvenendo, a tribunali separati, scuole separate, quartieri separati e, per noi, alla peggiore vita possibile.

(di Ida Magli - 8 Dicembre 2010)

La nostra cultura


“Il Cristianesimo ha profondamente modellato questo Continente:
l’Europa non può e non deve rinnegare
le sue radici cristiane”.

Benedetto XVI


L’ideale della Contro-Rivoluzione consiste, dunque, nel restaurare e nel promuovere la cultura e la civiltà cattolica. […] Un’anima in stato di grazia è, in grado maggiore o minore, in possesso di tutte le virtù. Illuminata dalla fede, dispone degli elementi per formarsi l’unica visione vera del mondo. L’elemento fondamentale della cultura cattolica è la visione del mondo elaborata secondo la dottrina della Chiesa. Questa cultura comprende non solo l’istruzione, che è il possesso dei dati d’informazione necessari a una tale elaborazione, ma una analisi e un coordinamento di questi dati secondo la dottrina cattolica. Essa non si limita al campo teologico o filosofico o scientifico, ma abbraccia tutto il sapere umano, si riflette nell’arte e implica l’affermazione di valori che impregnano tutti gli aspetti dell’esistenza.
Civiltà cattolica è l’ordinamento di tutte le relazioni umane, di tutte le istituzioni umane, e dello stesso Stato, secondo la dottrina della Chiesa. (Rivoluzione e Contro-Rivoluzione Parte I, Cap. VII, 2 B)

(I grassetti sono nostri)

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